LA VERITA' DI JIM

RAFFAELE FAMELI

Attenzione !! Le storie sono protette da copyright  dell'autore SIAE (C)

 

In un bosco, non molto lontano da una città, un giorno, una volpe diede alla luce un cucciolo. Questo cucciolo, che aveva avuto il nome di Jim come suo padre, era dotato di una vitalità eccezionale, tanto che, la madre, era costretta sempre a portarselo con se, quando andava a caccia. Era ancora molto piccolo.

Giocavano per tutto il giorno, ed era molto bello vederli sgambettare e ridere. Era il cucciolo più invidiato dalle altre mamme volpe, che non vedevano nei loro piccoli quel impeto che rendeva tanto speciale Jim. Sua madre, come del resto tutte le volpi, difendeva da tutto e da tutti il suo cucciolo, e non avrebbe mai permesso a nessuno di avvicinarsi. Era tutto perfetto! Sembrava non esserci nulla che potesse turbare questa magica quiete, invece, le nubi si stavano addensando.

 

Un giorno, mamma e figlio erano intenti a cacciare. Una subdola faina, cercando di rubare a mamma volpe la sua preda, venne vista e scacciata da quella, che aveva sempre al suo fianco il suo cucciolotto. L’insana mustelide, era già in fuga, quando  vide il piccolo Jim ringhiare,  e,  voltandosi verso la madre, con estremo odio e disprezzo le profetizzò: “Tieniti stretto quel piccoletto! Non resterai viva a lungo! E lui, non avrà vita facile! Per lui, la natura ha destinato un destino di emarginazione e di dolore! Tienilo a mente volpe! Il tuo piccolo penserà come un altro animale ed agirà di conseguenza, fino al momento in cui la vita non gli farà capire la sua vera natura, ma allora sarà troppo tardi per ritornare indietro! La natura non può essere contraddetta! Questa è la legge!” E scappò via. Nessuno la rivide mai più.

Come poteva crederci la mamma di Jim? Era evidente che suo figlio era normalissimo nonché perfetto. E’ vero, aveva pochissime settimane, ma già dimostrava di essere quello che tutte le mamme di volpe al mondo volevano per i loro piccoli. Mai si sarebbe verificato quello che la viscida faina aveva predetto. Così, dopo quella avventura decise di recarsi di nuovo nella tana. Ma era preoccupata.

 

Poco tempo dopo, un terribile lupo si aggirava per quelle terre, portando timore e distruzione a tutte le povere creature che li vivevano. Era davvero molto crudele! Cacciava per il solo divertimento di farlo. Nel bosco si diffuse presto la notizia di quel killer, e anche tra le volpi c’erano state delle vittime. Toccò, questa sorte, anche a mamma volpe che venne uccisa sotto gli occhi di Jim, il quale non aveva, siccome piccolino, potuto far nulla per la madre, anche se era riuscito a strappare un orecchio al lupo con i suoi piccoli denti. Era stato davvero coraggioso.

Il lupo aveva portato via il corpo della volpe, lasciando sul terreno, vicino a Jim, solo sangue e l’orecchio strappato. Il volpacchiotto piangeva a dirotto, tanto forte che il suo pianto riecheggiava per tutto la foresta. Non era ancora in grado di prendersi cura di se stesso. Aveva solo poche settimane, e sarebbe sicuramente morto, se un’altra creatura di quel bosco non lo avesse notato ed aiutato.

 

Una giovane cerbiatta, seguendo quel pianto disperato, era arrivata da lui. Vide il sangue e l’orecchio e restò disgustata e terrorizzata. Il lupo era, anche per i cervi, fonte di paura e di terrore. Ma vicino a quello strazio, vide Jim. Per istinto materno gli andò vicino e lo leccò. Quello sembrò tranquillizzarsi e le sorrise.

La giovane cerbiatta, decise di portarlo con se per salvargli la vita, e voltandosi verso il cucciolotto, gli fece segno con la testa di seguirlo, e lui lo fece senza pensare, nè sentire la differenza di specie. 

 

Quella, per il cucciolotto di volpe fu vera e propria salvezza. La cerbiatta era in stato interessante e fra qualche giorno avrebbe dovuto partorire, così, senza pensare che Jim, essendo una volpe, avrebbe potuto, una volta cresciuto, essere anche lui una minaccia per il suo piccolo come il lupo, gli diede la possibilità di attaccarsi alle sue mammelle per succhiare il latte appena arrivato per potersi sfamare. Come era bello e tenero vedere Jim prendere il latte! La chiamava addirittura mamma! Era uno spettacolo stupendo ed anche raro che non passò inosservato a tutti gli abitanti del bosco che avevano avuto la notizia da uno scoiattolo. Non erano molto convinti che la scelta della cerbiatta fosse una cosa giusta, e commentarono amaramente: “Non durerà! Nancy deve rendersi conto di quello che sta facendo! Allevare una volpe per un cervo significa mettere in pericolo i suoi veri piccoli!”

