RAFFAELE FAMELI
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(XXIII) L’INCONTRO CON SE STESSI DA PICCOLI – IL CAGNOLINO –LA SVEGLIA A GALLINA NEGATA, E L’ESSERE COME TUTTI GLI ALTRI – IL BAU, IL GATTAGNAU, L’OMBRA – LA PARRUCCA
Avvolto dal silenzio, cercai di concentrarmi quanto più potevo! Ora, vedevo, tra la nebbiolina luminosa del buio naturale che si ha quando si chiude gli occhi, la strada che avevo percorso per andare dalla signora Mary! Potevo già vedere quel cancello bianco e nero, che portava ai garage, e ad un enorme piazzale, che dava proprio davanti al balcone della cucina della mia prima casa! Pensai a Linda… una bambina che avevo incontrato da piccolo… una parente di Margarita, che aveva condiviso con me qualcosa… ma non ricordavo esattamente di cosa si trattava… Capivo, comunque, che era qualcosa di strano… Voltandomi, dalla parte opposta, quello strano tubo, con quel fiumiciattolo… Tutto era irreale! Non so perché, ma era come se stesse per arrivare qualcuno! Ero agitato! Sapevo che avrei incontrato, forse, l’unica persona in grado di capirmi interamente, visto che si trattava proprio di me… Adesso, dovevo solo aspettare! Cercavo di non turbare quell’esperienza con pensieri negativi, che avrebbero avuto solo un effetto… vedere i volti e stare male a causa loro… Mi guardavo in giro… all’improvviso, girandomi di nuovo verso il cancello, vidi un bambino! Ero io! Ero io da piccolo! Sussultai! Ero come m’aspettavo che fossi… tenero e puro! M’avvicinai… Ero emozionato e commosso, e Riccardo, non ebbe nessun timore di me! “… Ciao…” Gli dissi quasi balbettando, e lui, voltandosi con un sorriso e gli occhi teneri, mi rispose: “… Ciao! Tu sei un mio amico! Come ti chiami?” Piangevo… piangevo ma cercavo di non farlo vedere… “… Mi chiamo Riccardo… proprio come te, piccolo! Ma… cosa ci fai qui, tutto solo? Non hai paura?” Quello, teneramente, mi prese la mano e mi disse: “… Oh! Ora che ci sei tu no! Vieni con me… Sai… di là c’è un mio amico… Il mio amico cagnolino! Voglio fartelo conoscere! E’ vicino al mio garage… Sai… mi lecca quando lo vado a trovare… Vuoi vederlo?” Non ricordavo quel particolare della mia vita… Comunque, dopo quelle parole, cominciai a richiamare ed a rivivere tutto! Era vero! Da piccolo, insieme a mio padre, andavo spesso vicino al garage a trovare un “cagnolino”, tanto è vero che, una volta, sono anche “scappato” di casa tutto da solo, per andarlo a trovare, lasciando così in ansia i miei genitori che pensavano d’avermi perduto! Avevo circa tre anni! I miei, mi cercarono dappertutto, ma non riuscirono a trovarmi… Tutti in lacrime… specialmente mia madre. Fu mio padre a trovarmi proprio da quel “cagnolino” mentre lo accarezzavo! Sembrò tranquillizzarsi, e mi prese in braccio, portandomi di nuovo in casa! Quando arrivammo, tutti i miei parenti erano in ansia! Piangevano a dirotto! Io, però, con molta ingenuità, dissi solo: “… Non dovevate avere paura! Sono solo andato a trovare il cagnolino…” Dunque, il mio me stesso, voleva farmi rivivere proprio questo! Perché?
Accompagnato, mano nella mano con me stesso da piccolo, arrivammo davanti al mio ex garage… Proprio sulla sua sinistra, un’altra serranda, d’un altro posto macchina, semi abbassata, da cui si poteva vedere solo un piccolo spiraglio aperto! Era una fessura piccola! “Ecco! Siamo arrivati!” Mi disse Riccardo: “… Ecco! Ecco il cagnolino!” Così dicendo, il piccolo me, s’abbassò a terra, e chiamò il “cagnolino”, che arrivò, e si mise ad accarezzarlo. Poi, voltandosi verso di me, disse: “Accarezzalo anche tu! E’ buono! Non ti morde! Tu sei anche un suo amico ora…” Io, m’abbassai vicino a lui, e vidi, con mio immenso stupore, un musetto lungo, orecchie nere! Il pelo era arancione, quasi rosso, e le zampe erano in parte nere… In sostanza, quello che vidi, non era un cane, ma una volpe! Esitai prima