PROCESSO ALL'UOMO

RAFFAELE FAMELI

Attenzione !! Le storie sono protette da copyright  dell'autore SIAE (C)

 

Ho circa trent’anni, mi chiamo Alberto. La mia, sembra una vita di quelle che tutti possono definire ‘ normale ‘ , ma, credetemi, è solo apparenza, infatti sono uno che ha molto da raccontare.

Sono un medico veterinario! La mia decisione di curare gli animali non è stata proprio una cosa decisa da me! Non è stata una mia decisione!

Tutti gli abitanti della mia città, dove mi sono trasferito da poco, si rivolgono a me per curare i loro amici a quattro zampe. Mi considerano tutti uno specialista, siccome, riesco quasi sempre a salvare la vita alle creature ammalate che, con molta preoccupazione e timore portano da me; ma le mie qualità di veterinario sono modeste, anche se, qualche piccolo aiuto io ce l’ho!

 

Ho sempre letto racconti che riguardano gli animali, mi sono sempre piaciuti. Forse non mi crederete, ma ho pianto insieme a Shelly al puzzola, ho addirittura tremato insieme alla faina ed alla volpe per quella profezia di quel tasso che poi, puntualmente si è avverata. Addirittura, ho sempre cercato di rispettare le regole dettate in quella strana riunione! Insomma, per così dire, ho sempre cercato di capire quello che gli animali avevano da dire, però non pensavo di certo, che mi potesse accadere di capire davvero. “Infondo…”, dicevo a me stesso, “… sono solo dei racconti e nulla più!”. Però, quello che mi successe quando avevo circa dieci anni, come un fulmine a ciel sereno, mi fece totalmente cambiare idea.

 

In quel tempo, vivevo con i miei genitori in una casetta di campagna poco distante dalla città. Avevamo due case, una per l’inverno in città, e quella che per me era la più bella del mondo, dove ho sempre trascorso le vacanze!

Ancora, vista la mia età, non avevo ben deciso quello che avrei fatto da grande, e, mi accontentavo d’andare in giro per quei campi ricchi d’odore e di sole.

Quante volte, mi ritrovai ad addormentarmi sotto un albero di quercia con il mio libro di racconti che mi copriva la faccia, poiché la leggiadra aria profumata invitava al dolce sonno. Quanti sogni stupendi facevo li sotto! La natura mi parlava! Anche dormendo, io ero felice… felice della vita. Ascoltavo anche delle voci, ma credevo che facessero parte dei miei sogni. Lievi sussurri che non comprendevo.

Mi svegliavo solo quando il sole già si trovava dietro al monte pronto a scomparire per poi, lasciare il posto alla luna ed alle stelle. Solo allora decidevo di far ritorno a casa mia per la cena. Quelli si, che sono stati per me giorni di vero paradiso, giorni che sicuramente, in seguito, sarebbero diventati molto più interessanti.

 

Quando cominciò tutto, era arrivata quasi l’estate. Decidemmo di trasferirci proprio in quella casa tanto sognata durante le noiose e piovose giornate d’inverno.

Siccome i giorni si allungavano, si allungavano anche le mie passeggiate! Quante corse! Quanti salti! Gioivo nel correre! Non pensavo,  che avrei avuto un incontro molto particolare camminando e correndo su quel prato che ormai conoscevo ormai a menadito.

 

Era il mio compleanno! Mia madre aveva preparato per quella occasione una torta di mele. Decisi di portarne con me delle fette per mangiarle durante la mia passeggiata.

Era parecchio che camminavo, così, ormai stanco e sudato, pensai di fermarmi proprio sotto quell’albero che mi aveva tante volte visto dormire. Dal mio zaino prelevai una fetta di quella buonissima torta e mi misi a mangiare guardando l’orizzonte.

 

Qualcuno, nascosto m’osservava da molto vicino. Probabilmente era sempre stata lì vicino a me, però ora, spinta dalla fame, furtivamente, cercava di avvicinarsi. Non m’accorsi subito e continuavo ad assaporare la fetta di torta, quando all’improvviso sentì una presenza. Mi voltai e vidi una creatura che mi fissava e contemporaneamente fissava anche il mio pezzo di torta. Non ebbi paura! Non tentai di scappare, anzi, preso dalla curiosità cercai invece di stabilire un contatto. Era una volpe! Animale che io conoscevo bene perché, come ho già detto, sono stato sempre un assiduo lettore di racconti. Quella presenza aveva qualcosa di magico. Pensai subito a staccare qualche pezzettino di torta per darlo a quella creatura che, affamata, aveva deciso di avvicinarsi a me. Frugai dentro lo zaino sotto lo sguardo della volpe che incuriosita girava il capo per vedere cosa stavo facendo. Staccai un pezzo e lo lanciai vicino a lei. Quella da prima scattò, ma poi vedendo che non c’era pericolo s’avvicinò alla torta e la divorò. Poi, venne per fino a prendere da mangiare dalle mie mani! Fino a qui tutto sembrava normale anche se straordinario. Pensavo che sarebbe finita lì! Pensavo che la volpe fosse andata via… mi sbagliavo! Tutto stava per accadere…

 

