LUCKY E JOY (UNITI DAL DESTINO)

RAFFAELE FAMELI

Attenzione !! Le storie sono protette da copyright  dell'autore SIAE (C)

 

Quella non sembrava essere una serata come tante. C’era la luna quella sera! Una luna chiara e serena che illuminava placida la terra… quella terra. Un volo d’uccelli migratori, solcò il cielo sopra un laghetto prima che il sole tramontasse. Questo annunciava l’inverno che stava per arrivare. In quella quiete d’autunno, in una tana si era verificato un miracolo. Una famiglia di lupi si era ingrandita. Mamma lupo aveva da poco partorito un bellissimo lupacchiotto grigio. Non erano stati molto fortunati mamma e papà lupo! La prima cucciolata, a causa d’un lupo solitario che si aggirava ormai da tempo da quelle parti seminando terrore, era stata annientata. Era entrato nella tana con cattiveria distruggendo per sempre quelle piccole vite e così, anche tutte le speranze dei genitori, ma ora il dolore era passato. Papà lupo, per la gioia di quella nuova vita, andò sulla collina dove tutti i lupi si riunivano, e alzando la testa verso quella luna, ululò a lei con felicità e tenerezza tutta la sua gratitudine. Chiese a quella bianca presenza muta di proteggere il piccolo appena nato. Non voleva vendetta contro quella creatura che aveva strappato alla vita i suoi figli! No! Ora doveva solo difendere quella nuova vita. Su quella collina scelse anche il nome per lui… lo chiamò Lucky! Pensò che il nome era giusto in quanto, il nascere e soprattutto il restare in vita in quel luogo era davvero difficile e richiedeva, oltre all’esperienza anche una buona dose di fortuna.

Anche un’altra mamma era stata allietata da una nascita. Una volpe, aveva dato alla luce un cucciolo che chiamò Joy. Papà volpe, purtroppo era morto. Il destino volle che incontrasse anche lui sul suo cammino, come era stato per i poveri lupacchiotti, il lupo solitario. Fu ucciso con cattiveria per difendere la sua compagna in stato interessante. Mamma volpe, chiamò il suo volpacchiotto Joy, perché, dopo la morte del suo compagno, era l’unica cosa che le dava gioia. Se non avesse avuto il cucciolo, sicuramente, come purtroppo è legge per le volpi, si sarebbe lasciata morire.

Senza saperlo, i due cuccioli erano uniti, non dalla specie così diversa, ma dal destino. Un destino di dolore. Non sapevano ancora che presto, le loro strade si sarebbero incrociate.

 

Passarono così dei mesi senza grandi intoppi.

Come quando tutto era cominciato, era sera. Una sera meravigliosa. Il laghetto illuminato sempre da quella luna che aveva visto la preghiera di papà lupo e la felicità di mamma volpe, faceva da sfondo ad una scena meravigliosa. Due giovani procioni, guardando i riflessi delle stelle dentro il lago, si tenevano teneramente zampa nella zampa. Avevano molti progetti per la loro vita futura! Si erano incontrati solo il giorno prima, proprio vicino alla tana di mamma volpe, ed i loro sguardi si incrociarono subito, ma era come se si fossero conosciuti da sempre. Fu amore a prima vista! Il loro cuore cominciò a battere forte!

Tutto sembrava perfetto, così anche quella sera, ma, Sheila e Marc, (questi erano i nomi degli innamorati), non sapevano d’essere osservati, ma, non erano i soli.

Anche Lucky e Joy si trovavano vicino alle loro tane a giocare, siccome la serata lo permetteva. I loro rifugi, si trovavano proprio vicino al lago. I genitori di Lucky erano fuori a cacciare. Avevano raccomandato al lupacchiotto di restare nei pressi della tana.

