DIETRO QUELLA FINESTRA

RAFFAELE FAMELI

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1.      LA SERA DELLA CONFUSIONE – PRIMA LA PAURA POI LA TENEREZZA – IL RISVEGLIO

 

Ora, mi trovavo con gli altri clienti al bancone a bere, solo che io sapevo, od almeno pensavo d’essere l’unico a sapere quella gran verità! Guardavo Nino servire da bere e mi rimbalzava nella testa l’immagine di quel coniglietto. Ero intenerito, ma allo stesso tempo terrorizzato. Cosa mai potevo essere io? In cosa potevo trasformarmi? E poi, perché proprio io dovevo ricercare quelle verità? Perché il destino aveva voluto che vedessi quella finestra, ed espormi così ad un pericolo mortale? A tutte queste domande non sono riuscito a trovare una risposta plausibile, e così decisi di bere per distrarmi! Quella sera esagerai molto! Volevo, per quanto possibile cercare di distrarmi. Probabilmente gli altri clienti si resero conto di qualcosa e mi guardavano in uno strano modo ma nessuno osava rivolgermi la parola. Nino, nel suo via vai, ogni tanto si fermava davanti a me ed io ripensando a quello che avevo visto nel retro provavo per lui un qualcosa di molto strano. Ora lo consideravo come mio mentore di quel mondo a me ancora sconosciuto. Ero abituato ad essere considerato da sempre come docente, ma ora capivo di non aver nessuna esperienza su quella materia sentendomi inadeguato! Bevendo, cercai di focalizzare per bene il mio passato… Forse quei tre io li avevo visti in prima persona? E se si quando? Mi vennero di nuovo i brividi, ma nonostante tutto non riuscivo a ricordare nulla. Una cosa era certa… in quel palazzo avevo visto qualcosa quando ero bambino! Nella mia mente, purtroppo, la nebbia. Dovevo cercare di scavare dentro di me…  di certo non potevo farlo in quel bar. Così, dopo moltissime birre bevute come in trance, decisi, alle 23 circa d’averne abbastanza. Salutai Nino e gli altri clienti, e barcollando uscii dal bar, ma prima di prendere la strada di casa riguardai quel palazzo. Qualcosa mi diceva che tutto era lì e che avrei dovuto trovare il coraggio d’andarci ancora, e questa volta varcare la soglia di quell’appartamento a cui corrispondeva quella finestra. Nel pensare così, vidi come un’ombra passare dietro l’imposta semi aperta ma questo era impossibile. Quella finestra non era illuminata. Pensai ad un’allucinazione, socchiusi gli occhi e tutto ritornò normale.

Presi la strada del rientro. Si mise a piovere a dirotto tanto che dovetti aprire l’ombrello che portavo sempre nella tasca del giubbotto. Sotto la pioggia la luce dei lampioni sembrava scintillare e potevo solo udire il rumore delle gocce che percotevano il tessuto dell’ombrello ormai fradicio. Tuttavia, nonostante il cattivo tempo, sotto il mio riparo mi trovavo bene! Sentivo d’essere quasi felice… protetto… Ripensai al Bianc Coniglio e ripensando al suo ventre così tenero sorrisi, però il mio sorriso si trasformò in una smorfia di paura pensando che quei TRE avrebbero potuto, come sicuramente avevano già fatto ad altri, dilaniare quelle pure carni. Vomitai di nuovo appoggiato ad un muro! Era assurdo! Era come se stessi provando davvero quel dolore. Con la mano sulla bocca, sotto l’ombrello che mi faceva da tettoia, mi chiesi in cosa potevo trasformarmi! Quindi, i miei m’avevano concepito da animale? La risposta l’avevo avuta in quel retro bar! Adesso, non potevo fare altro che andare a casa mia e provarci… Infondo, Nino m’aveva detto che bastava volersi bene, ma avevo paura! Una paura irrazionale… io che non ero affatto così, anzi, della scienza e della logica ne avevo fatto una ragione di vita. Prendendo fiato, mi ritirai su e iniziai di nuovo a percorrere la strada che stavo facendo.

Arrivai a casa! Aprii la porta e m’infilai dentro. Tutto era silenzioso. Andai verso la mia camera ed accesi la luce. Guardai il mio computer fisso e mi scappò un sorriso, e poi gli rivolsi la parola come se fosse un essere umano: “.. Eh… computerino! Tu non sai cosa mi è capitato! Io… IO NON SONO PIU’ IO!!” Poi, nel dire così pensai d’essere completamente impazzito… Io parlare con una macchina e vedere persone trasformarsi in animale? E poi… trasformarmi a mia volta? Era pazzesco ed assurdo. Scuotendo la testa, mi levai di dosso il giubbotto e poi la maglietta ed i pantaloni. Rimasi praticamente in mutande. Girando il capo, mi guardai nell’enorme specchio dell’armadio e riprovai la tenerezza che avevo provato nel pensare a Nino il coniglietto. Mi toccai il corpo come fanno i bambini piccoli. Sorrisi mi facevo il solletico, ma poi mi prese una paura incredibile. Avevo ricordato quei TRE e tutto quello che presumibilmente avevano fatto! Mi misi a tremare, e mi girai di scatto per non vedere in quello specchio. Andò via la luce per un secondo. Mi sembrò di soffocare! Capivo d’esser vittima d’un attacco di panico, e presi a respirare profondamente. Alla fine mi calmai, e mi sedetti così com’ero sul letto. Nella mia mente le immagini di tutto quello che avevo visto in quei giorni! Wanda e la sua radio… Era quella l’immagine che adesso mi tornava in mente! Poi… quella musica dolce… quell’ASCENSORE… quell’appartamento… Ermelinda!! L’incendio!! Tutto mi rimbalzava nella mente senza tregua! Chiusi gli occhi di nuovo e mi feci questa domanda: “PERCHE’ TUTTO QUESTO A ME?” Di colpo se ne andò la luce… Questa volta per parecchio! Adesso tremavo da terrore! Sentivo i tuoni che scuotevano tutta la casa, per non parlare dei lampi che illuminavano come dei flash tutta la mia stanza, rendendola spettrale e tetra all’inverosimile! E se quei TRE m’avevano seguito fino a casa? Ma no! Cosa andavo a pensare! Questi erano i miei pensieri in quei secondi passati al buio! Mi rannicchiai appoggiando il busto sull’alto cuscino. Cercai di rimanere calmo, e di volermi bene, come aveva detto Nino! Ma come potevo calmarmi? Ora mi trovavo con tutte le mie paure di quei giorni addensate su di me, proprio come quei nuovoloni neri in cielo! Ad un certo punto però volli seguire il consiglio del buon coniglietto. Dovevo pensare a cose belle senza farmi distrarre da quel buio. Chiusi gli occhi, allungai le braccia per non toccare il mio corpo. Mi sentii rilassato. Provai a pensare agli animali ed al loro habitat… Mi venne in mente il sogno che avevo fatto prima di vedere l’incendio al teatro… Una pianura! Una pianura tutta verde! Mi sentii improvvisamente felice! Adesso tutto era sole… tutto era pace ed odori! M’accorsi di non essere più io ma qualche altra cosa! Mi venne in mente Nino, ma io ero diverso! Bianco e nero! Ero una creatura semplice e diretta… Solo allora capii cosa ero! Mi misi a piangere!