d’accarezzare quella creatura, però, il piccolo Riccardo mi guardava, ed io lo feci! Quella volpe, cominciò a leccarmi, ed il piccolo Riccardo, cominciò a gioire, dicendo: “… Il cagnolino ti ha riconosciuto! Siete diventati amici!” Ero esterrefatto! Dunque… io… avevo sempre visto le volpi, solo che non lo ricordavo? Ma chi era quella volpe? Perché stava proprio lì? Il “cagnolino”, intanto leccava il piccolo Riccardo, che poi mi disse: “Dai… Accarezzalo ancora!” L’accarezzai di nuovo! Accarezzai quell’animale! Mentre lo facevo, dissi a bassa voce, verso un suo orecchio: “… Daniele…” Quello, parve sorridermi. “Adesso andiamo via…” Disse il piccolo Riccardo, e ad un tratto, ci ritrovammo di nuovo per strada. Ecco! Avevo capito! Io e mio fratello Daniele, ci eravamo sempre visti… ed io, inconsciamente lo sapevo, ma, volli approfondire, e quindi, chiesi al piccolo Riccardo, prendendogli la mano: “… Ma tu… sai che quel cagnolino, in realtà non è proprio un cagnolino?” Quello, mi guardò stupito, e disse: “… No! Lui è un cagnolino e mi vuole bene!” A quella risposta, non volli turbarlo! Ero io da piccolo! Ero tenero e puro! Infondo, basta volersi bene… Che differenza c’era tra un cane ed una volpe? La tenerezza è tenerezza comunque! Sapevo… sapevo che poi avrebbe capito… come avevo capito io…
Ora… ora dovevo seguire il me stesso da piccolino… Non avevo istruzioni in proposito, e quindi m’affidai totalmente a lui! Camminammo a lungo… in silenzio! Dopo, ci ritrovammo, non so come, vicino al retro della casa di Rita! La casa della Strega! L’atmosfera si fece come quella sera in cui mi rincorse il cane… Però, il piccolo Riccardo, non andò verso quel cortile, ma si fermò poco prima, davanti ad un altro cancello! Era la casa vicina a quella di Rita! Si intravedeva, dal cancello di ferro, come un cortiletto, simile a quello di Rita, ma chiuso! Era come una veranda semi coperta! Da lì, si poteva vedere la porta di legno, ed a destra una finestra! Il piccolo Riccardo, odorando l’aria, mi sorrise e disse: “Dai amico… Entriamo per mangiare le patatine! Qui, c’è una signora che le fa buone buone! Come le fa mamma!” Risposi di si, ed entrammo in quell’ambiente! Dalla finestra, si intravedeva una stanza buia! Ebbi il presentimento che ci fossero i volti, ma, dovevo assecondare il me stesso da piccolo! Appena superata la soglia, si udì in lontananza la sigletta della noce… Era come se ci fosse un televisore acceso, ma io non lo vidi! Di fronte a noi, una luce… un altro ambiente, come una cucina, ed una donna, vestita con un lungo vestito a fiori, di spalle, intenta come a cucinare! Chi era? Perché non ricordavo questo particolare della mia vita? Intanto… odore di braciere! Con terrore, guardai il piccolo Riccardo, ma era come se lui non avesse sentito nulla! Non aveva udito la sigletta! Preso dal panico dissi: “… Andiamo via da qui…” E lo presi per un braccio, ma quello si liberò, ed andò a prendere da un mobile antico, una sveglia! Era la sveglia che avevo visto a casa di Rita! “Posala!” Urlai, ma, il piccolo Riccardo, guardandomi spaventato, non per le mie ragioni, ma per come mi ero comportato, mi disse delle parole che mi turbarono: “… No! Non la poso! E’ mia! Posso diventare grande con questa… Tu… tu non mi capisci…” Poi, si mise a piangere, e tra le lacrime disse: “… Tu… tu sei come tutti! Perché non volete farmi divertire? Perché, anche tu, sei cattivo con me? Io… io voglio solo giocare… non voglio vedere il buio! MI FAI PAURA! TU… TU MI FAI PAURA!” Rimasi impietrito, ed all’improvviso compresi cos’era quella sveglia e cosa rappresentava! Volevo dire qualcosa… volevo giustificarmi con il piccolo Riccardo, ma, le lancette della sveglia a gallina che teneva in mano, si misero a girare vorticosamente, e la gallina, cominciò a becchettare con un suono di TIC… TAC… assordante, che non mi faceva ragionare!