I due procioni innamorati, senza preoccuparsi di nulla si dicevano parole dolci. “Oh piccola! Guarda il cielo! Noi siamo due stelle! Nessuno… nessuno potrà mai dividerci!” Diceva Marc, e Sheila, accarezzandolo con le lacrime agli occhi gli disse: “Mai! Mai nessuno! Sei la cosa più bella che ho!” Ma, all’improvviso sentirono muoversi delle foglie. Sobbalzarono. Un’ombra ora incombeva su quella pace. “E così… nessuno dovrebbe dividervi?” Era il lupo solitario che da ormai tanto tempo seminava di tanto in tanto il terrore in quella terra, proprio quel lupo che aveva fatto del male ai fratellini di Lucky ed al papà di Joy. I due procioni, presi dal panico cominciarono ad urlare, ma il lupo con una grossa cicatrice sul muso, ringhiando a più non posso disse: “Vi dividerò io!” Lucky, nella penombra vide la scena, e pensando che quel lupo fosse suo padre gli andò incontro, ma quando arrivò a qualche passo di distanza si accorse che non si trattava del suo papà e tentò di fuggire, ma purtroppo, essendo ancora piccolo, fu raggiunto subito dal vecchio lupo solitario. “Ma guarda… e tu chi sei?” Chiese quello al lupacchiotto prendendolo per la sacca di pelle che aveva sul collo senza delicatezza , facendogli molto male. Lucky non rispose ma cominciò a piangere. I due procioni rimasero immobili a vedere la scena. Il piccolo lupo piangendo in modo molto forte fece talmente tanto rumore, che mamma volpe uscì dalla tana, e sentendo quel pianto disperato credette che si trattasse di Joy. Anche mamma e papà lupo arrivarono subito sul posto e chiesero ai procioni cosa stava accadendo, e quelli con terrore indicarono il lupo solitario. Mamma volpe, intanto, corse a più non posso vicino al lupo, mentre Joy, che stava giocando, vedendola le andò dietro. La chiamava ma quella non lo udì. Mamma e papà lupo, ringhiando si avvicinarono al lupo solitario. Quello nel vederli, lanciò il povero Lucky su un albero e s’avventò contro i due lupi. Mamma volpe, non fece in tempo ad evitare il contatto visivo con il lupo, e così fu in pericolo anche lei. Adesso i tre genitori con il piccolo Joy erano davvero nei guai. “Voi! Voi osate avvicinarvi a me!” Disse il lupo solitario lanciando l’attacco. Una battaglia furibonda fece tremare  il bosco ed il laghetto. Sheila e Marc videro Joy tremare accanto alla sua mamma, la quale accorgendosi di lui, capì che il volpacchiotto l’aveva seguita. Gli ringhiò contro per farlo allontanare, ma quello piangendo si avvicinò a Lucky che intanto stava indietreggiando. I due cucciolotti così, si trovarono spalla a spalla. Il destino, anche in quel frangente li aveva uniti ma quella volta facendoli incontrare. I due procioni, anche avendo molta paura, nel vederli non indugiarono, e per proteggerli si misero davanti a loro. Il lupo solitario aveva sferrato attacchi molto duri e violenti. Vedendo che c’era anche una volpe insieme ai genitori di Lucky disse con disprezzo: “Ma guarda… cosa mi tocca vedere… due lupi ed una volpe insieme contro di me! Che vergogna!” La volpe, anche se ferita gravemente disse: “Quando si tratta di difendere i propri figli non esistono differenze di specie! Ma tu, sicuramente, non sei padre e certe cose non le puoi capire!” Quello nel sentire questo disse con rabbia: “Ah! E’ così tu dici che non posso capire? Ma per chi mi hai preso volpe! Tu non sai… ma io… Volpe! Per tua regola capisco tutto! Essere soli… ecco quello che capisco!” E sferrò l’attacco mortale. Papà lupo con mamma lupo attaccarono a loro volta. Avevano visto il coraggio di una mamma. “Vigliacco! Dunque sei stato tu ad uccidere i nostri figli! Ti ho riconosciuto! Questi ragionamenti strampalati possono venire solo da chi attacca anche i cuccioli indifesi!” Gridò papà lupo. Quello, senza alcuna pietà, sferrò anche ai due lupi il morso mortale. Ora Lucky e Joy erano soli al mondo. I due procioni decisero che per proteggere i cuccioli, dovevano portarli via da li. Il lupo solitario, anche lui ferito, girandosi verso i procioni disse: “Non potrete tenere per sempre lontano da me i cuccioli! Giuro che gli farò fare anche a loro la stessa fine dei loro genitori che hanno osato attaccarmi! Attaccherò anche voi! La foresta è mia! E’ tutto mio! Sono io a decidere chi deve vivere o morire! State in guardia!” Ed andò via. Sheila e Marc, si voltarono verso i cucciolotti che tremavano e spingendoli via per non far vedere i corpi esanimi dei genitori dissero: “Piccoli! Andiamo! Dovete venire con noi!” Joy disse: “Dov’è la mia mamma?” Sheila, piangendo di nascosto disse: “Non fare domande piccolino! Non ora! Non qui!” Lucky, piangendo disse: “Io ho capito! Siamo soli!” Marc, guardando teneramente Lucky disse: “Se il destino ha voluto così, dobbiamo solo accettare! Non possiamo fare altro! Sopravvivere! Questo è l’imperativo per noi poveri animali!”.

 

Quella notte, i procioni portarono nella loro tana i due cuccioli. Il loro primo istinto fu quello di dare protezione a quelle due creature orfane. Non avevano neppure per un istante pensato che per loro potevano essere predatori. Lucky e Joy, molto spaventati, non si erano ancora visti! Non avevano notato in loro differenze, si accontentarono di stringersi tra di loro tremando. Sheila e Marc non potevano certo sfamarli, e così si rivolsero a loro cercando di spiegare con molto tatto la situazione. Sheila leccando i due disse: “Piccolini… i vostri genitori, purtroppo non torneranno mai più! Questa è la dura realtà! Vedete… io sono un orsetto lavatore mentre voi non lo siete…” Joy piangendo disse: “Lo so! Io sono una volpe! Ma dimmi orsetto… cosa è successo alla mia mamma? Perché non tornerà?” Marc per non mettersi a piangere corse fuori mentre Lucky vedendo che la povera Sheila era in difficoltà disse a Joy: “Volpacchiotto! Non piangere! Non serve a nulla! Siamo soli al mondo! Tua mamma così come mio padre e mia madre, per difenderci sono volati in cielo! Io sono un lupacchiotto, mi chiamo Lucky! Vedi… a causa di un lupo come me, non li rivedremo mai più! Ah! Ma quando diventerò grande e forte… giuro che mi vendicherò! Quello che è successo è ingiusto!” Il volpacchiotto diede uno scoppio acuto di pianto: “Non voglio! Non può essere accaduto! Tu… tu sei un lupo! Sei cattivo come quello che ha fatto male a mia madre ed anche a mio padre, la mamma mi ha raccontato tutto! Non ti voglio! Va via!” Ma, Marc che aveva sentito corse nella tana dicendo con rabbia: “Ora basta odio! Stasera ce ne è stato pure troppo! So chi siete! Conosco la vostra storia! Purtroppo coincide con quella di questo bosco! Lupacchiotto e volpacchiotto! Non importa cosa siete! Non è certo colpa di Lucky se è un lupo! Basta non essere come quello che ha portato la paura e la morte qui! Dovete volervi bene! Lucky, lo sai perché i tuoi genitori ti hanno chiamato così? Te lo dico io… perché sei fortunato! Tuo padre e tua madre ti hanno voluto con tutte le loro forze! La tua storia è già leggenda, proprio come la storia di Joy! Siete da sempre legati da un destino unico! Dovete volervi bene e non odiarvi mai! Fortuna e gioia! Ecco quello che siete!” Il procione raccontò le due storie ai cuccioli. Dovevano sapere. Quanto piansero i cucciolotti! Non potevano certo immaginare di essere così simili.

