IL BRANCO

RAFFAELE FAMELI

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Il cielo era grigio nel mese di settembre. C’era aria di carestia; non si mangiava da settimane… ormai. Io e i miei compagni lupi eravamo alla ricerca affannosa di cibo. Si sentivano solo gli ululati di fame.. la fame vera.

 

Su quella collina dispersa tra gli alberi, solo un sole pallido illuminava la ghiaia ed i nostri corpi. Nemmeno un segno di vita da parte di prede. Eravamo proprio allo stremo delle forze.

Già, uno dei nostri valenti lupi era morto in una battuta di caccia senza tra l’altro, con il risultato sperato. Una cosa terribile. Quello che era successo ci aveva turbato l’anima. Era un brutto segno! Se non avessimo trovato una preda saremmo morti di fame.

Io ero il capo branco. Il maschio Alpha deve assicurare agli altri componenti del branco la salvezza, ma io non potevo far nulla! Nessuno poteva far nulla!

 

Una sera, mentre gli altri componenti del branco dormivano, io alzai gli occhi al cielo. Forse non si trattava di una vera preghiera, ma pregai. La luna era alta su di me, così limpida e bianca. Ululai con quanto fiato avevo in corpo. Mi serviva una risposta, un segno. La grossa responsabilità del branco mi stava portando alla disperazione. Non potevo abbandonarli al loro destino; c’erano già dei cuccioli nati da poco. Non potevo restare a guardare mentre gli altri morivano.

Feci un giuramento! Pregai la luna di prendere me, ma di salvare gli altri. Loro non avevano colpa della carestia! Il branco doveva sopravvivere.

 

Forse la mia preghiera fu esaudita, o forse fu per caso, questo non sta a me dirlo; la mattina seguente udimmo un forte rumore. Si trattava di alci. Eravamo salvi! Ci avventammo su quelle creature per poterci sfamare.  Cercai in ogni modo di raggiungere, anche con l’aiuto degli altri, uno di questi animali. Ci riuscimmo! Con tutta la rabbia in corpo, dopo una lunga carestia, mi attaccai e con me gli altri, al collo di un alce. Il destino volle che quel giuramento che feci fosse ascoltato.

 

Mentre la preda era quasi in fin di vita, fui colpito alla testa con uno dei suoi possenti zoccoli. Prima di morire vidi tutti i miei compagni che erano intorno a me. Erano tristi. Il loro capo li aveva lasciati in un modo crudele per farli vivere. Io morì ma gli altri si sfamarono. Avevo dato la vita per loro, ma non avevo rimpianti. Avevo compiuto il mio dovere!

 

Quello che capitò dopo è un’altra storia. Morì! Qualcuno dice che per gli animali non c’è il paradiso… io ho avuto la prova contraria. Mi alzai in volo in una sorta di leggerezza strana; non sentivo ne il dolore ne la fame. Rivedevo le montagne che mi erano state care durante tutta la mia vita. Continuavo ad andare su, sempre più su. Ad un certo punto, rividi anche tutta la mia vita trascorsa.

Una voce mi chiamò. Ero atterrito. Non avevo la più pallida idea di cosa mi doveva accadere, ma andai verso la fonte da cui proveniva la voce. Una luce abbagliante mi avvolse. “TU DOVRAI VIVERE DI NUOVO! DOVRAI SACRIFICARTI PER IL BENE DI TUTTI!”. Infatti dopo un po’, mi ritrovai a ripercorrere la strada fatta, ma questa volta non più da lupo ma da essere umano.

 

Mi svegliai nello stesso posto in cui ero morto. Non avevo più il mio corpo da lupo ma bensì il corpo di un uomo. Una donna, passando di la mi raccolse. Mi adottò e mi nutrì come una vera madre.

 

Ho vissuto serenamente gli anni della mia infanzia. Ora mi trovavo in una città. Gli amici non mi mancavano di certo. Divenni grande. Non ricordavo più cos’ero, ma, sentivo di non far parte interamente di loro. Non mi rendevo conto, certe volte, di essere troppo esuberante nei miei comportamenti. Tendevo ad essere autoritario. Spesso sognavo i lupi, almeno così pensavo. Non potevo certo sapere che non erano sogni ma dei ricordi di una vita ormai lontana. Ho sempre cercato di capire cos’ero. Sentivo dentro di me la voglia di conoscermi a fondo.

 

Per un po’ di tempo lasciai perdere questo mio dilemma. La vita per me continuava regolarmente senza intoppi, quando notai, durante una passeggiata, un branco di lupi in lontananza. Forse, un altro al mio posto sarebbe fuggito via per la paura di essere dilaniato, ma io no. Cercavo proprio i lupi anche se inconsapevolmente. Quelle maestose creature si avvicinarono a me.