Quando tutto finì, mi ritrovai in un altro ambiente! Era la casa di un mio zio, che d’estate veniva ad abitare proprio lì con tutta la sua famiglia! Quella casa era situata in piazza… Eravamo dentro… io ed il piccolo Riccardo! Ricordavo bene quell’abitazione che profumava d’estate! Era molto grande… le stanze erano spaziose, ma spoglie! I pochi mobili, non rendevano giustizia a quello spazio enorme! Addirittura, si poteva sentire l’eco, che faceva rimbalzare le voci da un muro ad un altro… C’era anche un odore… un odore particolare, che forse era di chiuso, oppure, di casa per vacanze… non so definirlo meglio… anche perché, quell’odore non l’ho mai più avvertito, fino a quel momento… il momento del sogno, o dei ricordi… Riccardo… il piccolo Riccardo, era seduto insieme a me, su un divano nella stanza d’ingresso! Si accedeva, da un’anticamera molto buia… quasi spettrale! Da lì, la porta che conduceva proprio a quel salone dove eravamo seduti! Lui, aveva ancora tra le mani quella sveglia… ma ora, pareva essere contento! “Riccardo…” Dissi: “… Riccardo… perdonami per prima…” Lo abbracciai: “… Sai… Ho capito quello che volevi dire! Si! Quella sveglia è tua! Rappresenta il tempo che scorre inesorabile! Oh! Non volevo farti paura! Io… io sono te! Tu non sai ancora… non sai cosa ti spetterà quando diventerai grande come lo sono io… Ti voglio bene! Sappi che non sei da solo!” Poi, nel sogno, non so perché, tolsi dalla tasca la piramide, e gliela misi in mano, e stringendogliela dissi: “Questa… questa piramide ti proteggerà dal buio di cui hai paura, e dai tre volti del passato! Riccardo! Ricordalo… tu… sei diverso da tutti! Tu sei una volpe! Cerca di capire…” Quello, mi guardò ridendo e mi diede teneramente un bacio, dicendomi: “… Mi proteggerà pure dal BAU? Mi proteggerà anche da lui?” Rimasi immobile! Ricordai… ricordai una cosa che avevo, mio malgrado rimosso…
Il Bau, era un qualcosa che… da quando ero piccolo, m’aveva sempre terrorizzato! Fu… fu la mamma di Doroty a parlarmi di lui per la prima volta… quando ero molto piccolo… Una sera… con la luce del tramonto, che colpiva il tavolo della cucina della mia vecchia casa… in quell’atmosfera di tenerezza, mischiata al mistero… tra l’odore di patatine fritte, Vilma, mi raccontò, a me, ed alle sue figlie, di lui… Ricordo, che l’atmosfera, quando provò a descrivercelo, divenne minacciosa… buia! Il Bau, non era come i classici mostri che, i genitori, con storie paurose, fanno conoscere ai figli per farli stare calmi e fermi… no! Il Bau, insieme al Gattagnau, erano molto diversi! Si trattava, nel caso del Bau, d’un enorme cane, con le fauci spalancate, che lasciavano intravedere denti bianchissimi, gli occhi rossi e stava in piedi come un uomo… ma era altissimo! Ricordo anche l’altezza… detta da Vilma… Quasi due metri! Il Gattagnau, era simile al Bau, solo che si trattava d’un grosso gatto! Però… c’era una terza figura… Una figura nera e stilizzata! Quasi un’ombra! Infatti… io la chiamavo così… Ombra! Andava a scatti… sembrava correre! Le fattezze erano quelle d’un uomo, ma era tutto scuro! Veniva incontro, fino a fare gridare dal terrore! Vilma, a parlare del Bau, sembrava averlo visto per davvero… ed anch’io avevo l’impressione d’averlo visto… e non solo lui… nel buio e nell’oscurità… proprio quando, insieme a Doroty, giocavamo a nascondino nella mia vecchia casa… tra le tende! Ah! La strana similitudine, tra il Bau, il Gattagnau, l’Ombra ed i tre volti, Mami, la Cinesina e la Strega, era davvero impressionante… e mi fece comprendere, nel sogno, con il piccolo Riccardo ancora sul divano, in quella enorme casa semi vuota, che i tre volti del passato, avrebbero perfino potuto cambiar forma! Dunque… dovevo stare attento anche a questo? Perché tutti questi mutamenti? Chi erano, davvero, quei volti? Riccardo, il piccolo Riccardo, alzandosi da quel divano, attendeva da me la risposta alla sua domanda… Quella piramide l’avrebbe protetto anche dal Bau? Io… gli dissi di si! Ma, lui mi guardò in modo strano e mi disse: “… Perché mi dici le bugie? Tu non sai chi è il Bau! Lui… lui ti morde… lui ti fa male!” Io risposi: “… So chi è! So chi è… purtroppo! Ma, il suo nome non è quello! Il suo nome è…” Esitai, ma alla fine lo dissi: “… Il suo nome è Mami! Ancora sei troppo piccolo per comprendere! Non lo ricercare per ora… Non farlo! Ancora, di certo, non hai visto TELE PIANURA! Ancora non è il tuo momento! Non renderti infelice! Cerca di dimenticare… dimenticare quel nome… ed anche gli altri… Io… io cerco di proteggerti… Ti voglio bene! COSA LI VUOI? Cosa la vuoi la conoscenza del, e nel buio?” Riccardo, ebbe uno scoppio di pianto, e corse velocemente, con le lacrime agli occhi, verso un’altra stanza, ed io, iniziai a seguirlo! Solo allora, mi ero reso conto, d’essermi comportato come tutti! Lo avevo intuito! Avevo agito proprio come mio padre e mia madre, come Katy e Francy, Lio, Peppa, Rita, Achille e Checca! Insomma, ero diventato tutto ciò che volevo combattere! Per proteggere il piccolo Riccardo, stavo nascondendo a me stesso, la verità!
