LA RADIO DEL MISTERO

RAFFAELE FAMELI

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Capitolo 4

 

(=LA NOTTE RIVELATRICE ED I SOGNI DELLA SCACCHIERA – UN NUOVO GIORNO STRANO E L’ATTESA DELLA SERA=)

 

M’addormentai. Ero stanco di tanta tensione, se pur ingiustificata. Nella mia povera mente s’affollavano le immagini di quello che avevo visto e vissuto. Comunque, non riuscivo a capire, poiché avevo visto cose impossibili. Pensai anche a come il venditore conoscesse il mio nome… io non glielo avevo detto per telefono! Poi, il controllore e quella strana scritta sullo scatolo… Non mi pareva possibile.

 

Tutto intorno a me si fece freddo e buio. So di certo che quella notte sognai, ma sognai cose altrettanto strane. Quella scacchiera vista in TV mi rimbalzava nella mente e pensai d’esserci entrato! Sognai anche d’aver acceso la radio e di sentire dei suoni continui e strani che si facevano sempre più forti… sempre più forti ed acuti che ricordo d’essermi svegliato nel cuore della notte! Già… la notte!

 

Infatti, devo aver letto da qualche parte che proprio la notte, si poteva sentire, uscendo un rumore continuo, proprio come un brusio misterioso d’una radio! Lo avevo sentito od in TV oppure lo avevo letto! Comunque lo sperimentai di persona una sera che, non potendo dormire a causa di un’agitazione che ogni tanto mi coglieva, uscii sul balcone ed udii proprio quel brusio, come d’un motore in lontananza oppure di apparecchi elettronici in funzione. Come si poteva spiegare tutto questo? Poi mi sovvenne anche lo strano codice morse sentito quella mattina quando ero fuori per lavoro.

 

Cercai d’addormentarmi di nuovo, ma, il suono continuo che m’aveva svegliato si fece risentire! Mi sembrò d’impazzire! Quel suono non era la prima volta che lo sognavo e mi faceva sempre lo stesso effetto! Non ne avevo mai parlato con nessuno, per paura forse di farmi prendere per matto… ma, io matto non ero!

Quando, nonostante tutto, ripresi sonno, sognai altro… I tre manichini che, tenendomi fermo dalle mani ai piedi, mi stordivano con quel rumore insopportabile… poi, una voce che sembrava provenire da tutti gli angoli, mi diceva di non accendere la radio, poiché LUI non voleva farsi sentire! Però, oltre ai manichini e a me, in quel posto buio non c’era NESSUNO!

 

Ma, perché si nega sempre NESSUNO? Nessuno è la negazione dell’esserci, cioè quando si dice che NON C’E’ NESSUNO, si intende che non ci sono altre persone, però, a pensarci bene, si dice: NON C’E’ NESSUNO, come se NESSUNO sia QUALCUNO! Sarebbe più consono dire: C’E’ NESSUNO, ma, anche in questo caso si impersonifica qualcosa di etereo… cioè che non esiste! Però, da quello che il giorno prima avevo appreso, sembrava che quel NESSUNO non era tanto etereo come avevo sempre pensato… EGLI POTEVA ESISTERE DAVVERO! Magari quei manichini volevano proteggermi proprio da LUI…

 

Mi svegliai che era già mattina. Stiracchiandomi, pensai che Ulisse a Polifemo disse di chiamarsi NESSUNO! Ah! Quella che sembrerebbe essere stata un’astuzia, in realtà, nascondeva qualcosa di diverso… Infatti, Ulisse era un uomo, ed il ciclope sapeva della sua esistenza, ma lo chiamò NESSUNO quando i suoi compagni ciclopi gli chiesero chi fosse stato ad accecarlo. Quindi… ragion per cui, NESSUNO E’ QUALCUNO! Ma erano per il momento, solo mie congetture! Infatti non avevano alcun senso.

 

Dopo essermi svegliato per bene, scesi in salotto per far colazione. Trovai mio padre che, mescendomi il caffè disse: “Hai dormito bene, Alberto?” Io, risposi: “Certo papà… Perché mai non avrei dovuto dormir bene?” Quello, facendomi un occhiata strana, si sedette accanto a me, bevendo anche lui la profumosa bevanda calda. Mi madre era uscita per far compere.

