RAFFAELE FAMELI
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1. LA PUZZOLA INCONTRA LO SCOIATTOLO STRIATO – IL DONO DELLE DUE PIRAMIDI
Mi ero già preparato! Alla buonora sono uscito da casa per prepararmi al meglio all’incontro con Alberto. Con tutte quelle nuove informazioni, ora non avevo più nessun dubbio! Sapevo solo che dovevo prepararmi al peggio, visto che ancora, dal vivo, non avevo ancora guardato dentro il baratro e nel vero terrore. L’impressione era comunque di trovarmi in uno stato strano… tra fiaba e film horror, ma i PROTAGONISTI ancora non si erano voluti veramente palesare a me. I due racconti e quello che avevo ricordato m’avevano fatto piombare in un’altra dimensione fatta di paura. Decisi di recarmi al bar del coniglietto per prendere un caffè. Così, con l’animo appeso ed il pensiero a chi non c’era più, ma anche a chi c’era in uno stato diverso, arrivai fino alla strada dove c’era il bar ed a distanza s’ergeva maestoso quel palazzo… IL LORO PALAZZO.
Entrai nel bar e m’accolse Nino, il quale nel vedermi, con l’aria preoccupata, subito m’offrì un caffè che non volle farmi pagare. Gli raccontai tutto quello che avevo visto e vissuto e lo ringraziai per quello che aveva fatto per me facendomi vedere per la prima volta la verità e la sua vera natura. Quello, sorrise, ma poi, con l’aria desolata mi disse: “Non so se ti ho fatto un bene dicendoti quello che so… ma era destino! E’ stato il destino a volere che tu intravedessi quella FINESTRA e ti ricordassi del terrore! Non sai quante volte in questi giorni ho pregato per te ed anche per noi! Speriamo che sia arrivata finalmente l’ora della VERITA’ e della PACE!” Gli strinsi le mani, e nel farlo ricordai la tenerezza di quel coniglietto bianco che proprio come il Bianc Coniglio di Alice, m’aveva spalancato un altro universo, ma ricco di dubbi e paura.
Era dunque arrivata l’ora di cercare Alby. Ric, m’aveva detto che m’avrebbe contattato lui, ed infatti, dopo nemmeno dieci minuti, mi squillò il cellulare! Un messaggio… diceva: “Antonio… Sono Alberto! Ti chiedo di vederci al vecchio cinema! Scavalca il cancello ed entra dentro… siediti in un posto in prima fila davanti allo schermo ed aspettami!”. Perché la scelta di quel luogo? Il cinema della nostra città era stato chiuso moltissimi anni prima ed era pericolante! Non immaginavo ci fossero ancora le sedie e lo schermo! Di certo, Alby aveva le sue buone ragioni per portarmi in un posto tanto particolare… un posto che a me aveva sempre fatto una bruttissima impressione! Infatti non ricordavo il perché ma sentivo che proprio lì mi era capitato qualcosa… qualcosa che forse dovevo rivivere… proprio come dentro ad un film.
Il cielo, improvvisamente, era divenuto scuro. Delle nuvole nere si stavano addensando e poco dopo cominciò a piovere ed a tirar un vento molto forte. Corsi fino all’entrata del vecchio cinema e trovai, proprio come aveva detto lo SCOIATTOLO, il cancello chiuso. Scavalcai senza problemi e davanti a me il corridoio con l’entrata alla sala e sulla destra la scaletta dove saliva un tempo l’operatore. Di certo Alberto mi stava aspettando dove c’era un tempo lo schermo. L’atmosfera era tetra. Tutto era un mucchio di macerie ed il tetto sembrava volesse cascare giù da un momento all’altro. Le travi di legno erano tutte esposte e si respirava polvere. C’era anche molta puzza dovuta all’erba che s’era impossessata quasi interamente di quel posto. Con molta agitazione, guardandomi i piedi per non cadere vista la presenza di pietre e legnetti con moltissima spazzatura, arrivai finalmente in sala. Stranamente, a parte il tetto quasi caduto, era quasi del tutto intatto. Provai a chiamare Alberto, ma non mi rispose nessuno. Avanzai ed andai a sedermi su una sedia proprio davanti allo schermo che pareva volermi cascar addosso da un momento all’altro. In quel posto faceva un freddo stranissimo. Cominciai a provare brividi, mentre guardavo il bianco dello schermo! Uno schermo quasi per la sua interezza di tela sporca e tirata giù da un lato. Mi fece moltissima impressione e paura! Non m’aspettavo di vedere da quello qualcosa, ma, inaspettatamente, una luce molto forte illuminò lo schermo. Da delle casse acustiche mezze rotte, poste ai lati della sala delle strane musichette. Capii e m’impressionai. Erano le LORO musiche. D’istinto provai ad alzarmi ma ricaddi di nuovo su quella sedia. Sullo schermo, ora, solo buio e dalle casse silenzio. Provai di nuovo a chiamare Alberto ma nemmeno questa volta riuscii a farlo arrivare. Pensai che fosse lui ad aver azionato il proiettore! Al pensare a quell’oggetto, mi vennero i brividi poiché pensai alla TELECAMERA di Ric vista in quell’orfanotrofio. Fu solo un attimo! Dallo schermo s’intravide con molti disturbi una sigla… quella del GUFO! Gridai! Anche io da piccolo avevo visto quello show in televisione, ma ora, avendo letto la storia dello scoiattolino tutto aveva acquistato un altro senso… un senso terribile.