Così, per quel periodo, Jim si sfamò grazie alla Cerbiatta Nancy che lo allevò come se fosse stato suo figlio. Gli puliva la pelliccia leccandolo e lo proteggeva: insomma faceva proprio come se fosse stato un cerbiatto. Decise di non svelargli mai la sorte toccata alla vera madre, e di conseguenza, la sua vera natura.

 

Nacque così, dopo circa un giorno un bellissimo cerbiatto. Nancy lo chiamò Spes. I due cuccioli stettero insieme, giocando nella tana non vedendo nulla di strano in loro. Per quanto li riguardava erano uguali. Essi non erano a conoscenza delle loro differenze, sia d’aspetto che di razza. Nancy li guardava con amore sempre più crescente. Erano davvero inseparabili Jim e Spes. Quando uno dormiva l’altro lo guardava addormentarsi, quando uno aveva un dolorino di pancia, l’altro soffriva per lui lamentando lo stesso disturbo. Se fossero stati due cerbiatti, avrebbero potuto essere per sempre felici, ma il mondo è cattivo e tende sempre a distruggere le cose belle. Più restavano insieme e più gli altri animali parlavano male della loro amicizia definendoli pazzi e Nancy, non degna di essere salutata.

 

I giorni passavano, e tra i due nacque una stupenda amicizia. Spes, portava in giro con se Jim, il quale conobbe un procione di nome Greg ed una puzzola di nome Sally, mentre, vicino al lago conobbero un coniglietto molto simpatico che portava il nome di John. Nel vedere Spes insieme a Jim, i cuccioli non ebbero paura. E’ evidente che la paura per la diversità non appartiene affatto ai piccoli, che vedono solo la limpida ed innocente amicizia.

Quante ore passate a giocare ed a trastullarsi per il bosco! Quante corse e quante risate. Tutti erano contenti di essere amici. L’amicizia che legava questi piccoli animali era pura e sincera e mai pensavano di doversi separare.

Jim, pensava di essere un cerbiatto, ma ben presto uno scoiattolo su una grande quercia, vedendo la loro felicità così schietta non poté fare a meno di dire ai cuccioli intenti nei loro giochi innocenti: “Ma bravi! I miei complimenti! Vi mettete a giocare con un predatore? Non sapete quali rischi state correndo! Siete ingenui! State giocando con una volpe!” Spes, nel sentire lo scoiattolo parlare così disse: “Volpe? Cos’è una volpe?” Jim, con gli altri domandarono al roditore la medesima cosa tutti in coro. Quello, scendendo velocemente dall’albero, indicò con un dito Jim: “E’ lui! Lui è una volpe! Un predatore molto pericoloso per tutti noi! E’ un animale che si ciba di carne! E sapete quale carne preferisce… quella dei conigli, delle puzzole, dei procioni e non disdegnerebbe neppure la carne di cerbiatto! Anche io potrei essere una preda! Vi consiglio di non giocare mai più con una simile creatura che vuole solo farvi del male!” Jim, sentendosi offeso disse: “Io una volpe? No! Io non lo sono! Io sono un cerbiatto!” Lo scoiattolo si mise a ridere e disse ai restanti componenti del gruppo: “Se è un cervo, mi dovete rispondere ad una domanda. Vedete Spes?” Quelli risposero in coro “Si!” “E cosa è?” Disse lo scoiattolo. Quelli risposero: “Che domande fai scoiattolino? E’ un cerbiatto!” Quello annuì e poi passò ad indicare con disprezzo Jim: “Ed adesso vedete questo qui? Ditemi… è uguale a Spes come corpo? Non notate differenze tra lui e Spes?” Quelli rimasero muti. Ormai erano talmente abituati a considerare Jim un cerbiatto che non avevano mai notato bene il suo corpo; “E’ diverso…” Dissero confusi. Lo scoiattolo, malignamente disse: “Appunto! Vi ha presi in giro! Imparate cuccioli! E’ una volpe! Vedete la coda lunga e folta ed il pelo rosso? Non può essere che una volpe!” Jim, allora, guardando i suoi amici disse: “Non penserete davvero che io sia una volpe? Sapete… questo non è possibile! Adesso vado dalla mamma e dirò che lo scoiattolo è un bugiardo! Perché mi offendi scoiattolino?” Quello, schizzando via dall’albero disse: “Io non ti offendo! Tu sei quello che sei, e nessuno può cambiare questa realtà!” Jim, confuso, lasciando soli gli amici, corse via ed andò dalla sua mamma.