 

Il giorno dopo, un sole stupendo illuminò quella terra. Durante la notte i cuccioli, e così nemmeno i procioni riuscirono a riposare, e quando ce la fecero era già l’alba. Il primo a svegliarsi fu Joy. Stiracchiandosi si ricordò di quello che era successo, e poi, voltandosi vide il pelo grigio di Lucky. Anche se il povero lupacchiotto non aveva nessuna colpa, il volpacchiotto fu preso da una rabbia incontenibile e ringhiando, morse sul collo Lucky il quale svegliandosi guaì. Marc nel sentire quel lamento si svegliò e cercò di dividere i due dicendo: “Cosa fai Joy? Perché? Smettila!” Quello, staccandosi dal lupacchiotto, con grandi lacrime disse piangendo: “L’ho fatto perché lui è un lupo! E’ un lupo proprio come quello che ha ucciso i miei genitori! Io… io lo odio! Lui non è come me e non potrà mai esserlo!” Marc si rese conto che in Joy non poteva esserci spazio per il perdono… almeno non ancora! Troppo diversi, ma anche così simili. “Piccolino! Lo so! Tu provi odio per chi ti ha privato del più bel dono della vita! Però… vedi… non è con l’odio e la rabbia che si scacciano la paura ed il dolore! Dimmi piccolo! Quando, ieri sera al buio ti sei avvicinato a Lucky senza sapere che era un lupo, perché ti sei stretto a lui? Te lo dico io! Hai riconosciuto in lui un tuo coetaneo! Non avevi ancora capito! Forse era meglio così! Ma la vita, a volte è cattiva! Hai visto la realtà, e l’odio per chi non è della tua specie  ti ha invaso! Piccolino! Io sono un procione! Sono una potenziale preda per voi, però, ora ho messo da parte la paura! L’istinto mi impedisce di abbandonarvi al vostro destino! Sono anch’io in pericolo! Però, proprio come hanno fatto i vostri genitori, ho giurato, insieme alla mia compagna, di prenderci cura di voi… anche se sarà difficile e forse innaturale! Impara Joy! Impara a voler bene anche chi sembra diverso… spesso… in chi ci sembra cattivo c’è il dolore ed una storia! Dimmi… non hai sentito quando hai morso Lucky? Non hai sentito il suo guaito… dimmi… non somiglia al tuo?” Joy, voltandosi ancora verso  il lupacchiotto ancora in lacrime disse: “Hai ragione! Piange proprio come me!” Lucky rispose: “Infatti volpacchiotto! E’ vero! Piango e vivo come te! Ormai siamo soli! I procioni non potranno stare con noi per sempre! Oh! Se non ci fidiamo neppure tra di noi anche se diversi, come faremo a vivere? Proprio ora ho preso una decisione Joy! Una decisione che forse cambierà la nostra vita! Ma prima ho bisogno di sentire da te la promessa dell’amicizia! Joy significa gioia… è quello di cui avremo bisogno d’ora in poi! Vorrei che da ora, un lupacchiotto ed un volpacchiotto vivessero come fratelli! La luna ci ha uniti, ma ora tocca a noi rispettare questa unione! Siamo piccoli ma ce la potremo fare, se, ora tu mi giuri, e così farò anch’io, di volerci bene come due fratellini! Fallo Joy! Io non sono come quel maledetto lupo che ha ucciso i nostri genitori ed i miei fratellini! Non sono come lui!” Joy guardò negli occhi il lupacchiotto e vide che era sincero. Con slancio, per la prima volta sorridendo disse: “Lucky! E’ vero! Non somigli a quel lupo! Ora dobbiamo cavarcela da soli! Anche se non siamo uguali, dobbiamo cooperare! Sai… mi dispiace di averti fatto piangere mordendoti! Non lo farò mai più! Mi dispiace averti fatto male! Adesso… voglio la tua amicizia! Spero di non averti fatto troppo male! Ma dimmi… che decisione hai preso?” Sheila rispondendo al posto del giovane lupo disse: “E’ chiaro! La decisione è quella di andarvene via da questa tana! Noi non possiamo nè nutrirvi e nè proteggervi! Però io, non ho cuore di lasciarvi andare! Siete ancora piccoli! Troverete enormi difficoltà a procurarvi ciò che vi serve! Ma ditemi… voi ancora bevete il latte?” I due cuccioli risposero di si. Non erano stati ancora svezzati. Sheila, capendo ciò disse: “Ecco! Lo sapevo! Non posso abbandonarvi! Morirete senza il latte! Serve qualcuno che vi possa allattare fino a quando non sarete grandi abbastanza! Sarà difficile, ma devo trovare una mamma disposta a farlo!” Lucky non aveva pensato a questo e gli occhi gli si riempirono di lacrime. Di certo pensava alla sua mamma ed al suo odore. Non avrebbe mai più bevuto quel latte che era sol per lui! Il piccolino guaì in modo lancinante e Joy, anche lui piangendo disse: “Io sono un volpacchiotto! A noi, quando le mamme non ci sono e non possono nutrirci, ci nutrono le nostre zie! Io ne ho una che ha avuto dei cucciolotti come me! Chissà… forse posso andare a chiederle se può dar da mangiare anche a Lucky…” Marc, sentendo questo disse: “E’ un’ottima idea! Ma… accetterà? Infondo Lucky è…” “Un cucciolo Marc! Se la volpe non lo accetterà allora sarà condannato!” Disse Sheila, e Joy difendendo la zia disse: “Mia zia è buona! Lo farà certamente! E poi… noi ora siamo fratellini! Non importano le differenze!” Senza farci caso, Joy aveva aiutato per la prima volta Lucky. Ora non restava che andare a trovare zia volpe.

 

Così, Marc, Sheila, Joy con Lucky si misero in cammino per andare da chi avrebbe potuto nutrire i due cuccioli. Guidati dal volpacchiotto, si inoltrarono oltre il laghetto per arrivare fin dentro la foresta. Gli altri animali nel vedere questa scena, non potevano credere ai loro occhi. Li guardavano con curiosità ma anche con grande sgomento. Non potevano accettare quella situazione. Per loro era inaccettabile che un lupo ed una volpe camminassero insieme. Ormai si era sparsa la voce della morte dei loro genitori ed anche di chi era stato. Pensavano che anche i cuccioli fossero morti, e quindi nel vederli non potevano che commentare in modo crudele quella insolita amicizia ed alleanza. Purtroppo, la voce della prematura scomparsa della mamma di Joy era giunta anche alle orecchie della sorella. Quella mattina Emy, così si chiamava la zia di Joy, era andata sul posto dove si era verificata la strage, e, oltre ai corpi di sua sorella e dei due lupi, non vide anche quello di Joy. Pensò che il piccolo fosse stato divorato da quel lupo solitario, e quindi piangendo e ringhiando, non potendo far altro, infierì sui corpi dei genitori di Lucky, dichiarando così tutto il suo odio per quelle creature. Naturalmente Emy non sapeva che Joy e Lucky erano diretti alla sua tana, lei pensava solo ai suoi cuccioli.