“Grazie ragazzo! Ne avevo proprio bisogno… sai… sono alla ricerca di cibo da stamani, ma non ho trovato nulla!” Non potevo crederci! Quella creatura mi stava parlando all’uso degli esseri umani! Senza scompormi, ma con voce tremolante tentai di parlare alla volpe: “Ma… tu parli? Io pensavo che gli animali non potessero farlo…” La volpe, si avvicinò a me, e siccome proprio vicino allo zaino c’era il mio libro di racconti, appoggiò il muso sulla copertina e mi disse: “Ma come? Tu leggi! Dovresti saperlo! Noi animali abbiamo il dono della parola solo con chi comprende l’amore ed il rispetto per la natura! Anche se per noi è un reato! Non potremmo farlo… però con te…” Mi ricordai di quanto avevo letto sul mio libro, e volli dire alla volpe: “Si! Lo so! Solo che è la prima volta che mi capita di parlare con un animale! Ma dimmi… perché hai scelto proprio me? Perché proprio a me questo meraviglioso regalo?” Quella si avvicinò e cominciò a leccarmi le mani, poi guardandomi con i suoi occhi color ambra mi disse: “Perché tu comprendi la natura e di conseguenza capisci anche me! E poi… ti ho sentito leggere ad alta voce quel racconto… La strana riunione… sai… sono proprio io quella volpe! Non pensavo che il due zampe del gatto avesse pubblicato tutto… e poi come ha fatto? Forse era li con noi? Mah… Evidentemente, non tutti gli uomini sono uguali! Devo dire che sono rimasto piacevolmente sorpreso! Beh… adesso devo andare… però voglio incontrarti di nuovo! A domani ragazzo! Stessa ora!” E corse via.

Era già calato il sole ed io, rimasi lì senza saper cosa dire e cosa pensare! Ero entrato a mia insaputa, in un racconto… solo che era tutto vero ed ancora non era stato scritto.

 

Ritornai a casa, ma ai miei genitori non dissi nulla. Non dovevano sapere! Infondo… chi mai avrebbe potuto credermi? Quello è stato il più bel compleanno della mia vita! Cenai ed andai a letto di corsa. Ero eccitatissimo! Avevo ricevuto un appuntamento molto particolare! Addirittura, dopo essermi messo sotto le coperte, pensai seriamente di aver sognato tutto, ma nel mio cuore, solo io, conoscevo la verità.

 

Il sole era già alto quando mi svegliai. Avevo anche compreso che tutti quei bisbigli che sentivo quando dormivo sotto l’albero, non erano altro che le voci delle creature che abitavano in quel luogo d’incanto. Se devo dire che fino a quel momento ero convinto di ciò che mi era successo, direi una bugia! Ancora ero incredulo.

La giornata non passava mai! In camera mia, andavo avanti ed indietro. Pensavo e ripensavo a quella volpe. Ero un privilegiato! Questo lo capivo bene! Ero stato scelto! Ero diventato amico con chi avevo conosciuto tramite un racconto! Questo mi riempiva d’orgoglio e di tenerezza infinita.

 

Arrivò il pomeriggio tanto atteso! Non stavo più nella pelle! Cosa mi avrebbe raccontato l’amico volpe? Mi diressi subito in cucina e presi dalla credenza molte fette di pane e scatolette di carne in scatola. Pensai che il modo più diretto per approcciarsi agli animali era appunto il cibo. Come una saetta m’apprestai ad uscire, e mio padre mi chiese dove andavo, ma io, raggiante di felicità gli dissi solo: “Devo andare ad incontrare un amico, papà! Un amico molto speciale!” Non capì.

 

Mi misi in cammino, e dopo circa una mezz’ora arrivai nel posto dove avrei dovuto incontrare quello che ormai avevo definito ‘ il mio amico volpe ‘.

Dovetti aspettare, stavo quasi per perdere le speranze. Pensai che forse era davvero tutto un sogno quello che avevo fatto. Avevo quasi le lacrime agli occhi, quando avvertì la sua presenza. Mi girai e vidi quella creatura che mi venne incontro salutandomi: “Ciao ragazzo! Come vedi ho mantenuto la mia promessa!” Avevo voglia di avvicinarmi ma non osavo; fu proprio il mio amico volpe ad avvicinarsi a me dicendo: “Perché stai lì fermo! Accarezzami… vedi… noi animali amiamo il contatto fisico! Non aver paura!” Lo feci. Aveva un pelo morbido e folto. Dimenticai per un istante che si trattava di un animale selvatico. La volpe sembrò apprezzare il mio gesto, e volle premiarmi leccandomi. Era il suo modo per esprimermi amicizia! “Ormai siamo amici io e te…” disse: “Sai, adesso vorrei capire meglio voi esseri umani! Ne ho sentite davvero tante su di voi… anche cose non belle… però, vedendoti, ho capito che non tutti siete così! In quella riunione, purtroppo, non siamo venuti a capo di nulla! Ne vorrei organizzare un’altra!” Io appresi la notizia rimanendo senza fiato. Non m’aspettavo di certo di essere invitato ad un’altra ‘ strana riunione ‘ , tuttavia, avevo qualche piccola preoccupazione. L’amico volpe disse: “Se sei d’accordo, avvertirò il mio… diciamo così… amico gatto e gli altri! Dimmi ragazzo… te la senti di confrontarti con noi?” Io risposi: “Certo! Non vedo l’ora…” La volpe, sorridendo e voltandosi per andare via disse: “Ok! Allora la riunione si terrà domani mattina! Ci vediamo! Ciao!” Mi ricordai del cibo, e richiamando la volpe dissi: “Ah! Stavo quasi per scordarmi! Ti ho portato da mangiare!” Quello, si avvicinò e si mise a mangiare, poi, staccò un pezzo di pane dicendo: “Questo è per il mio amico gatto! Gli dirò che sei stato tu a mandarglielo!”.

 

Rientrai in casa. Ripensai a quello che mi era successo. Dovevo confrontarmi con gli animali! Pensai di dover difendere l’onore della specie degli esseri umani.