 

Quella, intenta a mangiare dell’erba fresca, quando lo vide apparire tra i cespugli, notò subito il suo sguardo non più contento ma pieno di lacrime e le orecchie basse. Capì Nancy! Ed anche lei come il suo cucciolotto diventò triste. Gli occhi le si empirono di lacrime. Jim schizzò da lei e porse questa domanda: “Mammina! Lo scoiattolino mi ha detto delle cose che non ho capito! Cosa sono io? Sono una volpe? Dimmi la verità! Non sono tuo figlio… è vero?” Quella gemette. Era quello che aveva sempre temuto. “Tu sei e sarai sempre mio figlio Jim! Ma è tempo che ti dica la verità! Avrei dovuto farlo molto tempo fa, ma non potevo! Avevo giurato a me stessa di tacere! E’ vero! Tu sei una volpe! Ti ho allevato con immenso amore, come Spes! Ti giuro che ti amo! Lo giuro su Dio! Ma… adesso è arrivato il momento di dirti tutta la verità! Tua madre, è morta quando tu non eri ancora in grado di capire! Non mi chiedere come, ti prego! Io t’allevai e ti feci diventare grande! Sono io ora la tua mamma e lo sarò sempre! Adesso vieni qui vicino a me!” Quello andò piangendo e Nancy lo leccò singhiozzando con immenso amore. “Dovrò trovare, adesso una volpe che ti insegni a cacciare! Ormai non posso più andare dalle mucche per chiedere il latte! Sei diventato grande! Hai bisogno d’altro! Capisci! Devi solo ricordare che io ti vorrò sempre bene! Non dare retta a quelli che ti dicono il contrario! Loro non capiscono!”

Jim si staccò dalla madre e corse via. Amava molto Nancy, ma doveva restare solo. Cosa significava cacciare? E poi, chi avrebbe potuto insegnarglielo? Di cos’altro poteva avere bisogno per vivere? E poi… Spes, Greg, Sally con John? Cosa avrebbero detto? Cosa poteva raccontargli? In che modo avrebbe potuto spiegare la verità dolorosa che lo riguardava? Non aveva idea su come fare e piangeva disperatamente cercando di guardare dentro di se, per trovare delle risposte. Solo Spes gli andò vicino e lo consolò leccandolo come si può leccare un fratellino.

 

I genitori degli amichetti, intanto,  adesso avevano preso una grande decisione.

Siccome, in quel periodo erano deceduti parecchi cuccioli, ed anche una sorellina del coniglietto nonché la madre della puzzola, (erano morti a causa, secondo voci indiscrete, di una volpe), quelli pensarono che la colpa di tutto l’avesse Jim. Proibirono ai loro figlioletti di giocare con lui. Questa decisione non fu presa bene dai piccoli che rifiutarono tutto questo. Avevano molto più cuore e giudizio degli adulti, benché fossero ancora cuccioli. Infatti, con Spes, andarono sempre e di nascosto a giocare con lui.

 

Nancy, anche avendo paura, mentre suo figlio Spes era in giro con Jim, decise di andare per trovare una volpe disposta ad insegnare al volpacchiotto a cacciare. Ormai sapeva che il latte non poteva bastare. Infatti più di una volta Jim stette male dopo averlo bevuto. Ormai era venuto il tempo di svezzarlo, ma la poveretta, essendo un cervo e mangiando solo erba, non poteva offrire nulla di più. L’erba a Jim faceva male più del latte! Aveva bisogno d’altro… aveva bisogno di carne.