 

Joy, appena intravide la tana di sua zia, si voltò con gli occhi raggianti a Lucky dicendo: “Ecco! Siamo arrivati! Ora mia zia, vedrai, che ci accoglierà e ci nutrirà senza problemi! Mia zia è molto tenera e protettiva!” Lucky, che era un po’ più realista disse al volpacchiotto: “Speriamo che sia come dici tu! Purtroppo io non sono una volpe! Mio padre mi ha detto una volta che gli altri animali non hanno molta simpatia per i lupi! Spero che tua zia sia diversa Joy…” “Vedrai che sarà come ti ho detto io! Non devi preoccuparti!” Emy, in quel momento stava allattando i suoi due cuccioli. Sentì qualcuno arrivare e staccò da lei quei batuffoli e si mise in piedi. Il primo ad entrare fu Joy. La volpe, nel vederlo gli andò subito incontro e si mise a leccarlo. “Joy! Tesoro! Sei vivo? Pensavo fossi… ma con chi sei venuto? Come hai fatto ad attraversare tutto da solo la foresta?” Il cucciolotto, leccando a sua volta la zia disse: “No Zia! Non sono solo! Con me ci sono degli amici! Vieni fuori, e te li farò conoscere!” Emy senza pensare, uscì dalla tana, mentre i suoi cuccioli la seguirono. Non vide subito Lucky, ma vide i due procioni. Quelli si avvicinarono e le spiegarono che avevano salvato Joy dal lupo. Emy li ringraziò e, come abitudine per le volpi, offrì la sua protezione, ma poi, si girò e notò il lupacchiotto. Immediatamente fu presa da una rabbia incontenibile e gli ringhiò contro, mostrandogli tutti i denti. Quanta paura ebbe il povero Lucky! Si mise a guaire disperatamente, ma Joy, andò incontro a sua zia per calmarla, ma lei lo scacciò ed insieme a lui, fece allontanare anche i due suoi piccoli, invitandoli ad entrare nella tana. “Entrate presto! E’ pericoloso! Un lupo! Un lupo qui! Maledetta bestiaccia! Uno di voi, ha fatto morire mia sorella ed il suo compagno! Dovreste voi essere tutti morti al loro posto! Come osi avvicinarti a me ed ai miei cuccioli? Vuoi ucciderci?” Lucky, da prima spaventato non disse nulla continuando a guaire ma poi, preso dal coraggio disse: “Io non voglio far del male a nessuno! Signora! Io… sono diverso da quel lupo che ha fatto male a sua sorella! Sono anch’io, come i miei genitori ed i miei fratellini, una vittima di quel lupo! Non farei mai del male, nè a Joy e nè a nessun’altro! Quello che voglio ora è vivere! Per questo, Joy mi ha portato da voi! Non ho più la mamma! Nessuno, ora, mi potrà nutrire! Joy è fortunato ad avere voi! La mamma è morta ieri sera! Ha tentato con il papà e la mamma di Joy a difendermi! Ora sono solo! Gli unici amici che mi sono rimasti sono questi procioni e Joy… ma… senza il vostro aiuto non potrò sopravvivere!” Quella capì e mostrandosi più comprensiva gli disse: “Ed adesso piccolo, cosa vuoi da me? Cosa posso fare per te?” Joy, uscì dalla tana e, avvicinandosi ad Emy disse appoggiando il muso sotto di lei: “Zia! Sono io a chiederti una cosa! Lucky ha fame! Morirà se non gli dai un po’ del tuo latte! Fallo per me! Pensa che sia un volpacchiotto come me! Ha bisogno, proprio come me d’affetto e protezione! Non ha colpa! Ti prego zia!” Quella leccò suo nipote dicendo: “Sei proprio come la tua mamma Joy! Sei buono ed altruista! Ho capito amore mio! Ho capito tutto! Va bene! Se ti fa contento, ed anche per onorare tua madre che avrebbe fatto lo stesso, non solo gli darò da mangiare ora, ma lo alleverò proprio come se si trattasse di un mio cucciolo! Lo proteggerò fino a quando potrà cavarsela da solo! Solo che il mio latte basta a stento per te ed i miei figli…” Joy, leccandola disse: “Io ne berrò poco poco! Il resto lo devi dare a lui!” I procioni avevano le lacrime agli occhi, e così si avvicinarono a Lucky. “Hai trovato chi vi proteggerà! Ormai il nostro compito termina qui! Dobbiamo salutarci! Comunque, se potete, venite a trovarci ogni tanto… la nostra tana sarà sempre aperta per voi! State attenti! Joy… tu sei straordinario! E’ vero! Dai gioia a chi ti conosce! E tu Lucky sei un lupacchiotto forte! Non cambiate mai piccolini! Arrivederci!” Così disse Sheila, ed insieme a Marc, per non piangere andarono via. Non s’aspettavano di certo, quello che avrebbero dovuto incontrare all’interno della foresta.

 

Emy, invitò il lupacchiotto ad entrare nella tana e quello, in compagnia di Joy vi entrò con gioia. La volpe si sdraiò su un fianco invitando i due cucciolotti ad attaccarsi a lei. Joy, siccome abituato lo fece subito ma Lucky non osava avvicinarsi e stava fermo davanti a lei. “Avanti piccolo… cosa aspetti? Vieni a mangiare! Di cosa hai paura?” Disse Emy, e Joy staccandosi dal capezzolo gli disse: “E’ una mamma Lucky! Non devi avere paura! Ti nutrirà!” Quello, si avvicinò e provò a mettere in bocca uno di quei capezzoli mentre Emy lo osservava; ma quando provò a succhiare il latte di quella creatura così diversa e lo sentì scendere in gola così caldo si ricordò del latte della sua mamma e guaì. Emy capì e, con infinita tenerezza prese a leccarlo dicendogli: “Pensi alla tua mamma piccolino? Lo so! Ma devi reagire! La vita prende più di quanto può dare! La vita per noi animali è veramente dura! Ma non possiamo arrenderci! Tu devi vivere! Devi farlo almeno tu! La tua mamma vorrebbe sicuramente questo!” Lucky, rincuorato cominciò ad essere allattato regolarmente, ed era proprio una bellissima scena vedere una volpe allattare un lupacchiotto come se si trattasse di uno dei suoi figli.