Leggendo quel racconto, avevo intuito che quelle creature erano arrabbiate per il nostro comportamento con loro. Pensai, che per stare più tranquillo, avrei dovuto trovarmi un alleato… così, visto che possedevo un cane, decisi, dopo un po’ di riflessione, a chiedergli aiuto. Non mi resi conto che stavo per chiedere supporto ad un animale… non mi feci problemi! Ero entrato in quel mondo fantastico, e per me, ormai, era una cosa normale! La preoccupazione per quella riunione, mi fece fare una cosa che a tutti gli esseri umani era negata. Scesi in giardino. Il mio cane era li fermo nella cuccia. Come al solito mi guardava, e poi, uscendo fuori, cominciò a scodinzolare facendomi le feste, ma io dovevo fare altro… così, m’avvicinai e cominciai ad accarezzarlo. Dovette capire qualcosa, perché mi guardò come non aveva mai fatto prima. Mentre avevo la mano sulla sua testa, gli parlai guardandolo negli occhi: “Bobby… So che per te è strano, ma devo chiederti un favore… so che mi puoi capire e che puoi parlare!” Lui, mi guardò con aria sconcertata ed interrogativa ma non diceva nulla. Probabilmente voleva capire se era il caso di infrangere la regola millenaria che imponeva agli animali di non parlare agli uomini. Allora io ho insistetti dicendo: “Bobby… lo so che non potresti… però ora mi serve il tuo aiuto!” Quello, questa volta mi guardò facendomi vedere che aveva capito, e vedendomi convinto e preoccupato, iniziò a parlare: “Come fai a sapere padroncino? Dimmi! Sai… per noi animali è proibito parlarvi direttamente!” Io, preso dalla foga, spiegai tutto al cane, il quale, sentendo che era stata una volpe a compiere il misfatto, ringhiando disse: “Le volpi combinano sempre guai! Comunque, visto che sei tu a chiedermi aiuto padroncino, domani ti accompagnerò io a quella riunione che mi puzza tanto di PROCESSO! Ti proteggerò io! Non ti preoccupare!” Quella creatura, non solo mi aveva parlato ma, mi stava anche offrendo la sua protezione! Pensai che i cani, come il luogo comune recita, ci sono davvero amici, e provai una sorta di gratitudine. Comunque, la parola ‘ PROCESSO ‘ che aveva detto mi fece paura! Già l’avevo intuito! Lo accarezzai a lungo, e poi rientrai in casa per la cena.

 

Ormai ero in ballo e dovevo ballare! Era chiaro come il sole, che l’indomani avrei dovuto affrontare una sorta di interrogatorio e come aveva detto il cane, di PROCESSO. Io ero l’unico rappresentante di una specie che stava distruggendo la natura e di conseguenza anche le creature che, ad essa, erano legate da un filo indissolubile. Pensai che stavamo anche distruggendo noi stessi, e che gli animali, comunque, avessero ragione, da secoli, a non rivolgerci la parola ed ad essere arrabbiati con noi!

Quella notte non riuscì a prendere sonno. Mi rigiravo nel mio letto senza trovare posa. Mi gravava parecchio quella responsabilità molto più grande della mia età! Era come un macigno sullo stomaco. Come avrei potuto difendere l’indifendibile?

 

Arrivò la mattina, una mattina piena di sole. Mi accinsi a vestirmi di tutta fretta. I miei genitori, abituati a vedermi uscire presto non mi chiesero nulla. Semplicemente non sapevano! Non sapevano che loro figlio, stava per difendere tutto il genere umano da creature arrabbiate e spaventate.

Andai dal mio cane e lo slegai. Gli dissi semplicemente : “Andiamo!”.

 

Ero già sulla strada in compagnia di Bobby. Non parlavo! Ero teso. Il cane lo capiva e cercava di starmi attaccato alle gambe guardandomi in modo dolce.

Avevamo fatto già parecchia strada e intravidi alla fine del sentiero, il mio albero. Notai subito parecchio movimento. Vidi un cavallo, una zebra ed un vitello, e poi degli uccelli che si spostavano da un ramo ad un altro, ed a terra, il mio amico volpe con un gatto e poco distante un serpente: una vipera. Poi, girando lo sguardo vidi ritto e maestoso un leone e di fianco una tigre. Un cane di razza pastore tedesco, stava accucciato vicino una gallina che guardava con apprensione la volpe. Uno scoiattolo da un ramo, osservava il tutto. Erano gli animali che avevo conosciuto nel racconto! Erano lì vicino a me.

