IL VERO ME

RAFFAELE FAMELI

Attenzione !! Le storie sono protette da copyright  dell'autore SIAE (C)

 

Sono sempre stato attratto dagli animali. In quel loro modo di essere vedevo quello che gli esseri umani non hanno mai saputo darmi: tenerezza ed incondizionato rispetto. No! Non sono uno di quelli che credono di aver capito tutto! Non l’ho mai pensato.

Ho scoperto di essere un Furry all’età di ventidue anni, ma già, da molto tempo prima, sentivo di essere come loro, soprattutto come uno di loro senza nemmeno conoscere questo movimento di pensiero.

La mia storia, già parecchio travagliata, cominciò proprio a casa mia e precisamente davanti uno strumento creato dall’uomo: il monitor di un computer. Premettiamo che mi sono sempre piaciuti i cartoni animati che avevano come protagonisti gli animali, e divoravo senza accorgermi film su film nella speranza di sentire ancora una volta quella sensazione di benessere e di tenerezza che mi capitava di provare durante e soprattutto dopo la loro visione.

Con l’avvento di Internet ho appunto scoperto il mondo Furry. Fu una vera rivelazione per me! C’erano persone che come me amavano gli animali in un modo talmente bello e profondo che addirittura si sentivano di essere come loro. Ma andiamo con ordine.

Quella sera, ero appena rientrato a casa. Fuori un bruttissimo temporale faceva cadere delle gocce di pioggia come se si trattasse del diluvio universale. I miei mi videro arrivare in salotto bagnato come un pulcino. “Ti prenderai un malanno!” Mi disse mia madre. “Va subito a cambiarti Federico!” Io stavo li impalato con l’aria stralunata. Il giubbotto bianco e nero che avevo addosso, scelto da me una settimana prima, era completamente fradicio. Mio padre mi minacciò che se non sarei andato a cambiarmi mi avrebbe fatto andare a letto senza cena. La mia, era una famiglia all’antica. Non era certo una situazione facile per me comunicare con due persone che sembravano essere uscite dall’arca di Noè. Erano giurassici, ma io li amavo molto. Mio padre era operaio in una azienda della mia città, ma da qualche mese era stato licenziato ingiustamente. Senza protestare corsi subito. Conoscevo fin troppo bene le minacce di mio padre e ne avevo una paura tremenda. Era fatto così. Entrai in camera mia e mi tolsi il giubbotto. Guardai appendendolo la mia stanza e subito notai l’assenza di un qualcosa a me molto cara. Davanti al letto, sopra il televisore e l’impianto stereo, lui non c’era più! Mi venne come un groppo nello stomaco e… “Papà! Mamma! Venite subito qui!” Gridai come un forsennato senza ritegno e senza accorgermi che avevo comandato ai miei ad accorrere con un impeto che non era da me,  per una cosa che sapevo li avrebbe fatti infuriare. Quelli, pensando che fosse successo qualcosa di grave (per me lo era), corsero subito. Aprirono la porta, e, vedendomi con i pugni stretti e una faccia tirata da far paura dissero: “Cosa c’è? Perché urli così tanto?” “Come? Non vedete? Il quadretto non è più al suo posto!” Dissi aumentando il tono di voce a dismisura. Avevo fatto ingrandire in fotocopia un disegno trovato su un fumetto e l’avevo incorniciato! Per me, quel quadro era più prezioso di un dipinto d’autore. Mia madre, con molto disappunto (già altre volte mi aveva staccato dalla parete dei quadretti simili), disse: “Hai la bellezza di ventidue anni Federico! Non ti rendi conto che ormai sei un uomo e che ti dovresti creare una famiglia invece di continuare a tappezzare i muri di camera tua con quei quadretti da bambini dell’asilo? Lo vedi, nessuno viene più a trovarti dei tuoi amici! Viene solo tuo cugino! Ti evitano tutti proprio come quell’animalaccio che era ritratto sul quadro!” Io dissi: “Ma dov’è? Che fine ha fatto? Me lo dovete dire!” Mio padre, con aria di canzonatura mi disse: “Perché? Non lo sai? Nella spazzatura! Se lo rivuoi dovrai andare nella discarica! Quello è l’habitat adatto per quella bestiaccia!” Mi offesi ma non potevo dir nulla. Sapevo che per quella mia passione ero davvero rimasto solo, infatti gli amici a cui avevo confidato il mio segreto si erano dileguati lasciandomi solo scherno e derisione. Avevo allora imparato a tacere. Nessuno avrebbe dovuto sapere nulla di me! Con i miei nuovi amici, era una vera tortura non poter parlare di questo animale che a me sembrava bello e tenero, ma che per gli altri era una cosa da evitare assolutamente. Dovevo parlare di altro: automobili, motorini e ragazze facili. Solo con mio cugino Luigi ne avevo parlato e continuavo a farlo.

Così, i miei genitori se ne andarono a guardare la televisione discutendo di me. Restai solo nella mia stanza a guardare il muro dove, al posto del mio quadretto troneggiava una deprimente natura morta. Fuori tuonava forte e sembrava voler venire giù tutta la casa.

 

Quella sera non c’era, come al solito, nulla di bello in tv. Mi sentivo annoiato ed arrabbiato. Cosa avrei potuto fare per svagarmi? Mi decisi a mettermi in pigiama. Faceva un freddo incredibile in quella camera. Avrei voluto avere, come il mio animale preferito una lunga coda per potermi riscaldare. Accesi una stufetta elettrica e me la misi davanti. Tremavo. Ero seduto in poltrona, quando, girando lo sguardo infreddolito per la stanza, vidi, sulla scrivania il mio computer. Ci volle un po’ per decidere ad accenderlo, però mi alzai e premetti il tasto ON. Avevo voglia di rivedere sul desktop lo sfondo. Li era ancora presente sotto forma di disegno. Il mio animale! L’ammirai per un minuto e poi mi sedetti sulla sedia girevole. Provai a navigare in rete ma, per quanti sforzi potessi fare, mi veniva in mente solo una ricerca da compiere: il nome del mio animale. Guardai parecchie pagine come enciclopedie e siti naturalistici, ma, ormai potevo dire a memoria la definizione che ne usciva fuori. Pensai che ero più esperto io su quell’animale che molti scienziati.

Dopo circa dieci minuti… Toh! Un sito molto particolare. Come avevo fatto sempre ad ignorarlo? Entrai senza indugio tra le sue pagine e mi iscrissi. Non ci credevo! Era il sito fatto apposta per me! Era un sito Furry! Altre persone che come me avevano la passione per gli animali! Pensavo non potessero esistere! Pensavo che a parte me, non ci fosse nessun’altro al mondo con quella passione… ma, mi sbagliavo. Mi diedero subito il benvenuto chiamandomi proprio con il nome del mio animale.

 

Quella notte non sono riuscito a prendere sonno. Avevo trovato degli amici che non si scandalizzavano a sentirmi parlare della mia passione.

Spensi il computer che erano già le tre del mattino. Trovai molti amici che si identificavano come volpi, conigli, cani e gatti che, mi guidarono nella prima mia esperienza in quel stupefacente mondo. Ero contento e felice come non lo ero mai stato prima! Nessuna di quelle persone mi avrebbe mai preso in giro e deriso! Mi portarono molto rispetto, quel rispetto che non avevo mai ottenuto ne dai miei genitori ne tanto meno dai miei conoscenti. Un cane mi parlò di fedeltà incondizionata e di amicizia vera, un delfino mi parlò della voglia di vivere e della necessità della comunicazione, una iena mi confidò delle cose molto interessanti sulla difficoltà di far apprezzare le proprie doti intellettuali a causa solo dell’aspetto; insomma, sono state discussioni molto serie e ricche di insegnamenti di vita. Non pensavo di certo che da quel momento in poi non sarei stato più lo stesso ed avrei avuto esperienze uniche ed indimenticabili.

La mattina dopo mi svegliai di buon umore. Compresi che anche non avendo più il quadretto appeso alla parete di quella creatura bianca e nera, lo ero a tutti gli effetti. Feci colazione e poi di corsa, di nuovo, in camera mia.

