KOS E ZARA

(SOLO PER AMORE)

RAFFAELE FAMELI

Attenzione !! Le storie sono protette da copyright  dell'autore SIAE (C)

 

Era il periodo in cui tutti gli animali erano estasiati dai profumi dell’estate alle porte; I fiori spargevano nell’aria i loro delicati e soavi profumi. Tutta la natura sembrava essersi risvegliata dopo la quiete invernale che era durata davvero molto quell’anno. Kos, era nato da qualche settimana, ma già era vivacissimo come tutti gli unicorni nati da così poco tempo; era davvero una fonte inesauribile di vita e non stava fermo nemmeno un minuto. La mamma lo guardava a vista e si rallegrava di suo figlio così spensierato, che lo faceva vedere a tutte le altre mamme unicornine con baldanza e fierezza. Tim, il fratellino di Kos, era geloso di lui. Era più tranquillo di Kos, questo è certo. Stava sempre attaccato alla mamma e non la lasciava neppure per un minuto, tanto che Kos nel chiamarlo per giocare lo prendeva in giro dicendogli che se stava fermo ancora di più sarebbe diventato una statua e Tim si infuriava sbattendo lo zoccolo sul terreno.

 

Era passato un po’ di tempo ma l’allegria di Kos non diminuiva, anzi, aumentava a vista d’occhio. Quando qualcuno lo chiamava, egli correva sempre, servizievole come non mai; era il beniamino di tutti, e tutti facevano a gara per stargli vicino poiché trasmetteva allegria e soprattutto gioia di vivere. Questo non faceva altro che aumentare la gelosia di Tim. Quando i due fratelli furono cresciuti abbastanza, la madre insegnò loro tutto quello che poteva, soprattutto, cercare l’acqua nascosta sotto terra e, quando qualcuno veniva morso da un serpente, a togliere il veleno con i poteri che solo gli unicorni avevano. Kos era diventato bravissimo a fare tutto questo! Suo fratello Tim era diventato ancora più irrequieto e arrabbiato. Non sopportava che tutti chiamavano Kos al posto suo. Ora, vedeva in suo fratello un rivale: “Anch’io sono bravo!” Diceva: “Perché chiamano sempre ed esclusivamente lui, mentre io sto sempre in un angolino,  nascosto senza che nessuno mi noti? Se voglio, posso fare quello che fa mio fratello cento volte meglio! Questo non è giusto! Lo dirò alla mamma!” Infatti, fece proprio così ma, la mamma gli disse con saggezza: “Arriverà anche per te il momento di essere stimato! Non disperare! Voi siete fratelli! Dovete volervi bene! Non devi prendertela! Vedrai tesoro… presto arriverà anche per te l’occasione propizia di essere notato ed apprezzato!” Quello, nel sentire questo non si tranquillizzò, ma diventò ancora più triste ed arrabbiato, e decise che prima o poi la avrebbe fatta pagare al suo caro fratellino. Kos, sembrava non accorgersi della rabbia di suo fratello.

 

Era passato un anno. Ormai i due puledri erano cresciuti. Girovagando per la bellissima distesa verde dove i due unicorni erano soliti pascolare, Kos fu attratto in maniera irresistibile dalla vista di una strana creatura. Era più o meno della sua età, e non riuscì a resistere dalla curiosità di andarle vicino. Più si avvicinava, e più il suo cuore cominciava a battere forte. Era una zebra! Kos, era estasiato nel vedere quella creatura così bella pascolare, ed era attratto anche dal suo mantello bianco e nero. La zebra si  accorse della sua vicinanza, e staccandosi per un momento dalla fresca erba disse: “Ciao unicorno! Come mai da queste parti?” Kos, le rispose: “Così… passavo! Ma come ti chiami?” Quella, con un sorriso timido, disse con interesse: “Io mi chiamo Zara! Sai che sei carino…” Kos divenne rosso.