Mi avvicinai con timore, e subito la volpe mi venne vicino. “Ragazzo! Bene! Sei arrivato! Mi fa piacere… ma… vedo che con te hai portato un cane!” Il mio cane, vedendo che la volpe non sembrava contenta gli rispose quasi ringhiando: “Devo difendere il mio padroncino dalle accuse che certamente avete intenzione di fargli! Questo è un processo… non è vero Volpe?” La volpe, cercò di rispondere ma Il grosso cane che aveva partecipato alle prime riunioni disse: “E che male c’è? Cominciamo male volpe… molto male! Lo sanno tutti che noi siamo amici degli uomini, per questo motivo, anche il mio fratello cane deve essere accettato nella nostra riunione! O per caso non sei d’accordo amico Volpe?” La volpe, guardando il cane, abbassò le orecchie e disse a mezza voce: “Ok… per me può restare!” Il cavallo, nel vedermi mi venne vicino e disse nitrendo: “Spero che tu ragazzo abbia delle risposte per noi! Dovrai spiegarci molte cose!” Nel vederlo ebbi paura ma, dovevo darmi contegno! Infatti sapevo che gli animali avvertono subito quando si ha paura. Mi sentivo sotto esame. Ora dovevo rispondere. “Cavallo! Si! Ho tutte le risposte che cercate! Ho capito da me che questa non è una riunione ma una specie di processo! Mi dovete porre delle domande suppongo… bene! Io sono pronto!” La volpe, forse per difendermi, si rivolse al cavallo dicendo: “Signor Cavallo! Non è il caso di mettere in ansia ed agitare così il ragazzo! Facciamolo rispondere con calma!” Poi, rivolgendosi a me disse: “Non ti preoccupare! Qui ti siamo… quasi… tutti amici!” E mentre diceva così, guardava con terrore il mio cane, e quello mostrando i suoi denti affilati gli disse: “Amici… mah… Comunque, se è un processo, il mio padroncino avrà bisogno di un avvocato difensore! Beh! Io sono qui per difenderlo, sempre se lor signori sono d’accordo…” Il gatto fissò il mio cane con sgomento e disse: “Si! Si! Siamo tutti d’accordo! Basta che il cane avvocato stia molto più calmo! Per effettuare il suo compito d’avvocatura, bisogna stare calmi calmini!” Il leone, vedendo l’andazzo disse: “Credo che a questo punto serva un giudice! Io Leone… Re della foresta, sono certamente l’animale più adeguato! Cosa ne dici amico Volpe?” La tigre senza aspettare la risposta dell’astuto canide, venne avanti, mentre gli altri animali, con terrore si allontanarono, e la zebra fu colta da svenimento. “Perché? Dimmi… Perché Leone… oops… Sua Maestà! Secondo me dovremmo giudicare insieme! Non le pare?” Il leone con disappunto ruggì, mentre il cane pastore disse: “Non credo che sia giusto far giudicare a degli animali selvatici un essere umano! Lo condannereste subito! Se permettete… sarò anche io un giudice insieme alla signora Tigre ed al Re Leone!” Il leone capì, mentre la tigre soffiando in modo impressionante si ritirò indietro, e guardando male il cane disse: “Figuriamoci! Un cane giudice… E’ vero che eri poliziotto ma…” Mi sentivo in trappola. Agitato com’ero non riuscivo neppure a respirare, però, a sentirli parlare, a sentire ragionare a modo umano quelle creature mi divertì parecchio. Non sembravano comunque, del resto come nel racconto che avevo letto, d’accordo tra di loro! Non correva buon sangue! Pensai di sfruttare quella situazione a mio vantaggio… certamente non potevo sapere cosa sarebbe accaduto…

 