Tutto ricadde nel silenzio più assoluto. Ora, non riuscivo più a veder nulla come se fosse calata la notte! Forse, quello era il modo di Alberto per eseguire gli EXPERIMENTES? Probabilmente si! Comunque il terrore era tanto. Provai ad alzarmi di nuovo, e questa ci riuscii. Andai verso l’uscita ma una voce mi chiamò. “Antonio! Già te ne vai? Non vuoi conoscere la verità?”. Io, dissi: “Alberto! Dove sei? Non riesco a vederti!” Quello, ridendo disse: “Ah! Sono sempre stato con te da quando ti sei seduto su quel sedile davanti allo schermo!” Capii e sorrisi. “Adesso fai quel che ti dico… Dovrò darti delle cose che ti serviranno quando, probabilmente, incontrerai sia LORO che LUI o LEI… Avrai letto di certo il mio racconto… la MIA STORIA! Questo, insieme alla storia di Ric, t’avranno già preparato! Ma la TUA storia ancora deve concretizzarsi. Adesso usciamo alla luce… IL NOSTRO ELEMENTO!”. Feci in questo modo. M’inoltrai verso l’uscita. Davanti a me, da quella che era l’entrata di quel cinema… il sole! M’accorsi d’avere sulla mia spalla qualcosa di morbido e caldo. Mi girai per vedere e vidi un piccolo scoiattolo striato ma fu solo un attimo, infatti, vicino a me, adesso Alberto. “Eccomi! Vedi? Vedi cos’è l’amore Antonio? E’ solo tenerezza e nulla più!” Mi venne quasi da piangere ma per pudore non lo feci. Alby mise la mano in tasca e mi diede due oggetti. “Ecco! Penso che riconoscerai queste due piccole cose che ti sto dando! Si tratta delle PIRAMIDI! Non so se possono effettivamente esserti d’aiuto, ma è giusto che ora le abbia tu! Il sistema per usarle ormai lo conosci e non c’è bisogno d’aggiungere null’altro! Tienile sempre con te… Sono un GADGET ed un PROFUMO però il loro potere è immenso! Forse ora sei pronto per ESPLORARE quel palazzo. Non so cosa troverai al suo interno. Io, povero scoiattolino vorrei aiutarti, però la strada che devi percorrere è SOLO TUA! Segui il tuo istinto… Antonio! ORA SEI DA SOLO!! Questa è la VERITA’ ” Dicendo queste parole, Alby se ne andò lasciandomi da solo con il mio tesoro stretto tra le mani.
2. IL RISTORANTE – LA DECISIONE – L’ESSER SOLI
Guardavo e riguardavo quel tesoro che il mio amico Alby m’aveva donato. Ancora, a dir il vero, anche se sapevo che uso ne avevano fatto i miei due predecessori, ero abbastanza confuso. Decisi, visto l’orario, d’andare a mangiare qualcosa e poi di nuovo a casa… Magari dopo un bel sonnellino avrei avuto le idee più lucide su come affrontare quello che sapevo essere il mio destino. Certamente avrei visto molte cose brutte ma a me, in quel momento, mi premeva che tutto finisse.
Corsi in un ristorante ancora aperto… proprio il ristorante dove avevo mangiato qualche giorno prima… e mi sedetti ad un tavolo. Il cameriere arrivò quasi subito ed ordinai una bella birra grande! Avevo intenzione di rilassarmi proprio come facevo nei giorni di vacanza, solo che capivo bene che per me, quella non era affatto una vacanza ma un qualcosa di forzato! Pensai, davanti quella tavola apparecchiata, che avrei dovuto proprio quel giorno prendere una decisione importantissima… cioè quella di ritornare dentro quel palazzo ed… indagare! Chi mai poteva abitare dietro quella dannata finestra? Chi mai poteva essere stato così pazzo da evocare il male assoluto? E poi perché? Se avevo capito bene dal racconto dello scoiattolino, il tutto doveva essersi concluso con la distruzione dei libri! Ma, se quei libri non fossero state le uniche copie esistenti? Se proprio un’altra copia era proprio lì dentro quel palazzo? Pensavo a tutto questo aspettando l’ambita bibita ed il menù. Intanto, mettevo le mani in tasca per toccare le due piramidi che ora erano mie! Il cameriere, che non era lo stesso di quello che m’aveva fatto accomodare, s’avvicinò a me. Lo vedevo al mio fianco ritto. Il suo sguardo era assente… vitreo. Ebbi come l’impressione che fosse simile ad uno zombie, ma per non far brutta figura cercavo di non fissarlo. Per istinto mi sollevai dalla sedia… Mi diede un menù sgualcito con tutti i fogli staccati, e poi mi mise davanti la birra, dicendo: “… Ecco il menù e la birra… Comunque, se fossi nei suoi panni, abbandonerei le strane idee che le passano per la testa signor PUZZOLA! Qui adesso comandano LORO! E’ TUTTO LORO!!” M’alzai di scatto e quello, mettendomi sulla spalla una mano ossuta mi fece riaccomodare: “… Quelle cose che ha in tasca, questa volta, non serviranno! Già non sono servite visto che il LORO POTERE E’ ANCORA INTATTO!! La pianura si distruggerà di nuovo, e questa volta non s’alzerà più il sole!!” Io, preso dallo spavento tentai di nuovo ad alzarmi, ma nel farlo vidi che il cameriere che m’aveva servito non c’era più e nemmeno la birra. Provai grande paura nel vedere che ancora il menù era sul tavolo. Era evidente che quella non era stata un’allucinazione. Sospirai forte e decisi, prima di correre via, di leggere quel documento tutto strappato. Con mio grande terrore, aprendolo, vidi quattro foto tutte fortemente sovraesposte di cinque figure… Una CARICATURA, una MASCHERA, una FOTO, un GUFO con un libro in mano ed infine una STREGA VERDE. Fui preso dalle convulsioni, e provai a chiudere il menù ma quello, come se si trattasse di carta bruciata, emanando un terribile odore di carne in putrefazione si dissolse tra le mie mani. Fui scosso da una voce: “… Ecco la sua birra!” Era il primo cameriere che mi portò la bevanda ed un nuovo menù. Fu per me come risvegliarmi da un incubo. Sudato, cercai d’apparir tranquillo, e dissi quasi balbettando: “Grazie!”. Quello, se ne andò dicendomi che sarebbe venuto a prendere la mia ordinazione e si dileguò. Sospirai forte, adesso non potevo andar via da quel luogo, e decisi d’aspettare. Mi guardavo intorno! Di altri clienti nemmeno l’ombra! Ero solo! Mi ritornarono in mente le parole dello scoiattolo… SEI SOLO!! Pur sapendo di non esserlo, visto l’amicizia che ora mi legava ai diversi personaggi conosciuti proprio grazie a quella storia… LA MIA STORIA, capivo che ad affrontare l’ignoto e LORO dovevo essere solo io! Almeno, Ric ed Alby avevano qualcuno accanto a loro… Ero ancora al prologo di quello che dovevo affrontare! Era vero! ERO DA SOLO! Solo con adesso un grande dubbio! E se davvero quelle piramidi non servissero a nulla? Se fossi stato inerme, proprio come il ventre tenero di quel coniglietto bianco, davanti a quei mostri dimenticati da Dio? Di certo volevano uccidermi! E questo mi faceva tremare! Già avevano provato a distruggermi, visto che IO e solamente IO avevo visto l’APERTURA DIETRO QUELLA FINESTRA e forse anche IL REPONSABILE o LA RESPONSABILE DI TUTTO.