Cominciarono a giocare tra di loro ed a correre per il prato, ridendo e scherzando. Zara era molto più veloce di Kos, e lo lasciava spesso indietro e gli diceva ridendo: “Avanti! Sei un pigrone! Raggiungimi!” Quello, faceva tutti gli sforzi possibili per raggiungerla, e quando ci riusciva (era lei a rallentare) erano risate a crepapelle. Era nata una bellissima amicizia, che presto avrebbe dovuto lasciare il posto all’amore.  Tim si accorse che suo fratello era con una zebra ed era felice. Si accorse pure dei primi approcci amorosi di Kos con una creatura diversa da loro. Gli unicorni in proposito avevano regole molto ferree in amore. Non si potevano accoppiare con altri equini ma solo fra di loro. Quello che Kos stava facendo era una mancanza alla loro legge. Se lui, non fosse stato arrabbiato con Kos, avrebbe lasciato correre, ma era accecato dalla rabbia. Gli dava fastidio anche solo guardare suo fratello che si stava innamorando, e la legge degli unicorni divenne per lui un’arma per la sua vendetta. Decise di ostacolare quell’amore che stava nascendo in tutti i modi possibili. Nemmeno le zebre vedevano di buon occhio gli unicorni, e così, Zara, vedendo che sua madre si stava avvicinando fu costretta a dire a Kos: “Adesso devo andare! Mia madre mi sta chiamando! Ci vediamo domani, fatti trovare su questo prato! Ci conto! Ciao!” Quello rispose: “Non vedo l’ora! Ciao Zara!” L’unicorno vide l’amica allontanarsi con la madre, e così ritornò da suo fratello con aria sognante. “Tim! Non dire nulla alla mamma, ma sento che mi sto innamorando! E’ bellissima! Si chiama Zara, un bellissimo nome non trovi? E’ una…” Tim rispose con fare aggressivo: “Zebra! Già! Uno smidollato come te chi poteva incontrare? Dunque non hai capito nulla delle nostre regole?” Kos, guardò suo fratello dicendo: “Perché sei così arrabbiato? Infondo, cosa ho fatto di male? La conosco la legge… ma lei…” Tim disse: “Ma lei NON TI AMA! E non ti amerà mai! E’ una zebraccia! Ti prende solo in giro, come tutti!” Kos non capiva: “Perché mai mi dovrebbe prendere in giro? E perché mi parli così?” Quello si voltò rabbiosamente verso di lui e disse: “Perché mi hai sempre messo in cattiva luce con tutti! Ti odio Kos! Farò in modo che non la potrai incontrare mai più!” Kos era costernato. Non lo aveva mai sentito parlare così e ci restò male, ma non odiò suo fratello.

 

