RAFFAELE FAMELI
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LE DUE META’ DELLA VERITA’ (Raffaele Fameli)
Quello che si spalancava davanti agli occhi del giovane orsetto lavatore Cloud era uno spettacolo di una incredibile bellezza; una montagna molto alta con una bellissima foresta che, scendendo a valle, copriva per intero molti ettari di terra! Una terra fiorita e profumata. Cloud, appena giunto su una collinetta, ne restò abbagliato e felice! Aveva fatto molti chilometri, ma finalmente poteva respirare a pieni polmoni quella che era l’aria di casa: la casa dei suoi genitori.
Quanto aveva camminato per arrivare lì? Sicuramente molto! Le zampine gli facevano male, però non indugiò per un istante! Lo aveva promesso! Doveva vedere quel luogo… anche per chi non c’era più. Infatti, Kate e Peter, i suoi genitori, avevano dovuto abbandonare in tutta fretta quella foresta prima della sua nascita. A lui avevano detto che la loro decisione era stata dettata dalla paura di restare in un bosco dove era in atto una terribile carestia che aveva costretto molti animali ad abbandonare per sempre le loro tane. Kate, la mamma, aveva detto a Cloud che quella era stata la cosa migliore, infatti, siccome lo doveva mettere al mondo, non poteva rischiare di rimanere senza cibo. Diceva che, come ogni madre del mondo, che non desidera altro che il bene per il proprio figlio, anche lei aveva dovuto sacrificarsi e partire con il suo compagno Peter. Doveva essere in forze per partorirlo, e dopo allattarlo! Comunque, Cloud, quando lei gli raccontava tutto questo, aveva come l’impressione che nascondesse qualcosa. Suo padre Peter, invece, gli raccontava d’una storia un po’ diversa… raccontava che un famelico e cattivo branco di lupi, aveva deciso di stabilirsi in quella terra, appunto approfittando della carestia; infatti, gli animali che lì vi abitavano, restando anche sfidando quella terribile condizione diventarono automaticamente loro prede e divorati. Cloud nel sentire queste storie, non era convinto per niente! Non riusciva a pensare che le due disgrazie fossero accadute tutte di seguito, ma accettò di buon grado le spiegazioni dei suoi genitori. Però, Kate e Peter, raccontavano anche cose bellissime e meravigliose di quella foresta, con minuziose descrizioni! Cloud, nel sentire descrivere quei luoghi, durante le sere d’inverno, vagava in quei sentieri mai visti con la mente. Vedeva con l’immaginazione l’erba, gli alberi ed infine la tana dei suoi genitori… gli pareva d’esserci stato! Infatti, s’addormentava sognando quel luogo. Ma… c’era sempre un’ombra in quei racconti… un qualcosa che lui non riusciva a capire…
Purtroppo, la vita riserva sempre delle sorprese che non sempre sono liete! Circa una settimana prima della sua decisione di partire, i suoi amati genitori lo avevano lasciato! Erano vecchi e stanchi. Prima, aveva chiuso gli occhi Kate, e dopo un po’, volò in cielo anche Peter! Lui lo aveva sempre detto! Senza la sua compagna, non sarebbe riuscito a vivere, e così… dolorosamente la raggiunse.
Cloud aveva capito che i suoi genitori avevano sempre avuto un desiderio! Non gliene avevano parlato apertamente, ma lui lo aveva capito… avrebbero voluto rivedere la loro vecchia terra e… fra le righe, anche riabbracciare qualcuno… anche se non aveva mai capito chi; volle, perciò esaudire quel desiderio nascosto dei suoi amati genitori… così, dopo aver pianto calde lacrime per la loro scomparsa, pensò: “Mamma e papà non hanno potuto vedere in vita la loro vecchia casa… allora, lo farò io per loro! Li porterò dentro il mio cuore e potranno vedere attraverso i miei occhi la loro amata terra! Lo giuro!” Così, il giovane procione, così coraggioso, affrontò quel lungo viaggio, ed ora era lì! Finalmente poteva toccare con le sue zampe, la terra che avevano toccato da giovani i suoi genitori! Ora, poteva renderli felici anche se non c’erano più!
Senza pensarci due volte, l’orsetto lavatore, corse giù per quella valle che doveva condurlo in quel bosco! Non sapeva dove si trovava la vecchia tana, e né se ci abitava ancora qualcuno, andava avanti solamente ricordandosi di quello che Kate e Peter gli avevano raccontato. Così, con gioia, si inoltrò tra quei fitti alberi.
Quella foresta era davvero molto grande! Doveva chiedere informazioni anche per non rischiare di incontrare qualche lupo, oltre che sapere dove si trovava quella tana. Cammina e cammina, vide su un albero uno scoiattolo, quindi, facendosi coraggio, si rivolse a quella creatura dicendo: “Scusa tanto amico scoiattolo… io mi chiamo Cloud… cerco…” “Chi cerchi? Cosa vuoi? Faresti molto meglio ad andartene via da qui!” Disse sgarbatamente quello scoiattolo, ma Cloud continuò calmo: “Ma… ma perché? Vedi… sono appena arrivato in questa foresta! Ho fatto un lungo viaggio! Volevo solo sapere dove posso trovare la vecchia tana dei miei genitori! Si chiamavano Kate e Peter, li conoscevi? Poi… volevo anche sapere se ci sono ancora i lupi che si erano stabiliti qui tanto tempo fa… volevo sapere solo questo…” Lo scoiattolo con disprezzo disse: “Non ti dico nulla! Qui di lupi non ce ne sono mai stati! Dammi retta! Va via! Tu sei un procione… tu sei un procione proprio come lui! Qui non sei affatto gradito! Di tane di procioni, da queste parti ne conosco solo una! La sua! Adesso vattene! Vattene dalla nostra foresta… magari portati dietro anche lui… procione! Non fare più ritorno da queste parti…” E scappò via.