Dopo che fu decisa la giuria, il cavallo che, evidentemente si era autoproclamato pubblica accusa, mi disse: “Dunque… Tu sei un due zampe! Dimmi… la Volpe ha riferito a questa corte che sei a conoscenza di quello che è stato detto e deciso nella riunione… Credo, a tal proposito, che sia opportuno farti parlare per primo! Senti… come definiresti la tua specie… anche se, la parola specie non credo si addica ai due zampe come te…” Il mio cane ringhiando come un matto disse: “Obiezione! Questa è un’offesa gratuita al mio assistito!” “Obiezione accolta!” Disse il leone, che aveva preso sul serio il suo ruolo di magistrato. Il cavallo piccato, disse al quanto infastidito sbuffando: “Cominciamo bene! Allora… riformulo la domanda… come definiresti la tua specie ragazzo?” Io, per non ridere mi schiarii la voce e dissi: “Come potrei definire la mia specie? Vedete amici animali… noi esseri umani siamo comparsi su questo pianeta dopo di voi! Siamo molto diversi, però condividiamo lo stesso habitat! Definisco la mia specie, non come la migliore in senso assoluto! Comunque… molti di voi, mi pare, sono diventati nostri amici! E’ vero! Ne abbiamo combinati molti di guai… però…” Il vitello prese la parola interrompendomi: “Però che? M’avete tolto la mamma! Mi ha detto il cane che è stata fatta a fettine e servita come pietanza in diversi vostri ristoranti! Ancora… quando la stavano portando al macello, vi giustificava! Vi voleva ancora bene nonostante che la lama del boia fosse già sotto la sua gola! Come puoi parlare ragazzo, solo di innocenti guai? Io lo chiamerei mucchicidio questo!!” Mi sentii malissimo! Il vitello aveva ragione. Il cavallo riprese: “Infatti caro amico Vitello! Però credimi… loro hanno fatto anche di peggio! Un giorno, un mio amico cavallo, vedendo il cancello aperto del recinto, pensò di aver conquistato la libertà ed invece… invece si trovò su una strada! Una automobile a piena velocità lo investì!” La volpe rabbrividì, visto che purtroppo molte volpi sono vittime proprio di quella orrenda fine, e si mise a guaire pietosamente, mentre il cavallo continuò: “Ecco! Ma non è tutto… Come se non bastasse, lo portarono di nuovo nel recinto, e con un colpo di pistola… PUM!! Lo fecero fuori! Chi aveva compiuto il delitto disse queste testuali parole: ‘ Abbiamo fatto bene! D’ora in poi avrebbe solo sofferto! ‘. Vi sembra normale tutto ciò?” Io, presi la parola dicendo: “Mi dispiace davvero per il tuo amico… però, se fosse rimasto dove l’avevano messo, tutto questo non si sarebbe verificato! E per quanto riguarda il colpo di pistola… beh… l’hanno dovuto fare! Poverino… sarebbe rimasto zoppo e con dolori lancinanti per tutta la vita!” La zebra si mise a piangere a dirotto, gridando : “Eutanasia!! Questa è eutanasia!! Immorale e sbagliata!!” La rondine nel sentire questo disse acidamente: “Meglio zoppi che morti… non vi pare amici?” La volpe, come presa da un dolore grandissimo, guaendo come disperata disse: “Automobili e bastoni che sputano fuoco! E’ mai possibile che i due zampe non sanno fare altro?” Ero dispiaciuto. Avevo capito che per gli animali, quello che per noi sembra giusto, per loro, sono cose orribili. Per questo motivo, volli avvicinarmi alla volpe per accarezzarla, ma quella mi morse ad una mano. Il cane, vedendo la scena e soprattutto capendo il mio gesto, si mise a ringhiare verso la volpe dicendo: “Ti voleva solo accarezzare Volpe! Perché? Perché lo hai morso?” Quella, piangendo disse: “Non volevo amico Cane! Ma il dolore che gli esseri umani ci danno, tu non lo puoi capire! Sei servo… sei servo Cane! Servo dei due zampe! Non ti rendi conto del male che ci fanno!” Ma io, stringendomi la mano morsa dissi risentito alla volpe: “Però… la torta dalle mie mani, ed il pane lo hai preso e mangiato…” Gli animali, tranne i cani e la gallina rabbrividirono. “Non ce lo avevi detto Volpe! Come hai potuto fare una cosa tanto orribile?” Disse la vipera strisciando verso l’astuto animale. Quello, preso da spavento disse sobbalzando ed abbassando le orecchie: “Avevo fame amica Vipera! Lui… lui aveva la torta ed io…” “E tu ti sei ribassato così tanto! Non me lo sarei mai aspettato da te! Proprio no!” Disse la zebra guardando male la volpe. Io però, riprendendomi dissi: “Comunque… se la mettiamo così… anche molti di voi, mangiate dalle nostre mani! Per esempio il cavallo, il gatto, il vitello, la zebra ed addirittura il leone con la tigre! Insomma… un po’ tutti!” “Solo per necessità umano!” Disse il gatto: “Solo per convenienza! Non di certo per piacere!” Il mio cane insieme al pastore tedesco dissero in coro: “Che male c’è?” I leone riprese dicendo: “Va bene… va bene! Abbiamo capito! Uno a zero per i due zampe!” “Non parliamo di sport! Per piacere non parliamo di questo Sua Maestà!” Disse il cavallo: “E’ proprio grazie allo sport se mi ritrovo a correre come un cretino insieme ad altri sventurati come me!” La zebra, che pensava alla sua savana disse: “Beato te cavallo! Almeno tu lo puoi fare… invece io… un recinto di due metri per due, dove non posso neppure muovermi in quanto ci sono altre zebre che essendo nate li, non sanno nulla di come soffro io! Sono obese! Pensano solo a pascolare e niente più, mettendosi in mostra ai due zampe!” Il cavallo le sbuffò e disse: “Almeno a te non toccano frustate da levare via il pelo! Per non parlare che ho sentito dire che con la nostra bella criniera, ci fanno gli archetti per suonare il violino! Suonano con i nostri peli! Secondo te è un comportamento normale amica Zebra? Amica… beh… per modo di dire…” “Seee!!” Disse il vitello: “Almeno a te i peli ricrescono! Ma a noi la pelle chi ce la ridà? Quella non ricresce mica… Sai… sai Cavallo come fanno i tamburi i due zampe? Proprio con quella!” Il cavallo disgustato da quel discorso, si rivolse a me dicendo: “Come ti giustifichi ora? Uccidere per suonare è diabolico! E’ un sicuro sintomo di pazzia e malattia mentale! Su questo non puoi dire nulla ragazzo…” Io pensai che comunque il cavallo avesse ragione, però volli difendere la mia specie e dissi: “E’ vero! Però ora noi usiamo pelli sintetiche… pelli fatte in laboratorio…” Lo scoiattolo, che ancora non aveva parlato disse dal suo ramo: “Non parliamo di laboratori e di scienza! Per favore! Sapete dove abito io? Ho la mia tana vicino ad uno di quei laboratori di cui il due zampe ha parlato! Da li, ho visto cose orribili e crudeli! Credetemi, amici animali! Non ne volevo parlare, ma visto che siamo in argomento… dunque… andiamo con