I miei genitori non riuscivano a capire la mia felicità così autentica! Avevo trovato il mio vero me. Il sole era già alto e nel guardarlo gioivo. Ho spalancato la finestra di camera mia e respirai l’aria, che ormai era carica di odori. Era quasi primavera ma sembrava che l’estate, per me, fosse già arrivata. Non mi sembravano possibili il freddo ed i tuoni della sera precedente; la mia stanza era piena di luce e così anch’io. Accesi il computer e cominciai a chattare in quel sito che per me era e resterà quello più importante. I miei amici furono contenti di avermi ritrovato ed io, per gratitudine inviai loro una storia che avevo scritto qualche mese prima, ma il dischetto che la conteneva l’avevo chiuso in un cassetto della scrivania per paura che qualcuno la potesse leggere e magari sfottermi come al solito. I miei nuovi amici meritavano di leggerla! Questa storia, intitolata con molta semplicità solo ‘ LA PUZZOLA ‘, fece talmente tanto successo che fu subito pubblicata sulla home page del sito. Così, i miei ‘ fratelli Furry ‘ come mi avevano detto di chiamarli, scoprirono il mio talento da scrittore, ma non furono gli unici ad accorgersene.

 

Mi contattò dopo qualche tempo una ragazza. Mi disse di chiamarsi Sara. In comune avevamo la passione per lo stesso animale. Anche lei era una puzzolina. La sera in cui avevo trovato il sito Furry, lei non era presente e così non ho potuto conoscerla subito. Aveva letto tutto ad un fiato il mio racconto e mi disse di essersi intenerita in un modo molto forte e di essersi riconosciuta nella protagonista, che appunto era una puzzola che non aveva amici; infatti, io avevo descritto in quella storia come mi sentivo e tutte le mie frustrazioni ed esperienze sia pur romanzate.

Incominciammo a frequentarci tramite chat, ed ad ogni collegamento sentivo di volerle sempre più bene. Abitava nella mia stessa città, ma io lo scoprì solo dopo qualche giorno. Fu appunto lei a decidere di incontrarmi, e ci siamo dati appuntamento per quel pomeriggio allo zoo.

Come ho già detto, non conoscevo altro di lei, che solo il nome e che sentiva nel più profondo di essere una puzzola come me, ma quello che ci legò furono soprattutto le esperienze negative che sempre erano state causate dal nostro modo di essere. Non pensavo di certo che quell’incontro avrebbe segnato in modo drastico la mia vita futura, pensavo solamente che mi sentivo vivo e per la prima volta amavo. Sognavo il nostro primo incontro.

Dovevo vestirmi in un modo adeguato! Non avevo intenzione di fare come tutti i ragazzi della mia età che si vestivano alla moda solo per far colpo e rimorchiare, con tutti gli abiti firmati! Ai miei occhi, gli altri sembravano tutti fatti con lo stampino! Io no! Io ero diverso e lo sarei stato fino alla fine. Se dovevo apparire a lei come ero davvero, allora mi sarei vestito a modo mio: scarpe nere, pantaloni neri, maglia bianca e giubbotto bianco e nero. Misi anche gli occhiali da sole rigorosamente neri. Ero pronto! Guardandomi allo specchio esternai la mia più autentica soddisfazione! Sembravo proprio una puzzola da essere umano.

Mi avviai verso la porta di casa, ma, mia madre mi fermò. Voleva sapere dove e con chi dovevo uscire. Risposi molto vagamente. Erano solo fatti miei. Mi seguì con uno sguardo indagatore, ma non ci feci caso! Stavo andando incontro alla mia nuova vita.

 

Appena fuori mi assalirono i dubbi. Non avevo, infatti, ancora considerato che tutto sommato ero stato invitato ad un appuntamento senza conoscere nulla di lei. E se fosse stata un’altra delusione? E se quella ragazza in realtà mi voleva solo prendere in giro come i miei vecchi conoscenti? No! Non era possibile! Tutto in Sara, era praticamente identico a me sotto ogni punto di vista!

Rincuorato da questi pensieri mi avviai per andare allo zoo. Pensai di andare a comprarle qualcosa. Ma cosa? Cosa mai potevo regalarle? Mi venne un idea! Le comprai una piccola puzzola in peluches! Quello era il regalo giusto per lei! Non pensavo che però, all’uscita del negozio, un mio vecchio conoscente, Loris, mi aveva visto uscire con quella puzzolina in mano. “Oh! Chi si rivede! Federico la puzzola! AAAHAHAHAHAAHA! Cosa hai li in mano?” Disse e rise con cattiveria e disprezzo. Volevo andare diritto per la mia strada per evitarlo, ma si parò davanti e prese dalle mie mani il regalo per la mia Sara. “Rendimela subito Loris! E’ un regalo!” Gli dissi pieno di risentimento, ma quello sghignazzando diceva: “E a chi mai potresti regalare una stupidaggine simile? Sarà sicuramente per te! Non sei per niente cambiato! Animale sei ed animale resterai per sempre!” E così dicendo, buttò in terra il regalo e cercò di calpestarlo con odio, ma io lo affrontai e mi spinse contro una macchina parcheggiata facendomi cadere. Il suo odio glielo potevo leggere in volto. Un uomo, uscendo da un negozio vicino, vide la scena e s’avventò su Loris ringhiando: “Lascialo stare! Che male ti ha fatto? Ti da per caso fastidio il fatto che lui è un FURRY?” Guardai stupito quell’uomo. I suoi occhi, nel pronunciare la parola Furry scintillarono. Loris ebbe paura, e balbettando disse: “Fffurry? Mma che diavolo significa?” Quello, allora, rispose al colmo della rabbia: “Non lo puoi capire e non lo capirai mai! Va via! E non dare più fastidio a questo ragazzo! ORA VA!” Loris scappò, ed io restai solo con l’uomo che mi aiutò ad alzarmi. Aveva qualche anno in più di me, ma sentivo che era cresciuto precocemente. “Tutto ok amico Puzzola?” Mi disse con un sorriso, io risposi di si e gli dissi: “Si… ma… tu come fai a sapere? Chi sei?” si avvicinò di più e mi fece vedere sul suo giubbotto di pelle nera un emblema con un lupo ululante alla luna. “Sono anch’io un Furry! Sai… ti ho riconosciuto subito! Tu devi essere Federico, giusto?”

Era chiaro! Il Lupo, (così mi aveva detto di chiamarlo) mi aveva conosciuto in chat. “Come mai mi hai difeso senza nemmeno conoscermi?” Gli dissi con gratitudine, quello mi guardò e disse: “Amico! Tra di noi Furries ci dobbiamo aiutare! Ma… dove stavi andando?” Gli dissi la verità, e lui con un sorrisino accettò di accompagnarmi da Sara con la sua automobile.

Salimmo in macchina e subito mi disse che di professione faceva il professore di lingue straniere e che era uscito da poco dall’istituto dove insegnava perché avevano avuto una riunione. “Sai… a me piace la scuola perché possiede una struttura gerarchica! C’è chi comanda e chi ubbidisce, proprio come in un vero branco di lupi! Noi lupi siamo così, dediti alla disciplina ed al rigore!” Lo guardavo con ammirazione. Avevo da poco letto un libro sui lupi, e lui incarnava perfettamente lo standard. Comunque, mi sembrava impossibile che un professore fosse un Furry e lo feci notare. Quello, mettendosi a ridere disse: “Anche a me, se fossi un alunno, farebbe un certo effetto sapere che un insegnante si identifichi con un animale, ma è quello che sono e certamente la mia vita non la cambierei! Forse non sai che tra di noi Furries ci sono pure avvocati e liberi professionisti, per non parlare di alcuni medici che in ospedale sembrano essere gente con i piedi sulla terra, mentre quando tornano a casa sono dei perfetti Furry! Pensa, che molte persone che hanno aderito a questo movimento di pensiero hanno anche più di cinquant’anni.”