 

Mi vestii e lavai di fretta. Non avevo programmi per quel giorno, a parte, la sera, di accendere la mia bella e “misteriosa” radio ad onde corte. Cosa avrei potuto ascoltare? Questo non lo sapevo… Potevo solo immaginarmi un mondo diverso dal solito baracchino e dai soliti 144 o 430 MHz a cui ero abituato! Già, nel CB avevo usato le bande laterali, ma usarle su certe frequenze, mi causava una certa ansia… Ricordo che per la mia Comunione, mi regalarono una radiolina normale in FM ed AM… Da quella potevo ascoltare le radio libere in modulazione di frequenza e stazioni estere in onde medie! Però, molte volte, anche da quella si ricevevano stranissimi segnali, come un suono che andando in su con la frequenza diventava sempre più acuto o grave, e poi rumori strani di cui non capivo cosa potessero essere! Di questo, cercai spiegazioni a mio padre, il quale non capendo nulla di radio… o così pensavo… mi diceva: “… Alberto… Magari saranno gli EXTRATERRESTRI… AHAHAHAHA!” E finiva così il discorso… Col senno di poi, capii ma non del tutto. Con quella radio, invece, avrei CAPITO DI PIU’… o così credevo.

 

Quella mattina lasciai la radio in camera mia sulla scrivania… L’avrei accesa da solo quella sera, proprio al calar del sole, quando i miei erano soliti uscire, dimenticandomi della strana promessa fatta al venditore, secondo il quale, chissà cosa potevo ascoltare di così tanto pericoloso.

Quindi, per non pensarci, uscii di casa per incontrare un mio amico al quale avrei raccontato le mie avventure del giorno prima.

 

Proprio da Giuseppe avevo visto il mio primo baracchino! Già! Proprio da lui!

Era stato il primo ad aver nella mia zona quell’apparecchio! Ah! Quanto lo desideravo! Lo aveva montato, con l’aiuto di suo padre, vicino al suo letto. Aveva l’alimentatore, il microfono, ed un quaderno dove, diligentemente segnava tutti i nomi di coloro che riusciva a contattare! Quanti QSO… e quante sfide nell’arrivare sempre più lontano! Infatti, non gli bastò la piccola antenna da balcone! Volle montare un'antenna molto più alta sul tetto di casa! Era altissima… e potentissima… Immaginavo di poter un giorno avere una cosa simile, ma i miei me lo impedirono fino al mio esame di maturità, con le scuse che dovevo studiare e con quell’arnese avrei rischiato di distrarmi, e poi che avrei disturbato le persone che vedevano la TV! Erano solo scuse od altro? Comunque, lo volli fortemente… fino ad andare a casa del mio amico quando non c’era, e poter modulare! Mi beccò e mi rimproverò duramente!

Proprio al finir della scuola, con i soldi che avevo ricevuto per il mio esame superato bene, provai anche ad andar a piedi fino ad un paese dove c’era il negozio che vendeva CB… Distava quasi due chilometri… Poi… alla fine, ricevetti quello che sarebbe diventato la mia più grande passione… Da quel giorno comprai radio su radio… ma, quella che avevo comprato no… Quella era DIVERSA!

 

Andai diritto ad un bar! Volevo prendermi un altro caffè. Entrai e subito m’accorsi che qualcuno m’osservava. Non so dire chi potesse essere, ma aveva una lunga barba nera e gli occhiali scuri. Indossava anche un cappello ed era vestito in giacca e cravatta con lunghi pantaloni neri. Le scarpe, nere anch’esse, completavano l’abbigliamento dell’insolito cliente di quel bar.

M’avvicinai al bancone odoroso di dolci e di bevande e chiesi al barista quello che volevo. Mi si avvicinò proprio allora lui… “Lei, signor Alberto… Lei ha intenzione d’usare quella radio che ha acquistato stasera?” Mi domandò con tono di comando, io, sorpreso e spaventato gli dissi: “Ma lei chi è? Come fa a sapere della radio? E poi… la smetta di parlare come i BRAVI di DON RODRIGO nei Promessi Sposi… Non mi chiamo Don Abbondio… Lei come fa a sapere il mio nome?” Quello, si tolse gli occhiali… Il suo sguardo era freddo come il ghiaccio, ma anche dolce. “Non mi chieda cose che non posso, anzi, non voglio dirle, signor Alberto… Mi creda! E’ molto meglio che butti via quell’arnese del DIAVOLO! Molti altri hanno provato e… se ne sono pentiti amaramente! SPECIALMENTE DOPO AVERLA VISTA E CONOSCIUTA!! MA NON PARLO DELLA RADIO, Comunque, quella radio… non è per lei!” “Ma come si permette! Innanzi tutto si dovrebbe presentare! Non è molto educato quello che sta facendo! Per caso ieri m’ha seguito fino al negozio?” Quello, si rimise gli occhiali, ed andando via, disse: “… Il caffè è pagato! Signor Alberto! Questo è un avvertimento da un amico! UN AMICO EUGENIO…  Già è stato avvertito stanotte! Vuole davvero finir male?” Ed uscì. Rimasi come incantato, e dissi al barista se conosceva quel tizio, ma lui rispose che non l’aveva mai visto prima.

