RAFFAELE FAMELI
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Tutti noi pensiamo che i delfini sorridano da sempre perché Madre Natura li ha creati così; invece, ce ne fu uno che aveva smesso di farlo. Questa è la storia di Delphi, un delfino molto particolare. Egli nacque nell’immenso oceano da sua madre che desiderò averlo, mentre suo padre se ne scordò subito dopo l’accoppiamento e scomparve. Alla mamma, il comportamento del papà dispiacque, però, dopo la nascita del piccolo non poté che occuparsi di lui anima e corpo. Era per lei un dono del Dio del Mare, e così lo mise in cima ai suoi pensieri. In quel tempo, i delfini, per loro natura, sorridevano a tutto, anche se in realtà non ci fossero molti motivi per farlo; erano sempre attaccati dagli squali, i quali, avendo sempre moltissima fame li divoravano ad uno ad uno. Andò così anche per la mamma di Delphi.
Un giorno, durante una lezione di nuoto, mamma e figlio erano occupati a fare salti ed acrobazie e non si erano resi conto della presenza di un branco di squali che li stavano puntando per divorarli. Com’era bello vedere il piccolo Delphi volteggiare nell’acqua ed andare in su e poi in giù sopra il muso divertito della madre, la quale lo richiamava amorevolmente: “Delphi! Piccolo! Non nuotare così velocemente!” Ma quello, pieno di gioia di vivere e di divertirsi, le rispondeva: “E’ la nostra vita il nuoto! Non ti preoccupare mamma! Noi delfini siamo nati per nuotare, e così rallegriamo il mare! E’ il nostro compito!” Era questo, infatti,l’insegnamento che la sua mamma gli aveva dato nei primi giorni di vita. La mamma lo guardava commossa e gli gioiva il cuore nel vedere suo figlio prendere alla lettera la legge dei delfini. Tutto ad un tratto, l’acqua ed il fondale diventarono silenziosi e tetri. La mamma di Delphi, si accorse del pericolo imminente, ma era troppo tardi. Poté solo dire al figlio di allontanarsi per nascondersi, ma il piccolo delfino non lo fece e le disse quasi piangendo: “Mamma! Non ti lascerò mai da sola! Tu sei la mia vita! Perché dovrei fuggir via ora che ti trovi in pericolo?” La mamma gli rispose: “Va! Almeno tu salvati! Ricordati Delphi che ti voglio e ti vorrò sempre bene! Continua anche per me a nuotare ed a sorridere, visto che forse io non lo potrò fare mai più!” Delphi, vedendo che la mamma era irremovibile nella sua decisione, con le lacrime agli occhi prese la via per allontanarsi, mentre gli squali divoravano sua madre e l’acqua diventava rossa. Non si voltò! Non poteva farlo! Oramai tutto era compiuto nella sua tragica realtà. Il piccolo, anche se non aveva visto la scena, la immaginava nella sua crudeltà. Ormai era solo! Nuotò senza tregua per andare il più lontano possibile da quel posto.
Quando pensò di essere distante, si mise a piangere disperatamente: “Come farò ora? Chi mi potrà nutrire e voler bene? Sono solo al mondo! Non posso vivere così! La mia povera mamma se né andata per sempre! Non sorriderò mai più!” In un mare dove nuotavano tantissimi delfini e tantissime altre creature, lui il piccolo Delphi si sentiva smarrito e solo! Non poteva certo fermare un delfino sconosciuto e fare amicizia! Non poteva funzionare! Ognuno degli abitanti del mare aveva altre cose a cui pensare! Ripercorreva con la memoria le belle giornate passate accanto a sua madre. “Se avessi almeno un fratellino…” pensava il poveretto, e alla fine cominciava a singhiozzare forte. Passarono così due giorni. Mangiava da solo, nuotava da solo, saliva in superficie da solo a prendere l’aria, ma non era l’aria che gli mancava! Prese una decisione. “Se il mondo è così cattivo, se noi delfini dobbiamo sorridere sempre anche quando siamo tristi, allora io NON SORRIDERO’ MAI PIU’! Sono stanco di essere allegro per gli altri! Non lo trovo giusto! Diventerò cattivo! Tanto… l’intelligenza a me non manca di certo! Noi delfini siamo super intelligenti! Anzi! Sono più intelligente io della stessa Dea Atena, la quale crede di essere la più intelligente! Dimostrerò al mondo la mia superiorità!” Il poveretto non sapeva quello che diceva! Era disperato! Sfidare una Dea non era molto consigliabile, ed ancora di più, proprio la Dea Atena che era considerata la più vendicativa tra tutte. Con