Cloud andò via. Pensò che gli abitanti di quel posto erano strani! E poi… lo scoiattolo aveva detto che in quella foresta non c’erano mai stati lupi… Perché? Perché suo padre gli avrebbe detto quella bugia? E poi… tanto disprezzo per i procioni? Non riusciva a capire! Non capì neppure, almeno sul momento, chi mai poteva essere quell’altro orsetto lavatore di cui gli aveva parlato lo scoiattolo con tanto rancore… comunque, il temerario Cloud continuò a camminare per quella foresta. Stringeva, per farsi coraggio, tra le zampe un medaglione che gli era stato regalato dai suoi genitori quando era piccolo! In realtà si trattava solo di una sola metà… Cloud non si era mai spiegato che fine avesse fatto l’altro pezzo…
La foresta, agli occhi di Cloud si mostrava ora con tutto il suo splendore. Lui, era nato in un altro bel bosco, ma quello era totalmente diverso! Poteva udire il canto degli uccellini e l’aria era fresca! Molti funghi spuntavano da sotto gli alberi. Ne prese uno e lo odorò. Fu preso dalla commozione. “Questo è il profumo della vostra terra mamma e papà! Spero che lo possiate sentire dal paradiso degli orsetti lavatori!” Disse con le lacrime agli occhi. Un tasso vide la scena. Si avvicinò da dietro e disse: “Cosa fai procione? Perché strappi i funghi Ken? Non ti sono bastate tutte le vittime che hai fatto ed i furti che hai compiuto?” Cloud si girò di scatto e vide il mustelide e, gentilmente gli disse: “No! Ci deve essere un errore tasso! Io non mi chiamo Ken! Mi chiamo Cloud! Sono arrivato da poco! Cerco la tana dei miei genitori e…” “Ah! E’ così tu sei il fratello di quello sciagurato? Sei venuto per portare dolore anche tu insieme a lui?” Cloud, nel sentire parlare così il tasso, non sapeva cosa rispondere, ma dopo un po’, volle difendersi da quelle che pensava essere accuse ingiuste e gli disse: “No! Tasso, io non ho mai avuto nessun fratello! Sono figlio unico! I miei genitori si chiamavano Kate e Peter! Abitavano in questa foresta tanto tempo fa, prima che io nascessi! Sono andati via per la carestia! Ed ora io devo trovare la loro tana per vederla…” Una volpe che aveva sentito il discorso dell’orsetto lavatore, intervenne dicendo: “Ma di quale carestia stai parlando? E’ evidente che i tuoi genitori non t’hanno detto la verità! Se vuoi te la dico io… La verità è un’altra! Da come hai parlato, tu sei il figlio di quei due poveretti di Kate e Peter! Se loro se ne sono andati via, è stato a causa del loro primo figlio! Si chiama Ken! Da quando è venuto al mondo, non ha fatto altro che far del male a tutti, rubando, uccidendo e, addirittura portando gli uomini nella foresta! Tu… sicuramente non sei diverso da lui! Sei la sua copia sputata!” Le parole di quella volpe ferirono il giovane orsetto lavatore che cominciò a piangere ed a capire molte cose!
Angoli oscuri della sua memoria, ora si facevano strada nella sua mente! Ricordava sua madre che diceva di voler riabbracciare, prima di morire, qualcuno… poi, si ricordava di quando suo padre gli diceva: “Ricordati Cloud queste parole… non sei solo tesoro mio! Ricordati che anche se non ci saremo più, ne io e ne la mamma, tu non sarai mai solo…” Dunque, era questo il segreto che, anche senza volerlo, aveva sempre capito? Era questo il tormento dei suoi genitori? Si! Lo era! Rimase fermo con gli occhi pieni di lacrime.
“Cosa c’è? Piangi? Piangi per un delinquente come te? Voi altri… orsetti lavatori, siete tutti malvagi! Siete fatti tutti della stessa pasta! Va via! Non ti vuole nessuno in questo bosco!” Disse il tasso con rabbia, sostenuto dalla volpe che annuiva. Cloud, vedendo tutto questo, corse via. Aveva bisogno di restare da solo! Quei due, vedendo questo, con soddisfazione dissero: “Va via! Menomale! Peccato solo che suo fratello è ancora nei paraggi! Abita ancora nella vecchia tana dei genitori! E’ ritornato… purtroppo…” Cloud sentì, ma il dolore che provava era tanto grande che non riuscì a ritornare indietro per chiedere altro. Voleva solo dimenticare… voleva solo stare con se stesso e piangere.
Era, intanto arrivata la notte. Il giovane procione corse a più non posso fra quegli alberi che stavano lì fermi a vedere il dolore d’una creatura che era stata ingannata da chi l’aveva messa al mondo! Cloud era buono, però non capiva il perché di tanto silenzio! Perché i suoi genitori gli avevano taciuto d’avere un fratello? Forse si vergognavano di lui? Forse anche a loro, Ken aveva fatto del male? Gli servivano altre risposte! Voleva comprendere! Ora pensava di essere solo al mondo. Nessuno lo avrebbe aiutato.
Camminò per quasi tutta la notte! Una notte buia proprio come vedeva il mondo il povero Cloud! Doveva trovare un rifugio! Aveva bisogno di dormire! Era stanco! Trovò un tronco cavo, e li vi si sistemò al meglio. Accovacciato, provò a chiudere gli occhi, ma i ricordi continuarono a rimbalzargli nella mente. Erano ricordi molto lontani nel tempo… di quando era cucciolo… Si ricordò di quando sua madre lo nutriva. Lui, piccolo, attaccato ai capezzoli, ricordava d’aver sentito piangere sua madre e nominare quel nome… Ken! Poi… altre scene… ricordava anche che suo padre nel sentire piangere Kate, la leccava dicendole: “… Vedrai che se la caverà! Sarà fuggito! Non l’avranno preso! Verrà! Adesso dobbiamo pensare a Cloud! Rivedremo Ken! Non piangere amore mio…” Uno strazio dell’anima! Ora, ora capiva tutto! Peter e Kate avevano lasciato quella terra, forse per salvare il loro primo figlio… forse, quegli animali, forse avevano deciso d’ucciderli siccome genitori di Ken! Avevano così anche salvato lui, che ancora non era venuto al mondo! E poi… aspettavano… avevano sempre aspettato Ken, il loro primo figlio! Solo per amore avevano sofferto fino alla morte! Solo per amore! Pensando così, Cloud si mise a piangere disperatamente! Prese una grande decisione! Doveva incontrare Ken suo fratello, per conoscere finalmente la verità! In cuor suo sperava che quella verità che avrebbe sentito da suo fratello, non fosse quella detta dal tasso e dalla volpe.
Con questo pensiero, bagnato dalle lacrime, Cloud s’addormentò sognando l’incontro con suo fratello! Ora lo voleva abbracciare! Non poteva essere cattivo! Erano solo bugie… erano solo menzogne quelle del tasso e della volpe! Solo bugie dette per cattiveria! Adesso, Cloud sentiva di non essere più solo! Solo ora, si rese conto d’avere ancora qualcuno… qualcuno!