Ritornò la luce! M’abbagliai! Notai che dallo specchio, riflesso meravigliosamente non c’ero più io ma un bellissimo esemplare di puzzolina! Mi venne un groppo in gola! Dunque ero così? Tenero e bellissimo, e PURO! Certo! M’addormentai di colpo! Forse ero stanco, oppure la trasformazione m’aveva consumato tutte le mie energie… Mi risvegliai quando il sole era già alto nel cielo! Le nuvole erano scomparse come se non ci fossero mai state…

 

 

2.      GLI SGUARDI – GLI INDIZI ONIRICI

 

 

Dovevo anche quel giorno recarmi a lavoro, ma questa volta avendo una nuova consapevolezza. Ero contentissimo ma anche preoccupato. Cosa avrei fatto una volta ritornato da scuola? Forse, avrei dovuto recarmi di nuovo in quel palazzo? La risposta era proprio lì dentro! Tutti i miei dubbi e perplessità potevano essere solo dissipati in quel luogo ricco di mistero e paura. Così, senza pensarci su presi la decisione d’andare, ma il cuore era invaso dalla solita paura! Cercai, per questo motivo, di non pensarci.

Mi recai al mio posto di lavoro, e come al solito cominciai ad insegnare ai miei alunni ad usare il computer. Mentre parlavo, però, ebbi come l’istinto d’aprire il discorso su quello che mi era accaduto, ma poi pensai che era una pazzia farlo, anche perché un’affermazione s’affacciava nella mia mente: “… Chi può credere alle favole?” Di sicuro, quei ragazzi scalmanati erano il peggior pubblico che potevo trovare per discutere di coniglietti, puzzoline e quei TRE... Quindi continuai a scrivere righe di codice sulla lavagna. Intanto, ogni tanto, girandomi verso i discenti, provai a vederli come animaletti. Infondo, Nino, m’aveva detto che quasi tutti in questa città erano nati da ESSERI PURI. Solo così, fino alla fine delle ore che dovevo fare, riuscii a trattenermi dal comunicare le mie nuove scoperte e PAURE.

Finì anche l’orario scolastico. Non m’andava di ritornare a casa per mangiare. Mi recai in un piccolo ristorante che si trovava a due passi dall’istituto. Appena entrai, m’accolse subito un buon odore di ragù e frittura. Mi guardai in giro e notai altri clienti intenti a mangiare. M’accomodai ad un tavolo e mi misi a guardare il menù aspettando il cameriere. Quello arrivò subito. “Buongiorno signore! Cosa vuole ordinare?” Ordinai il piatto del giorno ed una birra. Il cameriere sparì in cucina con un sorriso, mentre io presi il tovagliolo mettendomelo sulle gambe. Guardandomi in torno, notavo che gli altri clienti mi guardavano sott’occhio con sospetto. All’inizio non ci feci molto caso, ma poi ricordai le parole di Nino e sobbalzai dalla sedia. E se tutti sapessero di me e delle mie “STRANE” ricerche ed esperienze? Ma cosa andavo a pensare! Io non avevo parlato a nessuno di quello che mi stava capitando tranne il Bianc Coniglio… Certo! Ma quegli sguardi furtivi sembravano tanti aghi conficcati dietro la mia testa. Stavo quasi per alzarmi per dire: “Cosa vi guardate?” quando il cameriere arrivò con il pranzo e la birra e mi tranquillizzai. Mangiai di corsa e poi presi il caffè pagando il conto e dando la mancia al cameriere.

Uscii di corsa dal ristorante e ritornai a casa mia. Per strada la stessa cosa! Sguardi su sguardi! Forse era una mia impressione o chissà cosa! Non poteva essere che così! Cominciai a pensare seriamente d’essermi inventato tutto… E se tutto fosse solo opera della mia fantasia? No! Quello che avevo visto e provato era accaduto davvero! Mi ero davvero addentrato in quell’edificio ed avevo davvero visto sia Nino che me trasformarci in animale! Ma tutti gli altri? Come facevano a conoscere tutto quello che da giorni s’agitava nella mia mente? Ripensai alle parole del coniglio barista! Dovevo comunque riprendere la mia ricerca! Le altre persone, di certo non potevano sapere… comprendere… Ad un tratto pensai alla bidella! E se fosse stata lei a mettere in giro certe voci su di me dopo che era successa quella cosa a scuola?

