RAFFAELE FAMELI
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Mi addentravo in una città desolata. Ero solo senza nemmeno avere i soldi per il biglietto del treno, i miei vestiti erano laceri per tutta la strada fatta.
Tutti in quella città erano ostili nei miei confronti, non sapevo cosa fare per poter passare la notte. Il mio viaggio era ancora lungo. Dovevo per forza attraversare e restare almeno per un giorno in quel luogo che agli occhi di tutti, doveva apparire spettrale e cupo per arrivare nella città dove ero diretto che certo, doveva accogliermi in un modo molto diverso. Le donne si affacciavano ai balconi e osservavano... me di certo; ero lo straniero, il diverso.
C'era una trattoria, la, fra le case cadenti. Avevo anche fame. Vi entrai, aprendo la porta che polverosa si aprì verso l'interno del locale, facendo spargere nell'aria una nuvola di polvere rossastra. Il tavolo, non poteva essere più spoglio. Non si sentiva nemmeno l'odore del cibo, ma mi sedetti lo stesso su quella sedia sgangherata. Arrivò il padrone. Gli chiesi cosa avessero da mettere sotto i denti, e lui guardandomi come se non avesse mai visto un essere umano, mi rispose che mi poteva servire solo un piatto di minestra. Dissi subito di portarmela. Con quei freddi dovevo mandare giù almeno qualcosa di caldo per non morire assiderato; quello scomparve all'improvviso, ed andò in cucina. Mi guardavo in giro. Spaurito come non lo sono mai stato in tutta la mia vita. I quadri appesi alla parete erano storti, nessuno aveva avuto il buon senso di addirizzarli, poi, mi girai e vidi una cosa che destò in me un senso di disgusto. Una volpe impagliata sopra una consolle, che di certo doveva essere il posto dove il proprietario doveva tenere i piatti e le stoviglie. Notai che questo animale imbalsamato doveva stare li da tanto tempo in quanto alcune ragnatele erano attaccate dalla parte del muso. Girai lo sguardo di nuovo, ma questa volta per non guardare. Mi faceva ribrezzo.
Arrivò il proprietario e appoggiò un piatto fondo con una minestra sul mio tavolo. Pregavo che non prendesse le posate proprio in quel mobile, ma lui fece esattamente questo. La volpe impagliata all'aprirsi delle ante si scosse. Pareva viva. Quello senza neppure scomporsi, richiuse le ante e mi mise sul tavolo il cucchiaio in compagnia delle altre stoviglie. Senza che vedesse, le ho pulite con la tovaglia. Cominciai a mangiare e se ne andò.
Era davvero buono quel piatto di minestra al contrario delle mie previsioni. Mentre mangiavo mi guardavo in giro. Com'era possibile che in quel posto era tutto così desolato? Non avevo mai visto, sia una trattoria così decadente e sia una città così spoglia, poi c'era sempre quella volpe che pareva mi fissasse. Ero nervoso e teso; se non avessi saputo che l'animale era impagliato, di certo mi sarebbe venuto il dubbio che volesse saltarmi addosso.
Terminai di mangiare e mi diressi verso la cucina dove il proprietario si era diretto. Quello appena mi vide, mi venne incontro e mi disse se ero uno straniero e come mai ero li, gli risposi che ci ero capitato per caso; il treno su cui dovevo andare nel mio paese aveva avuto un guasto, e così dovevo prendere un altro treno all'indomani. Quello, mi guardò come se pensasse che non dovessi mai più raggiungere la mia città e mi dette un bigliettino con il prezzo da pagare. Pagai come potevo con gli unici soldi rimasti e poi gli domandai se c'era un posto dove dormire senza spendere troppo, lui mi guardò fisso e mi indicò la strada che portava da un affittacamere. Mi disse con aria seria “...tanto non ci arriverai mai! Lei ti prenderà prima!' Con angoscia, uscì di corsa dalla trattoria e mi rimisi in strada.
Bisognava percorrere una strada in salita per arrivare in quel posto. Da lontano non si vedeva che alberi e cespugli. Sembrava che non ci fosse null'altro. La strada era tutta piena di pietre pungenti, che, tagliavano le suole delle mie scarpe già consumate. Pareva che la strada non finisse mai!
Ad un certo momento, non so capire come, mi sentii osservato. Già da parecchio tempo prima avevo avuto quella strana sensazione. Mi voltai, ma niente... solo sassi e foglie secche; ripresi a camminare non curante della sensazione. Chi era quella ' lei ' che aveva detto il proprietario della trattoria?
Era già il crepuscolo. Il sole pallido era sceso dietro le colline ed io, ancora non avevo raggiunto quel posto che mi doveva dare ristoro e conforto prima di ripartire. Come potevo pagare l'albergatore?