All’indomani, Kos, era pronto per incontrare Zara. Corse sul prato per poterla rivedere, ma, sulle tracce di Zara c’era pure Tim. Era appena arrivato sul luogo dell’appuntamento, quando sentì dei lamenti acuti. Era appunto Tim che aveva colpito con il suo corno Zara in pieno ventre. La poveretta, avendo visto un unicorno avvicinarsi, pensò che si trattasse di Kos, ma quello le aveva fatto del male. Kos, trovò suo fratello con la testa bassa in atto di attacco e la sua Zara che tremava. “Cosa hai fatto!! Perché le hai fatto del male!! Smetti immediatamente!!” Disse piangendo Kos, mentre Zara, avendolo riconosciuto fra i lamenti diceva: “Kos!! Ho paura! Perché amore!! Chi è questo unicorno!! Pensavo fossi tu… e invece…. mi ha colpito!! Aiutami…” Kos non ci vide più. Si avventò   contro il fratello, anche lui a testa bassa. Non aveva mai usato il corno come arma, ma,  adesso sentiva di farlo. Non aveva mai fatto del male a nessuno, ed ora provava dolore nel farlo proprio a suo fratello, al quale era molto legato. Si avvicinò velocemente e colpì suo fratello, il quale attaccò anche lui. Fu una durissima battaglia con molto sangue, ma Kos ancora voleva bene a suo fratello, e durante lo scontro gli chiedeva: “Fratello! Perché? Perché le hai fatto male? Cosa centra Zara con noi due?” Quello, invece di rispondere a parole lo attaccava di più. Zara, si era ripresa e guardava il combattimento. Avrebbe voluto andare in aiuto di Kos ma era troppo pericoloso. Il combattimento proseguì senza sosta e in modo cruento, ma da lontano arrivò la mamma dei due unicorni che disse gridando: “Figli miei! Cosa fate? Perché?” I due contendenti cessarono la battaglia. Angosciata, la mamma si avvicinò e vide sangue, capì che la cosa era grave, e volle sapere da loro cosa era successo per scatenare una simile ira. Kos, fra le lacrime disse: “Mamma! Tim è diventato pazzo! Ieri mi ha detto delle parole che mi hanno ferito, e oggi… oggi ha fatto del male ad una mia amica!” Quella, volle sapere da Tim cosa aveva causato quel suo comportamento. “Mamma! Kos vuole accoppiarsi con una zebra! Ma la cosa più grave è che mi manca di rispetto! Insomma! Lui mi sta mettendo tutti contro! Io lo odio! Io sono molto più bravo di lui!” La mamma capì, ma dolcemente disse: “Tim! E’ solo per questo che stavi per ferire a morte Kos? Il tuo odio per lui è mal riposto! Lui è sangue del tuo sangue! Siete nati tutti e due da me! Kos, NON VOLEVA MANCARTI DI RISPETTO! Tu sei troppo geloso!” Quello si sentì ulteriormente offeso, e disse: “Anche tu come lui mi odi! Tu consideri più lui tuo figlio!” La mamma restò male, e gli diede una zoccolata dicendo: “Non è vero! Io amo tutti e due allo stesso modo! Ti stai sbagliando!” Tim, vedendosi colpito, sia nel corpo che nell’anima, corse via per il prato piangendo e giurando ancora vendetta. Kos, era triste e la mamma lo capì: “Mamma! Perché Tim mi odia?” Quella, triste come non era mai stata disse: “Non è colpa tua! Deve capire che può essere, anche lui, apprezzato! Ma dimmi… quella è la zebra di cui parlava tuo fratello?” Kos annuì. Zara, si avvicinò e si presentò: “Salve! Io… io sono Zara! Sono amica con Kos!” La mamma, guardandola disse: “Mio figlio non può avere come amica una zebra, ne tanto meno come compagna! Vai a casa!” Zara non protestò, ma con le lacrime agli occhi corse via voltandosi verso Kos. L’unicorno soffrì molto per questo, e disse alla mamma: “Perché? Perché mamma dimmelo! Io voglio bene a Zara! Perché l’hai mandata via!” La mamma, triste anche lei disse: “E’ la legge Kos! Io non posso permetterti di stare con una zebra! Mi dispiace!” Kos, era sempre stato un figlio diligente, non aveva mai disubbidito, ma quella volta era diverso; egli voleva bene a quella zebra che per la prima volta gli aveva fatto battere il cuore, ma era anche legato a sua madre da un vincolo indissolubile. Doveva prendere una decisione difficile. Guardando negli occhi sua madre disse: “Mamma! Lo so che ti darò un dolore! So anche che ti perderò e che non potrò mai più ritornare… Ma io sono innamorato di Zara e la seguirò, se è necessario, anche in capo al mondo! Perdonami…” E anche lui, corse via piangendo, mentre la mamma con dei lamenti lo chiamava. Era rimasta sola su quel prato. Ricordava di quando, proprio in quel posto i suoi figli erano venuti alla luce. Il suoi puledri la avevano lasciata per sempre. Uno per seguire la strada della vendetta e l’altro per un amore impossibile.