Con questo dubbio in mente ritornai nella mia confortevole casa! Corsi sul divano e mi stesi. Chiusi gli occhi e cercai, ancora una volta, di ripercorrere tutto dall’inizio, e fu lì che decisi di scrivere tutto quello che mi stava capitando. Dovevo aver un promemoria di quella stranezza. Lo avrei fatto di sera… appena rientrato. Dunque, oltre me qualcuno aveva avuto quell’esperienza? Com’era possibile che nessuno me ne aveva mai parlato? Eppure, rientravo sempre per le vacanze! Non immaginavo che la mia città natale custodisse un così grande segreto! Chi erano quei TRE? E poi… se come avevo capito, erano già stati sconfitti da altri, perché adesso si ripresentavano a me? A tutte queste domande non seppi trovare una risposta e m’appisolai.

Anche questa volta sognai… Mi trovavo a scuola… nella mia scuola elementare! Potevo avere sette-otto anni… Mi trovavo in bagno! Due alunni ripetenti, forse già facevano la quinta, entrarono nella ritirata dopo di me! Ridendo, mi presero in giro e cercarono d’abusare di me, facendomi vedere e toccare… Io com’è ovvio, tentai di sottrarmi a quella violenza, ma uno di loro tolse dai pantaloni il suo organo e, prendendo la mia manina PURA me lo fece toccare. Ricordo solo lo schifo e la puzza… già! Anche i bagni erano pieni di qualsiasi cosa. Stavo quasi per rimettere, ma uno di quelli, sempre ridendo, mi prese da dietro e volle abbassarmi i pantaloncini! Comunque fui lesto a ricoprirmi e corsi per ritornare nella mia classe, ma quello che m’aveva fatto toccare il suo pene, m’agguantò e mi disse di non parlare. Io con paura scappai. Non so perché, ma durante il ricordo mi venne alla mente che dentro quei luridi bagni ci fosse qualcun’altro… Ah! Di questa cosa non ne parlai mai a nessuno. Si seppe, poi,  a distanza di tempo, che quelli che m’avevano fatto del male, furono trovati morti, come dilaniati da un animale proprio in quel bagno tra water traboccanti di feci liquide! Non si seppe mai chi poteva essere stato a compiere un così atroce delitto… Dissero solo che vicino a quello che restava di loro, trovarono parte di una maschera nera, un frammento d’un giornale ed un libro bagnato ed illeggibile. Questa cosa l’avevo rimossa! Dopo, il sogno cambiò di nuovo… Ora, mi trovavo nella mia vecchia casa. Stavo giocando con le costruzioni, con me la mia anziana zia. Tutto sembrava esser normale… tranquillo! Ad un certo punto, ci fu come una scossa di terremoto, ma… molto molto strana! Non so cosa accadde precisamente, ma mi ritrovai come trasportato nella camera dei miei genitori. Ero nudo e feci la cacca sul pavimento. Quello che avevo provato era paura e terrore! Lo stesso terrore che provai in quel maledetto palazzo! No! Non era stata una scossa tellurica! Era sicuramente successo qualcos’altro! Infatti, potevo udire come a martellare le mie orecchie, come delle siglette a ciclo continuo… cosa che già avevo sentito altre volte in TV. Mia zia, corse subito, mi stese sul letto e mi pulì e mi disse che c’era stato un terremoto, mentre osservavo il lampadario sopra di me che però non oscillava come diceva la mia parente. Tutto molto strano!

Mi svegliai di soprassalto con ancora molti dubbi… forse anche troppi. Adesso, non mi restava che recarmi sul luogo di tante paure e domande. Mi sistemai come meglio potevo ed uscii con l’anima appesa. Probabilmente io avevo incontrato davvero di persona la fonte di tantissime disgrazie… Come mai, io e soltanto io mi ero salvato?

 

 

3.      L’UOMO CON LA TUNICA – I PRESUNTI VERI NOMI

 

 

Ero per strada. Ancora era pieno giorno. Questa volta, non andai direttamente all’entrata del palazzo, feci un giro un po’ più lungo. Osservavo tutto quello che mi circondava. Tutto sembrava stranamente calmo e tranquillo! Sembrava quasi un pomeriggio di quasi estate nonostante fosse pieno inverno. Potevo anche annusare un odore dolce come di liquori e pasticcini. Sembrava che da qualche parte ci fosse una festa… Ripiombai nel mio passato!