questa risoluzione, andò in cerca di guai. Lui, che non aveva mai fatto nulla di male nella sua vita, era diventato così cattivo da non poterselo immaginare. Era la sua reazione al destino. Un giorno, incontrò un altro delfino che era un suo amichetto d’infanzia. Quello, quando lo vide gli nuotò incontro e tentò di giocare con lui, ma quando vide che sul muso di Delphi non c’era più il solito sorriso si spaventò moltissimo e gli disse: “Delphi? Ma cosa ti è successo! Non sembri più tu!” Quello, con un sorriso di scherno gli disse: “Il vecchio Delphi è morto! Mia madre è stata divorata dagli squali ed io ormai voglio vendicarmi! Devono pagarla tutti| Akes! Lasciami stare!” Akes, era questo il nome dell’amico, cercò di convincerlo della inutilità della vendetta: “Ma Delphi… ragiona… Non ha senso quello che dici! Contro chi vorresti vendicarti? Quello che è accaduto a tua madre è terribile ma tu non puoi cercare vendetta contro tutti!” Delphi, con un grosso spintone fece girare su se stesso Akes e poi, con ingiustificata violenza lo ferì con la sua pinna dorsale. “AAAH! Mi hai fatto molto male! Perché? Non ti ricordi più di me? Siamo amici!” Disse il povero Akes che perdeva sangue, ma Delphi lo guardò, e se ne andò dicendo: “Ecco quel che succede a far arrabbiare Delphi! Tu sei uno stupido! Credi ancora nella bontà! Io… invece…. Ho imparato ad essere intelligente! Ora non credo più in nulla! Anzi, sarebbe meglio per te se prendessi il mio esempio!” Akes, che era un buon amico, anche avendo molta paura volle ancora una volta provare a discutere con l’amico, e guardandolo con occhio triste gli disse: “Non puoi parlare così! Cosa ne è stato della tua bontà? Non ti lascerò fare sciocchezze!” Delphi gli rispose: “Guarda che farò male anche a te! Non ti avvicinare! Io… io… sono molto più intelligente di te e di Atena!” “Ma cosa dici? Non puoi parlare male di una Dea! E’ pericoloso!” Disse Akes preoccupato, ma Delphi rispose: “Pericoloso? AHAHAHAHA! Che venga anche lei in persona! Non mi fa paura!” Akes, cercò di farlo ragionare ma quello con una grande spinta nuotò via.
Nel tempio, la Dea Atena aveva sentito tutto ed era infuriata. Come si permetteva un delfino (creatura che essa odiava con tutte le sue forze, poiché protette da Poseidone), dirsi più intelligente di una Dea? Questo non le garbava, era una mancanza di rispetto che prevedeva una severa punizione. Si interrogò a lungo sulla punizione da dare, e alla fine dichiarò che Delphi doveva morire. Purtroppo, lei non poteva andare nel regno del Dio Poseidone, e così provò a chiedere aiuto ad un’altra Dea. Si trattava della Dea Artemide, alla quale essa spiegò quello che aveva intenzione di fare. Quella le disse: “Atena! Purtroppo l’animale che ti ha mancato di rispetto è un delfino! E’ protetto direttamente dal Dio Poseidone e da Apollo. E’ davvero un animale molto intelligente, e si intende, meno di te! Serve un animale che sia furbo e che non si faccia molti scrupoli per uccidere! Ti regalo una volpe! Ecco quello che ti serve!” Atena, non era molto convinta del regalo, ma, accettò in quanto verde dalla stizza, ma Apollo aveva sentito tutto e volle aiutare Delphi in quanto animale sotto la sua protezione divina.
Il piccolo delfino, intanto, continuava nella sua opera crudele di regolamento dei conti con la vita. Fece naufragare molte navi perché i marinai si fidavano dei delfini per conoscere la rotta giusta. Gioiva nel vedere quei poveretti affogare, e diceva tra se e se: “Ben fatto! Annegate pure! Io, non voglio più bene a nessuno tranne che a me stesso! Non vedo perché dovrei salvarvi se, anche la mia povera mamma non si è salvata!” Infatti, i delfini aiutavano sempre gli esseri umani in mare, ma Delphi ora non voleva più fare il suo dovere.
Atena, portò con se la volpe e le diede la ragione. Era l’unico modo per poter farla pagare a quel animale che si definiva più intelligente di una Dea. Subito la volpe fu addestrata alla distruzione del delfino, e il furbo animale non vedeva l’ora di compiere il delitto anche perché Atena gli aveva promesso un posto di rilievo sulla terra: “Se farai quello che ti dico, gli esseri umani ti guarderanno come l’essere più furbo e sarai protetto da me in eterno!”