Mi ricomposi più che potevo. La voglia di mangiare m’era passata, ma lo stesso aprii quel menù. Tutto era normale! Tutto era incredibilmente NORMALE! Decisi d’ordinare qualcosa di leggero ma volevo bere! Ora ne avevo davvero bisogno! Presi quella birra e via… tutta d’un sorso. Arrivò di nuovo il cameriere, quello normale, ed ordinai da mangiare, ma poi ordinai pure altre tre birre. Una l’avrei bevuta prima di cominciare a mangiare. Così, senza fare domande, il cameriere arrivò con un’altra birra… il resto l’avrei bevuto dopo pranzo. Non sono alcolizzato, ma in certe occasioni bevevo davvero molto… proprio come la sera in cui cominciò la mia storia. Il cameriere mi portò da bere, ed io, versando dalla bottiglia il liquido cominciai a pensare a quello che avrei dovuto fare! Mi misi a tracannare avidamente girando lo sguardo verso quelle sedie vuote dalle quali scaturiva solamente solitudine… una solitudine immensa che faceva quasi piangere! Quindi… esser SOLI significava dolore e lacrime? Di certo si! Come avrei potuto affrontarLI se mi sentivo abbandonato da tutti, con la consapevolezza, comunque di non esserlo? Sospirai bevendo ancora. Venne il cameriere e mi mise davanti quello che avevo ordinato senza dire una parola. Mi chiese dopo un po’: “Vuole che le accenda la TV?” In quel momento avevo bisogno di distrarmi e dissi: “Oh si! La prego!” Quello, s’avvicinò ad un vecchio televisore e prendendo in mano il telecomando lo accese. Notai la mano del cameriere… SOLO DUE DITA come il venditore davanti al PALAZZO! M’accorsi anche dal viso che era proprio quell’uomo! Saltai dalla sedia, e quello, con il suo sguardo nero e strabico mi sorrise mostrandomi solo due denti. Scappò via, lasciando acceso l’apparecchio che subito cominciò a far vedere qualcosa di molto strano… un qualcosa che sia Ric che Alby avevano visto! Era la SCACCHIERA! Era TELEPIANURA! Dovevo andarmene via da quel posto! Dovevo scappare! Non volevo RICEVERE! Ne avevo troppa paura! Ecco che la mia storia stava prendendo la piega FISICA! Non riuscivo a muovermi! Ad un tratto, dal televisore un suono continuo e poi, con una fiammata, andò in corto con un gran botto.
“Signore? Sta bene?”. Mi svegliai di colpo! Era il cameriere NORMALE che disse: “La vedo sconvolto! Vuole che chiami qualcuno?” Respirando affannosamente, dissi: “No… no!! Non ce n’è bisogno! Mi dia il conto la prego!” Ma quello, mi fece notare che non avevo ancora mangiato nulla. “Non si preoccupi! Devo andare! Ho un impegno improvviso! Mi dia il conto! Pagherò anche quello che non ho consumato!” Il cameriere, alzando le spalle, s’avviò ad una vecchia cassa e fece il conto. Io intanto tremavo come una foglia! Presi le birre ancora chiuse e me le infilai nelle tasche del giaccone. Il cameriere NORMALE arrivò, e pagai con foga, per poi correre via verso l’uscita.
Nemmeno quello dov’ero stato era un posto normale! Compresi che nella mia città, NULLA ERA NORMALE! Tutto era LORO! Presi una birra e la stappai, mi sedetti sopra un gradino d’una casa e cominciai a bere velocemente! Era tutto così surreale, anche il cielo, che quasi quasi mi sembrava tutto un sogno… anzi… un INCUBO! Forse, Alby, dandomi quelle piramidi aveva dato l’avvio alla MIA VERA STORIA! Quello che avevo visto fino ad allora erano solo FLASHBACK… Purtroppo, sapevo che il peggio era ancora dentro la mia memoria da bambino… Tutto era cominciato in quel PALAZZO e tutto doveva terminare proprio in quel PALAZZO! Presi allora la decisione forse più difficile! Entrare di nuovo, ma questa volta ci sarei rimasto molto più a lungo! Seduto su quel gradino, respiravo l’aria e cercai di volermi bene! Più pensavo al mio STATUS e più il mio cuore si gonfiava di tenerezza mista al terrore di vederLI. Sapevo che c’erano e che erano adirati con me! Davanti quel bar, ricordando, avevo di nuovo fatto ripiombare nel terrore non solo me, ma anche tutti gli altri! Perché? Perché proprio io dovevo avere questo maledetto destino? Perché avevo VISTO l’orrore… IL VERO ORRORE quando ero piccolino? Quando era successo? I miei genitori dov’erano? Non potevano fermarmi? A tutte queste domande non trovavo nessuna risposta! Io… ero solo una PUZZOLINA… insegnante d’informatica in una scuola!! L’unica mia colpa era stata d’essere nel posto sbagliato nel momento sbagliato!! Non mi sentivo un eroe… no! Ero solamente un essere PURO dove LORO odiavano quello che ero e quello che erano tutti i bimbi nati nel mio stesso modo!! Non pensavo che gli esseri umani potessero trasformarsi in animali! La mia mente razionale, stava cominciando lentamente a progredire verso qualcosa d’eccezionale! Stavo CRESCENDO… ma crescere era pericoloso!! LORO odiano essere RICORDATI! Insomma, odiano la LUCE… la KALIMBA LUNARE!! Quella che di certo m’aveva visto nascere in quella pianura!
