LA RADIO DEL MISTERO

RAFFAELE FAMELI

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Capitolo 6

 

(=GLI INCUBI E L’INCONTRO CON L’UOMO CHE SAPEVA MOLTO=)

 

Ecco. Ora stavo dormendo. Nella mia mente s’affollavano tanti pensieri, tutti molto confusi! Ricordai tutto, prima d’incominciare a sognare… già… sognare…

Mi sembrava tutto così assurdo che mi sembrava d’essere il protagonista di un film o roba del genere! Ricordai i volti di tutti coloro che in due giorni m’avevano fatto sprofondare in una specie di incubo… Un incubo da svegli! Comunque, dopo un po’ mi misi a sognare. Vidi il mare ed una schiera di case! Riuscivo a sentire il profumo di salsedine e di ruggine delle inferriate che si trovavano ai balconi di quella struttura. Mi trovavo in spiaggia, proprio quella dove con i miei eravamo soliti andare al mare proprio lì… vicino a quella scogliera. Dietro di noi quelle case. Piantavamo lì il nostro ombrellone e sistemavamo le sdraio e ci rilassavamo! Tanto per cambiare, portavo sempre con me una radiolina in FM per poter sentire un po’ di musica. Era così dolce stare all’ombra e godere di quella tranquillità quasi totale, che quasi mi faceva addormentare! Toccavo e scavavo, mentre ero disteso sulla stuoia, quella calda sabbia. Infatti, mi sistemavo per poter toccare con i piedi e con le mani quella distesa di granelli caldi, mentre il resto del mio corpo era all’ombra. Mi piaceva e mi piace molto farlo, anche ora! Tutto era così calmo e sublime. Sembrava che nulla potesse accadermi… nulla potesse turbarmi. Invece, durante quel sogno, successe una cosa molto strana! Sapevo che da lì a poco, sarebbe avvenuta un’eclissi di sole! Mi girai per veder il cielo. Ero in compagnia dei miei genitori, i quali non sembravano preoccupati. Erano semplicemente seduti al sole. La radio suonava… si sentiva una musica dolce… non so come spiegarla. Ad un tratto, m’accorsi che il sole stava lentamente entrando nel cono d’ombra della terra. Tirò un po’ di vento freddo! Tutt’intorno, piano piano si fece ombra. Ebbi paura, ma lo stesso continuai ad osservare il fenomeno. Questo mi era successo davvero, ma in quel sogno successe dell’altro. Mi rizzai in piedi, e m’accorsi d’esser da solo. Chiamai i miei, ma non c’erano più, così mi decisi ad andare, non so perché, al bar che si trovava un po’ distante da lì. Camminai sulla ora fredda sabbia, e notai che s’era fatto buio… ma non un buio comune, un buio fatto di mistero. Arrivai al locale. Il tetto era costituito da una tettoia fatta di legno. Al bancone, di fronte a me, nessuno… nessun cliente… solo io! Un juke-box colorato con delle righe strane suonava una musica indecifrabile… una musica che sembrava esser suonata da un sintetizzatore ad una sola nota. Si ripeteva all’infinito, tanto da risultare quasi ipnotica. Non so perché, nel sogno capii che quell’apparecchio era una radio ad onde corte. Mi faceva paura! M’avvicinai al juke-box e toccai i tasti di selezione delle canzoni… presi una scossa tremenda ed udii un ticchettio dovuta all’elettricità! Ritirai subito il dito, mettendomelo in bocca! Intanto la musica continuava e continuava martellante. Mi sembrò che fosse diventata notte, infatti, non si vedeva più, né il mare e né gli ombrelloni! Sembrava esserci il NULLA! Anche i neon di quel luogo, avevano un colore bianco sporco. Decisi d’avvicinarmi al bancone, ma dall’altoparlante del juke-box s’udì il messaggio ricevuto dalla radio che avevo comprato! Provai ad urlare, ma non ci riuscii. Girandomi verso il luogo dove si trovava il ristorante, vidi sul muro, scritto con una vernice nera, due simboli… uno di DIVISIONE ed uno ZERO! All’improvviso vidi i tre manichini che m’afferravano e cominciavano come a portarmi via da quel luogo. Ai tavolini del bar, intanto, si erano sedute tre figure… Uno, aveva il viso allungato e bianco! Indossava un cilindro… l’altra lunga e nera come il carbone! Due denti, il quale uno scheggiato, gli uscivano dalla bocca lurida… poi, un’altra figura più corta ma dall’aspetto orientaleggiante! Mi fecero molta impressione. Non si muovevano, ma guardavano un’altra sedia, rimasta vuota! Sul loro tavolo, inciso come col sangue una “ T “ e vicino a loro una scacchiera vuota. Sulla sedia vuota, una scritta: “NESSUNO”. Non feci in tempo a far nulla, poiché i tre manichini m’avevano già portato molto distante! Chi diavolo erano quei tre? Perché erano lì e non avevano fatto nulla? Capivo che non erano esseri benevoli e ne ebbi un’immensa paura… ma, mi facevano paura pure quei tre manichini. Ad un tratto, m’accorsi di nuovo d’esser solo. Non mi trovavo più né al bar e né al mare… Vedevo un arco ed a terra una strada scivolosa! Sull’arco erano incisi gli stessi simboli che avevo visto al bar. Riconobbi quel luogo… Si trattava dell’antico quartiere ebraico della mia città! Solo che era più spettrale e tetro… L’arco era l’entrata per quel quartiere, solo che ora non si vedeva nessuna strada ma lo stesso vuoto che avevo visto al bar della spiaggia. Intanto un suono continuo sempre, sempre più forte mi faceva perdere il ben dell’intelletto! Dentro quell’arco, vidi come una porta illuminata con strani colori… quasi come un monoscopio colorato! Poi… poi più nulla! Con quel suono, mi svegliai di soprassalto nel mio letto! Era già mattina inoltrata.