 

Kos, corse fino a sera inoltrata. Raggiunse il posto dove era andata Zara. C’erano altre zebre, ma lui non si fece indietro. Andò avanti, e girando il capo a destra ed a sinistra la cercava con lo sguardo. Infine la trovò vicino a sua madre. “Zara! Ho preso una decisione! Io voglio stare con te! Io ti amo!” Zara, con le lacrime agli occhi cercò di raggiungerlo, ma sua madre si frappose tra lei e l’unicorno: “No! E’ diverso! E’ sicuramente malvagio! Cosa ti fa pensare che con un unicorno saresti felice? Ti farà soffrire prima o poi! Zara! Amore! Vedi… vedi quanti puledri di zebra ci sono? Ti fanno tutti la corte! Basta che ne scegli uno per essere felice per la vita!” Disse la mamma a Zara. Era vero. Zara era la zebra più carina del gruppo e tutti i puledri della sua età avrebbero dato chissà che cosa per poterla avere; lei, comunque disse: “Mamma! A me non interessano! Io amo questo giovane unicorno! Sarà lui la guida della mia vita!” Sua madre guardò Zara e gli disse: “Tu lo sai cosa succede se scegli un unicorno per compagno?” Zara la guardò stupita, e disse: “No. Cosa succede mamma?” Quella, con voce triste disse: “Se scegli di andar via con lui, non potresti mai più venire con noi! Saresti guardata male da tutte le zebre! Non saresti più protetta! Dimmi Zara… vuoi che accada questo? Dimmi, non mi vuoi rivedere mai più?” Zara, guardò sia sua madre che Kos. La poverina doveva anche lei decidere del suo avvenire. Kos, la guardava. Anche lui aveva dovuto scegliere, ma ora trepidava per la decisione che avrebbe preso Zara, anche perché se quella non avesse scelto di stare con lui sarebbe rimasto solo. “Mamma! Ho deciso!” Disse Zara con aria risoluta: “Andrò con lui! Ma ti vorrò sempre bene! Sei stata tu che mi hai dato la vita, e per questo ti ringrazio! Ma ora devo scegliere per la mia vita!” Un lamento acuto si sparse per il prato, era la mamma di Zara che piangeva disperatamente per aver perduto sua figlia. Tutte le zebre guardavano Zara con disprezzo, e qualcuno tentò di allungargli pure una zoccolata, ma Kos si mise in mezzo dicendo: “La volete picchiare solo perché ha scelto di essere felice, o forse perché ha avuto un coraggio che a voi è sempre mancato? Cercate almeno di rispettare la sua scelta!” Uno stallone di zebra gli si avvicinò e disse minacciosamente: “Chi ti credi di essere? Tu sei un unicorno! Non puoi capire le zebre! Vedrai… dopo nemmeno due giorni, Zara ritornerà qui piangendo e chiedendo perdono!” Kos rispose: “Perché mai dovrebbe fuggire da me? E poi, a chi dovrebbe chiedere perdono? Forse a te? Mi fai pena!” Lo stallone stava per caricarlo, ma Kos con grande coraggio disse: “Zara! Andiamo via! I tuoi simili non ti rispettano!” Ma quella, disse: “Lo so! Ma sono pur sempre zebre come me!” Kos non capì, invece la sua mamma comprese e si rallegrò di vedere sua figlia difendere la specie, ma ormai le zebre avevano condannato Zara. Per loro non era più degna di essere una zebra, infatti si avvicinò lo stallone e disse: “E’ inutile che tenti di difendere la specie! Ormai sei fuori Zara! Va via! Non ti vogliamo! E in quanto a te unicorno, sappi che se ti avvicinerai a noi sarà la tua fine!” Kos, avrebbe voluto rispondere, ma non lo fece per non turbare ancora di più la sua compagna. Si allontanarono in silenzio e senza voltarsi. Zara piangeva per aver lasciato la mamma, ma Kos dolcemente le disse: “Amore! Tua madre starà bene! E poi… non è detto che non la potrai rivedere un giorno! Su! Rallegrati! Ora stiamo insieme!” Zara sorrise e disse: “Stare insieme a te è tutto quello che volevo! Non ho rimpianti. Ma penso ancora a mia madre!”