Passò la notte! Cloud si svegliò colpito da un raggio di sole. Aveva una gran sete, e così uscì fuori dal suo rifugio. Vide un bellissimo laghetto e decise di avvicinarsi per bere e per lavarsi. Che meraviglia quell’acqua! Era davvero buona e fresca! Per un po’, Cloud, che come tutti gli orsetti lavatori, amava l’acqua, si dimenticò del dolore, ma quando si fu dissetato, alzò gli occhi e vide scomparire tra la folta vegetazione una coda. Gli sembrò essere quella di un orsetto lavatore! Ebbe un tuffo al cuore. Chi mai poteva essere? Forse suo fratello Ken? Senza pensarci su, corse nella direzione in cui la coda era sparita. Purtroppo per lui, non aveva visto suo fratello. Si avvicinò a quella creatura e si accorse che si trattava di una puzzolina. Quella, nel vederlo gli disse: “Cosa ci fai qui? Tu… tu non sei Ken?” Quello, sentendo questo disse: “No! Infatti sono suo fratello! Data la tua coda bianca e nera, ho pensato… mah…” La puzzolina gli sorrise e disse: “Purtroppo sono una puzzolina! Sai… non dovresti rimanere qui… fidati… io ne ho passate molte! Mi chiamo Shelly! Sai… certe volte gli animali sono cattivi con chi credono malvagio! Ma a volte si sbagliano, come è successo a me! Io, sono stata maltrattata per la mia natura… e magari… qualcun altro, perché accusato ingiustamente! Chi lo sa! Comunque, ti conviene andare via da questo posto!” Cloud, nel sentire queste parole, ringraziò la puzzolina Shelly ed andò via. Ora… pieno di speranza, ma anche di tristezza, voleva intensamente conoscere la verità, e l’unico che avrebbe potuto dirgliela era suo fratello Ken! Trovare lui significava ricordare anche suo padre e sua madre, ma ancora Cloud era arrabbiato! Non avrebbero dovuto mentirgli! Forse… quella puzzolina sapeva qualcosa?
Si mise in cammino un’altra volta. Ritornò da dove era arrivato, infatti, non aveva senso avanzare! Intento alla ricerca di cibo, il tasso che aveva incontrato il giorno prima, incuriosito dalla sua presenza lo vide e corse da lui. Cloud nel vederlo si mostrò aggressivo, e mostrandogli i denti disse: “Cosa vuoi ancora da me? Non ti è bastato, anche con la volpe farmi piangere?” Quello si rese conto che il poveretto era davvero distrutto e si giustificò: “Oh! Mi dispiace! Non dovresti arrabbiarti con me! Io… io non volevo farti soffrire! Ma… Ken, credimi, davvero ne ha combinate tante! Forse… ti ho giudicato male! Magari tu riuscirai a riportarlo sulla retta via! Anche se… neppure i tuoi genitori ci sono riusciti…” L’orsetto lavatore, nel sentire questo si calmò e disse: “Ma… scusami… come mai i miei genitori lo hanno abbandonato? Dimmi! Ti prego tasso… dimmi che a loro non ha fatto del male! Vedi… questo non potrei sopportarlo… Scusami se prima mi sono arrabbiato con te, ma ho provato un grosso dispiacere nell’apprendere queste notizie!” Il tasso, nel vederlo così affranto, decise di aiutarlo e disse: “No! Ken non ha mai fatto del male a Peter ed a Kate! In verità… sono stati tutti gli animali di questa foresta a scacciarli! In quel periodo ci sono state anche uccisioni di cuccioli innocenti, e Ken dopo di questi atti ignobili è sparito per parecchi giorni! Questo ha firmato la sua condanna, infatti, tutti erano convinti della sua colpevolezza, avvalorata appunto dalla sua fuga! Così, si è riunito il Consiglio degli Animali presieduta dal cervo, che ha deciso di scacciare per sempre, oppure uccidere i procioni! Ecco perché, anche non avendo colpa diretta, Kate e Peter hanno deciso d’andare via! Gli animali avevano deciso comunque solo di mandarli via dalla nostra foresta! Non volevano ucciderli! Dopo un po’, Ken fece ritorno, ma da allora è condannato a restare chiuso nella sua tana, che poi è quella dei tuoi genitori, piantonato giorno e notte da delle volpi che hanno il compito di sorvegliarlo a vista e di avvertire il cervo nel caso fugga. Esce solo di notte, e scortato, per procurarsi il cibo… Si dice che di notte si metta ad urlare ed a piangere! Forse… gli bruciano tutte le azioni che ha fatto…” Cloud si mise di nuovo a piangere. Come aveva capito, i suoi genitori erano stati scacciati, e suo fratello era solo e carcerato! Rivolgendosi al tasso disse: “Ma… almeno qualcuno lo ha visto compiere tutto questo? Ci sono le prove?” Il tasso disse: “In verità, sono solo voci! Qualcuno ha visto orme di procione vicino alle tane delle vittime, e qualcuno ha visto brillare nel buio, subito dopo, il medaglione che Ken porta sempre al collo! Sappiamo che dal giorno della sua fuga e poi del suo ritorno, non è accaduto più nulla! Solo di notte… solo di notte si sentono lamenti! Alcune volte, proprio di notte, si sono verificati anche dei furti inspiegabili… Tutti sanno che è lui il responsabile!” Cloud nell’udire le parole del tasso, disse: “Tasso, voglio farti vedere una cosa! Anche se non capisco come mio fratello possa fare furti di notte, se le volpi sono sempre con lui… Comunque ecco… è come questo il medaglione di mio fratello?” Prese il medaglione, ma non fece in tempo a mostrarlo al tasso, perché la volpe lo attaccò alle spalle dicendo: “Ken! Chi ti ha dato il permesso di uscire? Questa volta la pagherai cara!” Che paura provò Cloud… si mise ad urlare! La volpe lo aveva colpito ad un fianco, e poi, non contenta gli aveva morso la coda dall’attaccatura facendolo piangere! Il tasso, volendo fermare la volpe disse: “Fermati volpe! Non è Ken!” Ma quella disse: “Ha il medaglione! E’ lui! E comunque… è un procione!!” Cloud, gridò: “Non sono Ken! Ti prego fermati volpe! Lasciami andare! Io… io sono suo fratello!”