Era un mondo, quello dei Furry, che ancora non conoscevo ma che presto, avrei conosciuto in modo più profondo e che sicuramente mi avrebbe portato mille sorprese. “Vedi amico Puzzola… tutto ebbe inizio da quando la Walt Disney fece circolare un cartone animato: il famosissimo Robin Hood. Questo cartone animato, che di certo non era il primo ad essere interpretato da animali, fu invece una vera rivoluzione! Il perché è chiaro. Quale animale avrebbe potuto impersonare Robin Hood? Pensaci… Innanzi tutto è un ladro, poi è furbo. La risposta è una volpe! Già! Una volpe con ragionamenti da essere umano. Capirono che gli esseri umani possiedono dei comportamenti che sono totalmente simili a quelli degli animali! Da quel cartone animato vide la luce il Furry! Ma se dobbiamo parlare di molto tempo prima, qualcun altro ebbe più o meno la stessa intuizione! Gli indiani d’America, per esempio, solevano adorare degli animali e considerarli loro protettori, pensa ai nomi che avevano: Toro Seduto, Aquila Saggia e così via. Da ricordare sono pure gli antichi Egiziani che avevano dato il volto di un animale al loro Dio dell’oltre tomba Anubi! Quale animale avrebbe potuto impersonarlo? Un animale che si cibava di carcasse di animali morti! Lo sciacallo! Come vedi, il Furry è sempre esistito ed esisterà sempre! Un soldato non può essere che un lupo, un negoziante, che per ovvie ragioni deve essere furbo deve essere senza ombra di dubbi una volpe, un architetto non può che essere un castoro e così via! Dall’aspetto e sopratutto dal comportamento delle persone, si può capire tante cose ed assegnargli un animale! Questa è la psicologia Furry! Funziona! Funziona davvero! Tu per esempio, hai scelto la Puzzola, non per la sua, per così dire ‘ arma di difesa ‘, ma perché sei un ragazzo dolce e gentile! Adesso hai capito chi siamo, amico Puzzola?” Il Lupo, in quelle poche parole, mi aveva spiegato tutto! Ero sconvolto! Quanta sapienza! Quante cose belle! Tutto quello che avevo sempre saputo inconsciamente, era stato detto, non da me, ma da una persona più grande! Quindi era tutto vero! Ero estasiato ed emozionato, e ringraziai il cielo dell’incontro con Loris, infatti senza di quello non avrei mai sentito quelle parole che mi spalancarono un universo nuovo ed immenso.

Intanto, il viaggio in macchina continuava, quando, svoltando una strada arrivammo davanti allo zoo; quindi salutando, e soprattutto ringraziando il mio amico Lupo per quanto mi aveva detto, mi diressi verso il cancello principale del giardino zoologico. Mi voltai ancora una volta verso l’automobile e salutai a mano aperta il mio amico che mi disse dal finestrino: “Ci vedremo ancora! Lo sento!”

 

Ormai ero li. Il mio cuore sobbalzava. Ero stato fortunato in quei giorni come non lo ero mai stato. Per prima cosa, avevo trovato la mia vera identità, poi dei veri amici ed anche una ragazza che era in tutto e per tutto identica a me. Ringraziavo il cielo e quel temporale di qualche sera prima! Se non fosse stato per lui, sarei rimasto seduto su quella panchina in piazza, con un taccuino a scrivere storie e non avrei mai scoperto di essere un Furry.

Girai per l’ingresso e vidi un po’ di animali, ma la mia mente, come il mio cuore erano in apprensione. Come mai Sara non arrivava? Cosa le era successo? Cercavo d’immaginare cosa stava facendo in quel momento ma non riuscivo a concentrarmi.

Quando, vidi entrare una ragazza dal cancello e pagare il biglietto d’ingresso. Il suo abbigliamento non lasciava dubbi. Era Sara! Sembrava che ci fossimo messi d’accordo sui vestiti. Anche lei indossava indumenti bianchi e neri. Incrociammo gli sguardi. Era bellissima! Lunghi capelli neri fino alle spalle coperti da un cappellino nero con visiera bordata di bianco. Ci salutammo da lontano, e lei, forse perché non era sicura che fossi veramente quel ragazzo sulla chat, rimase immobile. Vi andai io.

“Ciao! Tu sei Sara?” Lei annuì e mi disse: “Si, sono io! Da quanto tempo sei qui?” Parlammo per circa dieci minuti di cose ridicole e stupide; nessuno di noi, forse per paura apriva il discorso incominciato in rete, ma poi mi decisi: “Sara! Tu sei stata l’unica persona, insieme agli altri amici della rete ad avermi conosciuto veramente! Ma… da quanto tempo sei una Furry?” Lei mi guardò con tenerezza e disse: “Da circa sei anni!” Mi ricordai del regalo, ed estraendo fuori dalla mia giacca la puzzolina in peluches, dissi: “Questa è per te! E’ un piccolo regalo!” Sara prese quell’animaletto che tanto somigliava a noi due, e poi, senza pensarci su, mi abbracciò e mi diede un bacio.

Non fu quella la prima volta che baciavo una ragazza, ma con Sara tutto era diverso. La sentivo parte integrante della mia vita. La strinsi dolcemente a me e ricambiai il bacio, ma non un bacetto sulla guancia! Lei meritava di più! Ci guardammo negli occhi, e poi, per istinto le dissi solo due parole: “Ti amo!”

 

Passammo in quello zoo un meraviglioso pomeriggio. Non ci preoccupavamo di nulla. Eravamo in completa sintonia. Tutte le cose brutte che la vita ci aveva riservato sembravano essersi dissolte come neve al sole. Le ho dato subito il mio numero di cellulare, ma, per la grande emozione dimenticai di chiedere il suo. Mi parlò di come aveva iniziato a sentirsi puzzola: “Sai Federico, mi sono sempre piaciute le puzzole! Pensa che ne volevo una da tenere in casa, ma i miei genitori non me lo hanno mai concesso; per questo motivo ho cominciato a guardare tutti i cartoni animati che riguardavano questo bellissimo animale, ed anche tutti i documentari che riuscivo a trovare. Ho iniziato anche a disegnarle, infatti, adesso sono una disegnatrice di fumetti! Gli altri ragazzi, comunque, non mi capivano. Dicevano che i disegni che facevo erano cose per bambini. Ne soffrivo moltissimo! Quante lacrime! I miei genitori, anche loro, non mi davano la possibilità di esprimermi come volevo! Sai… mio padre è un industriale sempre occupato in azienda, ed avere una figlia, per usare le sue parole: ‘ strana ‘, non gli faceva fare di certo una bella figura con i suoi dipendenti in ditta; così mi fece andare in un collegio privato gestito per intero da suore. Ti dirò, mi sono trovata malissimo, perché anche i ‘ pinguini ‘ erano tali e quali a mio padre. Dopo un anno in quella prigione, me ne andai. Scappai via! Mi iscrissi ad insaputa dei miei, in una scuola per fumettisti in America, negli Stati Uniti, con un mio amico. E’ stato lì, che ho conosciuto i Furry per la prima volta. Mi insegnarono a rispettarmi ed a rispettare gli altri. Ora, infatti, vivo liberamente da Furry. Non vivo più con i miei che, per così dire, mi hanno cacciata da casa!” Ero affascinato da lei! Lei, ora, godeva di una libertà che a me era negata. Gli raccontai di me e di come mi sentivo solo. Ormai non potevo farne a meno. Raccontai tutto quanto con le lacrime agli occhi, e lei, senza deridermi mi disse con il suo sguardo dolce e buono: “Ora non ti devi preoccupare! Non sei più solo! Non piangere più!”

 

Di certo non ero più da solo! Però, intanto scese la sera. Una sera buia e cupa.

Rientrai a casa con la promessa di un nuovo incontro con Sara. Nemmeno immaginavo quello che sarebbe successo. I miei, non sapendo dov’ero, avevano sguinzagliato per la città due miei vecchi amici: quelli che mi avevano sempre preso in giro, infatti, li chiamavo con disprezzo ‘ il gatto e la volpe ‘. Mi videro con Sara allo zoo, e subito sono corsi dai miei riferendo ogni cosa.