Dopo aver bevuto e ragionato, decisi di tornare a casa per dormire… già! Dormire e RICORDARE… Dopo, sarei andato là… DOVE TUTTO HA AVUTO PER ME INIZIO…
3. LA CANZONE MALEFICA – IL NUOVO INDIZIO - LO SCHERZO DI BEPPE
Dopo aver bevuto decisi d’andare a casa mia. Per strada, le immagini che avevo visto in quel maledetto ristorante vuoto. Quel locale non era altro che una metafora! La metafora dell’esser SOLI. Con questa angoscia nel cuore, presi la strada per casa mia. Entrai ed andai subito a scrivere quello che avevo vissuto, e poi, posando le piramidi sul comodino mi coricai. Quel silenzio mi faceva stare tranquillo! Era come essere cullati dalle onde del mare… Questa era una bellissima sensazione che avevo provato da piccolo al mare con i miei facendo il morto in quell’acqua freschissima di quel mare che amavo. Provai a chiudere gli occhi. Cosa avrei RICORDATO? Quello che sapevo era che oramai la decisione d’entrare in quel palazzo era stata presa! Ci sarei andato dopo aver RICEVUTO dal mio cervello altre informazioni… Sapevo che questo era uno dei sistemi per PROGREDIRE.
Infatti, non passò molto tempo e cominciai a vedere qualcosa… Mi trovavo a casa mia e capivo che era in corso una specie di festa. Queste feste venivano organizzate dai miei in occasioni speciali quali il Natale oppure Carnevale. Venivano invitati, per l’occasione, amici e parenti ed in genere si organizzavano giù in taverna dove venivano allestiti i vari tavoli. In quelle occasioni, veniva invitata anche una signora amica di mia mamma che suonava la fisarmonica. Tanta gente correva per i vari piani di casa mia ridendo e scherzando. Mia madre andava avanti ed indietro con i vari piatti che dovevano esser serviti. Io, siccome piccolino, ero esentato dal preparare, e così mi ritrovavo a gironzolare per le varie stanze tra cui il salone. Nel SOGNO mi trovavo per l’appunto in una di queste feste. L’atmosfera era comunque amplificata dalla malinconia! Una atmosfera ricca d’odori e dalla sensazione che stava per accadere qualcosa di speciale. Non so come definire questa strana condizione. C’era il balcone della cucina soggiorno aperta! Era sera! La luce del sole non c’era più. Capivo che proprio su quel balcone affacciato sul mare c’era qualcuno. Infatti, avanzai per andare proprio là, schivando tante persone che erano presenti in quella stanza. Alcuni erano seduti sui divani ed alcuni erano in piedi. Tutte persone di cui non vedevo i VOLTI. Comunque, avevo come l’impressione d’aver lasciato alcuni miei amici nella taverna. Ad un tratto, una voce di una persona seduta che diceva… “Ah! Se sapessi! Sono stato invitato a casa del SEGRETARIO nella casa a TRIANGOLO!” A sentir questo sobbalzai anche non ricordandone il motivo. Comunque volevo giungere sul balcone! Alla luce soffusa di un’unica lampadina, circondata da molta gente, vidi la SIGNORA CON LA FISARMONICA che stava suonando. Anche sul balcone la stessa atmosfera particolare… A me, la musica è sempre piaciuta, specialmente adoravo ascoltare proprio la signora Lucia che con quel grandissimo strumento in braccio, tirando il mantice, faceva ascoltare proprio in quelle feste, melodie antiche, qualche volta accompagnata dalla chitarra di un mio zio. La faccia che faceva la signora Lucia quando suonava non posso dimenticarla. Tirava in su gli occhiali e strizzava la bocca seguendo il movimento del mantice! Avanzai e mi misi a sedere su una sedia posta proprio davanti a lei che suonava e suonava. Sorridevo nel vedere la maestria della suonatrice che con le sue melodie faceva cantare tutti. Ad un tratto, però, qualcosa cambiò… Infatti l’atmosfera divenne cupa… Lucia nel toccare i tasti bianchi e neri, cominciò a cantare questa canzone storcendo la bocca in modo inverosimile. Si potevano vedere i denti bianchissimi, ed io pensai anche di soffocare poiché potevo sentire il profumo molto potente che lei aveva addosso! Un profumo che anche mia zia metteva, e a dir suo introvabile:
Lassù,
Lassù c’era pace…
Lassù… ma ora il buio!
L’inferno è già tra noi!
Sono LORO che tornano
Seminando morte e terror…
Lassù disperazione
Che nessun disperder potrà!
Com’era felice la nostra vita
Com’era felice prima di LOR…
Tutto era puro
Tutto era bello
Perché or, perché?
Lassù,
La LUNA non c’è
Purezza or non più
Sono LORO che tornano
Seminando morte e terror…
Lassù disperazione
Che nessun disperder potrà…
Quando la canzone fu terminata, mi ricordai, tra le urla generali di tutti i presenti che ora sembravano piangere, che la signora Lucia era deceduta da tempo… infatti, nel guardarla la vidi consumarsi in scheletro decomponendosi. Ora, su quel balcone, solo io ed i resti con ancora in braccio la fisarmonica. Fui preso da un fremito e cercai di ritornare in cucina. Stranamente, tutti sembravano esser scesi al piano di sotto, infatti si potevano udire in lontananza le risate. Sembrava che il cadavere lì fuori non l’avesse notato nessuno, e pure io sapevo che si trovava lì.