Sconvolto, cercai di inseguire il piccolo Riccardo per chiedergli perdono, in quelle stanze deserte! Arrivai fino in cucina! Salii le scale, che portavano in quell’ambiente, e vidi la figlia di quel mio zio, proprietario di quella casa! Stava dando da mangiare al piccolo Riccardo, sanguinaccio di maiale salato! Ricordai… ricordai anche questo particolare! Nel farlo, Rina, giocava con lui, ridevano… In un angolo, illuminato dalla luce del sole al tramonto, anche mio cugino Nuccio davanti ad una TV in bianco e nero, e mia zia, mia zia Pin, come la chiamavo, con i capelli cotonati bianchi, stile anni ’60! L’atmosfera, ora era cambiata! Ora, sembrava essere sera… faceva caldo… in un’altra casa, molto particolare… più piccola, con l’odore di patatine! In televisione, non le siglette, ma un programma musicale… Mio cugino Nuccio, cantava, seguendo le note trasmesse dalla tv, una nota canzone… “… Adesso… andate via… Voglio restare solo…” Però, Nuccio, cantava questa canzone, in modo spettrale, facendo una faccia che m’aveva sempre fatto paura quando ero piccolo… cioè, prendeva con il labbro superiore, i denti inferiori, facendoli vedere con il collo teso… Sembrava volesse imitare Mami… Nessuno sembrava vedermi… ma, il piccolo Riccardo, inconsapevolmente, abbracciava mia zia, che sorrideva e consegnava a mia cugina, degli occhiali, che si metteva, assumendo un’espressione da maestrina! Non so perché, ma, senza alcun motivo, Rina, rimproverò aspramente il piccolo Riccardo, dicendogli d’essere troppo cattivo… Gli diceva, che non doveva toccare tutto… e che non poteva guardarlo a vista! Il piccolino, si mise a piangere, e quella, senza alcun ritegno, gli disse, stringendogli un braccio, che non doveva aprire i cassetti dell’ingresso e della camera da letto, perché c’era un apparecchio per l’agopuntura! Ma, quello, corse, con ancora in mano il cucchiaino con il sanguinaccio! Tutto cambiò di nuovo… Adesso quella casa, era di nuovo quella in piazza! Il piccolo Riccardo, andò verso la stanza da letto di quella casa, vuota! Aprì con foga un cassetto, prendendo un oggetto, lungo ed elettrico che emetteva un suono orribile! Questo oggetto, aveva tantissimi aghi che si muovevano su e giù… Ma, mia cugina, fu lesta a toglierglielo di mano, dicendo con aria surreale: “… Posalo! Non è nostro! E’ suo! Potrebbe venire LUI…” ed all’improvviso, s’udì il suono della sigletta della noce, e mio cugino Nuccio, con quella espressione… sempre con i denti inferiori di fuori, arrivare in quella stanza! Sembrò trasformarsi in Mami… A quel punto, vidi il piccolo Riccardo, cadere per la scala del seminterrato della mia nuova casa, facendosi molto male… Anche quello era successo! Io pensavo d’esser caduto da solo… ma quel sogno / ricordo, forse, m’aveva aperto gli occhi! Urlai, e poi, mi vidi coperto di sangue e dolorante! Piangevo… Però, vicino a me, i miei genitori con mia zia la lupa! A farmi cadere… forse era stato il primo volto? Probabilmente si… Poi… tutto di nuovo cambiò…
Ero di nuovo davanti a quel cancello con me stesso da piccolo! Preso dalla commozione, lo abbracciai e gli chiesi perdono per tutto! Lui, guardandomi teneramente, mi rispose: “… Oh… Devi imparare ad essermi amico… almeno tu! So perché hai detto le bugie… Ti ho già perdonato! Tieni…” E mi diede la sveglia a gallina: “… Dobbiamo riportarla dalla signora… così mangeremo le patatine! Ti piacciono?” Io, piangendo risposi di si, e ci trovammo in un lampo, davanti a quella casa. Questa volta, in compagnia di me stesso, entrai senza alcun timore! La stanza non era più buia… ora, entrava la luce! La luce, filtrava dalle tapparelle… si vedevano i puntini! Nell’aria, un buon odore di patatine fritte! La signora ci chiamò in cucina, ed io… e lui andammo… Però, prima, posai quella sveglia su quel mobile antico! La scena cambiò di nuovo… ed io, ed il piccolo Riccardo, ora, eravamo seduti al tavolo, in cucina… nella mia vecchia casa! Non c’era nessuno, a parte noi, e quella donna di spalle! Tutto sembrava calmo! “… Ti piace? Questa è casa mia!” Mi disse sorridendo il me stesso da piccolo, io, sorridendo a mia volta dissi di si! Intanto, la signora, si girò verso di noi, con in mano un piatto di patatine fritte, che formavano un punto interrogativo! Non aveva il volto! Mi spaventai, ma il piccolo Riccardo, sembrò non accorgersi di nulla, e mi disse: “… Non aver paura! Ci darà le patatine… e poi… lo so… dovrai andare via… NON LASCIARMI SOLO… Vienimi a trovare… Ti aspetto!” Cercai di fuggire, ma la signora senza volto, si avvicinò a me e disse: “… Dantini! La tua esperienza, nel tuo passato, con te stesso, finisce qui… Però, devi ancora scoprire molto! Ti ricordi… LA PARRUCCA? Adesso svegliati… Continua la tua ricerca…”