Così, andò nel bosco alla ricerca di quelle creature. Ci volle molto tempo, ma alla fine seguendo un guaiolare simile a quello di Jim, riuscì a trovare una tana. Dentro c’era un piccolo, grande come Jim ed altri due cuccioli. Nancy si intenerì profondamente. Il cucciolotto grande, nel vederla si rizzò in piedi e chiamò la madre. Dall’ombra venne fuori una volpe adulta, che leccando i suoi piccoli disse: “Cosa c’è Fed? Cosa hai visto?” Quello, indicando con il musetto l’apertura della tana disse: “Una cerbiatta!” La volpe scattò fuori dalla tana e ringhiando all’indirizzo di Nancy disse: “Cosa vuoi? Lascia immediatamente il mio territorio cervo! Altrimenti posso anche staccarti una zampa!” Nancy restò ammutolita. Non pensava che le volpi fossero talmente crudeli, ma poi capì il motivo di tanta aggressività guardando i piccoli che intanto erano usciti fuori dalla tana. “No! Aspetti! Io sono una madre proprio come lo è lei! Non voglio far del male ai suoi piccoli! Devo chiederle un favore!” Quella, vedendo la cerbiatta parlare così, si sedette sulle zampe posteriori e disse: “Parla! Cosa vuoi?” “Vede… non tanto tempo fa ho trovato un cucciolo di volpe! Era solo! Sua madre era stata sbranata da un lupo. Decisi, per non farlo morire, di portarlo con me, lo allevai con amore come se fosse un cerbiatto, ma ora… ma ora…” Nancy si mise a piangere, ma poi riprendendosi continuò: “…ma ora non sono in grado di assicurargli una vita decente! Lui ha bisogno di carne! Questo l’ho capito! Continua a stare male, dopo avere bevuto il latte, l’unica cosa che io posso procurargli! Morirebbe senza quello di cui ha veramente bisogno…” La mamma volpe la guardò con tenerezza e le disse: “Come si chiama il piccolo?” Quella rispose: “Si chiama Jim! Mi aiuterà? Vero?” Quella sorridendo disse: “E’ una cosa strana quella che ti è capitata ma, noi volpi aiutiamo le altre mamme ad allevare i piccoli! Ci prendiamo cura dei cuccioli anche se non sono nostri! Va a chiamarlo e non ti preoccupare cervo! Gli insegnerò a cacciare come se si trattasse di un mio piccolo!” Nancy, piena di gioia e di tenerezza infinita, ringraziò la volpe ed andò a chiamare Jim.

 

L’incontro con mamma volpe fu molto strano! Jim non aveva mai visto una volpe in vita sua ed ebbe paura, ma Nancy lo tranquillizzò dicendo: “Non devi avere paura Jim! Lei è una mamma, proprio come lo sono io! Ti deve solo insegnare a sopravvivere! Tu hai bisogno di carne… lo capisci, amore mio?” Quello annuì ma, non ancora convinto, guardava quella volpe con paura. “Non ti preoccupare! Sei molto bello! Hai un odore simile a quello dei miei piccoli! Non temère! Ti insegnerò tutto quello che so! Non aver paura piccolino!” E così la volpe leccò Jim, e quello, poté sentire di fidarsi di lei, anche perché quel gesto era identico a quello di Nancy. Sentiva adesso d’essere protetto da due creature che gli volevano davvero bene, e non gli avrebbero mai dato un dolore.

Il problema fu staccarsi da mamma cerbiatta. Jim, non era pronto ad affrontare la separazione anche se per breve tempo. Incominciò a piangere a dirotto, vedendo Nancy andare via, e quella, per conto suo non si voltava per vedere, ma questo era necessario per la sua sopravvivenza! Doveva imparare a vivere da volpe.

 

Passarono i mesi, ed ormai Jim era diventato una vera volpe. Imparò ad usare le sue armi, cioè i denti e gli artigli. Questo gli provocò un senso di timore e di smarrimento. Non pensava di certo di essere così pericoloso, e questo lo turbò. Fu anche un problema incominciare a cacciare coniglietti, puzzole e procioni. Li considerava amici, ma, mamma volpe fu molto dura: “Jim! Vedi… vedi questi animali sono prede per noi! Ed è normale cacciarli! Lo so! Tu pensi ai tuoi amici, ma la natura richiede molti sacrifici per poter sopravvivere! Devi dimenticarli!” Jim, siccome era buono, cercò di accontentare mamma volpe, ma, ogni volta che prendeva a mordere uno di questi animali soffriva, ma per quanto doloroso potesse essere, la fame lo costringeva a farlo, e così il piccolino imparò, anche se piangendo calde lacrime, a nutrirsi di questi animali, ma giurò a se stesso di non far alcun male a chi conosceva. Fu un giuramento dettato dal suo buon cuore. Considerava i suoi amici come fratelli. “Non mi farò mai vedere ringhioso da loro! Non mostrerò mai i miei denti ed i miei artigli! Non lo posso fare! Avrebbero paura di me, e questo mi dispiacerebbe! Per loro io sono e resterò Jim il cerbiatto, anche se ormai non lo sono più!”

