RAFFAELE FAMELI
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Capitolo 17
(=RITORNO AL PASSATO, IL PUPAZZO, LE TENDE E BASIL ED IL TENTATO RAPIMENTO, IL RICORDO DI SAMANTHA E LA DECISIONE=)
Ritornai a casa! Ero di nuovo da solo! Quel giorno avevo avuto moltissime emozioni! Tutto era così tremendamente sconvolgente da farmi pensare che si trattasse d’un sogno, ma non era così! Purtroppo era tutto vero.
Mangiai, e mi recai in camera mia! Volevo ricordare… volevo pensare al mio passato! Ormai era evidente! La mia mente conteneva moltissime informazioni e dovevo in qualche modo, recuperarle tutte. I miei, lo sapevo, erano al sicuro. Quello a non essere al sicuro ero io e Samantha, così come Ric, Mario, Mirmo ed ora anche Alex. Sedendomi sul letto, ripensai anche a tutti i bambini LORO vittime. Confesso che piansi… Piansi ripensando anche a Sara ed al dolore dei suoi genitori. Perché si doveva soffrire così? Perché tanta malvagità? Comunque, sapevo chi era il RESPONSABILE… LUI e gli altri TRE.
Pensando a questo, mi misi il pigiama. Mi misi sotto le coperte e spensi la luce. Proprio come Ric, cercai di concentrarmi su me stesso… Tutto era lì… a portata di mano… dentro la mia mente! Cosa magnifica il cervello! Elimina quel che è doloroso per non far pensare! Ma le informazioni NON SI CANCELLANO! Ci sono! Così, chiusi gli occhi per addentrarmi nel mio PASSATO… Cosa avrei visto? Cosa avrei scoperto? Non lo sapevo… Provai a pensare al PUPAZZO… cos’era? CHI ERA?
Entrai nel sogno… Mi trovavo a casa mia… Ero di nuovo piccolo! Di nuovo in quella casa… la casa dove avevo visto i CARTONI ANIMATI con il GUFO. Era un’estate caldissima! Quasi non si respirava. Indossavo solo le mutandine. I miei erano in un’altra stanza… forse in cucina! Corsi per andar sul balcone, come facevo di solito, e mi misi dietro ad un’enorme pianta, e lì cominciai a far pipì. Non avevo ancora finito, quando vidi, come una figura nera nascondersi tra le piante. Provai paura ma anche curiosità. Quella cosa era molto alta! Con il pisellino ancora di fuori, percorsi tutto il balcone alla ricerca dell’ombra, ma nulla! Entrai in casa senza farmi vedere, ed andai nel salone. Dietro le tende della finestra mezza aperta, vidi muoversi qualcosa. Non capivo bene cosa fosse, ma poi, vidi avanzare verso di me, una figura mostruosa! Era una specie di coniglio, tipo BUGS BUNNY, ma aveva gli occhi rossi fiammeggianti ed un DENTE SCHEGGIATO! Non era di certo come il famoso cartone animato! Tentai di scappare, ma quello, con dei guanti bianchi con tre righine, mi prese per un braccio… sentì come LEGNO… le sue luride mani erano come dei pezzi di legno, e s’avvicinò al mio volto con il suo lurido muso. Sentivo puzza… una puzza incredibile! Non potevo muovermi! Non potevo far nulla! Provai a gridare, ma quello mi gettò in terra, e con la sua lurida zampa, mi schiacciava la pancia, fino a farmi gridare per il dolore. Prese anche a darmi calci nei piccoli testicoli! Piansi e mi disperai chiudendo gli occhi… Di sicuro svenni… Quando mi ripresi, mi vidi a terra nel salone con i miei intorno. C’era anche il medico, che disse: “Di sicuro, suo figlio ha avuto le convulsioni! C’è traccia di urina per terra! Probabilmente, è allergico a qualche fibra di questo PUPAZZO!” Mi girai, e vidi proprio un pupazzo d’un coniglio, esattamente uguale a quello che voleva uccidermi vicino a me, ma era molto più piccolo! Piansi di nuovo, e cercavo di dire che era stato lui a farmi del male, ma i miei genitori, mi presero in braccio dicendomi che era SOLO UN PUPAZZO! “Di cosa hai paura Alberto? E’ UN PUPAZZO NULLA DI PIU’!! Non è VERO!!”