Avevo davvero avvertito quella sensazione! Non ricordo esattamente quando, ma con i miei genitori andammo a trovare degli amici di famiglia! Avevano appena adottato un bimbo, e quindi, per rendere tutti partecipi del lieto evento, decisero d’organizzare un party in casa loro. Io allora ero molto piccolo, ma, nonostante ciò posso qui descrivere tutte le mie sensazioni. Appena giunti, già dal portone di casa chiuso si udiva vociare. Voci di allegria e di baldoria per festeggiare il nuovo arrivato. I miei m’avevano detto che avrei potuto giocare con lui e con tutti gli altri bambini che erano presenti. Io gioii per questo. I padroni di casa vennero ad aprire, e subito ci furono baci ed abbracci con gli auguri che davvero non si sprecavano. Io, intanto guardavo infondo al corridoio per vedere se ci fossero quei bimbi… ma non vidi nessuno! Soltanto ombre che ondeggiavano indistinte sul pavimento illuminato dal sole al tramonto. Una luce quasi rossa accecante. Mia madre mi portò in braccio verso un’altra stanza… non quella in cui avevo visto le ombre nella quale volevo andare, ma nell’altra dove regnava buio… un buio strano… la cucina! Mio padre, invece non lo vidi più. Di certo era stata Anna, la padrona di casa e mamma del bambino adottato a portare mia madre verso quel posto separandola da mio padre. In quell’antro, si respirava tutt’altro! Non l’odore già descritto! Era un odore nauseante di uovo bollito e di altre cose da mangiare, ma tutto mischiato in modo che non si riusciva quasi a respirare. Io, cercavo di scendere dalle braccia di mia madre, ma quella, parlando con la donna, ridendo come non mai, mi serrò in seno impedendomi di muovermi liberamente. Fu una vera e propria tortura! Io non volevo stare in quella stanza… e poi quell’odore schifoso mi stava facendo star male, ma questo nessuno lo capì. Non so il perché, comunque mi ritrovai a terra libero. Lì, l’odore divenne molto più acuto. Dovevo scappare… dovevo andarmene per non stare male, questo lo capivo benissimo. Nella fretta di raggiungere un posto sicuro, udì la neomamma dire a mia madre: “Abbiamo dovuto far così per proteggere Leo! Dovevamo convincere LORO che non è nostro! Già ne abbiamo passate tante e…”. Non potetti ascoltare di più perché un conato di vomito mi costrinse ad uscire di corsa dalla stanza buia. Corsi verso un angolo dove si trovava un portaombrelli e ci vomitai dentro. Fu come se qualcuno m’avesse dato un calcio nelle parti intime. Stetti per parecchi minuti curvo su di quel contenitore, ma poi scappai per paura che qualcuno m’avesse visto. Ma non udì nessuno!  Nel corridoio si poteva ancora vedere quella stanza illuminata dal sole. Corsi… e lì festa! Gente che andava e veniva da un enorme tavolo pieno d’ogni ben di Dio, con gli odori di liquori e pasticcini. Gente che sorrideva e si congratulava con il “novello” padre, però del bambino nessuna traccia. Nemmeno degli altri che avrebbero dovuto esserci! Dov’era il bebè? Notai che il corridoio dove mi trovavo girava a destra verso altre stanze! Senza indugiare oltre, andai verso il buio. Da una porta semichiusa, usciva la luce come di una lampada da comodino. M’avvicinai e l’aprii del tutto. Vidi una bellissima culla con un bambino molto più piccolo di me che dormiva. Qui, alzai lo sguardo, e nel farlo m’accorsi d’una cosa che mi fece ritornare immediatamente nella cucina dove c’era mia madre senza badare alla nausea. In genere la paura è molto più forte del malessere! Vidi, dunque, sopra quella creatura una figura ritta… alta… Sembrava essere un uomo, ma capivo benissimo che non poteva esserlo! Era penombra e così non potetti vedere bene i lineamenti, ma una cosa si vedeva benissimo! I capelli! Aveva capelli neri che circondavano il viso. Non vidi altro che come una TUNICA NERA che copriva tutto il corpo! Arrivai in cucina e poi… poi il buio! Udivo solamente il pianto sommesso di qualcuno. Mi ritrovai in casa mia. Stavo malissimo e solo a distanza di giorni dissero che avevo avuto un febbrone da cavallo e le convulsioni, e quello che avevo visto era stato solo un sogno… ma così non era! Quella cosa l’avevo vista per davvero!

Tutto questo lo ricordai per strada! Mi si strinse lo stomaco! Chi cavolo era l’UOMO CON LA TUNICA? Forse era uno dei TRE? Cos’era successo a quel bimbo? Tutte domande senza una risposta. Avanzai, dunque per la strada ed il sole sembrava essere sceso già un bel po’. Non avevo tempo da perdere… dovevo recarmi verso quel palazzo e questa volta restandoci un po’ di più… volevo SCOPRIRE E COMPRENDERE. Nino, il coniglietto me lo aveva detto che sarebbe stato rischioso, ma dovevo per forza farmi coraggio ed andare avanti…