 

Nel bosco, vicino alla tana di Nancy, non si parlava d’altro che di Jim. Era diventato un fatto normale. Quando qualche creatura veniva uccisa, tutti dicevano che la colpa era sua. Ma gli amichetti del volpacchiotto non volevano credere a queste storie, anche sentendole da chi l’aveva visto cacciare davvero.

Lo scoiattolo non faceva altro che riferire di come era crudele. Diceva che non aveva mai visto una volpe tanto cattiva e malvagia. Questo lo diceva a tutti, saltellando da un ramo all’altro. Naturalmente, anche Nancy sentì. Ne soffrì molto, ma non volle dire a Jim nulla, anche perché ritornava stanco dalle sue lezioni.

 

Intanto la vita trascorreva. Ormai il volpacchiotto non aveva più bisogno di lezioni. Andava a caccia, questo è certo, ma non vicino alla tana di Nancy; lui andava più in la nella foresta, dove, lui, pensava che nessuno lo conoscesse. Invece lo scoiattolo lo seguiva da lontano, e non gli pareva vero di andare a raccontare a tutti quello che aveva visto. Però il piccolino continuava a giocare di giorno con i suoi amici, che, lo aspettavano, disubbidendo così ai loro genitori che stavano sempre all’erta per i loro figli.

Durante questi teneri giochi, capitava che Jim, dormisse insieme ai suoi amici. Egli, per la promessa che aveva fatto, non mostrava mai i suoi temibili dentini e le zampe, tanto che camminava affondandole nella sabbia. Voleva dare l’impressione di essere innocuo, ma John il coniglietto, quando lui dormiva, insieme agli altri piccolini, gli aprirono il muso e li videro. Erano terribili per loro, ma quelli che già sapevano della sua condizione di predatore , vedendo anche gli artigli acuminati, non ebbero paura, anzi, si guardarono in faccia dicendo: “Lui ci proteggerà! Jim è, e resterà per sempre nostro amico! Poco importa se è una volpe! Non ci farà mai del male!”

 

D’inverno, la temperatura nel bosco calava molto. Faceva un freddo da non potersi descrivere. Gli amichetti, furono colti da un temporale molto forte, con fredde raffiche di vento. Andarono a rintanarsi sotto una quercia, e lì Jim, guardando il coniglietto che tremava, si rese conto che aveva freddo. Così disse al piccolo coniglio: “Che ne dici John di venire a riscaldarti vicino a me?” Quello accettò senza paura ed andò vicino al corpo di Jim, il quale lo ricoprì con la sua lunga coda folta da volpe. Gli altri, tranne Spes, che ritornò nella tana, seguirono il coniglietto e andarono anche loro ad essere protetti dal freddo. Era una scena di inimmaginabile tenerezza e dolcezza, ma lo scoiattolo, vedendo questo non restò intenerito, anzi, andò a dire a tutti che John e gli altri erano diventati pazzi, e che Spes era fuggito per la paura.

Erano tutte sporche menzogne, ma Jim, anche se sapeva, non faceva nulla per farle tacere. Era così buono che non voleva per nulla al mondo turbare la tranquillità di quella parte del bosco. Infondo, aveva fatto un giuramento che intendeva rispettare anche nei riguardi degli animali adulti che abitavano nelle vicinanze e che conosceva.

 

I genitori di quelli, ormai non sopportavano più questa situazione. Volevano impedire che i figli venissero uccisi da una volpe. Ma, per quanti sforzi potessero fare, l’amicizia che legava i piccoli era più forte di qualsiasi cosa, e così non rispettarono mai gli ordini di mamma e papà. Questo provocò un allontanamento da parte di tutti gli animali del bosco verso i cuccioletti.  Erano stati emarginati ingiustamente, per una regola non scritta. Non si poteva essere amici di un predatore, e questo condannava il coniglietto, la puzzola ed il procione; mentre per Spes era ancora peggio, in quanto essendo cervo, non poteva stare vicino ad una volpe, che lo avrebbe potuto aggredire. La povera Nancy, anche non avendo sentito le parole di quella faina che aveva predetto per Jim un destino di isolamento, capì che la sua vita non sarebbe più stata la stessa, anche perché, lei era rimasta isolata dal branco dei cervi, i quali non la guardavano più in faccia. Ma essa aveva fatto la cosa giusta! Aveva salvato una vita.

 

Venne un giorno, in cui, un lupo affamato, entrò dentro il bosco. Nancy era alla ricerca di erbetta fresca quando fu aggredita dal lupo ed uccisa. Tutti, nel vedere il suo cadavere straziato, diedero la colpa a Jim, il quale ancora non sapeva dell’accaduto. Solo Spes lo seppe ed incominciò a piangere disperatamente, ma a chi gli diceva della presunta colpevolezza di Jim, lui rispondeva: “Non può essere stato lui! Lui è mio fratello! Non avrebbe mai fatto una cosa simile!” Ma gli abitanti del bosco lo presero per pazzo, e, decisero, in comune accordo di scacciare per sempre Jim da quella parte di bosco.