. Quel dannato peluche non lo vidi mai più… Non so che fine abbia fatto. Però, una sera a tavola, alla luce d’una tenue lampadina che faceva una luce gialla, i miei invitarono una SIGNORA e le raccontarono di quanto era accaduto. Lei, guardandomi amorevolmente, disse: “Ah! Sapevo che doveva capitare! Vostro figlio ha qualcosa di SPECIALE! Sapete... era UNO DI LORO!! Assumono le forme più disparate per raggiungere gli innocenti… i PURI! E meglio che Alberto non si ricordi di questa esperienza! Dovete portarlo da un medico… dovete controllare se i suoi genitali stanno bene! LORO attaccano principalmente là… Non vogliono che esseri PURI come noi possano riprodursi! Continuate a dirgli che è stato un SOGNO e NULLA PIU’!”. Infatti, i miei mi portarono da molti medici, dicendomi che era perché volevano controllare che crescessi bene… Solo ora capivo… ma, il peggio doveva ancora venire!
Ecco chi era il PUPAZZO! Era uno di LORO! Capii anche chi! Mi svegliai di soprassalto! Quello che avevo sognato era stato orribile, ma mi fece comprendere che avevo già VISSUTO L’INCUBO! Mi resi conto anche della paura irrazionale che provai nel sentir che Samantha era una coniglietta! Adesso mi spiegavo molte cose… Però, quella notte dovevo capir molto altro… Infatti, con agitazione ripresi a ricordare.
Mi trovavo nella mia nuova casa… precisamente nel salone. Si trattava dei giorni in cui vidi il signor Basil ed i SUOI OPERAI… In quei giorni, a casa mia, non so spiegarmi il motivo, c’era un via vai di gente. Pensavo che probabilmente venivano a farci visita per il trasferimento. Comunque, mi aggiravo per casa ed osservavo quelle PERSONE che dovevano montare le tende, come diceva mio padre. A coordinare il tutto, e, soprattutto a parlare con il mio genitore, proprio LUI, il signor Basil. Non so perché, ma provavo una stranissima sensazione a stare vicino a LUI… Provavo un misto tra paura e curiosità. LUI, parlava… parlava con mio padre in modo strano, quasi contorcendo la bocca. Era longilineo con i capelli radi girati con una riga. Sembrava esser molto vecchio. Parlava con una cadenza particolare quasi con inflessione TEDESCA, come quel maledetto GUFO, e con tonalità acute. Tra le mani, teneva un LIBRO che faceva vedere, con le varie STOFFE da usare per le tende. Io, comunque, non capendo, gli andavo vicino e gli sorridevo, e LUI, m’accarezzava i capelli con la sua mano ossuta, che somigliava ad un ALA, e mi sorrideva contorcendo la bocca, facendo mille moine! Ricordo che roteava anche gli occhi. Gli chiesi cosa stesse facendo, e QUELLO, sgranando i bulbi oculari verso di me, di diceva che doveva montare le tende del salone, e di stare molto attento poiché dietro si potevano