Entrai in salotto, e vi trovai mio padre e mia madre seduti sul divano con la tv spenta, con delle facce che facevano paura. Li salutai. Questo, scatenò la tempesta di domande e di accuse: “Dove sei stato per tutto il pomeriggio? Cosa hai fatto?” Cercai di spiegarlo. Ero calmo. Sapevo che non avevo fatto nulla di male, e dissi: “Allo zoo con una mia amica!” Mio padre si alzò e mi venne incontro con fare minaccioso. “Già! Con una tua amica! Nemmeno lo neghi! Federico! Ti proibisco di uscire con quella poco di buono! A parte che è la figlia del mio ex datore di lavoro che mi ha licenziato senza preavviso per una cosa che non avevo fatto, ma c’è un altro motivo! Tutte tu te le vai a scegliere! Quella è malata mentalmente, come suo padre! Ti hanno visto baciarla!” Mi venne un colpo! Come era possibile che Sara fosse la figlia del datore di lavoro che aveva licenziato mio padre facendoci entrare in difficoltà economiche? Non potevo crederlo! Lei… lei… la mia Sara era differente! Era la persona più buona che avevo incontrato nella mia vita. “No papà! Lei non è come suo padre! Lei è diversa!” Mia madre, si drizzò come un cobra sul divano dicendo, anzi gridando: “Già! Hai ragione! E’ diversa! E’ talmente diversa che va vestita da animale per le strade! Hanno giurato di averla vista vicino un bar, vestita da… non so… forse da procione, in compagnia di altri matti come lei! Che vergogna! Povera mamma! Sarà disperata, povera donna! Disperata dall’idea d’avere una figlia simile! Magari sarà drogata? Ecco chi è la tua amica! Un procione!” Sapevo che i miei non erano molto bravi a riconoscere gli animali e dissi: “Sicuramente era vestita da puzzola, e poi… non è drogata!” Mia madre mi guardò scandalizzata e disse: “Perché? Per caso si è vestita d’animale quando c’eri tu? Come fai a sapere che era una puzzola?” “Perchè sono un Fur…” Mio padre disse: “Un fur cosa? Comunque, quella li non è ragazza per te!” Non parlai. Capivo che i miei genitori non mi avrebbero compreso, e così, li lasciai in salotto a parlare tra di loro. Li sentivo dire frasi ingiuriose contro la mia Sara, che mi ferivano come quando i miei amici prendevano in giro me. Corsi con le lacrime agli occhi in camera mia, e mi buttai sul letto piangendo. Avevo bisogno di lei.

 

C’era una cosa che comunque non avevo capito. Come mai la mamma aveva detto che Sara si era vestita d’animale? Per quella sera non ci pensai più.

Intanto s’era fatta notte e la voglia che io avevo di lei aumentò notevolmente, tanto che mi rigiravo nel letto senza riuscire a prendere sonno. Sapevo che non avrei avuto la possibilità di rivederla senza provocare l’ira dei miei genitori, e ne soffrivo moltissimo. Ad un tratto mi venne anche in mente di scappare da casa ed andare da lei visto che viveva da sola, ma poi, ripensandoci bene non era una buona idea al momento. Sapevo che se avessi voluto, lei, la mia Sara, sarebbe stata contenta della mia decisione e mi avrebbe volentieri ospitato, ma ancora, questo non si poteva fare, infondo io volevo bene ai miei genitori e non mi andava di dargli questo dolore.

Chiusi gli occhi per dormire, quando il mio telefono cellulare si mise a squillare. Tra il sonno lo presi e vidi sul suo display chi mi chiamava: era un numero a me sconosciuto. Chi mai poteva essere? Decisi di rispondere lo stesso e dissi : “Pronto?” Dall’altra parte una voce: “Federico? Ti ricordi di me? Sono Stefano, lo Scoiattolo che hai conosciuto in chat! Ti devo dire che è stata Sara la Puzzolina a darmi il tuo numero!” Ancora mezzo assonnato, quando sentì questo mi destai di colpo. “Si sono io! Ma perché mi telefoni alle tre di notte? E’ successo qualcosa a Sara… Dimmelo!” Quello, si scusò per l’orario dicendo: “So che è tardi, ma sai… i miei, se mi sentono parlare di Furry… Tu mi capisci… Comunque, no! Non è successo nulla a Sara, solo che ti vuole invitare ad una convencion privata tra Furries che si terrà domani sera alle otto! Ti aspetto davanti allo zoo e poi andremo a casa di Sara insieme! Verrò a prenderti io! Ciao amico Puzzola!” Risposi solo: “Ok! Va bene! Ciao Scoia… Stefano!” Ma di che si trattava? Avevo ricevuto un invito per una ‘ convencion ‘ privata, senza saperne nulla! Comunque presi la decisione d’andare! Il fatto stesso che fosse stata proprio Sara ad invitarmi mi riempiva di contentezza! Si era ricordata di me! Ma, come mai mi aveva fatto chiamare da un’altra persona invece di chiamare personalmente?

 

La mattina dopo mi svegliai presto. Avevo il pensiero fisso all’appuntamento di quella sera. Purtroppo c’era l’ostacolo genitori da superare! Non mi avrebbero mai dato il permesso di andare a quella riunione. Come fare? Ormai sapevo di me due cose in più: una, che ero innamorato di Sara, e l’altra che ero diventato un Furry. E’ stata questa ultima consapevolezza ad aiutarmi. Io ero una Puzzola. Non possedevo le qualità necessarie per trovare un’idea furba che mi permettesse di aggirare l’ostacolo di mio padre e mia madre. Così, ricordandomi della lezione del Lupo, accesi il computer e mi collegai al solito sito. Contattai la Volpe che mi aveva parlato qualche giorno prima. Quello, già collegato, mi rispose subito, lieto che la sua proverbiale furbizia da volpe potesse essere utile a qualcuno. Mi diede il consiglio giusto. Ringraziai e spensi il calcolatore. Capì un’altra cosa importante sui Furry: ogni persona Furry ha un animale a cui si associa. Se l’animale in questione non può fare certe cose da solo, allora deve chiedere aiuto ad altri animali che hanno quelle determinate capacità. In questo modo si potevano risolvere tanti problemi, anche non legati al mondo Furry. Il consiglio fu di chiamare un mio amico fidato e stimato dai miei genitori, e spiegargli che dovevo uscire, ma che la mammina ed il papino non volevano farmi andare fuori senza un amico. Quello, poi, avrebbe ritelefonato a casa mia dicendo che quella sera dovevo uscire con lui, e tutto si sarebbe risolto bene. Era perfetto!

Avevo un amichetto che faceva al caso mio. Era mio cugino Luigi, al quale avevo confessato il mio amore per le puzzole. Non mi aveva deriso! Anzi, mi disse che anche a lui piaceva molto un animale che era il porcospino o più semplicemente riccio. Era quello che ci voleva! Lo chiamai e gli spiegai tutto. Dopo un po’ di spiegazioni, e tre o quattro prediche da parte sua sui rischi di essere scoperti (infondo i ricci sono iper-protettivi) , telefonò ai miei genitori come concordato, e quelli, senza fiatare mi diedero il permesso. Si fidavano talmente tanto di Luigi che non avevano capito nulla! Il piano della Volpe aveva funzionato alla perfezione.

 

Quel pomeriggio ero allegro. Presto sarei andato dalla mia Sara. Il cuore mi batteva a più non posso. Mio cugino Luigi, sarebbe arrivato alle sette e mezza. Meditai se portare anche lui alla convencion, infondo lui si sentiva di essere un riccio. Decisi di portarlo con me!

Le ore in casa non passavano mai. Le lancette dell’orologio appeso alla parete parevano ferme. Si sa… quando si vuole che il tempo passi in fretta, quello, quasi per far diventare matti non passa mai. Mi ero messo già il giubbotto bianco e nero, ed andavo avanti e indietro per la stanza senza trovare tregua.

Alle sette e trenta, precise e bollate, sento il campanello. Era il Riccio, che, da bravo ragazzo educato e timorato di Dio (era stato per circa dieci anni nei boy scout ad aiutare vecchiette e nel tempo libero a servire messa), salutava i miei genitori con un atteggiamento che faceva molto anni ’60. Io, intanto fremevo. Quanto cavolo ci voleva ancora per andare? Luigi, si sedette comodo comodo in salotto con i miei, e cominciarono a parlare di lui, dell’università che stava frequentando con molto impegno, ma che alla fine doveva dare solo sette esami prima della tesi. Poi, parlarono dei suoi genitori, e di sua madre che soffriva di reumatismi.