ordine! Da una di quelle finestre, ho visto due uomini vestiti con delle tuniche lunghe e bianche che facevano impressione!” “Camici! Erano camici quelli!” Dissi a testa bassa, ma lo scoiattolo disse squittendo in modo aggressivo: “Per me erano tuniche da stregoni! Il perché lo capirete Subito! Sui banchi, dove loro armeggiavano, a parte che si sentiva una puzza acre di medicinali tossici, c’erano molte provette!” La vipera disse sibilando: “Sicuramente lì c’era il veleno di vipera dentro!” Il cavallo disse: “No, amica Vipera! Secondo me si tratta di alchimia! L’avranno imparata sicuramente dagli unicorni che poi, sono stati fatti fuori tutti! Della loro razza si sono salvati solo le zebre e gli asini! Mi chiedo perché li abbiano risparmiati!” La zebra disse con risentimento al cavallo: “Eh! Caro amico Cavallo… Evidentemente stanno cercando di capire chi fare fuori prossimamente… io ho qualche idea…” E guardò il suo nemico con sarcasmo, mentre quello nitriva nervosamente. Lo scoiattolo, guardando male il cavallo e la zebra disse: “Se non ci sono altre interruzioni vi dirò il resto… Guardando meglio, m’accorsi che sul tavolo c’erano degli animali! Mi sono permesso… visto che sapevo di questa riunione / processo, di portare con me un altro teste! Proprio uno di quei poveretti che sono riuscito a salvare da quel posto infernale… Vieni avanti amico Topo…” Vidi comparire, dietro la coda dello scoiattolo un topolino bianco. Quello, vedendo il gatto e la volpe, con terrore disse: “Se non vi dispiace, io rimango qui con l’amico Scoiattolo! Mi presento… sono un topo che i due zampe chiamano con disprezzo: ‘ topo da laboratorio ‘ oppure ‘ cavia ‘! La mia storia è tragico racconto di torture e vili esperimenti! Sono nato, come dicono i due zampe, in cattività! Non ho mai conosciuto la mamma e né il papà! Mi sono stati tolti immediatamente dopo la nascita! Avevo ancora gli occhietti chiusi! Già, solo per questo dovrei odiare gli esseri umani, però non è tutto! Quello che vi sto per raccontare è di gran lunga più orribile! Ho saputo dell’esperienza della Vipera con il morso al bicchiere, ma quello che è successo a me, è ancora più terribile!” La vipera, alzandosi come un cobra verso l’alto disse: “Cose più terribili di questa, non penso proprio topo…” Il gatto, guardando con i suoi occhi verdi la vipera disse: “Già… probabilmente la cosa più orribile per il Topo è essere divorato! Ma bisogna vedere da chi…” La gallina, che ancora non aveva aperto il becco disse: “Già… io preferisco non essere mangiata da nessuno! Ancora… ancora io devo trovare i miei fratelli e le mie sorelle scomparse!” La volpe, mostrandole i denti disse: “Fra poco, se continui così, li incontrerai Gallina!” Quella, si nascose dietro le zampe della zebra. Il cavallo infastidito disse: “Continua amico Topo! E’ molto interessante quello che stai dicendo!” Il topo, guardando male il gatto disse: “Essere divorati forse era meglio! Credetemi! I due zampe, sia a me che agli altri miei fratelli, ci costringevano a cose orribili! Ogni santo giorno, punture con aghi lunghi lunghi! Quello che c’era dentro le siringhe non ci era dato sapere… Alcuni non ce l’hanno fatta! Altri miei fratelli, forse più fortunati, sono stati dati a degli altri due zampe per farne cibo per serpenti! Quella era la fine a cui anch’io ero stato destinato, prima che l’amico Scoiattolo mi aiutasse a fuggire da quel maledetto laboratorio! Ripeto… che forse era meglio quella fine invece che vivere lì dentro con i due zampe!” La vipera disse: “Topo! Parlo contro i miei interessi… Ma cosa c’è di peggio per uno di voi che essere divorati da uno di noi?” Il topo serio, disse sillabando: “Solo una… VI… VI… SE… ZI… O… NE…! VIVISEZIONE Vipera!” Io rabbrividì. “Vivi…che?” Disse il leone ruggendo. La tigre, che ne aveva sentito parlare, contrariamente alla sua natura aggressiva, cominciò a piangere dicendo: “Poveri piccolini! Perché? Perché i due zampe sono così cattivi e senza cuore?” Il mio cane disse: “Non sono cattivi Tigre… studiano… ecco quello che fanno!” “Ah! E’ così che si studia?” Disse il canarino: “Purtroppo so anche io di cosa si tratta! Ho sentito parlarne in televisione! Quando ero rinchiuso in gabbia, i due zampe che mi avrebbero dovuto liberare, invece guardavano documentari con quel dannato congegno! La tv parlava di libertà… e invece…” La gallina riprese: “Invece tu, come me non l’hai mai vista! E’ vero amico Canarino?” La zebra, si mise a piangere, mentre il topo riprese: “Ecco! Infatti! Adesso… due zampe, come puoi difenderti? Sai cos’è la VIVISEZIONE?” Mi misi a piangere, mentre i cani, nel vedermi così mi vennero incontro scodinzolando, ma la volpe gli disse: “Siete fortunati amici cani a non essere di razza BEAGLES! Altrimenti, invece di scodinzolare così, avreste senza ombra di dubbio, attaccato il ragazzo! Anch’io sono informato… ma, mentre per i topi mi dispiace… per i cani…” Quelli si misero a ringhiare, mentre il leone disse: “Sentiamo il ragazzo! Perché ti sei messo a piangere?” Mi asciugai gli occhi con il dorso della mano e dissi: “Perché quello che ha detto il topolino è una cosa brutta! Questa volta non mi posso difendere! Non posso difendere gli esseri umani! Ora… posso solo chiedere scusa per il comportamento dei miei simili!” Il leone restò di stucco, mentre il topo disse: “Avete visto? Quello che hanno compiuto, neppure loro se lo possono perdonare! Il pianto del ragazzo lo dimostra! Se vi va impressione veder piangere il due zampe è perché non avete visto le nostre, di lacrime… Lacrime di strazio di povere creature, costrette da loro ad essere uccise in modo crudele! Capisco essere preda… ma così… così non si può morire!” Il leone, intanto si informò dalla tigre cos’era la vivisezione, e restò così dolente che cominciò a piangere anche lui! “Basta vi prego!” Dissi con le lacrime che scendevano veloci: “Topolino non dire! Non raccontare altro! Vedi… io sono solo un bambino! Non ho colpa di quello che gli altri esseri umani hanno fatto! Però, sento grande la responsabilità! Voi… voi mi avete scelto per questo regalo! Ma adesso… se vorrete attaccarmi… io vi capirò!” I cani si misero subito in mia difesa ringhiando, ma il leone li fermò dicendo: “No! Noi non ti attaccheremo!” La rondine disse: “Come no? Io speravo… Ma… Maestà… non la deve pagare? Secondo me si!” “Decido io!” Ruggì il leone: “E’ ancora un cucciolo! Cosa vuoi, amica Rondine, che faccia?” La rondine con gli altri animali dissero in coro: “Condannalo! Condannalo!”