Per strada, andando in direzione di quella palazzina, incontrai un venditore ambulante. Mi guardava in modo strano, e poi, accorgendosi che stavo andando proprio in quel palazzo, mi disse fermandomi prendendomi un braccio: “Signore… Vuole comprare radio? Vuole sentire?” Nel dire così, il suo volto mostrò una dentatura irregolare e strana! Il suo volto mi parve scuro e deformato. Riuscii a divincolarmi da quella presa, e m’accorsi che quell’uomo aveva solo due dita. Gentilmente gli risposi per non fargli notare che stavo per gridare: “No! Mi dispiace! Non voglio nessuna radio… Non ho soldi con me!” Quello, prese con le sue ripugnanti mani uno scatolo e me lo diede, dicendo: “Radio buona! Radio ascoltare musica parole e LORO! Signora già acquistato e contenta!” Indicava, con un suo dito senza unghia, proprio il portone dove stavo andando io! Ripensai a Wanda e mi chiesi se fosse stata lei a comprare quella cosa. Mi venne in mente di nuovo quella musica soffusa… tremai, e restituendo il pacco allo scuro venditore, dissi con voce ferma: “Non voglio nessuna radio! Mi lasci stare!” Quello, richiuse la bocca, ed inchinandosi andò via riponendo la sua mercanzia, ma poi si girò di nuovo e disse: “Grande sbaglio! Sapere e meglio che non sapere! Il bianco ed il nero non vinceranno… La luna non ti dà il suo aiuto! LORO TORNERANNO…” E sparì per un’altra traversa! Io rimasi solo con il cuore che mi batteva a mille all’ora, cercando di trovare il coraggio di entrare di nuovo in quel dannato stabile! Il sole era sceso ancor di più, e nell’aria l’odore si era tramutato in quello di braciere acceso, ma di fuoco non ne vidi. Aprii il cancelletto bianco e nero. Questa volta capii le parole del misterioso ed inquietante venditore. Il bianco ed il nero erano i miei colori. M’apprestai senza indugio ad aprire il portone. Quello, stranamente era aperto. Misi il piede dentro, ed il portone senza che io lo toccassi si richiuse con un suono sordo. Camminai lungo quell’anticamera accorgendomi che stranamente fuori era sceso il buio. La luce era accesa. Andando verso l’ASCENSORE, vidi Wanda in un angolo. Mi fece segno di seguirla in casa della signora Elisabetta, dicendomi: “Vieni con me! Vuoi acqua?” Io, la guardai. Aveva sempre la radiolina in mano. Risposi: “Si Wanda! Ho sete! Sete di SAPERE! E questa volta non scapperò!”. Non avevo idea perché dissi quelle parole ma lo feci. Avanzai con Wanda per entrare in quella strana casa. Dalla sua radiolina solo fruscio e nulla più! Questa volta le domandai: “Wanda! Dimmi! Dalla tua radio cosa si ascolta? Vorrei tanto saperlo…” Quella, ridendo con la sua bocca sdentata da dove si vedevano le gengive, con la sua strana capigliatura a maschietto, disse: “Tante… tante cose! Ora non ci sono, ma quando è buio SI! Se spetti un attimo qui con me senti anche tu le voci… la musica!” Non era appunto la risposta che m’aspettavo, ma decisi di sentire, e le dissi: “Ascolterò con te le voci! Contenta Wanda?” Quella saltò dalla contentezza e cantò: “Mami… Mami… Mami…” A quella parola saltai! Non era la prima volta che sentivo quella cosa. Da un angolo, la signora Assunta, sempre col suo inseparabile Rosario in mano, appena mi vide, e soprattutto sentendo la canzoncina di Wanda, divenne di tutti i colori e correndo verso di me, disse: “E tu? Cosa ci fai qui in questa casa sfortunata? Cosa hai detto a questa povera creatura che ha già tanto sofferto per la morte di Elisabetta? Hai capito? Elisabetta è morta! E’ MORTA A CAUSA DELLA TUA VISITA!! Dimmi Antonio! Vuoi farci morire? Vuoi far morire anche noi?” Io risposi sgomentato: “Cosa? La signora è morta? Ma com’è possibile! Manifesti non ce ne sono! Dove sono i parenti…” Assunta, mi disse con voce alterata: “Qui di parenti non ce ne sono… Sono rimasta io e Wanda! Va via! Va via e non tornare mai più! Nessuno ha più diritto di parlare di certe cose!! Hai detto tu a Wanda… MAMI?” Io dissi: “No signora! Io non ho ucciso nessuno e né tantomeno ho detto quella parola a Wanda! Adesso è lei che mi deve delle spiegazioni! Chi sono i TRE e cosa centro io con LORO? Suppongo che lei sappia tutto! Vorrei anche sapere che fine ha fatto la ragazza che abitava tanti anni fa qui sotto!! NEL SEMINTERRATO!! Adesso basta! Basta bugie! Io ora so COSA SONO!!” Quella, si mise a gridare, e mi spinse fino alla porta dicendomi: “IO NON SO NIENTE!! NON SO NIENTE DI MAMI DELLA CINESINA E DELLA STREGA!! Mi hai capito Antonio? NIENTE!! Niente e NESSUNO!!! Solo dolore e lacrime! Solo paura e terrore! Solo buio e disperazione!! L’avevano SCONFITTI!! Non c’erano più… ma tu li hai RICHIAMATI IN VITA!!! LA COLPA E’ TUA!! MALEDETTO DA DIO!!!” Dicendo così, Assunta mi chiuse la porta in faccia. Io rimasi lì come inebetito da tante accuse. Comunque, avevo saputo qualcosa di più…Io quel nome… MAMI già l’avevo sentito da qualche parte… ma la CINESINA E LA STREGA? Cos’erano? Anche quei due nomi mi fecero una paura enorme, ma tentai d’essere razionale! E se quei nomi fossero i VERI nomi di quei TRE? E se fossero proprio PICCU, PUCCU e PACCU?

 

 

4.       IL BAR DESERTO – MIRMO E LA KALIMBA LUNARE – I RACCONTI

 

 

In un attimo decisi di recarmi dal mio mentore… il Bianc Coniglio. Senza aspettare corsi fuori da quel maledetto edificio e svoltai per andare nel bar. Mi fermai un attimo per annotare quei nomi su un foglietto e poi via… verso le tanto attese risposte.

Arrivando davanti al bar notai che era chiuso! Rimasi molto male, e mi sedetti sul solito gradino della vetrina. M’appoggiai alla serranda chiusa e m’accesi una sigaretta. Nell’appoggiarmi la serranda fece rumore ma io non ci feci caso al momento. Cominciai ad osservare l’edificio fonte di tante paure. Solo buio da quelle finestre, e soprattutto da una… QUELLA! Avevo il cuore in gola! Quella sera, per la prima volta avevo forse saputo i LORO veri nomi! Perché quelle parole mi provocavano tanta paura? Cosa m’avevano fatto, a me che ero una puzzolina? Mi venne il dubbio che la sera in cui ero andato con i miei, quell’uomo con la TUNICA m’avesse rincorso! Forse m’aveva fatto del male? La risposta era tutta lì… nel mio cervello, ma non riuscivo a recuperarla! Ero sopraffatto dai miei pensieri, quando mi sentii appoggiare una mano sulla spalla!