Era insopportabile! Io, ero teso come una corda di violino sul punto di rompersi, e lui, era la calma fatta persona (anzi riccio), che degustava senza alcuna fretta il caffè preparato dalla mia mamma, facendole mille complimenti sul suo sapore. Volle sapere addirittura la marca della miscela usata, e quella si dilungò a dare consigli sulla buona riuscita di un caffè come al bar. Sapevo che i ricci fossero creature calme e serafiche, ma lui, Luigi, superava di gran lunga lo spinoso animale, superando ogni limite e facendo risaltare in un modo esponenziale il suo stereotipo.

Erano già le sette e cinquanta, quando il Riccio si decise a venire a chiamarmi in camera per uscire. Lo presi a brutte parole per il ritardo, ma lui disse che l’educazione era la prima cosa! (La puntualità no? Pensavo che lo Scoiattolo se ne fosse già andato! Infondo, gli scoiattoli sono rapidi nei loro spostamenti.)

Eravamo già sulla soglia della porta di casa, quando mia madre, come presa da un presentimento disse: “Attento Federico! Tu mi hai capito!” Come potevo non capire? Ma, la voglia di rivedere la mia Sara era talmente diventata grande che non prestai attenzione alle sue parole.

 

Luigi alla guida era più lento di una tartaruga, e come se non bastasse volle sapere di preciso dove andavo e con chi. Ero talmente agitato che gli dissi: “Presto capirai! Ora spingi il piede su quel dannato pedale e affrettiamoci! Sono già le otto e cinque!” Credevo di non arrivare in tempo. Sara mi stava aspettando! Luigi con voce da predica domenicale disse: “Ma si può sapere il motivo di tanta segretezza? E poi, secondo me, ti stai cacciando nei guai Federico! Da quello che ho capito, potrebbe essere una riunione di una setta! Quella Sara è strana! La conosco se anche non di persona! Non voglio avere problemi con i tuoi genitori. Se sapessero dove ti sto accompagnando…” “Infatti non lo dovranno sapere! Non farmi la predica Riccio e fammi il piacere di abbassare un po’ le tue difese! Non mi serve una paternale! Sono innamorato di Sara! So solo questo! E poi… io sono un Furry! Ecco cosa sono!” Luigi non capì, ma ugualmente mi accompagnò.

Arrivammo davanti al cancello dello zoo e c’era un ragazzo vestito con un gilé marroncino ad aspettarci. Scesi velocemente dalla macchina e gli dissi: “Lo Scoiattolo suppongo?” Quello annuì e disse: “Sara ci sta aspettando! Andiamo!” Ma poi vedendo Luigi disse: “E quello chi è?” Ed io risposi: “Mio cugino! Lui è un Riccio!” Luigi ci guardò in modo interrogativo senza capire. Stefano, lo Scoiattolo, con soddisfazione disse: “Bene! Anzi, benone! Un Furry in più è sempre ben accetto! Bisogna portare la nostra cultura a tutti!” Luigi, al suo solito non parlava ma, poi, si avvicinò e mi disse: “Cos’è questa storia? Perché hai detto a quel tipo che io sono un riccio? Si è vero, mi piacciono, ma io sono un umano! E poi… dove mi portate?” Io gli risposi solo: “Adesso sei un Furry anche tu! Rassegnati Riccio! Tu verrai con noi!” Lo Scoiattolo nell’ascoltarci rideva, e poi ci disse: “Montate sulla mia macchina!”

 

Ci infilammo in quella automobile. Non sapevo dove ci avrebbe portato. Stefano disse: “Sara ti vuole presentare ufficialmente al nostro gruppo! Ci ha già parlato di te Federico! Dimmi… possiedi già un fursuit?” Di cosa stava parlando? Quella parola per me era ignota. Gli dissi di no, ma, non gli dissi che non avevo nemmeno la più pallida idea di cosa fosse. Mi venne in aiuto Luigi: “Scusa Stefano… ma, cosa diavolo è il fursuit?” Lo Scoiattolo si mise a ridere e disse: “Adesso caro Riccio lo scoprirai! Noi Furry, non possiamo andare ad una convencion senza il fursuit! Dico bene amico Puzzola?” Gli risposi con un cenno affermativo del capo ma ero terrorizzato. Cominciai a sospettare che si trattasse davvero di una riunione di una setta non meglio precisata, come aveva detto Luigi, ma, quando pensavo alla mia Sara così dolce e buona mi passò pure la paura. Non poteva essere pericoloso!

Arrivammo davanti ad un appartamento con un cancello elettrico, e Stefano lo aprì con un telecomando. Entrammo con l’automobile dentro lo stabile e parcheggiammo. C’erano altre macchine ferme. Lo Scoiattolo ci disse: “Ok! Siamo arrivati! Scendete ed aspettatemi, io devo prendere il mio fursuit!” Finalmente avrei visto cos’era l’oggetto del mistero.

Abbiamo fatto come ci aveva detto e, Luigi preoccupatissimo mi disse poco educatamente nell’orecchio: “Ti avevo avvertito! Sicuramente ora ci cacceremo nei guai! Starà prendendo un’arma!” Tremavo ed avevo paura, ma, senza dargli ascolto andai vicino a Stefano il quale aveva già aperto il cofano dell’automobile. Restai meravigliato ed intenerito ma anche impaurito tutto in una volta sola. Vidi all’interno del vano un bellissimo costume da scoiattolo come quelli che si vedono indossare alle mascotte durante le manifestazioni sportive. Era completo di tutto: dalla testa alla coda. “Ecco il mio fursuit! Adesso lo indosserò. Aspettate!” Disse lo Scoiattolo e, incominciò a vestirsi. Finalmente avevo capito cos’era un fursuit e, solo allora capì anche le parole di mia madre su Sara vestita d’animale.

 

Stefano, dopo solo due minuti aveva smesso di essere un umano. Era diventato uno scoiattolo in tutto e per tutto. Lo guardai con gli occhi sognanti di un bambino. Quel fursuit era perfetto. Non era solo un costume di carnevale, questo lo capivo benissimo; quello non era un travestimento! No! Era un modo d’essere! Una sorta di seconda pelle. Luigi guardava Stefano in un modo strano. “Andiamo amici Puzzola e Riccio! Ci stanno aspettando!” Disse lo Scoiattolo voltandosi con quel suo faccione animalesco verso di noi. “Ma… che razza di amici ti sei trovato? Sembra il fratello di Cip e Ciop!” Disse il Riccio mentre guardava incuriosito e con tanto d’occhi di fuori quello scoiattolo. Io gli dicevo di stare tranquillo che presto avremmo incontrato Sara che ci avrebbe spiegato tutto.

Entrammo come in processione seguendo lo Scoiattolo nell’appartamento. Non c’era nessuno che fungeva da portiere, e capì che solo Sara abitava in quella palazzina. Ci inoltrammo su, per una rampa di scale. “Questo è l’appartamento dove abita la Puzzola Sara! Gli altri appartamenti per il momento sono tutti sfitti. Sono di suo padre! Lei, ci ha concesso di fare qui le nostre convencion private! Su, nella tana, troverete gli altri Furries!” Disse fermandosi per un momento lo Scoiattolo, mentre Luigi disse a bassa voce: “Addirittura chiamano le case , tane! E’ assurdo ed alquanto inquietante… direi disumano!” Io, sentendo questo, feci un brutto sguardo a Luigi come se lo volessi rimproverare, e quello, invece di stare zitto disse a Stefano: “Ma perdonami… signor Scoiattolo! Io so, anzi tutti sanno che gli animali non parlano! Come mai voi…” Quello, senza prendersela rispose: “E’ vero amico Riccio! Ma, vedi, per noi Furry è diverso! Tra di noi possiamo parlare, ma se ci capiteranno occasioni diverse, come delle convencion pubbliche con chi non è Furry, noi preferiamo non parlare!” Spiegò.

Arrivammo dunque, davanti alla porta. Avevo il cuore in gola e faticavo a respirare per la grande agitazione. Restai con Luigi un passo indietro dallo Scoiattolo. Quello, premette il tasto del campanello, ed a quel suono sudai freddo.