 

Chiusi gli occhi. Ora avevo davvero paura. Adesso, solo i cani mi erano rimasti amici. Il leone, vedendo e capendo il mio terrore, si voltò con la volpe e gli disse: “Amico Volpe! Tu ci hai fatto compiere un reato facendoci parlare con il ragazzo! Tu lo sai che per noi animali è proibito! Cosa mi dici? Come mi devo comportare? Cosa devo fare?” Il cavallo, guardando male il leone, e prendendolo in giro disse: “Ma che razza di giudice sei! Non sai prendere decisioni da solo? Ti fidi della Volpe! Eh Leone… oops… Sua Immensa Maestà?” Il leone non fece caso, e la volpe mi guardò con attenzione e poi disse: “Sono convinto che lui è ancora un cucciolo! So che non ha direttamente colpa per quello che altri, e non lui hanno fatto! Io… non posso dimenticare alcune cose brutte! L’amico Topo ha raccontato cose davvero strazianti… ma io…” Si levò un coro di protesta! Gli altri animali avrebbero voluto divorarmi, ma la volpe non era, per mia fortuna, intenzionata a farmi del male. “No Volpe! Devi anche tu condannarlo!” Disse il vitello: “Pensa a cosa hanno fatto a mia mamma…” E gli altri, cattivi: “Volpe! Pensa alla caccia!” La volpe, mi guardò in modo tenero, e disse: “No! Io non me la sento di condannare un cucciolo! Un piccolo non ha alcuna colpa per quello che gli adulti hanno fatto! Tuttavia, ora è lui che ci deve dire qualcosa!” “Cosa mai ci potrebbe dire?” Rispose il topo: “E’ tutta colpa loro! Non ci sono scuse valide! Per me, deve essere solo condannato!” “Anche per noi!” Dissero tutti gli animali in coro. Il leone, guardò la volpe, e poi si voltò verso di me e ruggì: “Ora tocca a te ragazzo! Ho riconosciuto in te la buona fede! Le tue lacrime, non sono solo per paura, ma per dolore! Il dolore che provi per noi! Adesso… adesso devi parlare tu!” Io mi avvicinai al leone, e senza paura presi ad accarezzarlo sulla stupenda criniera dicendo: “Lo so! Voi mi considerate una minaccia! Però… io vi ho conosciuto e vi amo! Ho letto molto su di voi! So che considerate gli uomini dei pazzi! Lo siamo! Lo siamo davvero! Però… io… io sono solo un cucciolo, come ha detto la volpe! Non vi ho fatto io del male! Voglio mostrarmi a voi come sono davvero!” Presi a svestirmi. Mi tolsi proprio tutto. “Ecco! Ecco come siamo!” Il gatto vedendomi disse: “Che schifo! Non avete la pelliccia voi altri… D’inverno come fate a sopravvivere?” Io, senza minimamente vergognarmi dissi: “Infatti non possiamo! Vedi gatto… noi siamo animali proprio come lo siete voi! Condividiamo la terra con voi, ma… purtroppo, abbiamo dimenticato di essere tutti fratelli! Animali… questa parola significa esseri dotati di anima! Noi pensiamo di averla ed invece… Vedi… voi e noi, siamo parte integrante della natura! Tuttavia, gli esseri umani sbagliano! Continuiamo a distruggere ed ad uccidere! Ho capito perché voi non potete comunicare con noi! Non per incapacità! No! Ma perché siamo noi a non sentirvi più! Oh! Se le persone sapessero… Se la gente si fermasse per un solo minuto ad ascoltare il vento, le foglie degli alberi, l’ondeggiare del mare… capirebbe anche voi! Voi… parlate un linguaggio universale che è solo amore e rispetto! Sapete… il nostro errore più grande è quello di sentirci superiori a voi! Ma non è così… non vi siamo superiori! Pensiamo solo d’esserlo! Vedete la mia pelle nuda? Non sopravvivrei un solo giorno se vivessi come fate voi! Non lo posso fare! Il freddo ed il calore mi ucciderebbero, e così anche la fame e la sete! Per non parlare delle malattie! Non siamo in grado di procurarci il cibo da soli! Abbiamo bisogno di strumenti e, soprattutto di voi! Se penso a quello che ci hanno insegnato a scuola… la piramide alimentare… penso che è tutta sbagliata! In realtà siamo prede! Non siamo al vertice! Non lo siamo mai stati! Il leone e la tigre lo sanno bene! Noi… noi non conosciamo neppure il nostro vero verso! Anche tra di noi ci sono dei limiti! Non possiamo andare fuori da altri esseri umani fuori dai nostri confini geografici, perché parliamo lingue completamente diverse! Non possiamo comunicare nemmeno tra di noi… E pensare che gli uomini cercano di comunicare con altri esseri provenienti dallo spazio… Pazzi! Pazzi è quel che siamo! Mi chiedo… ma se non riusciamo a capire voi, come possiamo sol pensare di comunicare con gli extraterrestri? Dobbiamo prima di tutto imparare a capire la natura e voi animali! Siamo nudi e sperduti in un mondo che dovrebbe essere la nostra casa, ma non conosciamo nulla di quello che c’è! Siamo presuntuosi! Pensiamo di conoscere tutto… invece… La nostra condizione, cari amici animali, è triste! Dobbiamo ritornare indietro… molto indietro! Dobbiamo capirvi e non distruggere ed uccidere! Facendo così moriremo anche noi! Vedete questo mio corpo tenero e fragile senza armi di difesa? Ecco quel che in realtà siamo! Creature prive di protezione ed intelligenza! E’ vero! Abbiamo i computers, abbiamo il fuoco, gli aerei per volare come gli uccellini… tuttavia, non abbiamo quello che ci serve davvero… amore e protezione, nemmeno la comprensione di voi e di conseguenza nemmeno di noi stessi! Quand’è che impareremo? Non sappiamo chi siamo! Dovete aiutarci voi… Adesso sono gli esseri umani a chiedervi aiuto! Beh… comunque adesso attendo la sentenza e mi rimetto alla clemenza della corte!” Dicendo così, mi misi seduto sull’erba chinando il capo in segno di sottomissione a quelle nobili creature per cui nutrivo grande rispetto e timore reverenziale.