 

Il lupo continuava nella sua opera di distruzione. Sapeva anche lui, infatti, che tutti avrebbero dato la colpa al volpacchiotto, e così cercava prede di piccola taglia. Era davvero crudele e cattivo! Rideva e lasciava nelle vicinanze delle ossa e peli di volpe per fugare ogni dubbio.

“La colpa è senz’altro di Jim!”, dicevano tutti, piangendo per le scomparse. “Ha ucciso anche Nancy! Come si può essere tanto cattivi e crudeli? La cerbiatta ha fatto un bruttissimo errore a portarlo con lei accudendolo come se si trattasse di un cerbiatto! Le leggi di natura non possono essere prese alla leggera, e chi lo fa, la paga cara! E questo ne è la prova! Deve andare via! E’ un mostro! Scacciamolo per sempre!”. Quelli, però non sapevano la verità. Jim, non avrebbe mai fatto del male a nessuno che conosceva, ma, lo stesso decisero di mandarlo via dal posto in cui era cresciuto.

 

Organizzarono una spedizione. C’erano i restanti genitori degli amici del volpacchiotto che si erano salvati dal lupo, ed altri non meno agguerriti. Arrivarono con l’intenzione di fargli del male. Lo scoiattolo scese anche lui, capeggiandoli. Scovarono Jim vicino alla tana. Era insieme a Spes, il quale nel vederli, rizzò le orecchie impaurito. “Vogliono farti del male Jim! Scappa!” gli disse il cerbiatto, ma quello, con tranquillità gli disse: “E che mai mi possono fare? Io non ho fatto nulla!”. Era davvero una brutta situazione! Gli animali circondarono il poveretto con fare minaccioso, ma lui, non indietreggiando, anzi, avanzando disse: “Cosa volete da me? Cosa vi ho fatto? Vi giuro che non è stata colpa mia la morte dei vostri parenti! E’ vero! Sono una volpe, ma questo non significa che sono cattivo! Non ho mai toccato una preda in questo territorio! Spes lo sa!” Quelli non si fecero convincere, ed avvicinandosi di più tentarono di saltargli addosso. Il povero Jim rimase immobile. Non aveva intenzione di fare nulla. Spes, comunque, si mise in mezzo e cercò di fermare la furia vendicatrice degli animali, ma quelli saltarono anche su di lui mordendolo. Jim, vedendo il fratellino in pericolo incominciò a dire: “Va bene! Ho capito! Me ne andrò via e non tornerò mai più! Solo sappiate, che state commettendo un gravissimo errore! Io non sono un assassino! Lo possono testimoniare i miei amici che poi, sono anche figli vostri!” E girandosi dalla parte del torrente, si avviò per andare lontano. Non si voltò.

Soddisfatti, gli animali andarono via, lasciando Spes da solo. Il poveretto sentì lo scoiattolo dire: “Menomale! Se ne è andato! Non ci farà mai più del male! Siamo salvi!” Ma Spes, prendendo la parola disse piangendo: “Voi non conoscete la verità di Jim! Lui è diverso! Non ha mai voluto e fatto quello di cui l’accusate, e per colpa vostra, adesso sono rimasto solo! Non ho più nessuno al mondo! Ma ditemi… l’avete mai visto uccidere qualcuno con i vostri occhi? Oppure, credete a delle storie raccontate senza prove certe! Ditemelo! Vi prego!” Lo scoiattolo, voltandosi verso il cerbiatto, disse con rabbia: “Non c’è bisogno di vedere una volpe fare del male! Lo sappiamo e basta! Non servono prove! Per noi è, e resterà colpevole!”

 

Che tristezza per il povero Spes! Ormai era rimasto solo, ma aveva ancora i suoi amici a sostenerlo. Parlando tra di loro, dicevano che prima o poi Jim sarebbe ritornato, ma ormai erano passate due settimane dalla sua partenza.

Intanto, le uccisioni non cessavano. Gli animali, pensavano che, ancora una volta, Jim ritornasse di notte per compiere quegli atti. Ancora una volta, il coraggioso volpacchiotto, era stato ingiustamente giudicato e condannato.