Nel loro sguardo non c’era nei miei confronti ostilità. Sembravano conoscermi da molto tempo.

Uno di loro, si staccò dai compagni e mi venne vicino. Era grandioso! Il suo pelo grigio luccicava al sole in un modo a dir poco stupendo. Doveva essere il capo branco, infatti gli altri gli si avvicinarono e cominciarono ad osservare la scena senza però ringhiare.

 

Ci fissammo a lungo negli occhi. Il lupo mi stava trasmettendo il suo senso di libertà e di vita,  riuscivo a comprendere la logica del suo istinto. No! Non ero terrorizzato! Ero a contatto con l’essere che avevo dentro di me. Ero davanti a lui, mi misi in ginocchio per mettermi al suo livello. Non mi andava di essergli superiore, in quanto sentivo che non lo ero.  I suoi occhi marroni penetravano dentro la mia anima più profondamente di una lama di pugnale. Più mi guardava, più io guardavo lui. Non so come ma mi scivolò la mano sulla sua testa per dargli una carezza. Quello, non mi attaccò, non fece nulla. Si lasciò accarezzare e sembrava apprezzare il mio gesto d’amore. Continuai ad accarezzare il lupo a lungo. Il suo corpo era possente. Le zampe ben piantate nel terreno erano immobili. Il mio cuore gli stava parlando in una lingua universale. Capì il lupo quello che stavo provando. Lo capivo! Sentiva che con me era al sicuro. Io non ero come gli altri uomini che lo avrebbero ucciso. Io non l’avrei mai fatto! Uccidere lui, per me, significava, in quel momento, uccidere me stesso. Il lupo Volle darmi un premio per questo. Mi leccò. Con questo gesto mi considerò parte del branco e non nemico. Io non mi ricordavo più degli esseri umani. Non mi importava.  Gli uomini erano distanti anni luce da noi. 

 

Non so per quanto tempo il lupo parlò al mio cuore in quella lingua universale. Compresi da allora che non sarei stato più solo. Lo spirito del lupo era dentro di me, e adesso ricordavo di esserlo anche stato. Poi l’incanto finì.

Ululando il capo branco aveva richiamato i suoi per andare via. Corsero lontano, ma il mio amico lupo, che mi aveva spiegato le leggi della natura e di me stesso, si rigirò molte volte a guardarmi, quando, sparì tra la nebbia del mattino.

 

Restai muto e ancora in ginocchio. Capì il senso della mia vita che fino ad allora mi era sconosciuto. Ero un lupo. Piansi per la gioia, avevo capito chi ero. Non ero come gli altri uomini. Mi allontanai da quel posto e me ne andai verso la città. Ero mancato da parecchie ore. Nessuno seppe mai di quello che avevo fatto. Nessuno doveva sapere! Era il mio segreto. Non mi dimostrai più con i miei amici troppo violento ed autoritario. Avevo, infatti, compreso che non con la violenza bisognava imporsi agli altri. Lo notarono! Notarono tutti il mio repentino cambiamento. Compresi il rispetto. Adesso avevo voglia di estendere la mia conoscenza ed il mio spirito. Quante volte andai su quella collina dove avevo visto la mia vera natura, a pensare… molte, molte volte. Non rividi più, almeno in quel periodo della mia vita il mio amico, e questo mi faceva star male. Avrei voluto, ancora, comunicare con lui tutto il mio essere e il mio amore.

Quante volte provai ad ululare come un lupo… ma non lo ero. Il mio destino ora era un altro. Sentivo comunque la presenza del lupo, che come un padre mi aveva guidato a conoscermi interamente.

 

Purtroppo, in quel periodo era scoppiata la guerra, e siccome io avevo l’età per arruolarmi lo feci senza pensarci su. Sentivo di poter dare qualcosa agli altri. Così, tra le lacrime di mia madre e dei miei amici d’infanzia, saltai su quell’autobus che doveva condurmi in caserma. Dovetti fare molte esercitazioni, molte marce e soprattutto imparare ad usare le armi. Lo feci senza problemi! Ero pronto.

Mi diedero subito un grado superiore! Me lo ero meritato. Mi dissero che adesso ero pronto per la trincea. Mi distinsi soprattutto per la mia audacia e per il mio senso del dovere. Quella divisa mi calzava a pennello. Era proprio grigia e mi ricordava il pelo dei lupi. Mi sentivo realizzato! Di certo non potevo spiegare che erano stati i lupi a farmi decidere per quel grande passo. Non pensavo alla morte... Non mi importava! Il mio desiderio era quello di essere utile agli altri.