Mi svegliai di soprassalto nella stanza di cristallo, trattenendo un urlo! M’alzai, ed andai a vedere se nel tavolino c’era ancora la piramide! Avevo bisogno di protezione… avevo bisogno di sentirla tra le mani! C’era… era lì! Ma era spostata… Con lei, anche i fogli scritti! Fui scosso da un tic… tac…! Cercai di vedere da dove proveniva, e, con mio immenso stupore, scoprii che quel suono proveniva da sopra il settimino! Era la sveglia a piramide! Qualcuno… doveva aver messo le batterie! Infatti, era stata da sempre ferma… però, ora si muoveva scandendo il tempo! Guardai l’ora! Chi aveva fatto questo? Ero stato io… posando nel sogno la sveglia a gallina? Oppure era stato Daniele? A questa domanda mi intenerii ed andai al centro della stanza e mi spogliai nudo! Erano ancora le tre di notte! I miei, di certo, erano già rientrati! Ah! Dovevo vedermi! Mi misi davanti allo specchio, e contemplai alla poca luce della finestra, il mio corpo! Compresi, guardandomi, che per quella notte, il mio compito non era ancora terminato! Provai, però paura nel ricordare quella signora senza volto… M’aveva chiamato “Dantini” proprio come mio cugino Mario! Compresi, che quella donna era il Pen… venuto per ricordarmi l’altro pezzo della mia missione! Però, c’era sempre l’ombra dei volti in tutto ciò che ricordavo, e questo mi faceva molta paura! Ma, la paura più grande, in quel sogno, era stata, il vedermi comportare come tutti! Avevo negato i volti a Riccardo! Ne provavo rimorso! Il buio… l’oscurità, fanno in modo di negare, per fino a se stessi, la verità… anche se solo per pura protezione…
Mi vestii di nuovo, e, con foga, presi i fogli e scrissi tutto sull’esperienza che avevo avuto! Non volevo perdere nulla! Dopo aver scritto, verso le quattro, ritornai a letto! Dovevo recuperare un altro ricordo… Però, a pensarci, anche senza capirne il motivo, tremai, e dovetti accendere la luce, fino a quel momento spenta! Ero affannato! Solo flash nella mia mente, pensando alla “Parrucca”… solo questo! Scossi la testa! Dovevo riprendermi… dovevo sapere… Non potevo arrendermi proprio ora che avevo visto quasi tutto! Ma… di loro, ancora nulla! I volti… i volti non m’avrebbero concesso tregua! Ormai… di me, sapevo tutto… ma di loro, ancora nulla! Avevo scoperto e capito che erano molto pericolosi… che m’avrebbero ostacolato ancora, e magari, fatto anche del male come aveva fatto Mami… il primo volto! Si erano addirittura presentati in modo diverso dal me stesso bambino… facendo anche rischiare la vita a Doroty… Però, nonostante tutto, li dovevo affrontare! Volevo ricordarli! Il sistema per fare questo, era il coricarsi su quel letto, in quella stanza di cristallo, e spegnere la luce… e cercare di ricordare… ricordare il più possibile! Feci così… Spensi la luce, e mi coricai di nuovo nel letto! Faceva molto freddo… un freddo innaturale! Mi misi sotto le coperte, e guardai di nuovo il lampadario, indirizzando la mia richiesta di ricordare, con la parola… “Parrucca”…
Flash di luce… Flash di luce grigia… righine… scacchiera e poi… una casa! Ecco cosa vidi all’inizio della mia nuova ricerca! Una casa molto vecchia… la casa dove abitava una mia zia anziana, insieme al marito ed alla figlia, anziana anche lei, ed il fratello Aldo! Le pareti erano ingiallite dal tempo… Divano e mobili, parevano essere nuovi, ma nello stesso tempo, dimostravano tutti gli anni trascorsi! Si saliva, per arrivare in casa, da una scala… s’arrivava lì… davanti a due porte… una chiusa, mentre l’altra era l’effettiva entrata che s’affacciava subito nel salotto, dove c’erano quei muri e quel divano… Un televisore, appoggiato su un sostegno molto debole e traballante, troneggiava dietro ad un tavolo, coperto da una incerata con sopra una sorta di centro ricamato all’uncinetto! C’erano anche diversi oggetti su questo tavolo… come un centrotavola di porcellana vecchia, una penna e dei fogli ingialliti, ed un telecomando grosso, sigillato in una busta di plastica, che dava soltanto modo di premere i grossi tasti neri! Quella, era opera di mio zio Aldo, che non voleva che si rovinasse, anche se, secondo me, tutti i suoi sforzi risultavano essere inutili! Infatti, il giallo del tempo, aveva raggiunto anche se al di sotto della vecchia busta, il telecomando! Ricordo, anche, che dietro al tavolo, c’era un mobile antico anche quello, lungo, con molte foto sopra, ed un enorme specchio antico, che rifletteva tutta la stanza ingiallita dal tempo. Poi, girandosi verso destra, un balcone che s’affacciava su un orto incolto! Pieno d’erbacce e di ruggine, visto che il cancello non era mai stato verniciato! Da quel balcone, il sole al tramonto, dava l’atmosfera particolare, e così, anche l’odore di quella casa, così dolciastro, rendeva malinconici! Però, tutte queste sensazioni, erano amplificate dai suoni di quella vecchia tv a colori, che accesa sempre sul primo canale, diffondeva musica, parole, d’un passato televisivo molto particolare… Si trattava sempre di programmi d’attualità, oppure telegiornali… o di domenica, sante messe… Sembrava, anche se erano passati degli anni, che da un momento all’altro, su quello schermo, dovesse apparire qualche sigletta particolare… Ricordo anche una musica d’intervallo, suonata da un’arpa… foto di paesi sconosciuti! In quella stanza, i mattoni sul pavimento, erano grigi, con delle macchie irregolari nere, quasi a voler ricordare dei volti oppure la scacchiera! Proprio appeso al muro, sopra il divano a lato della