L’ora della vendetta giunse anche troppo presto! Atena aveva ricevuto la notizia che Delphi si trovava a poca distanza dalla costa dove sorgeva uno dei suoi templi. Chiamò la volpe e diede l’infausto ordine: “Va ed uccidi quel delfino! Non ritornare senza averlo ucciso, altrimenti ucciderò te!” La volpe corse. Intanto, Apollo, avendo usufruito di un oracolo aveva previsto il piano di Atena ed andò dal delfino per avvertirlo della grave minaccia nei suoi confronti. Il Dio, arrivò sotto forma di lupo artico, e si mise ad ululare verso il mare per richiamare l’attenzione di Delphi che abitava in quelle acque da qualche giorno. “Delphi! Sono il Dio del sole! Vieni vicino a riva perché ti voglio parlare!” Delphi, sentendo chi era a chiamarlo rispose: “O Apollo, come mai qui? Proprio da me?” “Atena ti vuole uccidere! Perché hai commesso un sacrilegio tanto folle da farti odiare così da lei? Perché l’hai offesa?” Delphi disse: “Io non sono più quello di un tempo! Ormai sono cambiato poiché è stata la vita a farmi cambiare! Il destino mi ha portato via la mamma! Lo so! Ormai la mia vita è segnata! Sono cattivo perché la vita è cattiva e crudele! Ricordo, del giorno della scomparsa di mia madre solo l’acqua colorata di rosso! Il colore del sangue di mia madre attaccata dagli squali! Ed io sono scappato! Mia madre mi disse di andare via!! Sono stato solo un vigliacco!! Non lo dovevo fare!!!” Apollo capì e si turbò, e poi rivolgendosi al delfino disse: “Non è stata colpa tua, ma non puoi nemmeno dare la colpa agli altri esseri viventi! Devi solo accettare quello che è successo!
Nel frattempo Akes stava nuotando nelle vicinanze. Non si era accorto che la volpe era sulla spiaggia, egli cercava qualcosa da mangiare e si spinse troppo vicino alla riva. La volpe vide quel delfino e, credendo che fosse Delphi, entrò in acqua e lo attaccò. Le grida del povero delfino destarono l’attenzione di Delphi, il quale disse: “Queste urla… mi sembra la voce di Akes!” Così, Delphi in compagnia di Apollo corsero per vedere cosa stava accadendo. La volpe, sferrando il colpo di grazia ad Akes diceva: “Questa è la vendetta della Dea Atena!! Ecco quello che succede quando si sfida una Dea dell’Olimpo!! Delphi! Io ti uccido perché è stata Atena ad ordinarmelo! E poi… c’è anche un altro motivo! Sono le volpi ad essere intelligenti e furbe più di ogni altra creatura, e questo per dono di Atena! La Dea dell’intelligenza!” Akes, che ormai era in punto di morte, capì che non era lui il vero bersaglio della volpe, ma volle salvare Delphi e disse : “Mi pento di tutto quello che ho detto!! Non ero io a parlare ma la rabbia per la morte di mia madre!!” La volpe squarciò il corpo di Akes con un colpo di zanna, mentre Delphi con Apollo accorsero. Delphi aveva sentito le ultime parole di Akes, e pieno di pianto gridò: “NOOOO!!! Sono stato io a sfidare Atena!!! Non è giusto!! Volpe, dovevi uccidere me!! Sono io Delphi!!! Akes!! Cosa ti hanno fatto? Perché?” Akes, con un ultimo respiro disse: “Ricordi? Siamo amici! Ecco! Non volevo che ti accadesse nulla! Mi prometti una cosa Delphi? Prometti una cosa ad un amico che sta per morire?” Delphi rispose: “Ma certo! Ma non parlare se ti stanca!” “Delphi! Voglio che impari di nuovo a sorridere! So che tua mamma vuole questo!! Sai… presto la incontrerò!! So che mi chiederà di te! Voglio che sia fiera, voglio che tu onori ancora la legge dei delfini! Smetti di far del male! Non far soffrire più ne tua mamma e ne me! Ti voglio bene!” E morì. Delphi si mise a piangere! Aveva perso un’altra persona cara. “SI!!! Ti giuro Scusami!! Ti ho trattato male!! Non lo dovevo fare!! Tu non centravi nulla con la mia disgrazia ed io ho fatto del male sia a te che agli altri!! Avrei dovuto morire io e non tu!! PERDONAMI!!” La volpe, vedendo quello sfogo, capì che aveva sbagliato vittima e si avventò anche contro di lui, ma Apollo la fermò dicendo: “Fermati! Io sono Apollo il Dio del sole! Questo delfino è sotto la mia protezione! Non lo toccare! Dì ad Atena che già ha sofferto! Non deve soffrire ulteriormente! L’ha pagata! Ormai sarà, d’oggi in poi un delfino diverso!” La volpe, facendo un inchino corse via. Delphi era salvo! Aveva la protezione d’un Dio. Adesso doveva solo imparare a sorridere di nuovo! Diventò, sotto la guida di Apollo, il delfino più buono del mare, aiutò fino la fine dei suoi giorni chi si trovava in difficoltà diventando anche parte dell’Elite (Animali che avevano lo scopo di aiutare gli esseri umani), ma non scordò mai Akes e sua madre, i quali, ogni notte, andavano nei suoi sogni per trovarlo! Questo era il dono di Apollo. Ma ci fu un altro dono! Apollo, per ricordare il sacrificio di Akes, chiese a suo padre Zeus, di mettere su in cielo una costellazione in suo onore. La costellazione del delfino. Delphi, guardando questa costellazione prendeva coraggio e continuava nella sua missione: aiutare ed amare gli altri e soprattutto sorridere al destino.