 

I procioni erano arrivati alla fine del bosco e si stavano avviando verso la loro tana, quando un tasso si avvicinò a loro e cominciò a dire: “Dove avete portato i due cuccioli? Cosa vi è saltato in mente di prendere nella vostra tana quei due piccoli? Non vi siete resi conto che adesso quel lupo potrebbe seguirne le tracce ed arrivare di nuovo qui? Siamo tutti in pericolo a causa vostra! Avreste dovuto abbandonarli al loro destino! Questa è la legge della natura!” Quelli, risolutamente presero a dire al tasso: “Ma che dici amico tasso? Sono dei piccoli! Con che cuore avremmo potuto farli morire?” Disse Marc, ma il tasso rispose con rabbia: “Allora non avete proprio capito nulla! Avvertirò subito gli altri animali di questo bosco! Ci avete condannati a morte! Il lupo solitario verrà a cercare quei due cuccioli per finire l’opera, ma non trovandoli farà sicuramente scempio di noi! Voi, stupidi procioni dovete essere puniti! La natura va rispettata nelle sue leggi! Queste, non possono essere trasgredite!” Ma quelli, voltando le spalle al tasso andarono via e Sheila, girandosi verso il mustelide disse: “Non hai cuore tasso! Sei tu a non capire! Noi… saremo puniti ma a te rimarrà sempre il peso delle tue accuse e della tua crudeltà! Tu avresti condannato a morire due innocenti, mentre noi gli abbiamo solo regalato la salvezza e la vita!”

 

Arrivò così la notte. Nella tana della zia di Joy il lupacchiotto con il volpacchiotto, insieme agli altri cuccioli si erano appena svegliati. Erano sazi, e così, seguendo la natura che imponeva il gioco ai piccoli di ogni specie, cominciarono a giocare fra di loro, ma Lucky, per paura di non essere accettato dagli altri cuccioli, stava in disparte. Joy nel vederlo così solo, cominciò a giocare con lui. Emy, era da poco uscita per andare a cacciare e non sarebbe tornata che dopo qualche ora.

 

La voce dell’adozione da parte di una volpe nei confronti di un piccolo di lupo ormai si era sparsa. Uno scoiattolo, scendendo dalla sua tana che si trovava proprio di fronte a quella di Emy, avendo visto  la meravigliosa scena di Lucky che veniva allattato dalla volpe, non gli parve vero d’andare  a dire a tutti quello che aveva visto. Emy, di questo non ne sapeva nulla, però qualcuno l’aveva vista ed era pronto a fargli pesare il gesto d’accoglienza che aveva compiuto. Una lepre di nome Kelly, sfidando la paura che aveva per il predatore, si avvicinò a lei e le disse: “Salve volpe… Ho saputo che nella tua tana c’è il figlio di un lupo! Ma dimmi… come puoi allevare una creatura tanto malvagia e cattiva? Non pensi ai tuoi piccoli? Non hai paura per loro? Visto che sei sola, evidentemente, hai lasciato i tuoi cuccioli con quello li e…” Emy interruppe Kelly ringhiando: “E… cosa? Cosa stai dicendo sciocca lepre? Chi te l’ha detto? Cosa volete? Voi… voi non sapete… voi non potete capire!” La lepre, presa dallo spavento disse: “E’ stato il tasso! Il tasso ha ragione! Succederanno cose terribili! Volpe! Tu, proprio come i procioni, hai commesso il peggiore errore della tua vita! Quel cucciolo con quel volpacchiotto, figlio di tua sorella sono condannati a morte! Quel lupo solitario che ha ucciso i loro genitori li sta cercando! Ucciderà anche tutti noi!” Emy, sentendo questo, volle punire la lepre. Con un balzo la attaccò e la uccise. Non volle neppure mangiarla. Le fece ribrezzo ripensare alle sue parole perché le avevano messo agitazione. E se quello che aveva detto la lepre si fosse davvero verificato? Andò verso la tana. Aveva bisogno di sapere che i suoi figli con Joy e Lucky stavano bene.

 

Il lupo solitario, intanto, stava facendo vere e proprie razzie anche nelle fattorie fuori dal bosco. Tutti volevano la sua pelle, e gli altri lupi, per paura d’essere accusati ingiustamente a causa di quello, si spinsero più a nord, lasciando definitivamente quella terra. Lucky, adesso, era l’unico lupo, insieme a quel dannato, ad essere presente su quel territorio.

 

Passarono parecchi giorni. Emy stava continuando ad allevare sia Joy che Lucky.

Sembrava che la paura di quella notte fosse ormai dimenticata, ma per la povera mamma volpe non era così. Cercava di stare molto più tempo vicino, sia ai suoi cuccioli che a Joy ed al lupacchiotto; ma… un’altra volta, l’ombra della paura e della disperazione, stava lentamente tornando ad oscurare il sole della tranquillità.

In una notte, nel calore della tana, che ormai era diventata la casa per i due cucciolotti, arrivò una terribile notizia. I due procioni erano stati uccisi, proprio vicino al laghetto che li aveva visti innamorarsi ed amarsi, da quel lupo solitario. Emy lo aveva saputo poiché, andando a caccia con i cuccioli ormai svezzati, aveva visto ed aveva fatto in tempo con quelli a scappare via. Quanto piansero Lucky e Joy! Piansero perché avevano voluto bene davvero a quelle creature che  avevano salvato loro la vita. A Lucky però era cresciuta dentro una rabbia folle! Avrebbe voluto affrontare quel lupo che aveva portato tanta disperazione e dolore, ma cercava di controllarsi. Aveva paura che esternando il suo sentimento d’odio avrebbe fatto paura a Joy. Emy era terrorizzata!. Avrebbe voluto cambiare tana, ma si rese conto della inutilità di quel gesto! Sapeva che il lupo li avrebbe trovati senza problemi. Ormai era solo questione di tempo prima dell’arrivo del lupo solitario. Sperava, la povera volpe, che quel momento non arrivasse mai, ma si preparò comunque a combattere contro quel mostro di crudeltà.