nascondere mostri o cose del genere. Naturalmente, presi quelle parole come favole… Mi disse, inoltre, di non toccarle perché avrei potuto macchiarle! Mio padre, mi scacciava! Diceva che disturbavo, e d’andare a vedere la TV in soggiorno. Il signor Basil, sembrava essere molto interessato a me, e diceva ai miei: “… Oh! Che bel bambino che è vostro figlio!! Cresce davvero bene! Si vede che siete ottimi genitori…” I miei, non so se avessero capito le SUE intenzioni, e continuavano a star con LUI, scacciando me. Intanto, uno degli OPERAI, mi disse che doveva prendere un metro dal furgone, e di accompagnarlo fuori. Anche questo ricordo era un ricordo rimosso… Infatti, lasciai i miei con LUI, ed aprendo la porta di casa, accompagnai l’OPERAIO al furgone rosso. Quello, aprii le porte posteriori, e tentò di farmi salire sopra con l’inganno. Mi disse che dovevo cercare io il metro. Intanto, una musichetta continua si sentiva da dentro l’abitacolo… anche una sorta di Codice Morse… In quel furgone regnava la puzza… ma non una puzza normale… Infondo, vidi un qualcosa di familiare, ma, allo stesso tempo dimenticato… IL PUPAZZO! Quello che m’aveva aggredito qualche anno prima… Mi spaventai, ricordando qualcosa, ma quello non si muoveva! Sembrava inanimato! ERA SOLO UN COSTUME! Almeno pensavo così… L’OPERAIO, allora, mi indicò il posto dove c’era questo metro e di non toccare il PUPAZZO, perché dentro C’ERA LEI… Infine, trovai quel metro, ma era sporco e puzzava, forse di più del furgone. Lo aprii e vidi che non era fatto di legno ma d’altro… una sorta d’OSSO! Puzzava talmente tanto che non ce la feci più e mi venne un dolore di pancia, ed alla fine vomitai, mentre l’OPERAIO, ridendo, provò a chiudermi dentro. Di certo voleva rapirmi… Voleva portarmi da qualche parte per DISTRUGGERMI. Notai, che aveva il viso bianco squadrato, contornato da capelli che circondavano il volto… Era MAMI… Infatti, il MALEDETTO, chiuse gli sportelli, e mi trovai al buio con il PUPAZZO, che ANIMANDOSI, mi prese dalle spalle, e m’accarezzava con la sua mano di legno sulla testa… Intanto, un’altra figura uscì da dietro ad uno scatolone! Era una specie di donna asiatica molto bassa, ma d’asiatico aveva solo l’aspetto, che mi calò i pantaloni e le mutande, toccandomi con avidità, cercando di masturbarmi mentre urlavo a più non posso. Sentii il furgone muoversi, e con uno spintone, riuscii a saltar fuori, cadendo sull’asfalto. Mi feci malissimo. Il furgone, andò via di gran carriera, ed io, rivestendomi, rientrai a casa. Mio padre, vedendo che ero insanguinato, mi condusse in bagno per medicarmi, e mi diede la colpa d’aver preso la bicicletta senza il suo permesso… Me l’aveva regalata per il mio compleanno… Tentai di dir quello che era successo, ma non mi ha creduto… o almeno mi parve così. Intanto, stranamente, era giunta la sera. Se ne andarono tutti, ed io dimenticai l’accaduto. Non ci pensai più! Soltanto la sera sul tardi, dopo aver mangiato, mi recai vicino a quelle TENDE e vomitai di nuovo. Le tende puzzavano. Mia madre disse che si trattò d’indigestione, ma non era così. Il signor Basil con i suoi sporchi OPERAI non si fecero mai più rivedere.