 

Balzai dal letto! Avevo lo stomaco sottosopra, ed ancora udivo come un acufene quel rumore che piano piano scompariva. Pensai di dover vomitare di nuovo, ma questa volta mi trattenni a stento. Quella storia mi stava anche facendo ammalare!

Cercando di riprendermi, aprii la porta ed uscii. Il sole era già alto. Corsi al piano di sotto ed andai in cucina. Mi ricordai della mia missione di quel giorno… andare dall’uomo che poteva darmi spiegazioni, ma prima, dovevo comprare un nuovo alimentatore per la radio. Sulle pareti dei puntini luminosi dovuti alle serrande quasi abbassate.

Mio padre, appena mi vide, mi preparò subito il caffè e non mi disse nulla. Mia madre era ancora a letto. Come era stato il giorno precedente, dopo essermi preparato uscii alla buon ora. Presi le chiavi della mia auto e ci montai sopra… Naturalmente presi con me la radio e l’alimentatore. Chissà se quell’arnese andava anche a batterie, pensai accendendo il motore…

 

Eccomi arrivato al negozio di elettrodomestici… Con i soldi in mano e l’alimentatore bruciato, andai vicino al negoziante: “Scusi… Mi servirebbe un alimentatore di questo tipo… Potrei averlo, per piacere?” Il commesso, guardò l’alimentatore, e disse: “Uhhmmm!! Per cos’è? E’ molto strano e particolare questo alimentatore… Credo d’averne uno in magazzino… Il voltaggio è strano…”. Io, sorrisi e dissi: “E’ per una radio ad…” “Onde Corte… E’ vero? Ma è sicuro di volerlo? Non è che ha portato anche quella maled… cioè quella radio qui? Cosa la vuole? Non si sente nulla! E’ una ZODIACO 14, non è vero?” Risposi di si, e vidi scomparire il commesso in magazzino, non prima d’avermi buttato un’occhiataccia. Dopo un po’, lo vidi riapparire con un alimentatore in mano. “Ok… Eccolo qui… Lo prenda pure! E’ in regalo!” Presi l’oggetto ma non mi spiegavo del regalo: “Ma… io voglio pagare! Quant’è che costa? A lei, di certo, non regalano le cose…” “Mi creda…” Continuò: “… Mi creda! Molte cose è meglio perderle che trovarle! Il solo pensiero d’avere qualcosa collegata a quella radio qui… lei mi capisce… mi terrorizza! Avevo solo una di quelle radio in negozio una volta… Nessuno la voleva, e non mi spiegavo il perché, fino a quando, un mio amico, radioamatore, l’ha voluta comprare! Ah! Quante cose assurde m’ha raccontato d’aver sentito! M’ha detto che quella radio NON E’ NORMALE! Non riceve cose normali! M’ha detto di distruggerla e di non portarne in negozio mai più! Era spaventato e bianco in viso! Io, ho capito di cosa parlava, poiché l’ho voluta provare io stesso! Non le so dire cosa si sentiva, ma di una cosa sono certo! Ho ricevuto cose DELL’ALTRO MONDO! Cose che non dimenticherò mai più fin che campo… Da allora non ho mai più acceso una radio in vita mia! Solo il pensiero d’accendere una di quelle cose mi fa venire il tremolio! Spero che lei sappia a cosa va incontro… Se vuole, posso darle l’indirizzo del mio amico… Lui le saprà spiegare tutto… ma io no! Ho tenuto solo l’alimentatore perché è solo un alimentatore… La radio l’ho gettata in mare!” Guardai il commesso e notai nel suo sguardo timore. Sembrava un cerbiatto sotto il tiro d’un cacciatore. Gli chiesi l’indirizzo del suo amico, e poi, con l’alimentatore in mano andai via… Dovevo compiere l’altra parte della mia “folle” missione.