 

Quel momento, purtroppo, arrivò anche prima del previsto! Pioveva quel giorno. Gli animali, ormai stanchi di tanta paura, erano costretti non solo per la pioggia a rimanere rintanati.

Emy era accucciata nella tana insieme ai piccoli. All’improvviso una sagoma nera, furtivamente, si aggirava nei pressi del loro nascondiglio. Era proprio lui! Il lupo solitario. Siccome da circa tre giorni non aveva trovato nessuna preda né nel bosco e né fuori, era affamato. La fame e la disperazione gli aumentò pure la già troppo violenta indole. Fiutando il terreno riconobbe l’odore di Lucky. Seguendo la scia odorosa arrivò fino all’imboccatura della tana, dove Emy, insieme ad i cucciolotti erano riparati. La volpe drizzò le orecchie! Aveva sentito qualcosa. Fiutò anche lei e sentì l’odore del lupo. Per istinto, nascose tutti i cuccioli ad uno ad uno infondo alla tana. Sistemò pure Joy, ma quando fu la volta di nascondere Lucky, il quale la guardava in modo interrogativo, la volpe, con le lacrime agli occhi gli disse: “Lo so piccolino! Tu non hai nessuna colpa di tutto questo! Però lui… lui cerca te!” Il lupacchiotto capì qualcosa e cominciò a guaire, ma Joy, uscendo fuori dal nascondiglio volle difendere il piccolo lupacchiotto dicendo: “No zia! Non cerca solo lui! Cerca anche me! C’ero anch’io… c’ero anch’io quella notte…” Il lupo solitario, intanto aveva cambiato direzione. Si diresse verso l’altra uscita della tana di Emy e fece irruzione all’interno uccidendo i due poveri volpacchiotti che erano nascosti. Il destino, aveva ancora una volta aiutato Lucky e Joy. Se Lucky fosse stato portato da Emy in fondo alla tana e Joy non fosse uscito per difendere il lupacchiotto, sicuramente sarebbero morti come i figli naturali della volpe. Emy, sentì le ossa dei suoi cucciolotti stritolarsi sotto i denti del lupo. Un suono orribile! I poveretti non avevano nemmeno avuto il tempo per accorgersi di quello che stava accadendo! Non ebbero neppure il tempo per piangere! Emy diventò una furia. “Assassino! Cosa hai fatto? Perché?” Disse la volpe disperata, andando incontro al lupo, il quale era sporco di sangue. “Non vedi… stupida volpe? Mi sto nutrendo! Vuoi per caso favorire? AHAHAHA!” Disse il lupo con un sarcasmo infernale, ridendo e beffeggiandosi di quella madre disperata. “Vedi…” proseguì il lupo: “Seguendo l’odore di quel cucciolo di lupo sono arrivato qui! Finalmente mi sono saziato! Fallo venire avanti… così potrò ringraziarlo! AHAHAHAHA!” “Ma che creatura sei? Cosa sei? Come osi dire queste parole! Giuro che ti ucciderò lupo! Fosse l’ultima cosa che faccio in vita mia! Tu la devi pagare! Lupo! Tu non sei degno di restare in vita!” Disse Emy, lanciandosi per combattere. Il lupacchiotto Lucky a quel punto, balzò in avanti ringhiando: “Lascia stare la zia di Joy! E’ me che vuoi? Non è vero? La colpa è solo mia! Prendi me, ma lascia stare la zia e Joy!” Ma la volpe, lo spinse indietro con la zampa, e cercò di mordere il lupo solitario alla gola. Quello, essendo più forte, la buttò giù con una zampata e cercò di finirla, conficcandole i denti alla giugulare. Emy sembrava morta. “Adesso tocca a voi due!” Disse il lupo solitario scoprendo i denti fino alla radice e mostrandoli ai due cuccioli. Sembrava la fine. Nessuno, ormai, avrebbe potuto difendere e salvare la vita ai due cucciolotti! Solo un miracolo… solo un miracolo avrebbe potuto cambiare quella situazione.

 

Joy e Lucky, avevano gli occhietti chiusi e guaivano per il terrore. Il lupo era a pochissima distanza dai loro corpicini, ma non arrivò. Un lungo ululato di dolore rimbombò in quella tana. Emy, con le ultime forze che le erano rimaste, affondò i suoi denti nella zampa posteriore destra del lupo strappandogli un pezzo di carne viva. Il lupo solitario, dolorante, gridando dal dolore, uscì di corsa dalla tana minacciando vendetta.

Anche questa volta i due piccolini erano salvi! Il destino li aveva aiutati ancora! Ma… purtroppo non fu così per la povera Emy! Per istinto materno aveva dato gli ultimi suoi istanti di vita per difendere i cuccioli! Piangendo, Lucky e Joy andarono vicino a lei leccandole le ferite, ma quella, aprendo faticosamente gli occhi disse ai due cucciolotti con una voce fioca: “Scappate via piccolini! Andatevene via da qui! Per me è finita! Sapete… ritorno… ritorno dai miei figli… ma voi… voi dovete continuare a vivere! Lucky e Joy! Siete due miracoli! Andatevene ora! Non dovete vedere questo spettacolo di morte! Sono contenta di sapervi cresciuti… ve la caverete anche senza di me… ora…” E chiuse gli occhi. Era morta.