Preso dalla paura, non volli andare nella taverna. Immaginavo, infatti, visto il buio del corridoio, che un mio amico… Beppe, mi stava aspettando per farmi uno scherzo! Infatti, non era la prima volta che me lo faceva! Ci provava gusto a spaventarmi quando eravamo alla scuola elementare. Però, in quel frangente, tutto era molto diverso. Ripensavo alla canzone di Lucia e mi vennero i brividi! Infatti, tutto sembrava riferirsi a quel appartamento dietro quella dannata finestra! Quella canzone, guardando il corridoio buio dal quale, ogni tanto sembravano muoversi delle ombre, mi riecheggiava nelle orecchie divenendo una nenia insopportabile! Intanto, come mosso dalla paura, avanzai per quel corridoio buio chiamando il mio amico Beppe. Nessuno rispose, ed io immaginavo che si fosse nascosto da qualche parte. Ad un tratto tutto piombò nel silenzio… Sembrava che tutta l’allegria di prima non ci fosse mai stata! Non c’era nessuno in casa e questo lo capivo… Solo Beppe… M’addentrai per il corridoio chiamandolo. Ad un tratto, al piano superiore una luce fioca come d’una lampada accesa. Il cuore cominciò a battermi forte nel petto, ma lo stesso provai a salire. Salendo le scale, udii Beppe dire: “Sono qui!! Vieni! Ti devo dire una cosa…” “Beppe!! Sto arrivando!” Urlai e salii fino alla stanza illuminata. Aprii la porta socchiusa, e mi sentii buttare in testa come una coperta e tutto ripiombò nel buio! “Antonio!! Perché vuoi ENTRARE? Non lo sai che la LUNA non esiste più? Anzi… NON E’ MAI ESISTITA!” Provai ad urlare, ma Beppe che io non vedevo, mi colpì all’addome con un calcio facendomi cadere sul pavimento. “Non insistere PUZZOLA!! Tu non sei NULLA!! Non potrai fare niente con quelle schifezze che t’hanno dato… Ti do un consiglio d’amico… UN AMICO MORTO PER CAUSA LORO!! NON ENTRARE… NON ANDARE NEL BUIO!! Morirai se lo farai!! Non dare retta agli uomini SENZA VOLTO che t’hanno detto di QUELLA COSA… Lì troverai solo PAURA!! I TRIANGOLI NON HANNO MAI PORTATO ALLA VITTORIA!! Tu morirai… così come sono MORTO IO!!”.
Mi svegliai di soprassalto in camera mia! Ero sconvolto e mi sentii malissimo! Corsi in bagno per vomitare. Quello era stato un avvertimento, ma anche un NUOVO INDIZIO! La canzone di Lucia era stata chiara, così come le parole di Beppe! Povero Beppe! Tutti avevano detto che se ne era andato a causa di una caduta, ma adesso… adesso capivo che nulla di tutto ciò era vero! Neppure i suoi genitori avevano detto la verità! Il manto di bugie era esteso in tutta quella città… la MIA! Era vero! Tutto era LORO ed io cominciavo a dubitare che fossi riuscito nel mio intento! NELLA MIA MISSIONE! Ritornai in camera, e mi misi a pensare al NUOVO INDIZIO… Prima d’andare in quel PALAZZO dovevo visitare un’altra CASA… mi misi in tasca le chiavi dell’automobile ed uscii da casa correndo.
4. LA CASA A TRIANGOLO – IL TERRORE DI TRE BIMBI – L’UCCISIONE DI UN INNOCENTE – L’ARRIVO IN QUELLA CASA
Lungo la strada che doveva condurmi verso quella strana casa, cominciai pian pianino a ricordare qualcosa! Infatti, ricordai che quand’ero piccolo, i miei, siccome amici d’un certo signore che di mestiere faceva il SEGRETARIO in una scuola, andammo proprio in quell’altra città per andare in casa sua. La città in questione si trovava proprio sul mare, circondata da tantissimi scogli che avevano preso il posto dei granelli di sabbia! Quella costruzione si trovava appunto lì! Appena si girava una curva s’intravedeva quell’abitazione! Era molto particolare! Infatti la sua forma era proprio quella d’un triangolo! Non aveva l’aspetto d’un appartamento normale! Era un triangolo appoggiato. Era tutta tetto! Ricordai anche che il SEGRETARIO aveva due figli più o meno della mia età ed altre due figlie più grandi. Una di quelle che si chiamava Judy era stata con me sempre cattiva. Me la sono portata con me anche da adulto, durante il mio lavoro. Infatti, la incontravo sempre perché faceva il mio stesso lavoro! Era odiosa e scontrosa contro tutti… poi avrei capito il perché! La casa in questione era circondata da maestosi alberi… alberi di MIMOSA! Ma, l’atmosfera dentro quel TRIANGOLO ed anche fuori era pesante… molto pesante! Appena arrivammo, mi ricordo che il SEGRETARIO e sua moglie… una moglie cattiva come la figlia Judi, occhialuta ci fecero entrare. Subito, sono stato circondato dai figli della coppia che mi dissero subito d’andar con loro per giocare. Sono stato costretto così a lasciare i miei con quei due signori ed andare con quei due ragazzini che, evidentemente, non vedevano l’ora di stare insieme a me! Salimmo per una scala, e ci trovammo in quella stanzetta! Quanto disordine! Macchinine sparse dappertutto e tanti tanti vestiti estivi! I due, erano solamente in costumino, visto che eravamo in estate! Quei costumini odoravano di mare. Mi fecero sedere a terra sul pavimento dove si trovava anche sabbia, per far scontrare proprio quelle macchinine. Ricordo solamente che quella stanza era illuminata da una sola lampadina senza lampadario. Le ombre dei peluche sembravano allungarsi a quella luce GIALLA. Non mi piacque stare in quel posto! Era strano! Intanto, giù nella BASE DEL TRIANGOLO, i miei continuavano a conversare con i padroni di casa parlando non so proprio di cosa! Dopo un po’, i due fratellini si stancarono di giocare con le automobiline e mi dissero di giocare a nascondino! Quello, era un gioco che proprio non mi piaceva… Uno di loro decise di mettersi sotto a contare, mentre io con il più piccolino fummo costretti a nasconderci e quindi a dividerci. Per le prime partite, tutto filò liscio, ma poi… poi arrivò