 

Ad aprirci fu un Furry vestito da volpe che salutò con un ringhio lo Scoiattolo. Ero sbalordito! Si comportavano da quello che rappresentavano. Luigi, a quel punto mi rivolse una domanda. “Federico… ma… non è pericoloso per uno scoiattolo stare vicino ad una volpe? Ma… cosa diavolo dico?” Non ebbi il tempo per rispondere in quanto la Volpe si girò verso di lui, e quello, da vero riccio scattò per la paura. “E’ vero! Infatti ho ringhiato apposta! Ma, siccome siamo Furry e non Were non c’è alcun pericolo per lui! Deve solo starmi non proprio attaccato e rispettarmi! Sapete… la volpe in natura condivide la tana con altri animali e li rispetta! Offre la sua protezione a patto che quelli la rispettino!” Avevo imparato un’altra cosa su quel mondo. C’erano delle regole da seguire: regole dettate dalla natura. Capì che, io, in quanto Puzzola dovevo rispettare il territorio degli animali che avrebbero potuto essere per me predatori, ma ancora non avevo capito bene chi fossero i Were di cui la Volpe aveva parlato. “Voi siete due Furry nuovi a quanto vedo!” Disse la Volpe invitandoci ad entrare. Noi ci presentammo come si conveniva. Presi la parola dopo essermi schiarito la voce: “Infatti! Io sono una Puzzola e questo è mio cugino il Riccio!” “Già io ho conosciuto la Puzzola! E’ un bravo ragazzo, nonché un bravo Furry! Vedi, è stato proprio lui a scrivere la storia in prima pagina del sito! Vedrai amico Volpe! Ci darà grandissime soddisfazioni! Lui è uno scrittore!” A parlare fu un Lupo. Capì che era proprio la persona che mi aveva aiutato con Loris. Insieme a lui, proprio a fianco, una Puzzola. Non ebbi dubbi! Era la mia Sara. “Sara!” Gridai, quella si staccò dal Lupo e venne da me dicendo: “Federico! Amore mio! Ti stavo aspettando! Sai… mi sei mancato!” E si tolse la maschera da puzzola. Era bellissima ed io persi completamente il controllo di me stesso. La baciai davanti a tutti.

 

“YIFF!” Disse la Volpe insieme allo Scoiattolo, e Luigi restando perplesso, volle sapere il significato di quella strana parola. “Beh…” Disse Stefano, “Si dice così quando due di noi diventano per così dire compagni. Yiff è il verso che emettono, in fase d’accoppiamento le volpi.” “Ah! Siete a questo livello di antropomorfizzazione!” Disse il Riccio diventando rosso, e lo Scoiattolo: “Appunto! Noi siamo così! Animali antropomorfi! Complimenti per la tua cultura amico Riccio! Davvero notevole!” “Ma che fate tutti qui all’entrata della tana? Andiamo ad incontrare gli altri!” Disse Sara riprendendosi e facendoci segno di seguirla.

Il cuore mi batteva forte! Ormai ero dentro il regno incantato che avevo da sempre sognato. Non solo avevo la completezza e la consapevolezza (per la prima volta nella mia vita), del vero me, ma ero affianco alla creatura con la quale pensavo di trascorrere tutto il resto della mia vita.

Andammo avanti per quel lungo corridoio. Guardavo i bellissimi fursuit e cercavo di capire il perché di tanta perfezione. Sembrava quasi che avessi davanti a me, davvero una Volpe, un Lupo, uno Scoiattolo e mano nella mano insieme a me una Puzzola. Guardavo anche le pareti tappezzate di disegni con ogni genere di animali. Erano tutti così belli ed in ogni stile, ma la cosa più bella per me erano gli occhi. Erano espressivi come quelli dei personaggi dei cartoni animati della Walt Disney e mi fecero tenerezza. Una porta! Solo una porta mi separava da altri Furries! Chi avrei conosciuto oltre quella soglia?”

 

Sara aprì la porta. Vidi davanti ai miei occhi i seguenti animali: un Cane, un Unicorno, una Lince ed un Procione. Io e Luigi fecemo la loro conoscenza. Quello che mi ha fatto più impressione era stato l’Unicorno. Pensavo che le creature mitologiche non potessero esserci nei Furry, e lo dissi, ma, l’Unicorno mi fece notare il contrario: “No amico Puzzola! Ci sono tra di noi anche animali che non sono in natura. Vedi… l’Unicorno è un animale magico! Si dice che abbia dei poteri che riguardano il soprannaturale e la magia, infatti, io da essere umano svolgo il mestiere di astrologo e cartomante! Come vedi, questo animale mi calza a pennello!” Era vero. Da quell’Unicorno sentivo come se scaturisse una energia positiva, ancora oggi non lo so spiegare! “Se volete, amico Puzzola ed amico Riccio, più tardi vi posso leggere i tarocchi!” Disse quello, guardandoci, e Sara, prendendo la parola disse: “L’Unicorno ci azzecca sempre, ve lo garantisco! Tutte le sue previsioni si sono sempre avverate! Pensa Federico che un giorno prima di averti conosciuto, lui l’aveva già previsto! Mi disse che avrei incontrato la mia anima gemella e che mi avresti protetto dal male! E’ un Furry eccezionale!” Luigi mi guardava trasecolato e, da buon credente cattolico mi disse: “No! Non vorrai farti leggere da quel cavallo con un unico corno in testa il futuro spero? Non lo sai? E’ peccato mortale!” Senza ascoltarlo dissi all’Unicorno: “L’unico peccato è quello di non provare! Si! Voglio sapere sul mio futuro! Anzi! Voglio sapere sul futuro tra me e Sara!  Leggimi i tarocchi! Te ne prego!” Quello, si tolse la maschera del fursuit. Era un ragazzo con lunghi capelli che gli scendevano sulle spalle e sembrava essere davvero il magico animale. Estrasse da una borsa un mazzo di vecchissimi tarocchi e si mise a mischiarli. Dopo che lo ebbe fatto ne mise alcuni girati sul tavolo e cominciò a leggerli con molta serietà e concentrazione. Lo vidi impallidire all’improvviso. Sara gli si avvicinò e disse: “Marco! Cosa hai visto?” E quello rispose velocemente: “Nulla! Non preoccuparti!” Sara, inquieta gli disse: “Sei strano! C’è qualcosa che non mi vuoi dire?” Quello si alzò dalla sedia, si rimise la maschera del fursuit e disse: “Solo che diventerete fidanzati ufficialmente!” Lei ne fu entusiasta ed andò dagli altri a riferire il responso delle carte, ma io non ci cascai. Sentivo dentro di me che l’Unicorno non aveva detto tutta la verità.

 

Ci siamo messi a parlare per un’ora. Sara mi presentò ai rimanenti membri del gruppo. Era bellissimo! Ci legavano le esperienze di vita e la nostra passione. Era chiaro come il sole che a volere quel gruppo era stata Sara, la quale ne era, diciamo così presidente. La sua esperienza negli Stati Uniti era stata determinante per fondare quel gruppo di Furry, ma m’accorsi che vicino a lei c’era sempre la Lince.

Gli altri componenti del gruppo si erano tutti tolti la maschera del fursuit per farsi vedere, ma la Lince, non solo non si era mai mostrata, ma non aveva neppure parlato. “Che impressione mi fa quello li!” Mi disse Luigi: “Non ha l’aria da tipo raccomandabile! Mi fa paura!” Era vero! La Lince dava l’impressione di non voler socializzare.

Durante la discussione con la quale Sara avrebbe dovuto ufficialmente presentarci al gruppo come Furry, per la prima volta la Lince parlò: “Puzzola Sara! Tu lo sai! Non possiamo accettare tra di noi due umani senza il fursuit! Questo è contrario allo spirito della nostra cultura! Non dovrebbero essere accettati! Loro sono solo UMANI!” Si levò una protesta da parte di tutti gli altri. Sara, stringendomi la mano disse: “Ti sbagli Lince! La Puzzola ed il Riccio devono far parte del nostro gruppo poiché sono Furry a tutti gli effetti! E poi io a Federico ho comprato…” La Lince la interruppe dicendo: “No! Non possono! E’ la regola!” Ma quella riprese: “Tu non puoi parlare così! Non puoi anche se sei vice presidente e sei venuto con me negli Stati Uniti! Non puoi negare la loro appartenenza ai Furry!” “Puzzola! L’YIFF ti ha dato di volta al cervello! Tu parli così perché ami uno di loro! Un essere umano comune! Devi deciderti! O gli umani oppure me! E poi… tu lo sai come la penso! Io sono un Were, e tu hai negato di diventare come me rinnegando la tua vera natura!” Sara, unitamente a tutti gli altri componenti del gruppo dissero: “Vogliamo loro! Noi non ci abbasseremo a questi assurdi ricatti! I Were sono estremisti! Noi non ci sentiamo d’essere così!” La Lince, con aria di sfida disse: “Ok! Ma sarà guerra aperta! Puzzole, state attente!” Ed emise uscendo dalla stanza una specie di ruggito seguito da una risata sguaiata che ci fece tremare, dopo di che, uscì dalla porta principale dell’appartamento, facendo sbattere forte la porta. Poi, solo silenzio.