Quando mi svegliai, era già giorno… Aprendo gli occhi, vidi solo un grosso “?” che era sopra di me! Urlai e quello scomparve. Mi ricordai di tutto ed acceso il computer, affidai a quella macchina i miei ricordi. Quando finii, mi son vestito, e con lo stomaco sotto sopra, andai a far colazione con un caffè. Sentii suonare alla porta. Era Samantha. Devo confessare che appena la vidi, pensai al PUPAZZO! Mi vennero i brividi! Lei, mi chiese perché tremavo, ed io non ebbi il coraggio di confidarle quello che avevo ricordato. Lei, entrò in casa e venne con me in cucina, dove sorbimmo il caffè appena fatto. “Oh Alberto! Amore mio… Se sapessi cosa ho ricordato questa notte! Ma non voglio turbarti…” “Samantha… lo sai! Tu a me puoi dir tutto! Dai… raccontami… Io, ho ricordato che VOLEVANO RAPIRMI e poi, anche il PUPAZZO! Erano i VOLTI! ERA LUI A COMANDARLI!! Sai… è STATO in questa casa!! Proprio lì… nel salone!! Comunque, raccontami… ti prego…”. Quella, ebbe un singhiozzo di pianto e si mise a raccontare…
“Alberto… Non te la prendere… NON LO FARE, TI PREGO… ma, quello che ho ricordato, RIGUARDA TE! CHI SEI DAVVERO, anche se all’epoca dei fatti, non ti conoscevo… Con i miei e mia sorella, siamo stati, qualche settimana dopo esser venuti qui per le vacanze per la prima volta, a casa di un mio zio, che ora non c’è più… Mio zio si chiamava Nino ed abitava in una casa, quasi al centro della città. Lui stava con la moglie che si chiamava Idia. La sua casa era molto particolare, questo l’avevo capito entrando dal portone. Tutti soprammobili, ed un profumo di chiuso, misto all’odore dei prodotti per pulire il legno. Mio zio possedeva una macchina che teneva in garage e che non usava mai… La casa era fatta così… Appena dentro, sulla sinistra, la porta da dove s’accedeva al garage… poi, una lunghissima scala che portava al piano superiore. Io e la mia famiglia, salimmo proprio per quella scala. Ci trovammo in un ambiente che sembrava un’anticamera. Da lì s’andava al salone soggiorno, al bagno, alla camera da letto dei consorti, e poi con una piccola scala di metallo si saliva fino ad arrivare ad una specie di soffitta tutta fatta a vetri. Comunque, ci accomodammo in quel salone buio. I miei zii non aprivano mai il balcone, e così sembrava tutto misterioso… tetro, insomma una casa molto particolare! L’atmosfera era particolare. Idia, ci offrì latte di mandorla molto freddo. I miei si misero a parlare con gli zii del più e del meno, ed io e Sara ci annoiavamo. Nino, ci disse che potevamo andare, se volevamo, in soffitta dove c’erano dei giochi lasciati lì da certi loro nipoti di cui non sapevo nulla. Non ce lo siamo fatto ripetere due volte… Con Idia che ci accompagnava, entrammo di nuovo nell’anticamera. Nel bagno, notammo una specie di PARRUCCA messa su una specie di testa di polistirolo. Avevo capito che apparteneva a Zio Nino, siccome sapevo che in realtà era calvo. Io e Sara, ci siamo messe a ridere, anche se le risate di Sara finirono di colpo! All’orecchio mi disse che la PARRUCCA s’era mossa da sola. Io non vidi nulla… Comunque, Idia, non s’era accorta di nulla, e ci portò vicino alla scala di metallo e ci disse di salirci su… Cosi abbiamo fatto. La zia, ci disse che ci avrebbe chiamate quando era l’ora d’andar via. Così, un passo dietro l’altro, su quei gradini che facevano rumore, quasi a volersi staccare dai sostegni, salimmo ed arrivammo in soffitta. Era un posto molto strano e luminoso. A terra moquette ed una vetrata che circondava tutta la stanza. A terra abbiamo visto moltissimi giochi di tutti i tipi… tra cui un qualcosa CHE CI RIGUARDA! Era il PROFUMO, Alberto… IL PROFUMO CON IL SUO TAPPO… Comunque, all’epoca dei fatti, non ci feci caso. Cominciammo a