Judy. Anche lei in costume ad un pezzo solo… Era ancora una bambina! Non so per quale motivo, venne proprio nel momento in cui dovevamo decidere chi di noi avrebbe dovuto contare! Disse: “Allora gioco anche io con voi!! Così vi stano!! Non potete nascondermi da me!” Noi, non potemmo rifiutarci e così ci toccò nasconderci. Non conoscendo bene l’ambiente, non sapevo proprio quale posto scegliere, e scelsi di nascondermi dietro ad un divano polveroso. Non riuscivo a respirare bene a causa della molta polvere che quasi m’asfissiava. Intanto guardavo in su vedendo solo quella lampadina. Sentivo i due bimbi che si muovevano velocemente e Judy che li rincorreva! Io non ero stato trovato! Ad un tratto, capii d’esser rimasto solo in quella stanza! La mia paura e che ci fosse Judy a saltarmi addosso una volta uscito dal mio nascondiglio ricco di ragnatele. Però, anche se con timore, uscii anche perché non avvertivo la presenza di nessuno e pensai che i tre fratelli fossero scesi al piano inferiore. Per sollevarmi da terra misi le mani sul pavimento e m’alzai! Il mio volto fu imprigionato da una ragnatela. Cercai di levarmela e quando ci riuscii, cercai di correre per arrivare dove c’erano i miei genitori. Scesi le scale, ma in salotto non c’era nessuno! Intanto, una strana luce del sole al tramonto illuminava lo strano ambiente. Sentii i miei con i padroni di casa parlare fuori in giardino, infatti, affacciandomi da una porta che dava all’esterno, vidi seduti i miei con il SEGRETARIO e sua moglie su delle sedie da esterno bianche e davanti una sorta di tavolino sempre bianco. Ridevano e scherzavano. Ad un certo punto, mi sentii chiamare dal fratellino minore. Mi disse d’andar con lui. Andai senza protestare. Intanto, né di Judy ne di suo fratello nessuna traccia. Ci recammo di nuovo in quella stanzetta, e cominciammo a giocare su un tappetino… giocammo a far la lotta! Mi tolsi anche io la magliettina e i pantaloncini per sentirmi come il mio amichetto! Sentivo sulla pelle del bimbo la salsedine. Vidi anche un volpacchiotto, ma fu solo un attimo… Fu lì che tutto cambiò… Infatti, qualcuno spense la luce e ci trovammo al buio! Pensai immediatamente a Judy, visto gli scherzi che sempre faceva, ma non era così! Sentimmo Judy gridare in un’altra stanza! La stanza dei suoi! Capimmo che c’era qualcosa che non andava, e cercammo al buio di raggiungere la porta, ma purtroppo, il bimbo cadde scivolando su una macchinina e si mise a piangere! Nessuno arrivò dei genitori per vedere cosa era successo! Provai a sollevare il poveretto, ma m’accorsi che stava perdendo sangue da un dente! Cominciai ad urlare anche io, abbracciando quello che adesso dovevo proteggere! Io ero il più grande! Io dovevo far qualcosa! Senza che nessuno la toccasse, la porta chiusa s’aprì facendo vedere dallo spiraglio un’ombra che andava e che veniva! Judy ancora gridava e quindi non poteva esser lei… forse l’altro fratello? Speravo di si! Inconsciamente pensavo che non fosse nessuno degli adulti. Cercai di raggiungere la porta, ma fui frenato dalla paura! Intanto, il bimbo, pieno di sangue dalla bocca e sul torace, piangeva e s’attaccò alla mia gamba per non farmi andare via! Io cercai di dirgli di staccarsi, ma quello s’aggrappò ancor di più, infilandomi nella gamba le unghie facendomi molto male! Era una bruttissima situazione! Ci trovavamo in trappola. Cercai di urlare anche io, ma nessuno giunse… Intanto, l’ombra dalla porta ondeggiava ed alla fine anche la luce del corridoio si spense! Udimmo la porta che si apriva e qualcuno entrò in quella stanza. D’un colpo solo silenzio e paura! Mi sentii sollevare da terra e poi mi ritrovai a terra sul pavimento. Provai ad alzarmi, ma sbattei la testa al soffitto, appunto fatto a triangolo… Era un tetto molto basso! Caddi di nuovo piangendo, e cercai di raggiungere un posto sicuro, ma qualcuno mi prese per una gamba, e mi trascinò al centro della stanza. Il bimbo sembrava non pianger più… era lì ma non piangeva! Provai a scuoterlo, ma capii che era come svenuto. Presi di nuovo a gridare ed a quel punto mi sentii tirar giù le mutandine! Provai un grande dolore! Fui colpito proprio lì da una mano. Cominciai a provare un gran malessere e nausea! Cominciai a vomitare! Intanto, poi non capii più nulla! Mi ritrovai in giardino, steso su un divano a dondolo con mia madre che piangeva. Il SEGRETARIO con sua moglie, stringevano a loro il piccolino che era stato con me e Judy! Anche lei era lì e mi guardava male come se la colpa fosse stata mia! Dell’altro nessuna traccia. “Ma perché? Perché proprio a noi che abbiamo scelto questa casa per PROTEGGERE I NOSTRI FIGLI? Come faremo a difenderci? LORO sono entrati!! Sono entrati nonostante la forma del TRIANGOLO! Danilo è MORTO!! MORTO SMEMBRATO!! Cosa potremo inventarci con la gente?” Disse il SEGRETARIO, e mio padre, con le lacrime agli occhi disse: “Questo non lo so… Potete dire che ha avuto un incidente in bici, cadendo sui ciottoli, ed un branco di cani l’ha assalito!! Potete dire solo questo visto la stato del corpo…”. Intanto, mia madre, vedendo che mi ero ripreso, delicatamente mi sollevò e mi strinse al suo seno dicendomi che anch’io con il bimbo e Judy eravamo stati vittime dei cani che rabbiosi erano entrati in casa… Da quel giorno non andammo più nella casa a triangolo! Tutti in città seppero che un branco di cani aveva sbranato un bimbo in bici in riva al mare tra gli scogli, e che soltanto noi ci eravamo salvati. La sorella di Judy in quel momento non c’era poiché era da un’amichetta… Io mi scordai dell’accaduto… fino a quel momento in macchina!