La volpe si fermò. Aveva riconosciuto la voce dell’orsetto lavatore. “Come fai tu ad avere il medaglione di Ken?” Disse la volpe. Cloud dolorante disse: “Sono stati i miei genitori a regalarmelo! E adesso ho anche capito perché è solo una sola metà! L’altra ce l’ha lui! Mio fratello!” Il tasso, gli leccò le ferite dicendo: “Scusa la volpe… Ma gli ordini del cervo sono d’attaccare Ken se esce dalla tana!” “Che razza di giustizia è??” Disse Cloud urlando come un dannato: “Non siete nemmeno sicuri, da quanto ho capito, che a fare tutte quelle cose è stato davvero lui! Conducetemi, oppure indicatemi la strada per andare da mio fratello!” La volpe disse: “Farà anche a te del male!” Cloud si voltò mostrando i denti alla volpe dicendo: “Mai quanto me ne hai fatto tu!” La volpe abbassando le orecchie disse: “Scusami! Ma Ken è pericoloso per se e per gli altri!” Cloud, con le lacrime agli occhi disse: “Questo è tutto da vedere! Lo avete condannato senza sapere nulla! Senza avere prove, facendo soffrire, non solo lui ma anche i suoi genitori ed ora me! Io e lui siamo LE DUE META’ DELLA VERITA’! La verità che i miei genitori, solo per amore mi hanno taciuto! Ma ora basta! Voglio la verità al completo! Di certo non può essere quella che mi avete raccontato voi!”
Il tasso e la volpe, si guardarono! Era vero! Nessuno aveva visto Ken fare nulla! Così, presi da questo dubbio, indicarono a Cloud la strada per arrivare alla tana. L’orsetto lavatore, ringraziò il tasso per tutte le informazioni, e senza salutare la volpe andò per la strada che gli era stata indicata. “E… se ci fossimo sbagliati tutti quanti?” Disse la volpe, il tasso nel sentire questo disse: “Se è così, abbiamo fatto soffrire ingiustamente un’intera famiglia! Io… io vado a parlare con il cervo! Comunque… sarà Cloud a chiarire una volta per tutte questa situazione! Volpe, segui il procione! Non voglio che gli accada nulla!” La volpe, con titubanza seguì Cloud, mentre il tasso andò dal cervo, che in quella foresta era l’autorità massima, per avvertirlo di quanto stava succedendo
Cloud, nell’andare avanti per quel sentiero, pregava i suoi genitori che tutte le accuse a suo fratello non fossero vere! Nell’arrivare in quella foresta, non poteva di certo immaginare di trovarsi in quella situazione! Nel suo cuore aveva paura! Paura di scoprire che suo fratello avesse davvero fatto del male a tutti gli animali di quella bellissima foresta, che tra l’altro era stata la casa dei suoi genitori!
Da lontano vide una tana. Gli venne un groppo in gola! Girando lo sguardo notò una volpe di guardia, che come chiamata da qualcuno andò via, e poi un ruscelletto con dell’acqua limpidissima, e, intento a lavare un pesciolino appena pescato, un orsetto lavatore. Vide che al collo, egli, aveva un medaglione uguale al suo! Era l’altra metà! Aveva finalmente trovato suo fratello!
Il tasso, intanto, era arrivato dal cervo. Il maestoso animale era intento a pascolare su un verde prato. Gli si avvicinò e disse: “Cervo! Ti devo parlare!” Quello, fiero, alzò la testa e disse: “Tasso! Cosa succede? Perché sei venuto da me?” “Vedi… nella nostra foresta è arrivato il fratello di Ken il procione! Ha messo nel mio cuore un dubbio!” Il cervo, nell’ascoltarlo disse: “Che dubbio?” E così, il tasso si mise a raccontare ogni cosa, e dopo che ebbe finito, il cervo, scuotendo la testa disse: “La verità viene sempre fuori, prima o poi! Ora che LE DUE META’ DELLA VERITA’ si sono unite, la scopriremo anche noi! Spero solo di non aver commesso errori tasso! Lo spero molto! Andiamo! Andiamo ad avvertire gli altri!”
Cloud, ancora non si era avvicinato a Ken. Aveva paura di trovare in suo fratello quel mostro che avevano detto il tasso e la volpe. Rimaneva fermo guardandolo da lontano. Nell’osservarlo gli occhi gli si riempivano di lacrime. Era uguale a lui!
Ken, non si era accorto della sua presenza, e, come tutti gli orsetti lavatori, era intento a giocherellare con l’acqua. Dopo qualche minuto, si girò indietro. Gli sguardi dei due fratelli si incrociarono. Cloud volle rompere quel momento d’incertezza e gli si avvicinò dicendo: “Ken! So che non mi conosci! Io… io sono tuo fratello! Mi chiamo Cloud!” Quello lo scrutò e poi disse: “Ti sbagli! Io non ho fratelli! Sono solo!” Cloud, avvicinandosi di più, prese la sua parte di medaglione e l’accostò con quella del fratello, unendola! Combaciavano alla perfezione! “Vedi… siamo parte della stessa verità! Sono stati i nostri genitori a donarmi questo medaglione! Sono stati Peter e Kate! Mamma è papà! Oh Ken! Quanto ti hanno desiderato! Quanto ti hanno aspettato!” Disse Cloud piangendo, e Ken nel sentire queste parole, incominciò a tremare e poi disse: “Se mi hanno aspettato, perché? Perché ora non sono qui insieme a te?” Cloud scoppiò in un pianto dirotto dicendo: “Avrebbero voluto! Ma ora… ora ci stanno guardando da lassù! Purtroppo ci hanno lasciati! Se sono venuto qui, è per esaudire il loro più grande desiderio! Incontrarti! Oh Ken… per caso… solo per caso ho saputo della tua esistenza!” E gli raccontò tutto. Ken, allora gli disse: “Allora sai tutto di me? Ti hanno detto anche che per tutti sono un delinquente, e che è stata tutta colpa mia se mamma e papà sono stati mandati via? Come vedi… non sono buono… anzi… sono un mostro… ma vedi…. Io… VA’ VIA! Non posso fare nulla per te! Che vita ti potrei offrire! Sono guardato a vista! Non sono libero! Forse hanno ragione tutti gli animali di questa foresta! Sono un assassino ed un ladro! Cloud! Dimenticami! Fa conto che io non esista! Io… io voglio solo farla finita! Sono convinto che ho una doppia personalità! Di giorno sono buono, mentre di notte… Oh Cloud! Fratello! Potrei farti del male! Sono cattivo nell’anima!” Disse Ken piangendo, ma Cloud, strinse le sue zampe e gli disse: “No! Non sei come dici! Dimmi… ti ricordi delle cose brutte che tutti dicono che avresti fatto? Sono convinto che il tuo cuore è puro! Ti sei autoconvinto perché la tua prigionia e tutte le bugie ed i sospetti che gli altri hanno su di te, ti hanno fatto soffrire! Tu sei buono come me e come papà e mamma! Io non ti giudico! Io non credo a tutte queste false accuse!” Ken lo guardò teneramente, ma poi, cambiando espressione gli disse: “E allora… le impronte di procione che hanno visto? Il medaglione che brillava al buio? Come li spieghi?” Cloud restò perplesso, ma poi rispose: “Questo io non lo so… ma credo che riusciremo a scoprire la verità! E lo faremo insieme! Io non ti lascio Ken! Non ti lascerò! Sei innocente fratello! Sei come l’acqua di questo ruscello! Non dimenticare mai che ora non sei più solo! Ora non più!” I due orsetti lavatori appena ritrovati, si abbracciarono teneramente piangendo.