Passarono così diversi mesi. Kos e Zara vivevano uno accanto all’altra senza mai stancarsi; era bellissimo vedere i due pascolare, ridere e scherzare insieme. Andavano sempre in riva al mare sulla spiaggia a fare lunghe passeggiate e quando arrivava la sera, si accostavano uno accanto all’altra a vedere il tramonto e ad ammirare il cielo stellato. Avevano addirittura deciso di avere dei piccoli, scelsero addirittura i nomi.  Sembrava che tutto si fosse sistemato, ma Tim, aveva scoperto dove gli innamorati si erano rifugiati. Infatti, l’unicorno aveva seguito le loro tracce . L’odio che si leggeva nei suoi occhi era indicibile; anche lui come Kos aveva lasciato la mamma, ma per lui il destino aveva deciso per la solitudine. Questo stato di cose lo torturava. Pensava che in qualche modo, Kos fosse responsabile del suo mal di vivere. Adesso non gli importava più d’essere notato… ora voleva solo vendetta contro suo fratello.

 

Era sera, quando Kos e Zara fecero rientro in una caverna che serviva a loro da rifugio. Zara aspettava già i piccoli e spesso si sentiva stanca. Era Kos che andava a prendere per lei l’erba più buona. Non si stancava mai di coccolarla. L’amore che provava per lei era immenso, e così lo era pure per la zebra nei suoi confronti. Anche quella sera andò così. Zara, quel giorno aveva voluto andare in giro con Kos, visto che si sentiva un po’ meglio. Tim, aspettò che i due rientrassero, e quando lo fecero si accostò alla caverna e vi entrò violentemente. “Kos! Alla fine ti ho trovato! Adesso non potrai più sfuggirmi! Io ho vissuto solo per arrivare fino a questo momento! L’odio che provo per te non ha limiti! A causa tua ho perso tutto!” Kos disse a Zara di stare indietro. Aveva paura di Tim, anche perché ora sembrava non fosse più lui, ma voleva proteggere Zara e lo doveva fare ad ogni costo. “Tim! Se ti ho fatto del male involontariamente perdonami! Però… non posso dimenticare il male che quel giorno hai fatto a Zara! Se è necessario mi batterò con te per risolvere la situazione, anche se so che le battaglie tra due unicorni si possono risolvere solo con la morte di uno di questi! MA LASCIA STARE LEI!!” Zara disperatamente gridò: “NO! Kos non farlo! Non voglio perderti! Poi, ricordati che è tuo fratello, sangue del tuo sangue!” Ma ormai la decisione era stata presa. Kos, fece segno a suo fratello di uscire dalla caverna, e i due unicorni balzarono fuori. Zara era rimasta sola nel buio di quell’antro e riusciva solo a provare paura e disperazione per quello che sarebbe potuto succedere al suo amato Kos. Sarebbe rimasta sola per tutto il resto della sua vita? Oppure Tim l’avrebbe uccisa una volta fatto fuori Kos? Erano tutte domande senza una risposta. La zebra ripercorse con la mente tutti i momenti belli passati insieme al suo amato unicorno; rivide nella mente anche sua madre e alle parole cariche di tristezza che quella le aveva detto prima che andasse via con Kos : “ …Cosa ti fa pensare che con un unicorno saresti felice? Ti farà soffrire prima o poi!”.  Pianse Zara. Pianse come non aveva mai fatto prima. E se le parole della mamma fossero divenute realtà? Come avrebbe potuto continuare a vivere? Pensò anche di essere stata lei la causa dell’odio tra i due fratelli.

 