Dunque… io ero stato sempre testimone degli omicidi compiuti da quei mostri? Si! Perché mi ero sempre salvato? Mi misi ad urlare nell’abitacolo della mia automobile ed a sbattere i pugni contro il volante! Ero arrabbiato e stavo malissimo! Sembrava che il mentire fosse stato sempre una costante di tutti gli abitanti della mia città… ma ora il muro di bugie doveva crollare… e solo io avevo la chiave… LA CHIAVE NELLA MENTE! Quanti innocenti… quanti PURI erano finiti per mano LORO!! Di chi era la responsabilità di quegli infanticidi?
Arrivai proprio nella strada dove s’ergeva quella costruzione! Non abitava più nessuno in quel posto! Il SEGRETARIO con tutta la sua famiglia, dopo il fatto, si erano trasferiti lontano… infatti Judy la incontrai in una scuola prima del mio trasferimento! Da quel giorno, mi guardò sempre con sospetto! Credo che avesse dato a me la colpa di tutto l’accaduto, pur sapendo che io ero solo una VITTIMA! Proprio come suo fratello! Scesi dalla macchina, ed arrivai in quel giardino. Mi venne lo schifo e mi misi a provare conati di vomito, ma mi ripresi! Dovevo entrare per capire… RICORDARE ANCORA! Mentre camminavo, imprecavo contro di LORO e al destino maledetto! La porta della casa era stata sfondata, e così riuscii ad entrare in quel luogo polveroso e ricco di bugie e menzogne! Tutto era schifosamente in rovina! Tutta la casa era interamente ricoperta da piante rampicanti spinose! Si riusciva a vedere però ancora la forma che secondo i padroni di casa, doveva servire come scudo contro il male… ma, evidentemente non fu così! Camminando, cercai di raggiungere la stanzetta. Le scale scricchiolavano anche se erano fatte di mattoni! Sembrava voler venir tutto giù da un momento all’altro! Arrivai… la porticina non c’era più, ma tutto all’interno era stranamente intatto! Udii dopo un po’ un carillon suonare… Come poteva mai essere! Una musica dolce e strana… una musica che poi si interruppe bruscamente, lasciandomi nel più totale silenzio… Mi vennero i brividi, ma dovevo capire, e così girai l’angolo dove si trovava quel vecchio divano, e fu lì che vidi una cosa terrificante! C’era come un costume… un costume grandissimo appoggiato sui sporchi cuscini! Un costume da gufo che tra le sue ali stringeva un libro! Corsi via da quella casa! Corsi a più non posso per arrivare in macchina e finalmente urlare! Dunque non erano stati LORO a far del male a quel povero bimbo? No! Era stato LUI… NESSUNO… il Sig. BASIL!! Dunque, anche con quel COSO avevo avuto a che fare? Molto prima di Ric ed Alby? A questa conclusione, decisi d’andare dentro a quel palazzo subito!! Non potevo perder tempo, e così, accelerando, corsi subito nella mia città, lasciando quel mare, quegli scogli, quel TRIANGOLO e quel terrore!
5. NELLA CASA DI ELISABETTA – WANDA – IL GATTO BIANCO
Arrivai nella città delle NEGAZIONI! Non potevo più perdere altro tempo nella ricerca! Infatti, capivo benissimo che tutto quello che mi avevano sempre raccontato era solo una lurida bugia… Tutti in quella città sapevano, ma tutti negavano l’evidenza di quello che, da sempre, era accaduto tra quelle strade e quelle dannate case. Con la rabbia nel cuore, pensando a tutti gli innocenti che avevano perso la vita e che venivano sempre e costantemente seguiti da LORO, guidai come un pazzo fino a raggiungere quella maledetta costruzione che era come un TEMPIO… il TEMPIO DEL TERRORE! Da lì, pensavo, tutto era nato e da lì, e proprio attraverso me, ora, tutto doveva finire. Parcheggiai l’auto come potevo e scesi dall’abitacolo frettolosamente. M’avvicinai a quel maledetto portone, mentre qualcuno da una finestra di un'altra casa dietro di me m’osservava. Io notai quella figura di donna, e molto sgarbatamente le dissi: “Perché mi spia? Cosa vuole da me?” Quella donna, tutta curva, trascinando una sedia di vimini in casa, guardandomi con degli occhi quasi assenti d’espressione, disse strappandosi i capelli: “Disgrazie! Sempre disgrazie! Cosa volete? Andate via… Questa via… questo palazzo è LORO!! E’ tutto LORO!!” Io, risposi gridando e stringendo i pugni: “E’ anche a causa vostra e di tutti gli abitanti di questa città se ci sono stati tutti questi morti innocenti! A causa del vostro continuo NEGARE nessuno ha potuto far nulla!! Ah! Ma adesso ho io la responsabilità di ristabilire la VERITA’!! Nessuno!! Nessuno dovrà più morire!!” L’anziana, strappandosi il viso con le mani come per disperarsi entrò dentro casa senza nemmeno accendere la luce… Sgomentato da quella situazione, m’accinsi ad aprire quel portone per entrare dentro quello stabile maledetto! Contrariamente alle altre volte, il portone sembrava esser chiuso a chiave, ma io dovevo entrare ad ogni costo! Capivo che volevano impedirmi ad arrivare alla VERITA’! Con una spallata, feci cedere la serratura ed alla fine quel portone a vetri s’aprì rompendosi in mille pezzi. Il rimbombo del portone sul muro fece rintronare tutto il palazzo! Un gran rumore… e poi il silenzio tombale! Entrai dentro, trascinando le scarpe su quei vetri rotti! Nonostante tutto, non ebbi nessuna paura che arrivasse qualcuno… La mia rabbia, dopo tutte quelle RIVELAZIONI mi fece scordare addirittura il terrore! Con passo deciso, entrai e mi ritrovai sul pianerottolo del piano terra di quello sporco… indecente… maledetto edificio. Vidi sulla sinistra la casa della signora Elisabetta…