Era Nino! “Antonio! Cosa ci fai qui seduto da solo? Ti ho visto e sono venuto! Non ti ricordavi che il bar oggi è chiuso! E’ giorno di riposo settimanale!”. Io nel vedere il coniglietto, gettai subito la sigaretta e gli dissi: “Salve! Se sono venuto non era di certo per bere!” Quello m’osservò teneramente, e poi alzando la serranda del bar, mi disse: “Capisco! Capisco tutto! Entra dentro! Mi spiegherai tutto con calma…”. Non mi feci pregare ed entrai nel bar vuoto e buio. Nino, accese le luci e poi richiuse la serranda. Mi fece accomodare ad un tavolino e mi mise una birra davanti… “Allora Antonio! Cosa volevi dirmi?” Io, guardando il bicchiere, senza alzare lo sguardo dissi: “E’ tutto così incredibile! Sai… ho fatto come hai detto… Sono una PUZZOLA! Già! Una moffetta! Comunque, questa non è l’unica cosa…” Mi misi a raccontare tutto quello che mi era successo, e poi quando arrivai ai nomi, quello mi fermò, e disse: “Mai nominare i LORO VERI NOMI! Antonio! Nominarli significa EVOCARLI! Posso dirti che è vero! LORO si chiamano proprio così! Sono però contento che sei riuscito a sapere chi sei! Ma adesso viene la parte più dolorosa! Già, evidentemente, i ricordi cominciano a farsi sentire, e questo ti porterà altro terrore! Anch’io ero presente alla festa, caro Antonio! L’uomo con la TUNICA era LUI… il CAPO! Era Mami… Oh! Se sapessi… Non voglio però turbarti più del dovuto! Sappi solo che con noi, per fortuna nostra, c’era Mirmo quella sera! Di sicuro, se non fosse intervenuto… saresti… avresti fatto la fine di Leo… Ma ora basta! E’ tempo che tu sappia! Devo darti su una chiavetta due racconti! DUE VITE… Leggili e lì capirai!” Nel dir così Nino tolse dalla sua tasca una chiavetta USB e me la diede, stringendomela nella mano. “Io sono con te Antonio!! Non so il motivo per cui, proprio tu devi avere questo destino, comunque sappi che purtroppo io non potrò aiutarti! Come sai sono un coniglietto! Io non ho avuto il coraggio di leggerli per intero questi due racconti… Mi sono limitato a leggere i primi capitoli! Probabilmente LORO sono ritornati perché qualcosa ha riaperto un varco… Di certo non sei stato tu come ha detto Assunta… però credo che quei TRE o QUATTRO abbiano qualcosa a che fare con te e con la tua storia! Ti dico solo, se puoi, di rintracciare i protagonisti dei racconti che ti ho dato! Soltanto loro ti possono insegnare la via!” Ringraziai il coniglietto, dicendo: “Nino! Ti sono debitore! Quindi… quel bimbo… Leo…” “Ah!! Quanto dolore e strazio, Antonio! Quei poveri genitori volevano dare una festa ed invece… invece hanno assistito alla fine di loro figlio… IL LORO VERO FIGLIO!! Stavano per assistere anche alla tua!! Ah! Mirmo!! Quel Mirmo t’ha salvato da fine certa!! Comunque ora basta!! Adesso sei qui e speriamo che tutto si possa risolvere!!” Mi misi a piangere! Avevo appena appreso che quel povero bambino era morto! Ero stato salvato da qualcuno che dovevo ad ogni costo ringraziare, e così chiesi a Nino dove potevo trovare quell’uomo. Il coniglietto, sorridendo disse: “Domani potrai incontrarlo! Ti do il suo indirizzo! Probabilmente lui ti darà un po’ del suo potere! La KALIMBA LUNARE! Questa ti sarà molto utile e potrà salvarti la vita! So che la tua RICERCA è appena iniziata e che hai già intravisto l’orrore! Aiutarti, comunque non è il mio compito! Da come so dovrai anche subire, se è nel tuo destino, delle prove… GLI EXPERIMENTES! Ma, ancora è presto!” Non sapevo cosa dire! Chi era questo Mirmo? Cos’era questa KALIMBA LUNARE, per non parlare poi degli EXPERIMENTES! Capivo che erano cose inevitabili, ma una domanda turbava ancora la mia mente! “Nino! Ho capito che nascendo in modo puro si innesca in LORO questo odio… Ma Santo Iddio!! Perché proprio io? Perché?” Nino, disse: “Probabilmente, vedendo Mami vicino a quella culla hai attirato la sua attenzione!! Magari, inconsapevolmente ti sei trasformato, facendo capire al mostro che sei PURO!! LORO NON DIMENTICANO!! Però, quello che nemmeno io riesco a comprendere è il perché del loro RITORNO!! Tutto sembrava essere finito!! Tutto era pace, mentre ora sta iniziando tutto daccapo!! Di una cosa sono convinto! DIETRO QUELLA FINESTRA è accaduto qualcosa che ti riguarda, Antonio… Sono sicuro che tu lì ci sei stato, ma la tua mente si rifiuta di RICORDARE… E’ una forma di protezione!” “RIMOZIONE!! Ecco cos’è!! Ah!” Nino alle mie parole s’alzò e mi disse: “Antonio! Se è nel tuo destino COMBATTERLI, cerca di NON FARLI PIU’ TORNARE!! Questa città non merita d’essere sempre sotto attacco da chi non riesce a vedere la LUCE! Da chi ama solo il BUIO!! Troppe disgrazie!! Troppe uccisioni e troppo dolore!!” “Nino!! Io farò in modo di non farli più tornare… ma HO PAURA!! Paura di LORO e di MORIRE!! Solo ora comprendo che le mie paure indefinite, ora hanno nome e cognome!! Altro che OMBRE!!” Nino, prendendomi un’altra birra, mi disse: “Non sono OMBRE Antonio!! Sono MOSTRI!! Sono DEMONI!! Vogliono il male! Stai molto attento! Sono subdoli e cattivi! Adesso ti scrivo l’indirizzo di Mirmo la volpe di Kalimba Lunare!!” Scrisse su un foglietto l’indirizzo e me lo diede insieme all’altra birra. Io lo ringraziai e m’alzai per pagare ma il coniglietto rifiutò e disse: “Offre la casa!! Non devi pagare nulla! A me, basta che tutto questo debba finire per sempre!!”.

Continuammo a parlare per ancora un’ora, e poi decisi che era l’ora d’andare via, così abbracciai il coniglietto ed uscii dal bar. Per strada, non potevo che pensare all’incontro con la volpe! Cosa m’avrebbe spiegato? Cosa m’avrebbe detto? Avevo solamente voglia di ringraziarlo per avermi salvato, ma per quanti sforzi potessi fare, non riuscivo a trovare le parole adatte! Oramai stavo vivendo in un mondo che sembrava essere una favola… una fantasia, ma LORO non erano una fiaba!! Erano REALI proprio come me!! Inconsapevolmente, avevo assistito a tanti delitti ed orrore… Tutti, comunque tacevano! Comprendevo che la loro era solo paura, e li capivo! Avevano taciuto per anni a tutto quello che succedeva in città, facendo finta di nulla, ma tremando comunque dalla paura! Però, io adesso avevo nella mia tasca i due racconti che forse m’avrebbero portato a capir di più e questo mi dava un po’ di più di sicurezza. Decisi di farne molte copie e di cominciare a scrivere la MIA STORIA!! Quindi, pensando a Mirmo ed ai racconti, mi recai a casa con l’unico pensiero… Leggere e scrivere! Cosa avrei letto?