Il tasso con il cervo, erano appena arrivati nei pressi della tana, e nel vedere i due fratelli riuniti in quel tenero abbraccio, si guardarono, ed il tasso disse: “…Sono confuso cervo! Com’è possibile? Ci siamo sbagliati nei confronti di Ken?” Il cervo, con molta dignità rispose: “Come già ti ho detto, adesso scopriremo la verità! Basta saper attendere! Se il nostro giudizio era errato, abbiamo condannato un innocente! Pagheremo! Per ora, darò ordine alle volpi di lasciare libero il procione, e poi, riunirò di nuovo gli animali! Per ora posso fare solo questo… il tempo chiarirà tutto!” Il tasso disse: “Mi sembra una decisione molto saggia! Come sempre, sei stato molto giusto!” Il cervo, guardò il tasso chiamando le volpi, e poi disse: “Forse non sono sempre stato così… forse no! Non con Ken!” Le due volpi arrivarono subito, ed il cervo ordinò: “Volpi! Avvertite le vostre compagne! Da questo momento il procione Ken sarà libero! Adesso andrò a parlargli personalmente! Dopo… verranno riuniti tutti gli animali di questa foresta! Forse… forse Ken non è quello che abbiamo sempre pensato! E’ probabile che sia innocente! Comunque starò io attento! Siete libere dall’incarico della guardia!” La volpe che sorvegliava l’orsetto lavatore, con rispetto, s’avvicinò al cervo dicendo: “Ma… ma cervo! Ken il procione è un assassino! Un teppista! Un ladro! Un…” “L’hai visto compiere queste cose? Hai le prove?” Proruppe il cervo, la volpe, abbassando le orecchie disse: “No… ma…” “Ma nulla!” Gridò il cervo: “Se non si trovano le prove reali, nel dubbio, prevale sempre l’innocenza! So bene quel che è accaduto in questo bosco! Lo so! Però noi, se continuiamo a sospettare e non solo… anche a punire Ken, ci macchieremo d’un delitto ancora peggiore! Se Ken risultasse essere estraneo ai fatti, allora, ho già sbagliato! Anzi… anche voi… visto che continuate a colpevolizzarlo! L’abbiamo giudicato e condannato senza dargli la possibilità di difendersi! Questo, nella mia foresta, non deve mai più accadere!” La volpe, sentendo questo annuì. Il tasso disse allora al cervo: “Quindi… hai intenzione di parlare con il procione? Ci vuoi andare davvero?” Il cervo rispose: “Certo! E se la realtà è la sua innocenza, io, abbasserò la testa a lui in segno di pentimento e di sottomissione davanti a tutti, e voi, dovrete chiedergli scusa pubblicamente! Adesso devo andare dai procioni! Volpi e tasso, avvertite tutti gli animali della riunione!” Quelli andarono, ed il cervo si avvicinò a Ken ed a Cloud.
Il cervo, si era reso conto dell’ingiustizia di quelle limitazioni nei confronti dell’orsetto lavatore, ma voleva esserne sicuro! Nel suo cuore, il nobile erbivoro, aveva sempre creduto nell’innocenza di Ken, ma le continue sollecitazioni di tutti gli animali, lo avevano indotto a mettere il procione in quella specie di prigione a cielo aperto.
Avanzò dunque, per raggiungere i due fratelli che erano intenti a guardarsi negli occhi. “Procioni! Io sono il cervo! Sono io che faccio rispettare le leggi in questa foresta!” Disse. Ken, nel vederlo gli si mostrò aggressivo e disse: “Tu vieni qui? Perché? Hai il coraggio di presentarti a me dopo quello che hai ordinato? Quello che mi hai fatto non è giustizia! E’ solo presunzione e cattiveria!” Quello abbassò la testa dicendo: “E’ proprio per questo che sono venuto a parlarti! Da quando è venuto tuo fratello, nel cuore di tutti si è acceso il dubbio! Dimmi Ken! Ora devi dire la verità! Sei stato tu a compiere tutti quegli atti? Oppure ci siamo sbagliati? Ora! Ora hai l’opportunità di poterti difendere! Ho sbagliato a non avertelo permesso prima!” Ken sorrise. Era da tanto che non lo faceva. Cloud saltò per la gioia dicendo: “Vedi… vedi Ken! Tutto si sistemerà! Mamma e papà, dal paradiso, avranno pregato per te! Sarai libero…” Il cervo sorridendo anche lui disse: “Lo è già! Ho dato ordine alle volpi di non sorvegliarti! Però la libertà te la devi riconquistare e so che ci puoi riuscire! Devi dimostrare di essere innocente! Dimmi Ken, te la senti?” Quello, saltando anche lui per una gioia incontenibile che aveva dimenticato di poter provare, disse: “Con mio fratello Cloud vicino, affronterei anche un branco di lupi affamati! Si! Sono innocente!” Il cervo disse: “Allora, sei invitato questa sera alla riunione che si terrà vicino alla quercia secolare! Cerca di trovare le prove della tua innocenza! Magari… se è possibile… trova anche il responsabile! Ti aspettiamo…” E abbassando di nuovo il capo, corse via tra gli alberi.