 

I due cucciolotti piansero a lungo sul corpo della volpe che, anche per poco tempo, li aveva protetti come una madre. Si rendevano conto che ora erano davvero soli. Perché il destino aveva voluto farli incontrare e soprattutto soffrire? Questa era la domanda che si ponevano. Era un dilemma troppo grande per loro che erano ancora così piccoli. Per la disperazione, provarono ancora a bere quel latte che per loro era stata la salvezza. Si avvicinarono guaendo! Provarono ma non ci riuscirono. La volpe non ne aveva più! Il lupacchiotto staccandosi dal capezzolo vuoto, ebbe uno scatto di rabbia. “Perché Joy? Perché Dio ha voluto che io fossi lupo? Odio il mio corpo! Assomiglia a quello di quel lupo cattivo che ci ha portato via mamma e papà! Dimmi Joy! Perché? La colpa è tutta mia! Io… io so che lo pensi anche tu!” Joy, guardandolo negli occhi, che ora non erano più limpidi ma pieni di dolore e di odio, ebbe paura e gli disse: “Lucky! Tu… tu certamente non hai nessuna colpa! Ma ti prego! Non fare quegli occhi terribili… mi fai paura! Dimmi… cosa hai intenzione di fare fratellino mio?” Quello, mostrando per la prima volta i denti disse ringhiando: “Vendicarmi Joy! Vendicarmi! Ecco quello che voglio fare! Troverò quel maledetto lupo e lo ucciderò! Vendicherò sia me che te, e tutte le sue vittime innocenti!” Joy cominciò a piangere! Non aveva mai visto Lucky così aggressivo e cominciò ad averne paura. “No Lucky! Non diventare come quel lupo! Non farlo… non sei come lui! Io… io ho paura… ho anche paura di te, ora!” Lucky richiuse le fauci. Nel vedere il volpacchiotto tremare si rese conto di essere pericoloso. Lui non voleva fare paura proprio a Joy. Lo considerava un fratello. Si avvicinò a lui e lo leccò dicendo: “Scusami fratellino! E’ vero! Io non sono come lui!” Joy sorrise, ma il lupacchiotto, anche non dimostrandoglielo, non aveva affatto cambiato idea. Aveva ancora in mente la vendetta, ma giurò di non farlo capire a Joy.

 

Il lupo solitario nella sua oscura tana stava malissimo. La ferita provocata da Emy si stava infettando. Capiva che avrebbe perso la zampa e guaiva… guaiva proprio come un cucciolo. Il dolore era insopportabile. Piangendo ripensava alla sua vita. Anche lui, proprio come era accaduto a Lucky ed a Joy, aveva perso i genitori ed i fratelli a causa di un lupo. Evidentemente, quella esperienza lo aveva reso cattivo e spietato nei confronti della vita. In realtà il suo comportamento violento, non era solo dovuto alla voglia di far del male ma anche al dolore subìto da cucciolo. Anche lui, infatti, aveva dovuto cavarsela da solo.

Quella che stava per arrivare era una notte di pioggia e di lampi. Il lupo, provò a dormire, ma la zampa, ormai in cancrena, gli dava dolori lancinanti. Con un gesto disperato decise di amputarla. Con le lacrime agli occhi, la morse con violenza e la staccò di netto. Un grido di dolore si levò alto. Tutti gli animali del bosco udirono quel grido disperato. Il dolore non cessò, però non poteva più fare nulla. Provò ancora una volta a dormire. Fece sogni strazianti! Sognò quello che era successo a lui da cucciolo, rivide i corpi dei suoi genitori straziati. Poi il sogno cambiò. Rivide tutte le sue vittime ad una ad una, che lo accusavano e lo aggredivano. Nel sogno tentava di scappare via, ma la zampa gli faceva male, quindi si fermò. Voltandosi vide Emy con Lucky e Joy che gli ripetevano ‘ perché? ‘. Avrebbe voluto urlare, ma si risvegliò piangendo e tremando. Ululò, ma questa volta non solo per il dolore fisico. Ancora era notte! I tuoni ed i lampi scuotevano la foresta. Un lampo molto più luminoso degli altri illuminò il corpo del lupo. Si vide! Vide il moncone insanguinato e la zampa strappata! Cominciò a guaire come un cucciolo, e guaendo chiese perdono alle sue vittime. Da carnefice, ora, era  diventato vittima. Si pentì amaramente del male e dell’odio che aveva portato sempre con se. Adesso era solo ed invalido. Sapeva che nessun animale l’avrebbe aiutato. Il male che aveva fatto gli era tornato indietro triplicato! Pensò di farla finita. Provava invidia per Lucky così giovane e pieno di vita, che tutto sommato aveva un amico in Joy… mentre lui non ne aveva mai avuti, anzi scherniva chi si definiva come tale.

Era stata una lunga notte, sia per i cucciolotti che per lui. Iniziava ad albeggiare. Le nuvole cariche di pioggia si dissolsero. Il lupo solitario, nel vedere il sole guaì. Non provava gioia per il nuovo giorno! Sapeva che la sua vita da quel momento sarebbe diventata difficilissima. Ora, proprio come Lucky e Joy era solo.

 

Lucky e Joy, già alle prime luci dell’alba, decisero di mettersi in cammino. Ormai non aveva nessun senso restare in quella tana deserta. Uscirono ed andarono verso il laghetto per bere. Gli animali che li videro commentavano a bassa voce: “Poverini… cosa faranno adesso? Emy la volpe dov’è? Non è con loro!” Disse uno scoiattolo ad un altro, e quello rispose: “Perché? Non hai saputo? Non solo Marc e Sheila hanno fatto una brutta fine, ma anche Emy ed i suoi due cuccioli! Sembra quasi che chi stia in contatto con quei due piccoli faccia di sicuro una brutta fine! Sai che ti dico amico… io ne sto volentieri a distanza! Non si sa mai…” Erano commenti molto cattivi. Quegli animali, senza saperlo facevano del male ai due cucciolotti, come se non ne avessero già passate tante.