porta d’ingresso, una specie di tappeto a mò d’arazzo, con le piramidi egizie e la sfinge, con un uomo su un cammello! Girando lo sguardo dal divano sulla destra, una porta da dove s’accedeva ad un piccolo corridoio buio, con a lato un mobile basso con al di sopra un telefono a disco e tanti taccuini telefonici! Questo corridoio, s’apriva sulla destra, in un bagnetto, e sulla sinistra la camera da letto degli anziani coniugi. Guardando questo corridoio, proprio di fronte, due scale rosse… La prima, quella che andava su, portava al piano superiore, dove c’erano tre stanze, la seconda, sempre chiusa da una porta di legno, quella che scendeva giù, portava in una cantina piena di carbone, ma molto spaziosa! A me aveva sempre fatto molta paura! Perché il ricordo m’aveva portato proprio in quella casa? Cosa c’era lì? E poi… cosa centrava con la “Parrucca”? Ancora non lo sapevo, e continuavo a ricordare… ricordare con ansia, mischiata alla malinconia per un tempo ormai passato! Rivedevo ora, la figlia della coppia! Questa minuta donna, era rimasta, insieme al fratello, ad accudire gli anziani genitori! Si chiamava Ina… ed io le volevo un gran bene…
Era stata sempre una presenza gradita in casa mia! Infatti, veniva sempre quando abitavo nella mia vecchia casa, e portava sempre con sé dei mandarini che sbucciava in un modo curioso ed odoroso, bucandoli dal di sopra con le dita, per poi succhiarne il succo! Proprio come si fa con le uova… Non ho mai capito come facesse… Era molto buona, e molto amica con l’altra mia zia, la “padrona” del gatto Marco! Sembravano essere quasi sorelle! Ricordo, che nelle sere, illuminate dalla lampadina del lampadario in quella cucina, sempre con i suoi mandarini, e quelle scatoline di metallo con le pillole per il mal di testa, raccontava, senza però finirla mai, la storia d’un certo RINNI, di cui non ho mai più sentito parlare! Era in queste occasioni, che avvertivo con lei, un’atmosfera di sano mistero! Lei, di certo, conosceva il mio segreto! Mi dava sempre le caramelle al gusto di menta… cosa che faceva anche a casa sua, prendendole dall’antico armadio, posto nella stanza dei suoi genitori, nella sua odorosa borsetta! Ah! Ricordavo quella stanza… Era buia! Un grosso letto matrimoniale antico ed alto, l’armadio, ed in fondo, una consolle con uno specchio antico, e alla sua sinistra, si intravedeva, nascosta dalle tende, un’alta finestra, che per affacciarsi bisognava salire su un gradino molto alto, posto al di sotto. Al lato destro di questa finestra, la stanza di mio zio, con il suo letto, ed oggetti che non ricordo bene, appoggiati su un tavolino sormontato da un mobile ad ante che conteneva i suoi oggetti di quando era militare. Sulla destra, una porta chiusa, dalla quale s’accedeva alla scala dell’ingresso. A me, era proibito entrare in quella stanza! Non ne ho mai capito il motivo…
Comunque, ora ricordavo altro... Un giorno come tanti… d’estate, io ed i miei, andammo a far visita a questi miei zii, proprio in quella casa! Ina, si trovava al piano superiore, ed io chiesi il permesso a mio padre di salire le scale rosse, per andar da lei… in cucina! Lo ottenni subito… infondo, non era la prima volta che ci andavo… I miei genitori, si fidavano molto di Ina… Dunque, salii le poche rampe di scale rosse, guardando anche, come facevo di solito, un pezzo di legno, sempre rosso, che sbucava stranamente nella fessura d’un gradino ed il muro. Appena s’arrivava al secondo pianerottolo, si doveva salire ancora, e proprio sulla sinistra si poteva vedere una camera piccola piccola, che almeno dai racconti che m’aveva fatto Ina, era inutilizzata da tempo! Però, tuttavia, la mia impressione era che fosse usata molto spesso… proprio come la stanza di cristallo! Ina, diceva che era la stanza di mio zio… Però, la cosa strana era che la stanza di mio zio era al piano terra, come ho già detto, quindi forse Ina m’ha sempre raccontato una bugia... Il tetto di questa stanza era basso… molto basso… Guardando dalla porta, sempre aperta, sulla destra un lettino minuto… troppo piccolo per essere usato da qualcuno di statura normale! Poi, guardando avanti, si poteva vedere una piccolissima finestra, sempre aperta, che dava sull’orto… quella vista, per me, era molto particolare… Sentivo come se la natura mi chiamasse… Poi, girando sempre lo sguardo nella piccola stanza, tante buste disposte negli angoli, contenenti non so cosa… ed una piccolissima scrivania sulla sinistra, sempre guardando dalla porta! Io ci ero andato molto spesso in questa stanza, toccando quel letto… l’atmosfera era malinconica e strana! Anche quello era un luogo a me proibito! Poi… poi ne avrei scoperto il motivo… Quella casa, non era affatto normale! Continuando dalle scale, proprio davanti, i gradini rossi, lasciavano il posto a dei gradini in muratura, che davano l’accesso, a destra ad un altro ambiente, mentre, continuando sempre avanti, s’arrivava in un piccolo salottino ed in cucina! Bisognava stare anche attenti! Perché, il confine fatto dall’ultimo gradino era molto stretto! Si poteva cadere… Quest’altro ambiente, quello