 

Jim, non sapeva nulla di quello che stava accadendo nella sua terra. Piangeva continuamente perché gli mancavano tutti i suoi amici. Non pensava di certo di tornare! Questo non l’avrebbe mai fatto. Gli doleva aver lasciato Spes da solo, ed ogni notte, quando usciva fuori per andare a cacciare, ripensava alla tenera Nancy che gli aveva fatto da mamma. Le parlava guardando il cielo: “Mammina! Lo so! Ormai sono lontano da tutto e da tutti! Ti chiedo però di vegliare sui miei amici! Fa che stiano bene e che non debbano subire il dolore che sto provando io! Loro non se lo meritano! Proteggi soprattutto Spes! Lui ha ancora bisogno di te!” Questa era la preghiera che Jim le rivolgeva ogni notte! Non pregava mai per se stesso!

 

In una notte fredda e spietata, Jim non resistette! Doveva andare a trovare i suoi amici. Pensò che era la cosa giusta da fare. La loro mancanza gli stava provocando tanto dolore. Aveva anche una zampina rotta! Un cacciatore lo aveva colpito. Sembrava che per lui, non ci fosse più speranza. Si mise in cammino fra i cespugli, per ritornare a casa… la sua casa.

 

Proprio quella notte, i suoi amici si riunirono tutti insieme nella tana di Spes. Tutti i loro genitori erano stati uccisi. Loro erano gli unici superstiti, ma qualcun altro si era salvato. Lo scoiattolo, siccome agile, si era messo in salvo dal lupo. Il roditore, così, poté accorgersi, che non era di Jim la colpa, e non osava scendere giù dall’albero, ma quella notte, decise di raccontare la verità che aveva scoperto sulla sua pelle ai cuccioli ed a chiedere scusa. Aveva un senso di colpa terribile! Era stato lui a guidare tutti gli animali contro il povero Jim. Pensava che forse, il volpacchiotto, a causa sua, fosse morto. Questo pensiero lo faceva star male.

 

Si avvicinò alla tana di Spes, quando, prima di mettere piede dentro, un’ombra gigantesca gli piombò addosso. Era il lupo che voleva terminare la sua opera di distruzione! Avrebbe senz’altro, dopo aver ucciso lo scoiattolo, azzannato ed ucciso anche Spes con John e gli altri. Lo scoiattolino avrebbe voluto difendersi, ma il lupo gli era già addosso, e le sue fauci erano già spalancate verso il suo corpo. Spes con gli altri videro la scena, e cominciarono a piangere disperatamente.

Jim era nelle vicinanze. Sentì l’urlo straziante di quelle creature, e capì che si trattava proprio della voce dei suoi più cari amici che erano in pericolo di vita. Quante volte, durante le sue battute di caccia, aveva sentito quel suono che era lui a provocare, ma ora era diverso! Senza pensare, con la zampina rotta, si mise a correre per raggiungerli! Doveva salvare i suoi teneri amici. Ogni passo, per la sua zampa rotta, era come un coltello che lo trafiggeva! Ma non badando a ciò, il volpacchiotto, raggiunse la tana.

 

Che spettacolo tetro! Lo scoiattolo piangeva disperatamente, mentre il lupo aveva già conficcato le sue zanne nella sua carne. Jim non ci vide più! Aveva riconosciuto lo scoiattolo che lo aveva mandato via da suo fratello, e provava rabbia nei suoi confronti, ma non era cattivo! Jim non era come gli altri animali! Aveva imparato da Nancy la tenerezza ed il rispetto, e dalla mamma volpe  il coraggio e la responsabilità della sopravvivenza. Si sa! In natura per sopravvivere bisognava sacrificarsi ed agire secondo coscienza! Lui l’aveva fatto! Aveva scelto di non attaccare mai i suoi amici! Era questa la sua verità! La verità di una volpe che giurò a se stesso, di non agire solo d’istinto, e di rispettare chi lo amava… questo anche fino alla fine, anche se si trattava di qualcuno che gli aveva fatto qualche torto. Scattò sopra il lupo, azzannandolo con quanta forza aveva. Lo scoiattolo nel vederlo, si mise ad urlare: “Jim! Perdonami! Sono stato io la causa dei tuoi dolori! Lascia stare! Ormai per me è finita! Sono ferito gravemente!” Ma il volpacchiotto, ormai era deciso nella sua opera di salvataggio. Non si staccava dal lupo, e quello, dal canto suo, lasciò lo scoiattolo e prese a dilaniare lui.