 

Con la mia auto, raggiunsi il mare! Ora, mi trovavo proprio nel posto del mio “sogno”. Provai un senso di smarrimento, ma anche di quiete! Parcheggiai e scesi dall’auto. Era una cosa molto strana! Rividi il bar deserto vista la stagione! Non c’era il juke-box… non c’era nulla di quanto avevo sognato. Però, il tavolino dove erano seduti quei tre si! Ma sopra, soltanto polvere e sabbia.

Girai dalla parte posteriore, dove in estate c’è il parcheggio delle auto, e rividi quella lunga strada polverosa che doveva condurmi alla casa di quel ragazzo che aveva vissuto una cosa simile alla mia, di cui, io non sapevo quasi nulla… solo i racconti che si sentivano in giro… nulla si più.

Pensai si star sognando, poiché vidi, dietro l’angolo dove c’era la scala metallica che doveva portarmi da lui, come la figura d’una volpe che mi fissava… M’avvicinai e quella scappò. Pensai che infondo era normale, anche se non troppo. Mi fece impressione! Era come se sapesse… Ma come può un animale sapere certe cose?

Salii le scale piene di sabbia, ed arrivai alla porta di legno. Non c’era il campanello! Sembrava che non ci fosse nessuno. Respirai forte, ed alla fine mi decisi. Bussai alla porta. Ad aprire una donna! Aveva l’aspetto gentile… mi ricordava… mi ricordava molto il mare! “Prego?” Mi disse. Io risposi impacciato: “Beh… vede… io, cerco il signor Riccardo! E’ in casa? Io mi chiamo Alberto… Probabilmente lui non mi conosce! Lei deve esser sua moglie?” Quella, sorrise e spalancò la porta, dicendomi: “Prego! Riccardo è in casa! Si accomodi…” Mi fece entrare! In quella casa regnava una calma incredibile! Una luce innaturale! “Riccardo si trova sul balcone! Sa, poco fa è venuto suo fratello Daniele a farci visita! Non l’ha incontrato?” Risposi di no, e m’avvicinai all’ingresso del balcone. Di fianco una bella cucinina come quella delle case delle vacanze! Tutto in quella casa sembrava esser così. Il balcone era posizionato proprio davanti al mare… proprio il posto dove io ed i miei genitori eravamo soliti andare. “Meni… ma, chi era? Ah!” Disse il signor Riccardo scorgendomi. “Ric! Questo è il signor Alberto! E’ venuto a farti visita!” Riccardo, dopo le parole di sua moglie, mi strinse la mano e mi disse: “Lei chi è? Io non la conosco se non di vista? Come mai è venuto a trovarmi?” Era il momento di vuotare il sacco: “… Vede… E’ vero! Non ci conosciamo… ma ho sentito parlar molto di lei! Non so se posso dirlo, ma ho sentito molto sul suo conto! Se son venuto qui, è per chiederle delle cose…” Quello, mi guardò prima con preoccupazione, ma poi sorrise: “Quello che le hanno detto sul mio conto, sono tutte cose vere! Anche se… sa, a volte la gente esagera! Mi dica signor Alberto! Come posso esserle utile?” Osservai bene Riccardo. Indossava una bella maglietta rossa. “… Vede… Non so come cominciare, comunque, ho comprato qualche giorno fa una radio! Tutto è iniziato da lì…” Ad un tratto, una radio ricetrasmittente su un tavolino fece beep. “… Ah si?” Continuò: “Dimmi tutto! Ti posso dar del tu?” Io risposi di si, e continuai, ma mi sentivo a disagio… proprio come quando una persona va da un guru o roba simile: “… Vedi Riccardo… Già all’acquisto mi sono successe un sacco di cose…” Raccontai del venditore, del treno, dei manichini e di quella scacchiera vista in TV. Riccardo si rannuvolò, ed a mezza voce disse: “Ah! Ci siamo… ci siamo di nuovo! Hai visto in negozio la scacchiera?” Risposi di si, ma poi, raccontai anche quando a casa mia la rividi sul mio televisore… poi, raccontai delle parole del venditore che mi parlò d’un certo NESSUNO, e delle strane cose che avevo sentito in quella radio. Poi, mi ricordai anche del sogno che avevo fatto, e di quei tre “ESSERI” che avevo visto al tavolino. Quando Riccardo udì questo, scattò come morso da una tarantola. “Dunque, lei ha visto Mami, la Cinesina e la Strega? Oh no! E poi, ha sentito parlar di un NESSUNO?” “Certo… ma poi, nel sogno che ho fatto, ho visto molto altro… Vede, ho sognato una parte della nostra città… il quartiere ebraico… Sull’arco c’erano i simboli della DIVISIONE PER ZERO! Ma la porta era colorata… era colorata come…” “Un