La gioia dei due orsetti lavatori era incontenibile! Si misero a ridere ed a ballare. Però Ken era ancora preoccupato! Come avrebbe fatto a dimostrare di non aver mai fatto del male a nessuno? Cloud si accorse dello stato d’animo del fratello e gli disse: “Ken! Cosa c’è? Perché hai smesso di ridere?” Quello, guardando gli alberi disse: “Gli altri animali non mi crederanno mai! Per loro sono un assassino! Ma io… io non so più chi sono! Nutro dubbi anch’io su me stesso! Non posso dimostrare la mia innocenza! Quando mamma e papà sono stati cacciati via, io non ero presente! Per loro questa è già una prova! Io lo so!” Cloud nel sentire questo disse: “No! Questa non è una prova! Non significa nulla! So che dopo non è più successo nulla… ma questo non conta… Dimmi Ken… dov’eri?” Quello si mise a piangere dicendo: “Avevo trovato una compagna! Di notte, andavo da lei! Lo facevo di nascosto da mamma e papà! Loro non avevano accettato questa storia! Lei… lei è un procione bianco! Si chiama Sweet! I procioni, con quest’altra specie sono stati sempre in competizione e nemici! Lei, mi ha conosciuto perché sono andato nella loro foresta per pescare, in quanto, da loro, il fiume che hanno è molto pescoso! Mi ha visto… e si è innamorata di me! Lei era bellissima! Per circa un anno o più, ho passato le notti insieme e lei, mi ha dato anche un cucciolo che io, essendo barricato qui, non ho mai visto! Purtroppo… i suoi genitori avevano scoperto la nostra storia! Non sapevo che fosse già promessa ad un altro! Avvertirono quel procione quasi subito, e lui, dopo un po’ di tempo, m’attaccò! Si chiamava Mark! Ma, l’amore che mi legava… e mi lega tutt’ora a Sweet, era talmente forte che ci sono andato ancora… fino a quella sera… quella maledetta sera! Ripenso a lei ed al mio cucciolo! Sai… l’abbiamo chiamato Peter come nostro papà! Il nome l’ho scelto io! Anche i nostri genitori erano a conoscenza della nostra unione… solo il cucciolo, aveva fatto accettare la nostra unione! oh Cloud! E’ da tanto che non vedo Sweet! Non so nemmeno com’è fatto mio figlio! Sono distrutto dal dolore!” Cloud sobbalzò: “Come? Senti… senti Ken… dovresti venire con me!” Ken, con gli occhi pieni di lacrime disse: “Dove mi vuoi condurre?” Cloud, sorridendo a suo fratello disse: “Io? Io da nessuna parte… Sei tu che mi devi condurre da qualche parte… Mi devi condurre da Sweet! Ma prima dimmi… I crimini in questa foresta sono cominciati da quando sei stato con Sweet e Mark l’ha saputo?” Quello rispose: “Si!” “Allora è tutto chiaro!” Disse soddisfatto Cloud, mentre Ken lo guardò con stupore e curiosità.
I due fratelli si avviarono per la foresta. Sotto la guida di Ken, uscirono dai confini di quel bosco ed arrivarono in un’altra foresta. Il giovane procione Cloud aveva un piano per dimostrare l’innocenza di suo fratello, ma ancora non voleva rivelare a Ken di cosa si trattava, anche se in realtà era chiaro. Cloud domandò a Ken: “Fratello! Mark, per caso ha visto il tuo medaglione durante l’attacco?” Quello disse: “Certo! Io… io lo porto sempre al collo… ma… no! Non mi dire che… Cloud! Tu sospetti di lui?” Cloud sorridendo gli disse: “Finalmente ci sei arrivato fratello! Si! Ma non farò lo sbaglio degli animali che ti hanno condannato! Cercherò le prove!” “Ma Cloud…! Quello è un tipo pericoloso… potrebbe anche attaccarci!” Cloud rispose: “Per caso hai paura? E poi… non volevi rivedere la tua compagna Sweet e conoscere tuo figlio Peter? Allora… non c’è altra soluzione!” Ken, non era molto convinto, però aveva nostalgia della sua compagna, e così seguì Cloud in quella avventura.
Anche quella foresta era bellissima! Il sole illuminava l’erba che sprigionava i suoi più magnifici odori nell’aria circostante! Odori di primavera!
Da lontano videro un bellissimo fiume che scorreva creando con gli schizzi colpiti dal sole mille arcobaleni. “Ecco! Questo è il fiume dove ho incontrato per la prima volta Sweet! Mi avrà dimenticato?” Si chiedeva Ken, ma Cloud rispose: “Chi ama non dimentica! E poi… avete avuto un cucciolo insieme… no Ken! Non ti ha scordato! Sono curioso di vedere i procioni bianchi… non gli ho mai visti! Andiamo senza paura!” I due orsetti lavatori si avvicinarono di più. Avevano sete, e così si misero a bere, poi, siccome c’erano molti pesciolini, si misero a pescare insieme. Era bellissimo vedere i due fratelli intenti nella pesca. Sembrava che si fossero da sempre conosciuti!
Da poco distante, un orsetto lavatore li osservava. Era Sweet. Era stupenda! Un pelo candido come la neve le ricopriva il corpo, lasciando solo spazio alla maschera nera sugli occhi e sulle strisce della folta coda. Non osava avvicinarsi, non avendo riconosciuto Ken, ma poi, vide il medaglione, ma lo stesso non si avvicinò, aveva anche notato Cloud e non sapeva chi fosse il suo compagno dei due! I due procioni erano identici. Fu Ken a vederla e le corse incontro gridando: “Sweet! Amore!!” Quella, avendolo riconosciuto si mise a piangere dicendo: “Oh Ken! Piccolo amore mio! Non ti sei fatto più vivo! Pensavo ti fosse accaduto qualcosa! Invece… ora!” Ken, le raccontò con le lacrime agli occhi, tutto quello che gli era successo, e lei piangendo gli disse: “E’ tutta colpa mia! Non avrei dovuto farti restare qui a dormire tutte quelle notti! Sono stata una stupida!” Ma Ken le rispose: “Non lo dire nemmeno! La colpa non è tua! Ma… io ti devo presentare mio fratello Cloud! Se non era per lui…” Cloud, sentendosi chiamare venne avanti. Fece amicizia con la compagna di suo fratello! Parlarono parecchio, e poi, Sweet volle portare Ken e Cloud nella sua tana per presentare a Ken suo figlio Peter.