Si capiva bene che quello che era successo era gravissimo. Sara mi strinse a se piangendo. “Federico! Ho paura! Adesso siamo nei guai! Lince è un Were! Potrebbe farci del male! Avrebbe voluto farmi diventare come lui, ma ho rifiutato! SONO UNA FURRY! Unicorno! Era questo che avevi visto leggendo i tarocchi?” Quello, circondato dalla Volpe, dallo Scoiattolo, dal Cane, dal Lupo e dal Procione, annuì.

 

“Avanti ragazzi! Non possiamo aver paura! Cosa mai potrebbe farci?” Dissi a tutti con una faccia molto tesa, anche perché non avevo idea su cosa fosse in realtà un Were. Luigi mi guardò male dicendo: “Che dici? Te lo avevo detto che saremmo finiti nei guai! Tu cosa ne puoi sapere di tutto questo? Oh! Vorrei tanto, come un riccio, in questo momento appallottolarmi!” Il Procione disse: “Io già sospettavo che Kevin fosse un Were! E adesso ne ho la certezza! Sara! Tu lo sapevi, perché non ci hai mai detto nulla?” E il Cane completò: “Io l’ho visto insieme ad altri ragazzi! Non mi sono piaciuti per niente!” Il Lupo, andando verso Sara le disse con voce di rimprovero: “Sara! Io già t’avevo avvertita! Era chiaro come la luna nel cielo! Kevin è un Were! Comunque ti proteggerò!” “Si! Ma cosa sono i Were?” Dissi con molta preoccupazione, “Non sono Furry?” Sara, togliendosi la maschera del fursuit, con gli occhi pieni di lacrime disse: “Federico! Vedi… i Were sono anche loro Furry, però sono estremisti! Noi, come vedi, amiamo e ci sentiamo di essere il nostro animale; esprimiamo questo amore tramite i disegni, le storie come fai tu, i cartoni animati, giochi di ruolo e per finire con il fursuit che rappresenta la sublimazione del nostro VERO ME. Consideriamo tale animale come spirito guida, ma ci fermiamo li; invece i Were vanno molto oltre!” Il Riccio disse con sarcasmo: “Già! Comunque è difficile immaginare il vostro ‘ molto oltre ‘, visto che oggi ne ho viste e sentite già delle belle!” Il Cane allora disse: “Riccio! Non ti consiglio di scherzare! Non c’è nulla da ridere!” Il Lupo, togliendosi la maschera del fursuit spiegò: “Infatti! Come ha detto il Cane non si può scherzare! I Were arrivano a comportarsi in tutto e per tutto come l’animale che si sentono d’essere! Arrivano addirittura a mangiare nelle ciotole  come fanno i cani e nel caso dei gatti, a fare le fusa strusciandosi su ogni persona che gli capita a tiro!” Luigi si mise a ridere come un matto dicendo: “AH! E’ tutto qui? Vorrei incontrarli! AHAHAHAH! Sai che risate!” “Già!” Disse prendendo la parola la Volpe: “Tutto ok se l’animale in questione non è un predatore! Ma se lo è…” il Riccio smise di ridere di colpo e disse con la faccia fatta bianca in un momento: “Potrebbe anche attaccare? Non è vero?” “Si! Se per esempio, come è capitato prima, una volpe incontra uno scoiattolo… gnam gnam…! Arrivano addirittura ad avere dei veri artigli o a mordere sul serio! Invece con i Furry questo non accade! Noi facciamo anche convencion pubbliche, e ci divertiamo a farci fotografare insieme ai bambini! Adesso, amico Riccio, hai capito cos’è un Were! La Lince è uno di loro!” Disse la Volpe guardandoci attraverso gli enormi occhi della maschera del suo fursuit.

 

Restai atterrito e spaventato. Non pensavo che in quel mondo meraviglioso ci potesse essere anche questo. Sara mi disse allora di seguirla in una stanza appartata. Io la seguì senza dire nulla. “Amore mio! Non mi lasciare sola! Ho paura! So che Kevin ha organizzato un gruppo di Were! Ce l’ha con me! Mi potrebbe anche fare del male! Resta con me! Ti prego!” Io le risposi: “Un maschio difende sempre la sua femmina! Non ti succederà nulla! Il mio amore ti proteggerà!” Lei, con un sorriso si tolse interamente il fursuit. Abbiamo fatto l’amore, ma non era solo sesso. Giurai che non l’avrei mai abbandonata e che l’avrei protetta anche a costo della mia vita. Lei, non solo aveva messo a nudo il mio VERO ME, ma adesso sentivo, non solo di amarla ma sentivo in me l’istinto di protezione.

Dopo, aprendo un armadio, tolse una busta enorme dicendomi: “Ecco Federico! Questo è il tuo fursuit! L’ho fatto costruire apposta per te! Mi è costato più di mille Euro… ma… tu sei la persona, o meglio, la puzzola più importante della mia vita! Indossalo!” “Non posso accettare Sara!” Dissi: “Ti è costato troppo, ed io non posso ripagartelo!” La mia tenera Sara, guardandomi sorridendo disse: “Beh! Visto che dici così, consideralo come un prestito!” La baciai di nuovo ed indossai per la prima volta un fursuit.

Non mi ero ancora visto, ma una volta indossato notai che con quel costume riuscivo a muovermi liberamente. Pensavo fosse terribilmente pesante, invece era leggerissimo. La mia Sara, mi mise davanti ad uno specchio e disse: “Federico! Guardati! Ecco quello che sei in realtà! Sei nato ad una vita nuova! Sei adesso un vero Furries!” Era eccezionale. Mi vennero le lacrime agli occhi e cominciai a piangere. Il mio più intimo sogno si era avverato. Forse, per chi non sa cosa si provi ad amare così intensamente un animale, questo può sembrare stupido, ma per noi Furry è la concretizzazione di un modo di vivere e di essere. Amavo le puzzole, ma adesso ne ero diventato una. Ora le amavo ancora di più! Provai, moltiplicato per un milione la sensazione che provavo vedendo i cartoni animati riguardanti il mio animale! Sara mi disse di seguirla nella stanza dove ci stavano aspettando gli altri Furries con mio cugino. Feci trionfalmente il mio ingresso insieme a Sara, anche lei in Fursuit nella camera! Ero, adesso insieme ad altre specie.

 

Fu una vera festa che fece, anche se non del tutto, dimenticare la Lince Were. Era la mia prima convencion anche se privata. Mi dissero che presto saremmo dovuti andare tutti quanti in Germania per una ‘Confurence’, e avremmo incontrato altri Furries da tutto il mondo.

Luigi, l’unico a non possedere un fursuit disse: “Dovrò procurarmi anch’io un di quei cost… fursuit, immagino?” Io gli dissi: “Credo di si! Ma dovrai sborsare un sacco di quattrini! Per una volta Riccio, non essere tirchio!” Ci siamo messi a ridere a crepapelle e il Lupo disse: “Per ora, potrai venire da umano! Non ti preoccupare! L’unica cosa è il biglietto aereo e i soldi per pagare l’albergo! AHAHAHHA!”

Si erano fatte le undici di sera. Dovevo ritornare a casa. Stefano, lo Scoiattolo ci avrebbe riaccompagnati davanti allo zoo, così mi apprestai ad uscire dalla porta dell’appartamento e dissi a Sara di accendere il giorno dopo il computer. Quella con slancio disse: “Lo farò! Ormai siamo in piena fase Yiff!” E strusciandosi a me disse: “Adesso vai Amore mio!”