monoscopio…” “Si! Proprio così Riccardo! Ricordo solo un suono continuo che aumenta ed aumenta, fino a farmi impazzire! Credo che sappiano anche dove abito, perché dalla radio che le dicevo prima, ho sentito proprio le mie coordinate! Ma come è possibile tutto questo? Come possono sapere… e, soprattutto chi SONO?” Riccardo, m’abbracciò dicendomi: “Io non ho tutte le risposte… ma, da quello che ho capito, SONO RITORNATI… I VOLTI SONO RITORNATI… solo che ora non sono solo TRE ma QUATTRO! Mio Dio! M’avevano avvertito di questa possibilità! Ma il quarto? Io di lui non so NULLA, come non so NULLA della DIVISIONE PER ZERO E DI QUELLA RADIO! Mio Dio! TELE PIANURA HA RIPRESO LE SUE TRASMISSIONI!! Ah! Non c’è tempo da perdere! Devo informarmi meglio… Comunque, fai bene ad essere spaventato! SEI ANCHE TU PURO… PURO PROPRIO COME ME! …Non so se hai letto il racconto della mia esperienza di qualche anno fa… Ti consiglio di leggerlo, e ti consiglio di scriverne anche tu uno! Ho proprio una copia qui… nella mia pen drive… Prendila e stampa, e soprattutto leggi e SCRIVI! SCRIVI TUTTO!” “Grazie! Ho portato qui quella radio… se la vuole vedere?” “NOOOOO!” Urlò Riccardo: “Non voglio sentire e vedere! Ho già RICEVUTO E TRASMESSO! Credo che adesso tocchi a te! Ma… Aspetta…” Da un armadio, cercò qualcosa! All’improvviso, odore di bucce d’arancia sul fuoco… “Ecco l’odore di braciere! Ecco il LORO odore!” Mi disse Riccardo, dandomi in mano tre foto. “Riconosci qualcosa?” Rabbrividii. Erano proprio gli esseri seduti al tavolino. “… Ma certo! Sono quelli che ho visto in sogno… SONO LORO! Ma, come ti dicevo, c’era ancora una sedia vuota!” Riccardo, mise via le tre foto, e m’abbracciò di nuovo. “Credo, Alberto, che in un certo senso noi due siamo uguali! Siamo tutti e due puri… Vedi, io ho imparato a conoscermi! Mi sono scoperto ed ho scoperto cose su di me, sia belle che brutte! Probabilmente hai anche tu questo maledetto destino! Sicuramente i tuoi sanno qualcosa… Dovrai ricordarti a fondo della tua vita passata… dovrai RISCOPRIRE IL TUO VERO IO, proprio come io ho fatto! Solo tu puoi ascoltare quella RADIO! Solo tu… Teniamoci in contatto… ti do il mio numero di telefono… Caso mai, ti darò anche il numero di chi mi ha condotto alla VERITA’ su di LORO! Per ora, leggi il mio racconto! NON E’ UNA FAVOLA! Credimi! Non lo è! Spero che non dovrai COMBATTERE come ho fatto io! Cercherai, anche tu, risposte e persone che possono aiutarti! Io le ho avute! Ora so chi sono! Mi raccomando, Alberto! Leggi quello che ho scritto… TI SERVIRA’! Per ora non posso dirti altro… posso solamente farti vedere una cosa… io non so COSA SEI, ma posso farti vedere chi sono io… Ti prego… NON TI SPAVENTARE…” Dicendo così, Riccardo si girò di spalle. Pensai di star ancora sognando… Vidi una coda… una coda di volpe! Mi girai, ma sua moglie non era più umana! Il suo volto era quello di un delfino! Corsi via da quella casa! Non so nemmeno come feci a non cadere giù dalle scale arrugginite! Mi venne di nuovo da vomitare! Lo feci… Mio Dio! Stavo malissimo, ma, nonostante tutto, capivo che Riccardo voleva aiutarmi! Guardai in su, e vidi Riccardo che scese da casa e venne ad abbracciarmi: “Lo so! Sta calmo! Quello che hai visto è sconvolgente… Lo diventerà ancor di più a breve! Alberto! Sento di volerti bene… come ad un fratello! Dovrai fare di certo gli EXPERIMENTES… Solo così potrai non aver più paura! Io ti ho fatto fare il primo passo… adesso toccherà a te! Contatterò subito Mario… Sarà lui a chiamarti! Intanto, LEGGI E RICEVI! Sol questo puoi fare attualmente!” Provai paura, ma abbracciai a mia volta quel ragazzo che con me aveva in comune molte cose. Corsi verso la mia macchina, accelerai e partii per raggiungere presto un’edicola dove avrei potuto stampare quel racconto! Mi servivano risposte… Ma… se Riccardo era una volpe, allora, anch’io potevo essere qualcos’altro? Ancora non lo sapevo, ma poi, mi ricordai che quell’esperienza già l’avevo avuta nel negozio dove avevo comprato la radio e sul treno con il controllore, anche se in quel momento pensavo d’esser impazzito… Anche loro erano DIVERSI… Lo ero anch’io?