giocare con tutta quella roba, tra cui bambole d’ogni genere. Me ne ricordo una sola… Aveva la faccia fatta a PERA, mi faceva impressione e la lasciai al suo posto! Intanto, i miei con i miei zii parlavano e parlavano. Li potevamo sentire perfettamente, anche perché l’anticamera di cui ti ho parlato, era molto piccola. Avevamo anche notato un’altra scala dalla parte opposta a quella dove eravamo salite, ma anche questa volta, non ci feci caso. Intanto, il sole era cominciato a scendere… Tutto diventava d’un colore arancione, e potevo vedere sul viso di Sara il riflesso. Stranamente, non sentimmo più parlare dal piano di sotto. Sara, volle scendere dai miei, ma io, mi trovavo bene in quel posto, e le dissi di chiamarmi quando saremmo andati via. Volevo giocare… volevo giocare ancora… Così, Sara scese. Ero rimasta da sola… Ora tutto era mio! Tutto tranne quel profumo, che vidi sulle gambine della bambola a PERA, come a custodirla gelosamente! Non ci badai… Pensai che l’avesse messo lì mia sorella… ma, evidentemente mi sbagliavo… Quello che accadde dopo… me lo ero scordato! Infatti, dalla scala opposta di cui ti parlavo, ho sentito come se qualcuno stesse arrivando… Vidi, proprio sull’ultimo gradino, come del pelo… un pelo che spuntava! Pensai fosse Sara a farmi uno scherzo, ma NON ERA LEI… Piano piano, vidi apparir dal buco della scala, non solo pelo, ma anche orecchie da scoiattolo e poi gli occhi da cartone animato… Ma non era come Cip e Ciop… No!! Si vedeva che era malvagio… Non mi chiedere come lo capii… All’improvviso, vidi la figura completa, muoversi a scatti e venir da me con passo strano! La bambola, girò il volto verso di me da sola… Urlai, ma nessuno sentì! Intanto lo scoiattolo, mi prese per la vita, e cominciò a sballottolarmi da una parte all’altra senza pietà! Vi venne il voltastomaco! Stetti male e cominciai a ruttare, e mentre ruttavo mi salii l’acido e cominciai a tossire ed a vomitare. Con me non c’era nessuno… Quello continuava… ed io con disperazione, allontanai l’orrendo faccione dal mio, ma quello, mi buttò a terra con violenza ed abbassandomi le mutandine dal di sotto della gonna, tentò di mettermi le dita dentro! Ho avuto paura, e con un salto… adesso ho capito come ho fatto… mi trovai giù per le scale e poi nell’anticamera. Sicuramente m’ero trasformata in coniglietta… I miei non s’accorsero di nulla, e quando con mia sorella ed i miei zii mi videro arrivare, non dissero niente! Cercai di dire quello che mi era accaduto, ma nessuno mi credeva… Solo Idia, si girò verso Nino, dicendo che LA DISGRAZIA ERA DI NUOVO ENTRATA IN QUELLA CASA… Dopo alcuni mesi, i miei zii morirono improvvisamente. Da quanto ne so, quella casa non è mai più stata aperta… Leggendo il racconto di Ric, credo di saper chi era quello scoiattolone… Ecco perché, non volevo raccontarti di questo… Lo so che tu SEI DIVERSO, amore mio!!” La baciai, ed anch’io confidai la mia esperienza con il PUPAZZO! In definitiva, tutti e due avevamo avuto la visita DEL PUPAZZO! Solo che per me era la STREGA e per lei la CINESINA… Ah! Se fosse rimasta un po’ di più in quella lurida soffitta, probabilmente avrebbe visto MAMI come l’ho visto io… Comunque, il racconto della mia coniglietta mi fece prendere una DECISIONE. Le dissi: “Amore mio… Siccome quella casa, per quanto m’hai detto, è stata lasciata così com’era, probabilmente ancora il TAPPO è lì… Che ne dici d’andare a vedere?” Samantha, mi guardò un po’ preoccupata, ed alla fine disse: “LA TUA DECISIONE E’ ANCHE LA MIA… AMORE MIO… ANDIAMO!! Ma, non dovremmo avvertire Mario?” Io, stringendola le risposi che non era il caso… Era stato proprio lui a metterci su quella strada… Evidentemente, era una cosa che dovevamo far noi da soli…