Ammetto che nel veder quella casa mi venne un groppo in gola… Da lì, infatti era partita la mia storia. Pensavo che fosse chiusa… che non ci fosse più nessuno, e così decisi d’avvicinarmi a quella dannata porta. Oramai era chiaro che su tutto regnava il soprannaturale! LORO erano esseri che non erano umani, e tutto quello che mi stava appunto capitando aveva il sentore del mistero! Un mistero però ricco d’oscurità e di morte! Svoltando l’angolo mi ritrovai davanti all’uscio. Appoggiai la mano e quello s’aprì cigolando. C’era uno strano chiarore grigio. Pensai ad una finestra aperta, e m’addentrai verso quella luce. La stanza era quella dove la signora Elisabetta aveva la sua camera da letto. Cosa avrei trovato? Varcai quella soglia e rividi tutto esattamente come quando ero entrato per la prima volta, ma adesso tutto sembrava essere stato abbandonato non da pochi giorni ma addirittura da anni. Il letto era ricoperto da una specie di coperta che nel toccarla faceva scaturire solo una grossa nuvola di polvere! Com’era possibile tutto ciò? Non feci in tempo a chiedermi nulla perché, su una sedia a dondolo vidi una bambola di porcellana tutta vestita in abiti dell’800. La sedia, come colpita dal vento ondeggiava. M’avvicinai, ma m’accorsi che il volto di quella bambola non era normale… era deformato. Indietreggiai schifato e fu lì che s’udì ancora la musica dolce… quella musica ovattata che avevo già udito in quella casa. Mi si fermò per un attimo il respiro e mi voltai di nuovo verso il letto. Tutto sembrò essere adesso invaso da una luce come di sole al tramonto! M’accorsi di questo poiché il balcone di quella camera era aperto con le serrande mezze scese! Mi sentii pieno di malinconia e di tristezza! Volli andare verso quel balcone. Nel guardar fuori, vidi distintamente la strada dove si trovava il bar del Bianc Coniglio… Tutto sembrava essere etereo e dolce. Ho, in quel momento rivissuto parte della mia infanzia! Quell’infanzia ricca si di bugie e di negazioni, ma tutto sommato felice. Stavo per mettermi a piangere quando tutto cambiò.
D’un colpo, la luce del sole scomparve! Ripiombò tutto nel grigiore della paura. Mi voltai dalla parte della sedia a dondolo ma, di quella bambola nessuna traccia. Non c’era nemmeno più la musica. Mi sembrò che tutti gli animali impagliati si mossero. Corsi fuori da quella stanza e mi ritrovai nel corridoio. Uno strano fruscio mi fece gelare il sangue. Sentii, oltre quello stranissimo rumore come d’una radio accesa, singhiozzare ma nello stesso tempo ridere con una risata che conoscevo bene. Infatti, addentrandomi vidi in un angolo, in piedi Wanda. La donna, nel vedermi mi venne incontro. Aveva l’alito puzzolente ed io mi scostai. “Wanda! Cosa ci fai qui tutta sola? La signora Assunta non è con te?” Quella, nel vedermi mi baciò con la sua bocca sdentata ma adesso sorridente, e mi disse: “Assunta… Assunta mò viene! E’ andata su… Tu stai con me? Giochi con me? Sto sentendo la RADIO! Quando la radio prende io contenta! Sento le voci! Voci di bimbi come me!” Avrei voluto andarmene, ma non volli turbarla e dissi: “Si Wanda! Adesso gioco con te! Ma Assunta… Dov’è SU?” Quella, indicò con l’indice il cielo ma subito dopo disse: “Su! Io la vedo sai… la vedo quando sento le voci!” Io, anche se non razionalmente capii le parole di quella poveretta e dissi: “Wanda… Vuoi dire che Assunta non c’è più?” Quella, prendendomi la mano, se la posò sul seno flaccido e disse: “La vedo con questo… il cuore! Il cuore sa e vede! La vedo com’era! Adesso è lì! Ma io non vado… i CATTIVI l’hanno fatta diventare nera!” Dicendo così, mi indicò un’altra stanza. “Aspetta qui Wanda! Adesso torno e giochiamo…” Quella sorrise, e disse: “T’aspetto! Torna… Ho paura da sola…”. Avrei voluto abbracciare quella povera creatura! Era evidente! Si era salvata solo lei da quel destino infame! Era sola! Andai verso la stanza che m’aveva indicato, ma non son potuto entrare! C’era odore di morte! Vidi solo, con il favore della poca luce, un corpo in decomposizione! Mi voltai e vomitai. Wanda, mi venne vicino e disse: “Ti senti male?” Le risposi: “No! Adesso sto bene! Ma andiamo via! Giocheremo di là!” Quella, sorridendomi disse: “No! Io non posso! Tra poco io vado! Vado con Assunta! Prendi… To… Ti regalo la radio! Ciao!” Detto questo, mi diede la radiolina e poi scomparve! Mi parve per un istante di vedere un piccolo gatto tutto bianco correre, ma poi tutto divenne ancor più buio! Scoppiai in un pianto dirotto! Quei maledetti avevano preso anche quella povera creatura innocente. Giurai a me stesso di vendicare anche lei. Ancora una volta avevo visto la morte di persone innocenti… Sapevo di non aver nessuna colpa per quanto succedeva ed era successo, ma lo stesso mi davo la colpa. Strinsi tra le mani le piramidi. Dalla radiolina accesa delle voci… voci di bambini in festa! Capii e mi misi a piangere forte! Wanda, dalla sua radio, nella sua immensa solitudine, ascoltava le voci delle LORO vittime. Sembravano in pace! Voci angeliche. Era proprio vero quello che avevo letto in un racconto tanto tempo prima… Le persone disabili sono ANGELI! Angeli che vegliano su di noi e che sono in contatto con altre dimensioni! Wanda era una di quelle meravigliose persone… persona del mio passato! Di colpo la radiolina scomparve. Tutto in quella casa scomparve! Non c’era più nulla! Era evidente che tutto quello che avevo visto ed udito non era mai esistito, ma era ciò che era stato! Corsi verso la stanza del cadavere, ma al posto di quel corpo straziato solamente polvere nera! Alla parete, appeso con un vecchio chiodo lungo, una foto… una foto di un piccolo gatto bianco… bianco come la purezza di Wanda. Respirai forte ed uscii da quell’appartamento.