 

 

5.      LE LETTURE DEL TERRORE –  I SOGNI – MIRMO ED IL DONO DELLA KALIMBA LUNARE

 

 

Arrivai in casa con il batticuore! Una sensazione che avevo già provato ma che ora era diventata molto più forte. Corsi subito davanti al computer. Quella notte, prima dell’incontro con Mirmo avrei dovuto leggere… imparare, ma il fatto stesso d’aver tra le mie mani quella pendrive mi terrorizzava. Cosa avrei letto su quelle pagine? Di sicuro terrore! Sapevo che chi le aveva scritte aveva combattuto anche per me che ignaro continuavo a vivere senza sapere… ricordare! Mi spaventava anche il fatto d’esser stato, mio malgrado, presente a tutto questo. Presi molti supporti su cui poter salvare i due racconti ed ora anche il mio che di certo avrei scritto. Io non sono uno scrittore! Tutto quello che avrei descritto lo avrei fatto con tutto me stesso… solo questo! Ma ora non era il momento di raccontare… ora dovevo LEGGERE… CONOSCERE! Così, accesi il computer ed inserii il supporto. C’erano due file che subito copiai sul mio desktop. Copiai il tutto anche su gli altri supporti. Il primo mi mise i brividi solo al titolo… I TRE VOLTI DEL PASSATO! Mi ritornò davanti l’immagine dell’UOMO CON LA TUNICA e tremai, ma tremai ancor di più leggendo l’atro titolo… LA RADIO DEL MISTERO! Mi ritornò in mente Wanda e la sua radiolina. Provai un senso di smarrimento e d’agitazione ma dovevo aprire il primo file…

Lessi quasi per intero il primo file per tutta la notte! Provai grande affinità col protagonista ed anche grande commozione e riconoscenza. Quel poveretto, aveva fatto da solo scoperte incredibili e LI aveva affrontati con grande determinazione! Lui, comunque aveva avuto degli alleati! Chissà se la signora Mary viveva ancora in quella casa? Poi… a legger bene m’accorsi della strana similitudine tra quel palazzo fonte per me di tanta paura e quell’appartamento così minuziosamente descritto! Poteva essere che la signora in questione abitasse proprio lì? Forse si, ma ero troppo stanco per pensarci lucidamente! L’avrei fatto l’indomani! Però, quel racconto non parlava solo di SCOPERTE ma anche di LORO! Leggendo i vari capitoli mi sembrò d’aver già vissuto molte cose! Cominciai a stare anche male, proprio come era successo al protagonista! Avevo anche un’enorme paura! Decisi d’andare in bagno e subito dopo a letto!

Non mi trattenni! Cominciai a provare conati lungo il corridoio! Tenendomi la mano sulla bocca arrivai nella toilette e curvo sul water rigettai molto. Ripensando a quello che il protagonista di quel racconto aveva vissuto, mi resi conto che ora ero proprio io in quelle condizioni ma mi sentivo inadeguato! Ah! Se quella sera non avessi visto quella maledetta finestra e quel maledetto palazzo? Forse la mia vita sarebbe trascorsa in modo normale? Oppure era destino?

Dopo un po’, mi sentii meglio ed andai subito a letto! M’accomodai sotto le lenzuola! Ora dovevo pensare, come aveva detto il coniglietto a volermi bene! Iniziai subito a raggomitolarmi, e forse mi trasformai. Cominciai a sognare, ma feci ancora sogni molto strani! Sognai o RICORDAI qualcosa di molto particolare! Mi parve d’esser tornato bambino. Giocavo nella cucina di casa mia e mia madre, intenta a cucinare, ogni tanto mi sorrideva. Dal balcone, una luce di sole al tramonto che colpiva il pavimento! Giocavo con le macchinine facendole scontrare una con l’altra! Ad un certo punto, mi girai dalla parte della porta e vidi come una figura nera correre verso le altre stanze. M’alzai ed andai anch’io in quella direzione. Nonostante la luce del sole al tramonto, in quelle altre stanze che io conoscevo molto bene solo il BUIO! Ebbi paura e mi voltai per ritornare indietro. Fu orribile! La luce… la bella luce arancione non c’era più, al suo posto solo oscurità. Allungai le manine e toccai come un mantello nero che via via m’avvolgeva non facendomi respirare! Provai a gridare ma nulla! Dalla mia bocca non uscì nemmeno un suono! Provai a chiamare la  mamma, ma quella non giunse! Dopo un po’ mi sentii toccare in tutto il corpo da mani come di legno. Dopo, mi ritrovai a letto malato. Udii mio padre dire che si era trattato d’un attacco di otite però stranamente non mi facevano male le orecchie. Dopo, il sogno cambiò ed ora mi trovavo in strada! Dalle finestre aperte una musica dolce! Tutto sembrava essere molto tranquillo! Ad un tratto, caddi a terra e mi sembrò di vedere da quelle finestre muoversi come tante figure che parevano ombre. Mi colse la paura, e alzandomi cominciai a correre, ma fui rialzato da due mani nere che mi fecero volare in aria.

Il sogno terminò che già era mattino inoltrato! M’alzai e con il fiatone andai a vestirmi e lavarmi! Nel camminare per il corridoio, mi venne in mente che forse avrei dovuto affrontare proprio come nel primo racconto degli EXPERIMENTES… già! Ma io non conoscevo nessuno in grado di farlo! Mi riproposi di chiederlo, una volta incontrato, a Mirmo! Feci tutto quello che dovevo, e poi, con aria risoluta aprii la porta! Quel giorno avrei incontrato colui che m’aveva salvato la vita! Ah! Quante domande volevo porgli! Tante… forse troppe, ma dovevo farlo! Capivo che ancora non avevo visto quasi nulla e questo mi turbava!