 

Fui dirottato verso il campo di battaglia. In quel posto di paura e tristezza, trovai altri soldati che come me erano disposti a morire. Dovevo guidare quei ragazzi alla battaglia e ad una possibile vittoria. Erano tutti quasi della mia stessa età. Alcuni avevano pure paura, una paura immensa, io gli insegnai a non averne. Spiegai che quando si segue il proprio destino tutto doveva andar bene. Mi accettarono subito! Come i lupi seguono il capo branco, anche loro seguivano me. Ero tornato ad essere responsabile delle vite di altri esseri. Tuttavia, avevo il presentimento che qualcosa di brutto  doveva capitare.

 

Anche quella notte sognai i lupi, e questa volta rividi la mia morte.

Tutto sudato uscì fuori dalla mia tenda; la luna dall’alto mi guardava. Fui preso da mille timori, infatti tramite radio, qualche ora prima, avevamo sentito di un possibile attacco da parte dei nemici, ma non sapevamo il momento. Non so il motivo, ma sentivo che già avevo conosciuto quei ragazzi che dovevo comandare, ricordai il sogno fatto. Non poteva essere che così… quei ragazzi erano anche loro parte del branco che avevo nell’altra vita. Sentivo dentro di me la voglia di protezione.

 

Accadde qualcosa di bellissimo quella notte. Mentre stavo per rientrare nella mia tenda, udii un ululato. Mi voltai e vidi il mio amico lupo. Questa volta gli andai incontro io; era stupendo, proprio come la prima volta che lo vidi. Mi accorsi però che questa volta aveva gli occhi tristi. Sembrava volermi dire qualcosa; lo accarezzai e questa volta mi spinsi persino ad abbracciarlo. Quello, leccandomi, mi guardava, ma con uno sguardo triste. Compresi che quella era l’ultima volta che lo avrei visto. Piangevo, proprio come quando si perde una persona cara. Avrei voluto dirgli di non andarsene, di restare con me ancora, ma lui staccandosi dal mio abbraccio, ululò alla luna, e poi indicandomi con il muso il fucile, quasi a volermi incitare a combattere, se ne andò, ma prima diede una occhiata triste alle tende dei miei compagni.

Scomparve nel buio della notte ma questa volta non si voltò. Notai guardandolo allontanarsi che emetteva un guaito. Stava piangendo. Restai con il fucile in mano a guardare l’orizzonte che lo aveva fatto scomparire. Mi misi a piangere di nuovo. Il mio amico lupo era venuto per dirmi addio. Capii che come nel sogno, il mio destino era quello di sacrificarmi di nuovo per amore del branco.

 

Arrivò un’alba piovosa. Chiamai a rapporto tutti i miei uomini; dissi che si dovevano preparare alla battaglia e che avremmo vinto. Loro alzarono i fucili in segno di esultanza, mentre io pensavo che la mia fine sarebbe giunta presto, ma che loro avrebbero, anche senza di me trionfato.

 

Arrivò dopo un po’ di tempo un soldato. Mi disse che le truppe nemiche erano giunte ad un passo dal nostro accampamento. Mi preparai. Caricai il fucile e diedi l’ordine di rappresaglia. Scontri furiosi ci furono da subito. Ma i miei ragazzi respinsero  gli invasori indietro. Stavamo vincendo, anzi avevamo avuto un trionfo. Poi, vidi il mio marconista in difficoltà. Era stato attaccato da un soldato nemico. Qualcosa di indescrivibile scattò in me! Mi scagliai sopra il nemico ferendolo a morte con il mio coltello, ma lui, mi squarciò il torace con la baionetta. Mi colpì al cuore. Ormai era la fine! Proprio come nell’altra vita, per salvare gli altri avevo donato me stesso. Perdetti conoscenza subito, e poi la morte mi portò con se.

 

Fui decorato con una medaglia al valore militare, ho avuto tutti gli onori come un eroe, ma per me è stato solo dovere di protezione.

 

Si! Ero e sarò sempre un lupo! Rifarei tutto!  Non mi pento delle mie scelte. Se in cielo guarderete la costellazione del lupo, ricordatevi di me e di come ho sempre rispettato la vita donando la mia per gli altri, proprio come un lupo, un vero lupo, difende il branco.

 

Chi crede nella sua forza per gli altri ha dentro di se lo spirito immortale del lupo. Uno spirito che supera le barriere dell’odio e rende invincibili. Questo ho imparato nelle mie esperienze che ho avuto.

Spero che a voi, leggendole, vi facciano del bene.

 

Ciao amico lupo! Non ti dimenticherò mai,  poiché tu sei me.

 

 

 

 

 

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