 

I cuccioli, camminando, erano arrivati nei pressi della tana dove aveva passato la notte il lupo solitario. Nel silenzio udirono un guaito lungo e prolungato. “C’è qualcuno che piange…” disse Joy a Lucky, il quale aveva anche lui udito. Senza pensare al rischio che stavano correndo, si avvicinarono alla fonte di quel straziante suono. Joy andò avanti e s’affacciò timidamente all’entrata di quella tana. Il lupo solitario non s’accorse del volpacchiotto perché aveva la testa bassa, e per il gran dolore teneva gli occhi socchiusi. Si affacciò anche il lupacchiotto. Quando riuscì a mettere a fuoco l’immagine, intravide il corpo del lupo. Non badò che quello stava male! La rabbia mai repressa lo spinse ad attaccare. Il lupo solitario, sentendo il ringhio disperato del cucciolotto, alzò la testa ma non si mostrò aggressivo. Aveva riconosciuto Lucky e pentito aspettava la sua vendetta. Il lupacchiotto balzò al collo del vecchio lupo mordendolo con rabbia. “Non ti perdonerò mai! Hai ucciso la mia famiglia e quella di Joy! Ti odio! Mi vergogno di essere un lupo!” Disse il piccolo piangendo, e cercava con tutte le sue forze di ferire mortalmente il collo del lupo che non reagiva minimamente. Joy, nel vedere la furia di Lucky ebbe di nuovo paura e cercò di fermare l’attacco dicendo: “No! No Lucky! Non farlo! Non vedi fratellino? E’ malato! Fermati ti prego! Non ti comportare così! Me lo avevi promesso!” Lucky, girandosi vide che il lupo solitario non aveva più che tre zampe. Restò inorridito, e guardando Joy, lasciò la presa. “Perché non mi uccidi giovane lupo? Perché mi hai lasciato andare? Sono io… sono io colui che ti ha fatto piangere! Sono io che ti ho fatto tanto male! Ho ucciso io i vostri genitori!” Joy, che comunque aveva capito che quel lupo, ormai non poteva più nuocere a nessuno, avvertì in lui anche una profonda tristezza. Si avvicinò e gli disse: “Dimmi lupo… perché hai fatto tanto male? Perché uccidevi? Dimmi… anche tu come noi sei solo? Non hai nessun amico?” Il lupo solitario nel sentire le parole pure e semplici del volpacchiotto ebbe uno scatto di pianto. Girando la testa per non guardare i cuccioli disse: “Si! E’ come dici tu! Sono solo! Sono solo e malato! Non potrò mai più cacciare e nutrirmi! Io… io mi chiamo Lucky, ma nella mia vita non sono stato fortunato come dice il mio nome! Ho perso anch’io come voi, a causa di un lupo i miei genitori e fratelli!” Il lupacchiotto che non si aspettava una così sorprendente somiglianza, non solo per il nome ma per le vicende di quel vecchio lupo, sgranando gli occhi verso di lui disse: “Oh! Ti chiami come me! Sai… anch’io mi chiamo Lucky! Hai perso anche tu la mamma col papà ed i fratellini! Mi dispiace… io… io non sapevo… come posso aiutarti? Come posso farti stare meglio? Lo sai… solo adesso ho capito! Solo ora ho capito perché eri così cattivo! Il restare soli rende cattivi e tristi!” Il lupo solitario, alzando la testa, con un lungo guaito disse: “Ormai per me è finita lupacchiotto!” E dicendo così si alzò faticosamente sulle tre zampe: “Per la mia malvagità ho perso una zampa, ma non solo quella! Ho capito! Ho capito molto questa notte! Ho compreso di non essere invincibile ed immortale! Ci volevate voi… ci volevate voi piccolini a farmi cambiare! Vi ho invidiati ed odiati! Voi… voi eravate amati, mentre io solo odiato! Sapete… ho cominciato ad attaccare tutto e tutti perché ero arrabbiato! Mi avevano tolto tutto! Rimasi solo! Ho fatto tanto e tanto male! Però ora comprendo! Solo ora che è troppo tardi per cambiare…” “No! Tu non morirai!” Riprese Joy: “E’ vero! Ci hai fatto male, ma lo hai fatto solo perché è stata la vita a far stare male te! Vedi… anche Lucky, il mio fratellino, avrebbe voluto vendicarsi, proprio come te! Però lui ha avuto me, i procioni e mia zia… ed adesso ha anche te! Anche lui, proprio come me ha imparato! Adesso hai imparato anche tu! Solo chi ha sofferto ci può capire! No! Noi non ti lasceremo! Sei con noi ora! Bisogna gioire nella vita! Bisogna saper perdonare! Non con l’odio si può scacciare il male! Io… io ti perdono, ed ora so che anche Lucky ti ha perdonato! Non temere! Ti nutriremo noi! Abbiamo imparato a cacciare! Tu devi solo guarire!” Il vecchio lupo nel sentire quelle straordinarie parole, fece una cosa che nella sua vita non aveva mai fatto. Faticosamente, si avvicinò al volpacchiotto ed al lupacchiotto e cominciò a leccarli teneramente come un padre. “No piccolini! Sarò io a nutrirvi! Sarò io a servirvi! Mi avete insegnato a vivere! Voi… un lupo ed una volpe unite dal destino! Non potrò mai, questo lo so, sostituire i vostri genitori! Saremo guardati male da tutti, ma non importa! Piccoli… fino a quando Dio mi lascerà su questa terra, io… io vi giuro protezione!”.

 

Da quel giorno, Lucky e Joy, insieme al vecchio lupo stettero insieme. Il destino che può anche essere crudele e cattivo, proprio quel destino che aveva unito da prima i due cuccioli e dopo anche il lupo solitario, aveva operato il miracolo! Un miracolo stupendo! Il miracolo del perdono.

Gli altri animali di quella foresta, nel vedere il lupo solitario, senza una zampa, comportarsi come un padre per quei due cuccioli così diversi, cominciarono a riflettere. Avevano capito che non esistono differenze di specie e che non esiste odio senza dolore! Nessuno nasce cattivo!

 

Si narra, che ancora oggi, sulla riva di quel laghetto illuminato di notte dalla luna che illumina tutta la natura, tutti gli animali di quel luogo ricordano e si tramandano la stupenda storia dei due cucciolotti Lucky e Joy, che avevano insegnato il perdono ed il rispetto a quel lupo solitario, che non aveva mai, prima del loro incontro amato.

Anche noi, dovremmo prenderne insegnamento.

 

 

Mercoledì 11 Aprile 2012

Martedì 24 Aprile 2012

 

 

 

 

 

 

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