RAFFAELE FAMELI
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Si racconta che quando un bambino viene alla luce, un cavallino bianco entra nella sua stanza per proteggere il suo sonno. Questo cavallino si chiama Phegeus ed è alato come suo padre Pegaso. Questo lo amò molto, ma lui non si fece più ritrovare dal suo genitore perchè voleva da solo svolgere il suo compito di protezione dei pargoli.
Quando si alzava in volo, lasciava la scia dell'arcobaleno in cielo e anche le fenici restano abbagliate da questa meraviglia. Egli ha sempre consentito ai bambini di farsi cavalcare per fare su di lui un bel giretto; con lui erano al sicuro da tutti i pericoli che incontravano.
I mostri dei sogni dei bambini erano i suoi più grandi nemici. Egli ha sempre lottato per sconfiggerli. Phegeus ha sempre voluto vegliare. Non ha mai dormito nelle lunghe notti d'inverno, quando i fulmini e i tuoni facevano terrorizzare i piccoli. Nei suoi occhi buoni c'era sempre l'arcobaleno che porta la pace. Zu, colui che comanda le tempeste ha sempre avuto una gran fifa di lui. Zu, che era suo zio, creava le tempeste e Phegeus le calmava; Zu faceva tuonare forte ma il cavallino si faceva abbracciare dai bambini spaventati dai tuoni.
La cosa più bella è che quando un bambino cadeva lui gli andava incontro e lo sollevava con il suo dolce musetto: "Su! Non ti sei fatto nulla piccolo! Phegeus è con te! Non aver paura!" Che gran consolazione, il bambino che prima piangeva ora invece rideva abbracciando il suo cavallino alato. "Piccolo! Ti faccio volare su! In alto! Più su del cielo se desideri! Basta che mi chiami, ed io sarò con te! Non aver paura! Non puoi aver paura! Ci sono io!". Anche i delfini lo amavano. Egli era tutto quello che di nobile avesse creato Madre Natura. Non aveva mai rancore contro nessuno! Nemmeno contro gli unicorni che quando passava gli facevano lo sgambetto. Lui rideva, e facendo la linguaccia lasciava perdere.
Un giorno un bambino molto malato che stava per morire invocò il suo nome. Come un fulmine, Phegeus andò da lui, lo prese in groppa e gli fece fare il giro del mondo. Gli uccelli nel vederli cinguettavano come per salutarli, e i delfini guizzavano fuori dall'acqua facendo mille capriole.
Il bambino con l'aiuto del cavallino Phegeus, riuscì a guarire e non si dimenticò mai più di quel cavalluccio alato, tanto che scrisse questa storia.
Non ti dimenticherò mai! Anche se non ti posso più vedere, resterai nel mio cuore. Anche se sono adulto. tu resterai per tutta la vita il simbolo della mia infanzia. Addio Phegeus! Abbi cura di te! Continua a prenderti cura dei bambini che soffrono. Non ti dimenticare di un uomo che porta nel suo cuore l'arcobaleno che tu gli hai regalato senza voler nulla in cambio. Ti voglio bene cavallino! Resti nei miei sogni.