Quel giorno non sarei andato a scuola… Per me, era molto più importante quello che stavo facendo, anche se a dir il vero provavo soggezione al pensiero di incontrare la VOLPE! Con il fogliettino in mano con su scritto quell’indirizzo, mi recai in quella via. La casa era proprio lì davanti a me! Era un condominio. Cercai sul citofono il nome di questo Mirmo… Mi parve per un sol attimo di sentire odore di braciere e il suono di quelle siglette di cui si parlava nel primo racconto! Mi venne un colpo! Anch’io le avevo ascoltate quando ero bambino! Ora le immagini a righine le potevo ricordare nitidamente, come potevo nitidamente sentire paura! Per un attimo, vidi quella noce inghiottirmi… Scossi la testa! Erano LORO a farmi vedere quelle cose? Sicuramente si! Pensavo anche che LORO non volevano ch’io incontrassi Mirmo… ma dovevo farmi coraggio, ed alla fine trovai il pulsante giusto e lo premetti!

Aspettai per un minuto ma nessuno apriva la porta! Stavo quasi per andarmene intristito, quando un uomo dietro di me disse: “Chi cerca?” Mi voltai e vidi una persona in tuta. Da quello che avevo letto era proprio lui… Mirmo: “… Ehm… Salve! Cerco il signor Mirmo! Per caso è lei?” Quello, con una smorfia buffa mi disse: “Già! Sono proprio io! Ma lei chi è?” “Mi presento! Sono un insegnante mi chiamo Antonio! Le dovrei parlare di certi argomenti… un po’ particolari! M’ha dato il suo indirizzo Nino il barista!” Mirmo, smise di sorridere e di fare smorfie: “Nino ha detto? Capisco! Ma prego… entriamo in casa! Mi segua!” Io, con il groppo in gola mi spostai e quello aprì la porta facendomi segno d’entrare. Andammo diritti alla porta di un appartamento, girò la chiave nella toppa e mi fece entrare dentro. Notai subito i colori che regnavano in quell’appartamento… rosso, nero e bianco sporco! Andammo verso una stanza e ci accomodammo su un divano. “Dunque signor Antonio! Di cosa mi voleva parlare? E’ strano che Nino le abbia dato il mio indirizzo!” Con molte pause, incominciai a raccontare a Mirmo di tutto. Mi sentivo il viso infuocato e mi tremavano le gambe. Quello, al termine del mio lungo racconto, mi guardò negli occhi e disse: “Antonio… le posso dare del tu? Ok! Da quello che mi hai raccontato è ricominciato tutto… Proprio come temevo da mesi! Ah! Pensavo che tutto fosse dimenticato… passato… ma evidentemente non è così! Sai Antonio io sono una volpe e conosco bene il pericolo! LO SENTO!” “Mirmo… Ecco perché sono venuto da te!! Innanzi tutto volevo ringraziarti per avermi salvato la vita quel lontano giorno…” Mirmo, nel sentire così, sorrise e disse: “Non devi ringraziarmi Antonio!! Tra di noi PURI bisogna aiutarsi! Vedi, io ho un dono! Te ne ha parlato Nino! Io ho parte di protezione della KALIMBA LUNARE… ma questo a volte non basta! Quella volta ho fatto quello che qualsiasi persona avrebbe fatto! Comunque, adesso ci risiamo… purtroppo!! LORO sono TORNATI! Ora, bisogna solo capire chi o cosa LI ha fatti RITORNARE!! Probabilmente ti starai chiedendo se la colpa è tua… No!! Non ci pensare minimamente! Infondo… LORO NON POSSONO ESSERE DISTRUTTI COMPLETAMENTE in quanto sono il MALE!! Però, possiamo evitare che tale MALE ritorni!! Questa città, evidentemente, è un centro di portali extradimensionali!! So che tutto questo ti può sembrare strano ed assurdo, ma è così!! Io non sono molto esperto in certi argomenti, questo è vero… però posso indicarti la via da seguire per la CONOSCENZA, anche se la conoscenza a volte può fare male… molto male!! Da quanto mi hai detto, capisco che tu per ora hai solo intravisto parte della verità! Ti capiterà d’ora in poi d’avvicinarti sempre di più a quella che è la tua memoria… ma più t’avvicinerai e più proverai dolore!! Antonio!! Dovrai incontrare un’altra persona oltre me!! Dovrai incontrare chi ti potrà effettivamente aiutare a RICORDARE ed alla fine LOTTARE!!” A quelle parole m’agitai! Io sono sempre stato un tipo che odiava la violenza in ogni sua forma, inoltre tutto ho sempre fatto della scienza la mia ragione di vita, ma ora mi trovavo in un mondo totalmente diverso! Come potevo LOTTARE? Come potevo agire in quella che avevo capito essere un’ALTRA DIMENSIONE? Mi venne da piangere, e dissi: “Mirmo! Io non ce la faccio!! Non sono come quel Riccardo di cui ho letto!! Non sono affatto come te e lui!! Dovrò ancora leggere quei racconti… ma solo al pensiero mi viene da star male!! Io ricordo parte di quello che mi è accaduto… Questo maledetto MAMI!! Aiutami!! Ti prego…” Mirmo, m’abbracciò e mi disse: “Per quello che posso t’aiuterò Antonio!! Piccola puzzolina!! Adesso ti faccio un regalo che ti potrà aiutare!! Chiudi gli occhi…” Io, senza farmi pregare li chiusi, e subito mi sentii pieno d’una energia buona!! Un qualcosa che mi fece piangere di gioia!! Era come quando da piccolo i miei arrivavano dopo il lavoro!! Non si può spiegare tutto ciò!! Nella mia mente MAMI era scomparso, così come tutte le mie paure! Quando riaprii gli occhi mi trovai davanti una volpe, la quale senza muovere il muso mi disse: “Ecco! Ecco il mio regalo!! Parte della KALMBA LUNARE ora è in te!! Fanne buon uso!! Adesso, cerca Riccardo!! Troverai il modo per andare da lui nel racconto… NEL SUO!! Leggi e RICORDA!! Adesso va…”. M’alzai da quel divano ed andai via ringraziando quella creatura che m’aveva dato parte della sua vita e della sua saggezza, nonché della sua protezione.

 

 

 

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