Si sentì un gran rumore. Erano i due corni di Kos e Tim che si erano scontrati per la prima volta. Zara era terrorizzata. Avrebbe voluto correre in difesa di Kos, ma il ricordo degli occhi infuocati di Tim la agghiacciava. Ancora un colpo, molto più forte del primo. Lo scontro pareva infervorarsi di più ad ogni momento che passava. La zebra, nella sua mente, vedeva il corpo di Kos a terra ricoperto di sangue e Tim sopra di lui con lo zoccolo tra le sue costole. Gridò la poveretta! Era una scena orribile che, anche a pensarla le faceva lacerare il cuore. Non resistette. Corse all’uscita della caverna e guardò fuori; gli unicorni stavano ancora lottando. Zara non aveva mai visto Kos così furioso e ne ebbe paura. Kos si accorse della presenza di Zara e gridò: “Zara! Va dentro! Non vedere certe scene! Non ti preoccupare ritornerò…”, ma quella, piangendo gli disse: “Smettila amore! Non voglio sangue! Fallo sia per me che per tua madre! Ferirsi a morte non servirà a nulla, solo a portare altro dolore! E poi pensa… ai nostri piccoli che devono venire al mondo!” Kos lo pensava. Era proprio per Zara e per i piccoli che si stava battendo, ma Tim disse: “Ecco quel che sei! Ti lasci incantare dalle parole di una zebra! Io lo sapevo! Comunque devo lavare con il sangue tutte le offese che mi hai recato! Quindi COMBATTI!” Zara, si rivolse a Tim dicendo: “Ma di quali offese parli? Kos è stato sempre buono e non ha mai fatto male a nessuno! Sei tu ad averlo trasformato in un essere privo di scrupoli! LUI NON HA MAI OFFESO NESSUNO! Sono stata io la causa di tutto quest’odio!” Tim, lasciò Kos e si avventò sulla povera Zara, dicendo: “Ha offeso me e tutta la sua specie! Dovrai pagare anche tu!” E piantò il suo corno nel corpo della zebra che cadde priva di sensi. Kos diventò una furia! Pensava che Tim l’avesse uccisa e così decise di farla finita: “Tim! Adesso sono io ad odiarti! Hai ucciso la cosa più bella che la vita mi aveva regalato… sei un MOSTRO!” E si avventò contro il fratello con l’intenzione di colpirlo definitivamente al cuore. Tim si vide perduto. La potenza nell’attacco di suo fratello era maggiore della sua in quel momento. Se si sarebbe mosso sarebbe stata la fine.

 

Kos si stava avvicinando sempre di più. Con gli occhi socchiusi per non vedere, il povero unicorno attendeva solo l’istante in cui il suo corno avrebbe penetrato la carne del fratello. Così fu. Il sangue schizzò alto ed un grido si levò alla luna. Solo un lungo istante di silenzio nel quale tutto sembrò fermarsi. Aveva ucciso per la prima volta in vita sua. La sensazione fu terribile. Pensò che aveva per sempre spento una vita e questo gli dava dolore. L’unicorno, era immobile con il corno conficcato nella carne. Riaprì gli occhi. Vide il suo corno che aveva colpito al cuore, ma di qualcun altro. Era Zara. La aveva colpita al cuore mortalmente. Un attimo prima dell’impatto, la povera zebra si era alzata e si era messa in mezzo ai due fratelli, forse per dividerli oppure per sacrificarsi.

 

Kos staccò il corno, mentre Tim restò immobile a fissare la scena. La zebra era adagiata sul terreno coperta di sangue. Era morta. Tim ebbe paura, non avrebbe mai immaginato che Zara avrebbe fatto quel gesto. Disse: “Kos! Io non avevo intenzione di ucciderla credimi… dovevamo vedercela solo io e te… non è colpa mia!” Kos, guardò il fratello che era spaventato, e senza rancore disse: “Lo so fratello! La colpa di quanto è successo è solo mia! La mia vita finisce qui! UCCIDIMI! Ormai non ho più nessuno al mondo!” Tim non lo fece. Comprese tutto il male che aveva fatto a suo fratello e se ne pentì amaramente. Guardando Kos, con dolore e tenerezza disse: “No fratello! Sei tu che devi uccidermi! Ti ho odiato ingiustamente per tutti questi anni, ed ora ti ho tolto anche la compagna! Non merito di vivere! Comunque… ti chiedo umilmente perdono!” E abbassò la testa in segno di sottomissione. Kos, non aveva nessuna intenzione di colpire il fratello. Si mise a piangere dicendo: “L’unica a soffrire veramente è stata lei! A causa mia non diventerà mai più madre! L’ho uccisa io! Capisci? Io… che l’avrei dovuta difendere da tutto e da tutti! Anche lei, è stata allontanata dalla sua famiglia! Era sola! Aveva solo me! Sono stato un assassino! Merito la morte! Non ho mai pensato… Tim di esserti superiore! MAI!” E si mise a piangere. Tim avrebbe voluto scomparire per sempre. Pensò che fino a quel momento l’unico scopo della sua vita era di farla pagare a suo fratello. Non aveva fatto nient’altro. La sua vita era vuota. Pianse anche lui, ma alla fine prese una decisione. Si abbassò e inserì il corno nella ferita della povera Zara. “Donerò me stesso perché lei possa di nuovo vivere! Morirò, ma almeno le ridarò la vita! Il vero scopo di noi unicorni è questo!” Una luce blu attraversò il corno e colpì Zara che riprese a vivere con un fremito, mentre Tim restò immobile e poi cadde ai piedi di Kos. Era morto. L’unicorno aveva dato tutta la sua energia vitale per far rivivere Zara, ma questo gesto lo aveva privato della vita.