Vedevo che gli alberi, che fino a poco tempo prima erano come benevoli amici , adesso sembravano dei fantasmi con le unghie acuminate. Ebbi paura questo è certo! Cosa avrei fatto se mi fossi perso in quella valle desolata? Niente! Dovevo continuare a camminare, così feci altri tre passi, quando sentii dietro di me come calpestare le foglie. Mi rigirai ma nessun segno di vita.
Camminai ancora per più di tre ore, invano. Quello che avevo pensato si era avverato. Mi ero perso. Ancora dei passi dietro di me... il terrore mi assalì improvvisamente. Adesso ne avevo la certezza, non ero solo. Solo una voce: “Cosa fai qui? Non sai che è pericoloso avventurarsi di notte nella mia foresta?”. Non sapevo chi fosse ma sentivo che nel mio inconscio già conoscevo quella voce. Mi decisi! Guardai dalla parte da dove proveniva la voce. Vidi una bellissima donna, vestita con una veste che era rossa come il sole. Era bella e terribile. Cercai di mettere bene a fuoco quella immagine. Lei con un sorriso strano si avvicinò e disse “Ora tu da qui non potrai mai più fuggire! Sei mio! Ti ho scelto per portare a termine la mia missione! Procreare mio figlio!”. Non avevo capito, ma sentivo che ero parte integrante di un progetto superiore dal quale non avrei potuto nascondermi e scappare. Le guardai gli occhi. Non erano normali! Erano come quelli di un gatto. Pensai che ero pazzo, ma, mi avvicinai a mia volta. Le domandai chi fosse, e lei prese la mia mano e se la portò dietro del suo corpo.
Gridai di spavento. Aveva una lunga coda fluente. Si! Non avevo dubbi al riguardo! Era una Volpe; ma come mai era divenuta donna? E com'era possibile un simile prodigio? Quella, senza alcun ritegno mi baciò di un bacio lungo e inesorabile che mi legava l'anima. Aveva scelto me. Ma perchè? Cosa avevo, io, povero viandante spaventato in una città sconosciuta? Forse nulla, ma... mi scelse tra mille persone. I suoi occhi mi penetravano l'anima. Sentivo che se avessi negato a lei quello che voleva mi avrebbe fatto del male. Sentivo il suo sguardo che comunicava dentro di me la forza del suo istinto primordiale. Non tentai più di scappare! “Sono lo spirito della Volpe! Ed io ho visto che tu hai quello che mi serve!” Gridò, “Tu ora mi devi amare per completarmi! Ti darò il mio infinito potere se vuoi... ti aiuterò nelle difficoltà! Ma non puoi andare via! Mi darai la possibilità di dare alla luce il FIGLIO DELLA VOLPE che darà nuovi esemplari alla mia razza!”
Paura? si, ne avevo molta! Sapevo che la mia vita da quell'istante sarebbe cambiata. Di quali poteri parlava? Come poteva costei aiutarmi? Non lo capii, ma non potevo neppure ritornare sui miei passi. “Sulla terra devono esserci i figli dei miei figli! E' stato così da secoli... ma ormai... sono rimasta solo io! Tua madre era una di noi! Era una Kitsune come me! Ha generato te per creare la nuova stirpe!”
Ero solo al mondo! Ero solo, perchè ero stato abbandonato quando ero piccolo. Non avevo mai conosciuto chi fossero i miei genitori. Le parole della Kitsune mi avevano toccato lo spirito come mille aghi. Era dunque quello il mio destino? Lei, si strisciava a me sensualmente, quasi a volermi fare perdere i sensi. “Trasformati AMORE DI VOLPE! Entrerò nei tuoi sogni! Farò di te il mio diletto! Staremo insieme per tutta la vita!”
Ero spiazzato! Tremavo dalla paura, ma nello stesso tempo di piacere. Io, potevo davvero trasformarmi e diventare quello che diceva la Kitsune? Non lo pensai, lo feci e basta! Anche lei, lo fece......
Da quel giorno la mia vita è cambiata in modo radicale. Ora ho le capacità preannunciate da lei... la mia amante. Tornare al mio paese? Ormai non ci penso più. Ho trovato la mia strada. Ora caccio, ora annuso l'aria, ho quei poteri che già possedevo senza rendermene conto; ora, comprendo l'istinto che era in me, se pur sopito! Ero sempre stato parte di quel disegno che, la Kitsune mi aveva indicato. Non la lasciai più! Ebbe da me un figlio maschio che porterà la sua, e ora anche la mia, specie in tutto il mondo. Ecco cosa sono! Sono l'AMORE DI VOLPE! Un amore inspiegabile agli occhi degli esseri umani ma che esiste, e vive di vita propria.