Lo scoiattolo, steso sul suolo, intanto non aveva la forza di alzarsi. Spes lo vide, e sfidando il pericolo lo andò a prelevare portandolo nella tana, almeno così avrebbe voluto fare, ma anche per Jim sembrava non esserci più nulla da fare. Il lupo, con una foga distruttrice lo aveva girato sul dorso, e stava quasi per infilargli i denti in pancia, quando…

 

Con la forza della disperazione, con solo quella forza, Jim riuscì a rialzarsi ed ad appoggiare le sue zampe in terra. Non si poteva ragionare con un lupo, e questo il volpacchiotto lo sapeva. Però c’era dell’altro. Il lupo, rendendosi conto del valore di Jim ed anche della sua forza che non poteva essere solo per difesa , gli disse: “Perché sei venuto a disturbarmi! Devo nutrirmi! E poi… tu sembri essere diverso dai tuoi simili… tu li aiuti anche se non sono della tua specie! Perché! Dimmelo!” Jim, girandosi a guardare nella tana i suoi amici che avevano gli occhi terrorizzati disse: “Perché ho imparato a rispettare tutti! Quello che fai tu è ingiusto! E’ vero! Noi per vivere abbiamo bisogno della carne, ma perché privare della vita gli amici oppure far incolpare di una colpa non propria un altro? Ormai io sono giunto alla fine della mia vita! Ho la zampa rotta e credo che non mi salverò nonostante te! Ma voglio lo stesso sacrificarmi, come ha fatto mia madre difendendomi!” Jim parlava di Nancy, che lo aveva sempre protetto e difeso, ma il lupo capì altro. “Cioè tu… tu sei quel volpacchiotto che ha difeso sua madre dal mio attacco? E’ successo circa due anni orsono! Non avevo mai visto un cucciolo così pieno di vita e di coraggio! Vedi… durante la lotta con tua madre, mi hai staccato un orecchio saltandomi addosso per difenderla! Come hai fatto? Eri così piccolo!” Era vero! Il lupo non aveva più che un orecchio. Lo scoiattolo, anche se malconcio, sgranò gli occhi e disse: “Già! Nancy lo raccontava spesso! Jim! Quando ti trovò, disse che vicino a te c’era un orecchio sanguinante! Non era un orecchio di volpe!” Jim rimase muto. Non aveva mai saputo la verità, ma ora comprendeva, e, senza pensare al lupo che avrebbe potuto attaccarlo, si mise a piangere disperatamente. Il lupo, che tuttavia, aveva anche lui un cuore, gli andò vicino e disse: “No! Io non ti attaccherò più! Tu devi vivere! Sei un essere straordinario! Una volpe come te, da queste parti, non se ne sono mai viste! Io non posso attaccare chi ha difeso sua madre in questo modo! Ti sei comportato come un lupacchiotto! Ti lasciai andare per salvarti la vita! Pensavo che la natura avrebbe pensato a finirti, invece, adesso mi hai dato una lezione! Dunque… un cervo di ha allevato?” Jim rispose: “Si! Ed è stata la mamma più tenera del mondo!” Quello, sentendo questo sorrise, e, andando via disse: “Volpe! Prenditi cura dei tuoi amici! Starai meglio! Tu mi ricordi una volpe che ho conosciuto molti anni fa! Si chiamava Jim! Anche lui era stato allevato da un animale diverso! Mi salvò la vita quando ero un cucciolotto! Gli devo la vita e non lo dimenticherò mai!” E se ne andò, lasciando per sempre quella terra.

 

Jim, non sapeva che la volpe che aveva salvato la vita a quel lupo fosse suo padre, ma sentendo il suo nome comprese e sperò che si trattasse proprio del suo genitore.

 

Passarono gli anni, Jim stette accanto a Spes, a John ed agli altri suoi piccoli amici, difendendoli da ogni minaccia, e non si fece mai vedere aggressivo. Anche lo scoiattolo divenne suo amico e condivisero ancora, per parecchi anni, la stessa tana, che ormai era diventata un ritrovo per specie diverse, dove non regnava odio ma amore e rispetto, nonché una tenerezza infinita.

 

Anche dopo la sua scomparsa, la leggenda della volpe di nome Jim, riecheggiò per ricordare a tutti che, anche se si deve sopravvivere, bisogna comunque volersi bene e non far del male senza motivo. Non si può cacciare per divertimento e bisogna rispettare la natura. Questa è la verità che un volpacchiotto ha scoperto fin da quando era un cucciolo. La verità di Jim è l’essenza del rispetto degli altri, che anche se diversi, devono essere rispettati e voluti bene. E’ un insegnamento che, anche noi, dovremmo fare nostro, così come lui ha fatto. Non dimentichiamolo mai!

 

 

 

 

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