I tre procioni entrarono in quella tana. Era davvero accogliente, ordinata e molto molto pulita! In un angolo, un procione adolescente! “Questo è tuo figlio! E’ Peter!” Ken, andò vicino a Peter e lo strinse in un abbraccio. Era emozionato! Non immaginava che fosse così cresciuto! Ancora lo immaginava cucciolo. “Papà! Mamma mi ha parlato molto di te! Adesso sono contento! Ho finalmente trovato il mio vero papà… e non quello li che fa piangere la mamma ed anche me!” Disse Peter, e Ken si voltò verso Sweet dicendo: “Mark? E’ vero? E’ lui quello che dice nostro figlio?” La dolce Sweet si asciugò una lacrima e disse: “Oh Ken! Si! E’ lui! Tu… tu eri lontano… ed i miei genitori hanno deciso per me! Non avrei mai dovuto lasciarti andare via!” “Cosa vi ha fatto? Vi ha fatto del male? Rispondimi amore mio!” Disse Ken con voce alterata dalla rabbia, e Sweet si mise a piangere. Raccontò di soprusi e botte ricevute da Mark. “Ken! Mark è malvagio! Ruba, ed è arrivato perfino a picchiarmi! Sai… ha picchiato anche Peter senza un motivo al mondo! Ritorna sempre con delle prede… cuccioli! Anche di procione! Abbiamo paura Ken! Ora… i miei genitori sono morti ed io… io sono rimasta sola! Sola con nostro figlio! Devo proteggerlo, ma a me chi mi protegge? Certe volte, lui, sta fuori per giorni e giorni! Quando torna è sempre un incubo! Ora, è da tre giorni che non si fa vedere…” Ken disse: “Ah! E’ così? Voi… voi dovete scappare da qui! Potrebbe ritornare…” Cloud si fece avanti dicendo: “Ho sentito abbastanza! E’ stato lui! E’ stato lui a far soffrire tutti!” Sweet piangendo, strinse Peter al suo cuore dicendo: “Andare via… Ma dove? Ci troverà e ci farà del male! Ken! Quello che dici io… io non lo posso fare!” L’orsetto lavatore le si avvicinò ed abbracciandola disse: “Adesso ci sono io! A causa sua, sono stato fatto prigioniero! Sono stato accusato di cose che non ho commesso! Ora lo so! Le ha commesse lui! Ma dimmi Sweet… lui ha per caso un medaglione come il mio?” Lei, guardandolo negli occhi disse: “Lo porta sempre con se… Dice che è un portafortuna! Dice anche che è grazie a quello che lui è diventato il procione più forte del mondo!” Cloud nel sentire questo, guardando nervosamente fuori dalla tana, disse: “Dobbiamo subito scappare! E’ stato lui! Ora abbiamo tutte le prove che ci servono! Dobbiamo subito ritornare nella tua foresta Ken! Dobbiamo trovare il cervo! Glielo dobbiamo dire! Mark va fermato a tutti i costi! Stare qui è pericoloso!” Ken, nel sentire questo abbracciò sia la sua compagna che suo figlio dicendo: “So di non essere stato presente! So anche di non essere il procione perfetto! Ma adesso sono qui! Giuro sui miei genitori che vi proteggerò! Troppo… troppo Mark ci ha fatto soffrire! Troppo! Ora basta! Se sarà necessario combatterò! Non gli permetterò mai più di fare del male! Venite!” Sweet e Peter, nel sentire la determinazione di Ken si decisero ed uscirono fuori dalla tana.
Intanto, nella foresta di Ken, il cervo aveva già avvertito, con l’aiuto del tasso e della volpe, gli altri animali. Quei poveretti ne avevano passate davvero tante, e protestarono all’idea di perdonare Ken, che credevano essere il responsabile di tutto il male che avevano ricevuto, ma il cervo, con aria seria ed austera disse: “Non abbiamo nessuna prova contro di lui…” poi, raddolcendo la voce continuò: “… ma l’abbraccio con suo fratello mi ha parlato al cuore! Ken verrà alla riunione! Ci spiegherà tutto! Suo fratello non è venuto nella nostra foresta per caso! No! E’ venuto guidato da qualcuno lassù! Questa è una lezione di vita, amici animali! Imparare a non giudicare mai dalle sole apparenze!”
I procioni, Cloud, Ken con Sweet e Peter, erano già fuori da quella tana che ormai non era più sicura! In realtà non lo era mai stata! Si avviarono fuori, dunque, costeggiando il fiume.
Da distante, due occhi seguivano le loro mosse. Erano occhi di ghiaccio! Un procione bianco, con al collo un medaglione come quello di Ken, stava pronto ad effettuare un agguato! Stava aspettando che Ken e gli altri si avvicinassero di più. Una cosa è certa! Non aveva buone intenzioni! Questo lo si capiva dagli occhi e dalla bocca che lasciava vedere i denti che erano appuntiti come chiodi!
Naturalmente, ne Ken e nemmeno gli altri sospettavano che qualcuno stava per aggredirli. Solo Cloud sentiva uno strano brivido, che dalla schiena gli scendeva fino alla coda. Stava in guardia, ma non diceva nulla per non turbare gli altri.
Ad un tratto, con un verso minaccioso, Mark uscì dalle tenebre! Si fece avanti mostrando i denti e gli artigli. Sweet gridò dal terrore: “Mio Dio!! E’ lui!! E’ Mark!!” Ken disse: “Cloud! Porta via Sweet e Peter! Con lui me la vedrò io!!” “No! No fratello! Voglio aiutarti!” Disse Cloud, ma Ken gli gridò: “Devi pensare a loro… Se io dovessi morire… io… io… te li affido!” “No papà! Tu non morirai! Adesso no! Adesso che ti ho ritrovato dobbiamo vivere insieme! TI VOGLIO BENE!” Gridò il giovane Peter. Ken sorrise e disse: “Ti voglio bene anch’io… figlio mio!!” Mark, intanto si stava avvicinando a lui.
“Dove stai portando la mia femmina Sweet! Ken! Cosa vuoi da lei? Lei è mia!!” Gridò Mark, allungando una zampata in viso a Ken, il quale riuscì a schivare miracolosamente il colpo. “Tua? Dici che è tua? Lei non lo è mai stata! Te la farò pagare Mark! Te la farò pagare per tutto quello che hai fatto a tutti!!” Quello, invece di rispondere, con vigliaccheria, colpì Sweet in pieno ventre con un morso molto forte che la fece gridare e piangere dal dolore. “Perché lo hai fatto? Perché?” Gli disse Cloud, e quello gli disse con gli occhi pieni d’odio: “Come perché? Perché è di mia proprietà! E… se non può essere mia… deve morire! Non sarà di nessun’altro procione!” Cloud nel sentire queste parole, si mise a scudo per proteggere Sweet e Peter, mentre Ken, prendendo Mark dalle spalle, lo voltò verso di lui dicendo: “Da quello che dici… tu non provi nulla per Sweet! Sei un miserabile! Adesso dimmi… Sei stato tu a farmi passare per assassino e ladro con tutti gli animali della mia foresta? Eh! Dimmi! Ti sei divertito a colpire Sweet e Peter? Ma ora per te è finita!! Vieni con me… vieni dal cervo e confessa a tutti quello che sei e che hai fatto!! Non sei degno nemmeno d’essere perdonato!! Non provi rimorso!! Sei un mostro!! SEI MALVAGIO E CATTIVO!!” Quello, preso da una folle rabbia, prese a mordere ed a graffiare Ken, mentre Sweet gridava piangendo: “No!! Lascialo stare!! Mark!! Lascia stare Ken!! Io… io lo amo!! Tu non sei nulla per me!! Io… io TI ODIO!! Sei cattivo e violento!! Non ti ho mai dato quello che volevi perché non ti ho mai… e ripeto mai amato!!” Mark, nel sentire questo diventò una furia, e colpì, prima Sweet con una zampata, e poi colpì Ken con un morso al collo, che emettendo un urlo, cadde a terra come morto.