a destra, era come una soffitta, illuminata solo da una piccola finestra in alto, nella quale, Ina, probabilmente lavava i panni, visto la presenza d’una vasca in muratura, molto simile a quella già vista nella casa delle vacanze di Margarita, ma la particolarità di questo ambiente, era la presenza d’una porta di legno, tutta rotta, che dava l’accesso ad un’altra parte di soffitta… forse la più oscura di tutte! Proprio come per la cantina, questo posto era completamente adibito alla conservazione di carbone! Perché tanto carbone in una casa? Questo ancora non lo capivo… Comunque, questo luogo, incuteva terrore! Comunque, continuando avanti, sulle scale di muratura, si arrivava nel piccolo salottino! Era un posto delizioso! Il soffitto basso, faceva intuire un non so che di famiglia! Infatti, da sempre, quella stanza, era usata come stanza da pranzo, solo, che ora, a causa della mancata mobilità dei genitori di Ina, la poveretta, era costretta a scendere al piano inferiore per portare ai suoi, il pranzo o la cena, che lei preparava con tanto amore! Lì, mangiavano solo lei e mio zio. Era un ambiente molto luminoso! Il tetto di questa stanza scendeva, seguendo le tegole del tetto! Era come una stanza delle bambole… Proprio all’entrata, sulla destra, una vecchia radio a valvole, poi, sempre guardando a destra, un piccolissimo divano, e tante buste… poi, al centro di questa stanza un tavolo, sempre aggiustato bene! Era lì che i miei zii pranzavano o cenavano! Guardando sulla sinistra, si apriva un balcone spazioso, in cui Ina, stendeva i panni su fili di ferro, appositamente messi lì da mio zio! Proprio davanti, il terrazzo finiva, e ci si poteva affacciare da un muretto alto! Da lì, si poteva contemplare completamente la campagna che si stendeva a perdita d’occhio! Mia zia, raccontava cose meravigliose su questa campagna… Diceva che lì erano successe cose fantastiche, però, mio zio, non la pensava in questo modo… anzi… una volta, aveva raccontato che un animale non meglio identificato, tutto nero e ritto sulle zampe posteriori, lo aveva attaccato alle spalle… Diceva che era un posto pericoloso… pieno d’animali strani… da evitare assolutamente! Però, io guardando quello spettacolo della natura, mi sentivo bene! Però, era un bene strano, turbato qualche volta, da ombre… Uscendo da questo balcone, s’arrivava nuovamente nel salottino, e proprio sulla destra, la cucina… Quello era il regno di mia zia Ina! Era una stanza stretta stretta, che veniva chiusa da una porticina! In quella cucina, ci poteva stare solamente una persona alla volta, sembrava poterci stare solo lei… visto che era praticamente impossibile muoversi liberamente! Da quel posto usciva sempre un buon profumo di cibo… Io, mi divertivo a vedere cucinare mia zia! Lei, in quelle occasioni, mi raccontava delle storie…
Anche quella volta andò così… Ina, era a cucinare per i suoi anziani genitori… Era ancora presto! Erano le sette di sera! Però… si sa, gli anziani mangiano sempre all’ora delle galline! Ina, indaffarata ai fornelli, mi guardava e sorrideva! Mi raccontò anche di Rinni e delle sue avventure! Era una situazione bellissima, che però, si interruppe perché la cena era pronta! Così, a malincuore, dovetti scendere con lei, per quelle scale rosse! Sotto… nel salone, c’erano i miei genitori, a parlare con i miei zii, di cose certamente noiose! Io non volevo andarci… Così, pensai ad una scusa per poter passare, ancora, un po’ di tempo da solo. Chiesi ad Ina il permesso d’andare in bagno, quella mi disse: “… Và pure! Non c’era bisogno di chiedermelo! Però… stai attento… Non toccare niente!” Così, una volta sceso dalle scale rosse, andai, senza pensare a niente, proprio in quel bagnetto. In realtà, non avevo intenzione di fare la pipì… però, la feci lo stesso, non tirando l’acqua per timore di essere chiamato fuori. Mi guardai intorno, e cominciai ad esplorare, come se Ina non m’avesse detto nulla! Ah! Quanto disordine in quel bagno… La finestrella aperta, lasciava intravedere ancora l’orto! Però, l’atmosfera di quel bagnetto, era totalmente diversa da tutto il resto della casa… Era tutto bianco… Erano così le mattonelle! Quel bagno era piccolo! C’era una lavatrice messa accanto al lavandino, poi il WC vicino alla finestra! Però, girandomi, vedevo ancora molte buste! Come quelle che si usano per far la spesa! Cosa c’era dentro? Perché tutte quelle buste in quella casa? Lo volevo scoprire… ma… all’inizio rimasi deluso! Solo detersivi e saponette… Fustini di detersivo semi vuoti, spargevano un odore particolare! Mi sono addirittura divertito a mettere le mani dentro, provando la sensazione che si prova a mettere le mani nella sabbia! Poi, me le lavai… dovevo perdere altro tempo! Asciugandomi, dallo specchio bianco a cerchio, posto sopra il lavandino, intravidi qualcosa di strano… Posai subito l’asciugamano…
Nel ricordare questo particolare, mi sentii strano! Il mio cervello, voleva a tutti i costi farmi smettere di ricordare! Però, nonostante la paura, lo dovevo fare, ed andai avanti… Forse, era quella la cosa che dovevo ricordare? Probabilmente si!