 

Kos era costernato. Nessun unicorno al mondo aveva mai osato tanto per salvare una vita. Era un gesto d’amore di indescrivibile bellezza e tristezza. Pianse Kos, pianse per suo fratello. Dunque era questo il vero Tim? Era questo l’amore che provava per lui? Si! Lo era! Zara, riprendendosi capì tutto, e guardando Kos disse: “Tuo fratello ti voleva bene! Non doveva finire così! Vedi Kos? Vedi? Questo è il frutto della nostra unione! Sono io, e solo io, la causa di tutto questo male! Non dovevo innamorarmi di te! Nemmeno tu lo dovevi fare! Ma ormai è tardi! Non si può fare nulla!” Kos, disse: “No! Non può finire così! Tim non lo merita!” E corse via. Zara era rimasta sola. Era triste. Decise di vegliare sul corpo di Tim fino al ritorno di Kos. L’unicorno aveva attraversato tutta la valle per trovare chi l’avrebbe potuto aiutare, e alla fine ci riuscì.

 

Era già quasi l’alba, quando Kos ritornò a casa. Zara era ancora a vegliare sul corpo esanime di Tim. Kos, aveva portato con se un uccello meraviglioso. Era una fenice. L’unicorno disse: “Ecco chi potrà aiutare mio fratello! Ho dovuto pagare un prezzo molto alto per questo! Quindici anni della mia vita! Ma ne varrà la pena!” Zara si rizzò in piedi dicendo: “Perché? Perché amore?” Kos disse: “Appunto per amore! Quando morirò sarà lui a prendersi cura di te!”

La fenice, volò con le sue bellissime ali dorate sul corpo di Tim, riempiendolo di lacrime. L’unicorno si svegliò come se fosse stato addormentato. Riprendendosi dal torpore della morte, Tim disse solo: “Perché?” Kos rispose: “Solo per amore!” E i due si leccarono. Zara disse: “Tim, io ti ringrazio per quello che hai fatto! Ma anche tu devi ringraziare tuo fratello! Ha donato alla fenice quindici anni della sua vita per farti rivivere!” Tim, guardando Kos disse: “Ma sei pazzo? E’ metà della tua vita! Questo significa che vivrai poco! Come ti è saltato in mente!” La fenice, che fino a quel momento non aveva parlato disse: “Ho letto nel cuore di Kos e anche nel tuo e di quello della zebra! Ho detto una bugia a Kos! Non ho tolto nessun anno della sua vita! Volevo vedere solo se l’avrebbe fatto! Siate felici! La vostra vita è appena iniziata così come il nuovo giorno che sta nascendo! Addio!” E partì.

 

Da allora Kos, Zara e Tim vissero senza alcun problema. Kos e Zara ebbero tre bellissimi puledri; uno di zebra e gli altri due erano unicorni. A trovarli, in riva al mare andarono anche le loro rispettive madri, che avevano fatto amicizia, per intervento di una fenice che disse di conoscere i loro figli. Da allora zebre e unicorni furono legati da una alleanza molto stretta.  Per quanto riguarda Tim, trovò una unicornina e andò a vivere con lei, ma fino all’ultimo giorno della sua vita andò a trovare Kos e Zara. L’amore aveva ancora una volta trionfato sull’odio.

 

 

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