Presi il caffè già pagato, pensando a quel strano incontro. Come mai tutti sapevano i fatti miei? Come mai tutti sembravano interessarsi al mio acquisto?

Uscii dal bar e mi misi in cammino per andare a casa di Giuseppe. Per strada il mio cervello non la smetteva di pensare… Rividi con la mente quei manichini e mi vennero i brividi. Mi ricordai d’averli visti una sera in un negozio d’abbigliamento… Una cosa che di certo avevo rimosso.

 

Infatti, con i miei, andai in un negozio in piazza con i miei genitori. Mi dissero di star buono e di non fare il monello! Ancora ero un bambino! Avevo si e no circa cinque anni. La cosa che mi colpì in quel negozio era una lunga scala a chiocciola che portava al piano superiore. Il piano in questione era adibito ad esposizione d’abiti. Il pavimento di quel negozio era tutto fatto di moquette verde! M’avvicinai alla scala, e vidi, appoggiata al terzo gradino, una radio che aveva la spina attaccata al muro. Avrei voluto toccarla… avrei voluto vedere il suo funzionamento, ma la proprietaria, proprio in quel momento, si girò dalla mia parte, facendomi un’occhiataccia, per poi continuare a parlare con i miei. Non so perché, anche se quella radio m’attirava, persi interesse e salì le lunghe scale polverose. La moquette era intrisa di quella maledetta polvere! Salii fino al piano superiore. L’atmosfera era tetra… Lunghe file di luci a neon, e qualcuna che lampeggiava, illuminava la stanza. Il suono era ovattato, visto la presenza di moltissimi abiti appesi a grucce sui loro supporti metallici. Camminai fra quei vestiti, addirittura aprendomi varchi con le mani, quando… ad un tratto, vidi… vidi tre manichini… poi, non ricordo più nulla! Probabilmente stetti male perché ricordo d’aver avuto all’uscita capogiri. E… se quella radio sulle scale era uguale a quella che ora avevo comperato? E se quei manichini avessero voluto impedirmi di toccarla?

 

Con tutti questi pensieri in mente, arrivai davanti al portone della casa del mio amico. Bussai alla porta, e rispose sua madre. Le dissi che volevo parlare con Giuseppe, e quella, con un dolce sorriso mi fece accomodare.

Era da tanto che non andavo in quella casa! Di solito io e Giuseppe ci incontravamo fuori. “Oh Alberto! Che bella sorpresa…” Mi disse vedendomi entrare il mio amico. Io, con un sorriso entrai in quella stanza e quello mi fece accomodare sul divano. “Cosa ti porta qui da me? Perché non m’hai telefonato prima di venire?” Senza indugio, gli raccontai tutto. Quello, facendosi serio in un istante mi disse: “E proprio da me dovevi venire? Come mai hai comprato quella radio? Ah Alberto… Tu non sai… tu non sai molte cose! Se te la vedono i carabinieri te la sequestrano…” Che cavolo stava dicendo Giuseppe? Quella era una “semplice” radio ad onde corte e non una cosa proibita! Risposi a tono: “Ma cosa dici? Che cacchio centrano i carabinieri ora? E’ una semplice radio… Comunque, non è delle forze dell’ordine che mi preoccupo…” E gli raccontai tutta la storia, compresa quella successa al bar. “Ah se sapessi… amico mio! Ti sei cacciato in un mare di guai! Tu non sai che ci sono alcune cose che non si possono sentire! Spero per te che butti via quella radio! Ho sentito parlare di qualcuno che l’ha avuta su Internet… Come hai detto tu, hai visto sulla scatola un avvertimento in inglese… un avvertimento che poi è scomparso… per non parlare della gente che sapeva anche se non poteva sapere… e poi… i manichini… Secondo te è un caso tutto ciò? Fa una cosa saggia, Alberto… Prendi quella maledetta radio e buttala via… anzi… DISTRUGGILA! Non ti porterà altro che problemi. Vedi, ancora non l’hai accesa e già ti stanno capitando cose strane! Cosa la VUOI? Non c’è NULLA! Non si sente NESSUNO!” Ancora quelle parole? Ma, cosa volevano tutti da me? Perché avrei dovuto seguire i loro consigli? Che male poteva fare una radio ad onde corte? Vedendo che il mio amico era come tutti gli altri, volli andar via, ma gli dissi: “Ah! Se è così, caro il mio Giuseppe, IO VOGLIO SENTIRE NESSUNO! Che male mi potrà mai fare se è NESSUNO? Ok! Ti saluto… S’è fatto un po’ tardi! Visto che con te non si può parlare, non vedo perché dovrei rimanere qui a perder tempo…” “Ti supplico Alberto… Non parlar così… LUI ESISTE… LUI COMUNICA in modi che nemmeno ti immagini… Certe radio hanno la capacità d’EVOCARE LUI ed ALTRI… Ma davvero non capisci tutti gli avvertimenti? Comunque, teniamoci in contatto… potrebbe servirti il mio aiuto, anche se spero di no! IL NULLA… IL NULLA DI NESSUNO potresti ascoltare… l’OBLIO! Già in questa città è successa una cosa simile alla tua tanto tempo fa… Un ragazzo che ho conosciuto… quello che ora abita in una casa al mare… ha provato… beh… lasciamo perdere! ESISTONO! Non fare quella brutta fine! Io t’ho avvertito… anch’io!” Sentendo questo, senza salutare, corsi via da quella casa! Mi venne la tremarella! Avevo sentito la storia di quel ragazzo, ma, secondo tutti, erano solo leggende metropolitane… Come potevo, io, far quella fine?