 

Arrivai in un battibaleno in città. Mi trovavo di fronte all’edicola, ma ci volle un po’ di tempo perché mi decidessi a scendere. Mi rigiravo la chiavetta USB rossa in mano senza trovar tregua. Guardai la radio e l’alimentatore. Sospirai forte, e poi uscii dall’auto e mi diressi verso l’edicola… Quell’edicola era di un mio carissimo amico…

 

Appena arrivai, quello m’accolse come al solito con un sorriso. Mi chiese come mai mi trovavo lì ed io, risposi che dovevo stampare qualcosa. Mauro, allora, mi disse: “Certo… Visto che non ho clienti, che ne dici di fumare una sigaretta e poi stamperemo… ma, cosa vuoi stampare di bello?” Gli risposi: “Una cosa molto importante per me, Mauro! Ok! Fumiamo, e poi… beh… e poi devi stamparmi il contenuto di questa pen drive!” Quello prese la pennetta, e m’offrì una sigaretta. “Sai Alberto, ti vedo molto bianco in viso! C’è per caso qualcosa che non va? E’ fa tanto che non ti fai vedere in giro…” “Si! Ero un po’ qui ed un po’ lì… E’ vero! Mi sono successe delle cose molto strane in questo periodo… in questi due giorni… Sai, ho comprato una nuova radio… ad onde corte! Però, questo è solo l’inizio!” Con molti sospiri, raccontai tutto. Mauro, mi guardò e disse, aspirando il fumo: “Come può una radio essere tanto pericolosa e strana?” Non risposi, ma, gettando via la sigaretta a metà, visto che non m’andava più di fumare, dissi: “Questo proprio non lo so… Comunque, adesso andiamo a stampare questa roba… Per me è molto importante! Da quello che c’è scritto, potrò sapere molto di più!” Mauro, gettando anche lui la sigaretta, mi fece entrare in edicola. Accese l’enorme stampante ed il computer, ed inserì la penna. Dentro c’era un unico file… I  TRE VOLTI DEL PASSATO.DOC! “Ma… qui ci sono moltissime pagine… Davvero devo stampar tutto?” “Certo!” Risposi, e Mauro, diligentemente fece quello che doveva fare. Quando ebbe finito, mi chiese se volevo rilegare il libro, ed io risposi di si. “Una lettura molto interessante… Posso averne una copia, Alberto?” Mi chiese, ed io: “Certo! Ma per ora non la dare a nessuno! Forse… anzi sicuramente, dovrò stampare altro tra un po’… Dovrò stampare la MIA storia! Conto molto sulla tua riservatezza Mauro! Da come ho capito può essere molto pericoloso!” Quello, mi guardò con curiosità, e poi disse: “Puoi contare su di me, Zio! Non ti preoccupare! La stampa te la regalo io… Tanto, se devi stampar altro, poi, faremo un conto unico!” Ringraziai, e prendendo il tomo, m’avviai verso la mia automobile. Avevo fretta… avevo fretta di vedere quello che c’era scritto… poi, avrei acceso di nuovo quella radio e la mia TV. Dovevo ricevere ancora… Dovevo scoprire molto, sia su di Riccardo che su di me.

 

 

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