 

I cani mi guardavano con rispetto ed ammirazione. Il mio, era stato un monologo sincero e sofferto. Avevo descritto tutto o quasi dell’essere umano. La volpe piangeva, così come il gatto ed il cavallo che disse: “Non pensavo foste così indifesi ed insicuri ragazzo!” La rondine, che anch’essa piangeva scese dal ramo ed andò vicino alla povera gallina, portandosi dietro il canarino che ripeteva a mo di cantilena: “Pensavo fossi io il prigioniero… invece…” “Invece sono loro ad essere imprigionati! Ora capisco perché dal recinto ci guardavano! Ci invidiano! Noi… noi siamo liberi invece loro…” Disse la zebra che non riuscì a finire la frase perché si mise a piangere a dirotto. Il vitello prese la parola dicendo: “Se la mia mamma avesse saputo… sarebbe stata contenta di donare il suo latte e la sua carne a voi! Voi… voi avete fame!” “Il mio veleno è servito per farvi stare bene! Io non lo avevo capito… prendi un bicchiere ragazzo e serviti pure!” Disse la vipera sconvolta. La gallina disse: “Se vuoi… io ti posso dare anche tutte le mie uova! Non ti creare nessun problema ragazzo!” La tigre, invece si strinse al leone piangendo. La volpe mi leccò la mano ferita dal suo morso, e piangendo disse: “Resterò io con te! Sarò tuo amico!” Lo scoiattolo cercò di raggiungermi, e quando mi arrivò vicino senza badare alla volpe, si sedette su di me, coprendomi con la sua lunga e folta coda le parti basse dicendo: “Copriti pure con la mia coda ragazzo! Avrai freddo!” La volpe fece lo stesso. Mi mise la coda sulle gambe. L’unico animale a non essere contento era il topolino bianco, il quale avvicinandosi al leone che era commosso disse: “Beh! E’ questa la giustizia? Da carnefice ora è diventato vittima? Sua Maestà… Si è lasciato abbindolare come tutti quanti dalle parole di chi uccide? E tu Cavallo! Pubblica accusa? Dovrei definirti ‘ Pubblica debolezza ‘! Non vedete… ha fatto solo scena per salvarsi la pelle! Devo ammettere che come attore è bravo! Ditemi amici e compagni animali! Costui è davvero riuscito ad intenerirvi a tal punto? Siete così deboli?” Il leone ruggì forte e dopo disse: “Dunque cosa vuoi da me Topo? Vuoi una condanna? Non ti sembra che è stato già condannato abbastanza dalla natura? Non hai capito nulla dunque roditore?” Quello indignato gli girò le spalle dicendo: “Credo che sua Maestà non abbia il fegato per punire il due zampe!” Il leone ruggendo come un pazzo disse: “Va bene! Mi ritiro per deliberare! Colleghi della Corte… Tigre e Cane! Venite con me!” E corse via insieme agli altri componenti della corte.

 

Scese la sera, ed io ero ancora li ad aspettare nudo, con tutti gli animali vicino. Il mio cane mi leccava ed io lo accarezzavo sulla testa. Il topo si era stancato di attendere ed andava su e giù nervosamente, tanto che il gatto gli corse vicino dicendogli: “Sta fermo Topo! O ti faccio star fermo io!” Quello, per paura si mise a tremare e restò lì a fissarmi con gli occhietti che esprimevano tanto odio.

 

Il leone dopo un po’, arrivò con il cane e la tigre. Si vedeva bene che aveva pianto insieme agli altri due. Ruggendo disse: “Alzatevi sulle zampe per ascoltare la sentenza!” Ci alzammo in piedi. “Questa corte, presieduta da me, Leone con la Tigre ed il Cane, emette la seguente sentenza: Vista la pubblica accusa del cavallo, con la difesa del Cane ed avendo sentito le accuse dei testimoni, come il Topo, condanna l’essere umano…” Si levò un coro di proteste mentre il topo esultò, ma il leone, richiamando tutti all’ordine disse: “Silenzio! C’è il verdetto! Questa corte, come dicevo… condanna l’essere umano con attenuanti, siccome cucciolo e per non aver commesso il fatto personalmente, ed anche coadiuvato dalla sua spontanea difesa, ad amare, curare e rispettare per tutto il resto della sua vita, tutti gli animali presenti ed anche assenti! Poi, la corte concede licenza agli animali tutti, a comunicare sempre e comunque con lui! Così deciso… l’udienza è tolta! La corte si ritira!” Ero salvo. Tutti gli animali si strinsero a me con gioia, mentre il topo se ne andò via squittendo in malo modo.

Mi rivestii e ritornai a casa con il mio cane e la volpe che aveva deciso di starmi vicino.

 

Questa è la mia storia! Ecco perché adesso faccio il medico veterinario, difendendo e proteggendo gli animali, e gli animali mi parlano e riesco a curarli bene!

Sono un condannato all’amore per le creature di questo nostro mondo! Nessuno prima d’ora conosceva questo mio segreto!

A pensarci bene… non solo io avrei dovuto essere condannato con questa stupenda sentenza! Ma tutti gli esseri umani, avrebbero dovuto essere condannati insieme a me… infondo… è stato un processo, non solo a me, ma a tutti gli uomini. Un processo all’uomo.

 

Venerdi 27 Aprile 2012                                   Martedi 1 Maggio 2012

 

 

 

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