 

La strada che mi condusse a casa, era insolitamente popolata da persone che non avevo mai visto. Tutti sembravano guardarmi con sospetto. Cosa stava accadendo? Anzi… cosa sarebbe successo una volta accesa la mia radio?

 

Intanto, si era fatta l’ora di pranzo. Mangiai insieme ai miei, e poi m’avvertirono che quel pomeriggio sarebbero dovuti uscire a far compere. Io, che già lo sapevo non mi stupii affatto, però, dovevo aspettare l’ora X per premere il pulsante ON… dopo l’ignoto…

Andai verso camera mia, e mi misi a guardare la scatola. Sembrava quasi uno scrigno segreto! Conoscevo il suo contenuto, ma, tuttavia temevo od una brutta delusione oppure quello che m’aspettavo… ma c’era qualcos’altro… Tutte quelle cose strane che, secondo gli altri, mi dovevano accadere. Di certo, non ero l’unico al mondo a possedere quella radio! Quindi, cosa c’era di male? Comunque, non la toccai… Non in quel momento. Feci un’altra cosa… Accesi di nuovo il televisore. Provai di nuovo a sintonizzare quello stranissimo segnale, ma, dopo un po’ d’attesa, dovetti accorgermi che non si vedeva nulla. Così la spensi e mi gettai a peso morto sul letto e chiusi gli occhi.

 

Non feci nessun sogno… nulla! Quando mi svegliai, erano già le quattro e mezza del pomeriggio. Sentii i miei prepararsi per uscire, ed aspettai il momento fatidico di quando avrebbero chiuso il portone di casa. Mi sedetti alla scrivania ed accesi il computer. Mi misi di nuovo a leggere ed a stampare quelle frequenze che dovevano portarmi nel misterioso mondo delle Number Station… Sapevo che le trasmissioni erano cifrate e che, molto probabilmente, non avrei capito nulla… sapevo anche che quelle speciali trasmissioni cominciavano sempre o allo scoccare dell’ora oppure alla mezza od ad un quarto… quindi, bisognava aver pazienza.

La porta di casa si chiuse! Ero davvero solo! “Bene!” Pensai, però aspettai ancora…

 

Dovevo essere solo e tranquillo per cominciare la mia brava esplorazione in SW… Presi dall’armadio una grossa cuffia, un cavo molto lungo che doveva servirmi per antenna, e con lo scatolo sotto il braccio, prendendo tutto quel materiale e le frequenze appena stampate, mi recai nella camera degli ospiti. Lì c’era un balcone molto ampio e molto alto dove potevo sistemare il cavo dell’antenna. Staccai la spina della TV e, aprendo la scatola, presi l’alimentatore e lo collegai alla presa… ma non lo collegai alla radio… Ancora NO! Sistemai una sedia vicino all’anta del balcone, collegai la radio alla cuffia, e m’accinsi ad uscire fuori con il lungo cavo d’antenna.

Fuori, odor di mare… già! Da quel balcone si vedeva il mare! Il sole, visto che era inverno, già stava per tramontare! Era l’ora adatta! Trovai un chiodo al muro dove appendere il filo… uno molto in alto, e dopo rientrai nella camera. Abbassai anche la serranda, e sul letto, i mobili, il muro dei puntini luminosi… Era il sole che con i suoi raggi filtrava dai buchini. Era una situazione di tranquillità e calma, la respirai tutta, anche se, in realtà, ero molto agitato. Mi sedetti sulla sedia, e nemmeno accesi la luce. Adesso mi trovavo con il cavo d’antenna in mano ed il connettore dell’alimentatore. ERO PRONTO! Indossai la cuffia, ed inserii i due connettori alla parte giusta degli ingressi della radio… Sospirai e premetti il tasto ON.

 

 

 

 

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