Tutti gli animali di quella foresta, a quel grido di dolore accorsero. Videro Mark ancora piegato su Ken. Qualcuno per la vista violenta svenne! Il sangue era davvero tanto! Cloud, preso dalla disperazione, si lanciò su Mark dicendo: “L’hai ucciso!! L’hai ucciso per ben due volte!! La prima volta facendolo vedere da tutti come quello che sei tu… un assassino ed un ladro, e la seconda volta con i tuoi denti!! Ora… ora non puoi più vivere!! Non ne sei più degno!!” Dicendo così, il giovane orsetto lavatore, cercò di affondare i suoi denti nel corpo di Mark, il quale, vedendolo così disperato ebbe paura, ma si lanciò lo stesso nella battaglia.
Sweet e Peter piangevano forte! Anche gli altri animali si misero ad urlare ed a piangere! Era uno spettacolo spaventoso! Nessuno avrebbe potuto fermare la violenza di quel combattimento. Mark era feroce, mentre Cloud, piangendo riuscì a strappargli dal collo il medaglione dicendo: “Questo non ti appartiene!! Io e Ken… solo io e lui siamo LE DUE META’ DELLA VERITA’ !!!” Mark, ormai privo di forze, cercò d’arrivare con i suoi denti alla vena femorale di Cloud, e ci stava per riuscire, ma Peter si lanciò contro Mark. Sweet, incominciò a gridare ancora di più: “No! Figlio mio!! Non lo fare!! Non morire anche tu!! Non mi lasciare!! Io… io sono sola!!!” “No! Non sei sola amore! Te l’ho promesso! Ken mantiene sempre le sue promesse!” Era Ken, che svegliandosi aveva visto Cloud e Peter in pericolo. Non aveva potuto fare a meno di notare, nelle zampe di Cloud, il medaglione! Come un fulmine, Ken riuscì a colpire Mark con la zampa sulla nuca. Il Procione bianco svenne immediatamente. Era finita!
Gli animali presenti alla scena gioirono. Infatti, tutti in quella foresta sapevano quello che Mark aveva sempre fatto, e furono lieti che avesse fatto quella fine.
Era quasi il tramonto. Cloud, insieme a Ken, con Sweet e Peter, portarono Mark ancora svenuto nell’altra foresta. Il tasso vide arrivare i procioni ed andò subito ad avvertire il cervo, il quale arrivò subito con il gruppo delle volpi e gli altri animali che attendevano la riunione. Ken, vedendo il maestoso animale, con una luce negli occhi disse: “Cervo! Ecco! Ecco chi è il vero responsabile di tutti i crimini compiuti in questa foresta e non solo… ecco la prova…” E Cloud gli diede quel medaglione che era stato staccato dal collo di Mark. Ken lo prese e lo mostrò al cervo dicendo: “Ha voluto incolparmi di tutto! Ecco perché ha trovato un medaglione simile al mio! Avrebbe potuto facilmente essere scambiato con me… ma la verità arriva sempre!” Tutti gli animali rimasero esterrefatti. Ken raccontò tutto quello che era accaduto. Tutti capirono che il procione era innocente, e seguendo il cervo, abbassarono tutti la testa. “Ti chiedo scusa… ti chiedo scusa Ken, anche a nome di tutti gli altri animali! Vedi… non possiamo restituirti tutti i giorni che hai passato in prigionia, e nemmeno possiamo restituirti la felicità che non hai goduto insieme ai tuoi genitori, tuo fratello, e dopo anche con la tua compagna e tuo figlio… ma ora hai la possibilità di recuperare! Tuo fratello Cloud, con la tua compagna e tuo figlio, ora ti staranno sempre vicino! Perdonaci! Perdona questi poveri animali che nel giudicare e condannare hanno sbagliato! Questo medaglione… questo medaglione è un simbolo! Dallo a tuo figlio! Sarà il nostro monito per non sbagliare mai più!” Ken sorridendo disse: “Io perdono! Cervo! Inizia per me una nuova vita fatta di felicità! Devo ringraziare Cloud ed i miei genitori! L’unico rimpianto è quello di non averli potuti salutare prima che se ne andassero! Solo di questo mi dispiace!” Cloud si mise a piangere ed abbracciò suo fratello, mentre anche Sweet era in lacrime: “Mamma e papà sono orgogliosi di te Ken! Loro hanno sempre creduto nella tua innocenza!” Disse Cloud.
Ad un tratto Mark si svegliò. Si guardò in giro e capì. Capì d’essere stato scoperto e di essere nei guai! Si mostrò ancora aggressivo ed il cervo fu costretto a farlo circondare dalle volpi. Quando fu bloccato il cervo disse: “Mark! Con le prove che abbiamo… io ti condanno! Ti condanno ad essere sorvegliato a vista, giorno e notte!” Quello, nel sentire parlare così il cervo, cercò di morderlo, ma le volpi lo bloccarono di nuovo. Fu portato un una zona di foresta che era molto lontana da tutti. Nessuno, oltre le volpi ed il cervo avevano il permesso di andare da lui.
Fu così che Ken, Cloud, Sweet e Peter potettero vivere felici. Ken si dimostrò un procione con mille qualità e Peter lo portava ad esempio con tutti! Sweet, fece in modo che anche i procioni bianchi capissero ed accettassero i procioni comuni! L’amore aveva vinto ancora… Ormai Cloud e Ken, diventarono inseparabili, e con Peter vennero citati benevolmente da tutti per il loro impegno e buon cuore. Le due metà della verità! E’ questo che Cloud e Ken erano e resteranno per sempre.
(11/OTT/2012)