Dallo specchio, in una busta, intravidi un nonsocchè di strano! Mi girai… Sentii l’odore di braciere acceso spargersi per tutto l’ambiente! Andai lì vicino… In quella busta bianca, ho visto chiaramente uscire fuori, come dei capelli tutti neri, lunghi e squadrati! Era una testa! Era sicuramente questo! Era un qualcosa di strano e pericoloso! Avvicinandomi, facendo anche rumore, cercai di guardare meglio! Avevo paura! Ebbi come l’impressione di sentire la sigletta della noce, ma anche la sigletta del melograno… Sembrava che la TV, nella stanza dove c’erano i miei genitori ed i miei zii, la stesse ritrasmettendo, ma con un volume ridotto e con eco… Tutto, sembrava essere avvolto da una nebbiolina! M’avvicinai di più, e sporgendomi da degli scatoloni, nonostante il terrore, la toccai! Toccai quella testa! Sembrava essere viva! Notai che la busta, continuava fino al pavimento! Quella cosa era avvolta! Non era una cosa appesa… no! Era un qualcosa di particolare... Sembrava anche muoversi! C’era molto di più d’una testa lì… Non feci in tempo a far nulla, perché mia zia Ina, forse allertata dai rumori che avevo fatto, entrò in bagno, e vedendomi toccare quella cosa, si mise ad urlare ed a piangere… cosa che non aveva mai fatto in mia presenza, e che mai più fece… Nel piangere diceva: “… Oh Riccardo! Cosa hai fatto! Hai… hai toccato lei… La PARRUCCA! Non lo dovevi fare! Ah! Destino infame di questa casa… DI NUOVO E’ SUCCESSO! Ah… Se i tuoi genitori sentissero! Non dovevi toccarla… disturbarla! Cosa la vuoi? Non c’è nulla lì! C’è solo buio… dolore… Dai! Adesso vieni con me… Ti giuro che non dirò nulla… Ma, devi giurarmi di non entrare più in bagno! C’è… c’è il dolore! Non c’è nulla!” Non capivo, ma lo stesso provai qualcosa di strano! Era paura… vera paura! Sapevo d’aver già vissuto un momento simile… ma al momento non mi ricordavo! In quel bagnetto, c’era il mio passato! Di certo, c’era un volto! All’improvviso, Ina, mi portò, da un braccio, cercando di asciugarsi le lacrime, nel salone! I miei, ed i miei zii, sicuramente capirono qualcosa… Mia zia Ina, anche facendo finta di sorridere, aveva gli occhi terrorizzati e pieni di lacrime! Mio padre, s’alzò dalla vecchia sedia del tavolo, e, disse senza scomporsi: “… Ah! Si è fatto molto tardi… E’ ora d’andare a casa! Riccardo… Dai! Andiamo! Non possiamo più stare qui… No! Si è fatto tardi! Poi… Ina… mi spiegherai… anche se già ho capito! E tu… Aldo… potevi anche farla sparire…” Mia madre, diventò subito pallida! I genitori anziani dei miei zii, dissero: “… Scusateci… faremo subito qualcosa… NON DOVEVA PIU’ ACCADERE!” Così, facendo finta di nulla, i miei genitori, mi trascinarono via da quella casa! Ritornammo nella nostra abitazione… e fu una serata molto triste! I miei non parlarono per tutta la sera! Sapevo solo d’aver paura… paura della Parrucca!
Mi svegliai di soprassalto! Ancora era notte! Stavo di nuovo male! Andai in bagno a vomitare di nuovo! Ah! La Parrucca era la Cinesina! In quel posto c’era lei! L’avevo riconosciuta, per l’appunto dai capelli! Ricordando… avevo però anche scoperto molto altro… Il secondo volto… era già presente in quella casa, molto prima della mia avventura in quel bagnetto! L’avevo già vista… Cosa mi era successo?