Fuori dal pianerottolo, Luigi mi disse: “Federico! Pensi di ritornare a casa vestito da puzzola?”  Per me, era così naturale avere il fursuit addosso che non me ne ero accorto. Come potevo fare a portarlo a casa? Presto fatto! Dissi a Luigi se lo poteva portare a casa sua e quello rispose di si.

Stefano si tolse il suo fursuit, e così me lo tolsi anch’io. Eravamo ritornati ad essere due esseri umani comuni ma dentro di me mi sentivo essere quella creatura che ho sempre amato. “Bene, amico Puzzola ed amico Riccio!” Disse lo Scoiattolo appena in macchina; “Grandi emozioni per voi oggi?” Gli risposi: “Certo! E domani sarà ancora meglio!” “Certo! Ma… ti prego Puzzola! Non lasciare da sola Sara! La Lince potrebbe farle del male! Non voglio che questo accada! Lei… lei… è talmente indifesa…” Era preoccupato per Sara! Si vedeva che le voleva bene. Dal canto mio non potevo che non rinnovare la mia promessa che già avevo fatto alla ragazza e dissi con slancio: “Conta pure su di me Scoiattolo! Sara è in buone zampe! Non le accadrà nulla!” Quello sorrise e, svoltando verso la strada che doveva condurci allo zoo disse: “Ne sono certo! Sara si è trovata un compagno meraviglioso e ha dato al nostro gruppo un Furry altrettanto straordinario! Sono tranquillo!”

Arrivammo così, davanti allo zoo, e, scendendo dall’automobile ci salutammo. Mi infilai nella macchina di Luigi felice ma preoccupato per la mia Puzzola che era in pericolo. “Sai Luigi! Non avrei mai voluto lasciare la casa di Sara! Tu cosa ne pensi? Cosa potrà accaderle con Kevin la Lince?” Quello rispose: “E cosa mai potrei pensare? Mi hai fatto conoscere le persone più strane della mia vita! E ora… a sentirmi chiamare Riccio, comincia a farmi piacere! Mi hai portato in un’altra dimensione Federico! Per quanto riguarda quella Lince… vorrei non averla mai conosciuta! Ma… senti… io davvero devo portare il tuo fursuit a casa mia?” Gli risposi che per ora era la cosa giusta da fare. Domani, domani sarebbe stato un giorno migliore. La macchina arrivò davanti casa mia, e salutando il Riccio, mi diressi verso la porta di casa. Dovevo fare finta di nulla con i miei, ma ero così eccitato che si vedeva da lontano la mia felicità. Ci sarei riuscito? Sarei riuscito a non far vedere a loro che avevo trovato l’amore e soprattutto il mio VERO ME?

 

Girai nella toppa della serratura la chiave. La luce del corridoio era spenta, ma un bagliore grigio con luci in movimento ondeggiava sulla parete dove c’era l’appendi abiti. Era mio padre, che come ogni sera, era davanti alla TV. Feci meno rumore possibile, ma, per quanto cauti fossero i miei passi quello sentì ed accese la luce. “Dove sei stato per tutta la sera! E’ quasi mezzanotte!” Disse mio padre a bassa voce, perché, evidentemente la mamma dormiva di già in camera da letto. “…Ero con Luigi! Abbiamo mangiato una pizza con… due suoi colleghi dell’università! Hanno discusso per tutta la sera di Fur… volevo dire di ingegneria delle costruzioni!” Mio padre, guardandomi fisso negli occhi disse: “Va bene! Ne parleremo domani! Intanto va a letto e non fare rumore!” Io risposi di si, ed andai nella mia camera. Era fatta per quella sera. Non si erano accorti di nulla! Ma, quanto poteva durare l’inganno?

Aprì la porta della mia stanza. Ero, per così dire, nella mia tana. Mi misi il pigiama di fretta e poi a letto. Quella sera avevo avuto talmente tante emozioni che non potevo stare fermo. Mi giravo e rigiravo nel mio giaciglio senza posa. Ingoiai, per dormire un sonnifero. Non ne avevo mai avuto bisogno, ma quella sera piena d’emozioni lo richiedevano. Mi addormentai immediatamente.

 

Quella notte, dopo tanto tempo sognai. Di solito, prima, facevo sogni agitati e brevi che di solito non riuscivo a ricordare al mio risveglio, invece quello che feci quella notte fu un sogno lungo ed articolato.

Sognai di risvegliarmi in un bosco. Vidi, aprendo gli occhi, davanti a me degli alberi altissimi. Il sole faceva capolino dai rami ed in terra vedevo il riflesso dei suoi raggi un po’ movimentati in quanto il vento muoveva le fronde. Non so come, ma mi resi conto di non essere più un essere umano. Guardai il mio corpo e mi intenerì profondamente. Avevo un bellissimo pelo bianco e nero! Ero diventato una puzzola. Andai avanti a quattro zampe per andare dove colpiva il sole. Vidi a quel punto, proprio davanti a me Sara da essere umano. S’avvicinò a me e si tramutò come per magia anche lei in puzzola. Incominciammo a guardarci l’un l’altra teneramente e poi, ad uno scatto di lei, cominciammo a giocare. La amavo! L’amore che ho provato in quel sogno lo ricordo bene! Era molto più potente di quello che avevo provato da sveglio. Era un amore incondizionato e tenero che me lo sono portato fino ad oggi. In quel sogno imparai ad amarla ancora di più. Nei nostri giochi, quasi da cuccioli c’era tutta l’essenza della vita. Incominciammo a rincorrerci su quel prato. Incontrai un riccio e capì che era mio cugino e vidi anche, sempre sotto forma animale tutto il gruppo di Furries che avevo conosciuto. Non c’era ostilità tra di noi! Regnava un armonia quasi magica: un armonia che definirei cosmica ed universale. La natura ci era amica. Una voce disse delle parole che mi restarono impresse nella mente e nel cuore: riguardavano tutte le creature di questo mondo. Erano parole che ogni essere vivente ha dentro di se, ed io ho avuto il privilegio di ascoltarle. Parlavano del regno degli animali e dell’uomo che non seguendo le leggi della natura sta distruggendo ogni cosa. Parlò di una missione per noi tutti, cioè quello di far conoscere la bellezza della natura e degli animali a chi non ha mai avuto la possibilità di scoprirla, ma non solo! Bisognava anche ristabilire l’equilibrio che ormai si è perso a causa dell’uomo distruttore! Era la Natura a parlare! Quella Natura che io tanto amavo e che, a causa della ottusità dei miei conoscenti avevo messo a tacere dentro me stesso. Ma ora parlava! Ma ora potevo ascoltarla e riferire le sue parole a tutti senza paura! Ero una puzzola! Creatura dal cuore semplice ed immediato! Ero anche Furry! Non ci sarebbero state più ombre nella mia anima! Avrei portato a tutti questo messaggio di profonda tenerezza e d’infinito amore, sia fra gli uomini che fra tutte le creature viventi.

Ad un tratto, mentre giocavamo, il sole s’oscurò! Era come un’eclissi totale. Terrorizzati, i Furries scapparono e mi lasciarono solo con Sara. Nel buio, due occhi di ghiaccio ci scrutarono. Era terribile! Un enorme felino era pronto ad attaccarci. Era Kevin la Lince. Sara tentò di scappare ma quello le saltò addosso e, con gli artigli le lacerò parte del corpo, lasciandola sul terreno sanguinante. Gemeva e si lamentava e quei lamenti mi arrivarono al cuore come pugnali. Non ci vidi più! Provai un dolore immenso! Pensavo d’avere perso la più bella cosa che la vita m’aveva regalato! Piangendo mi lanciai sul felino mordendolo ripetutamente ma, quello, girandosi mi morse sul collo…

 

Mi svegliai di soprassalto piangendo e gridando. Erano le dieci del mattino. Il sogno da prima bello, diventò un incubo. Mi ritrovai tutto sudato e con il cuore che sobbalzava. Per fortuna i miei genitori non avevano udito. Solo Sara avevo in mente! Avevo voglia di parlarle e di sentire che stava bene! Purtroppo non avevo il suo numero di telefono. Mi ero dimenticato di chiederlo la sera prima, e sul sito, lei non l’aveva inserito. Il sogno che avevo fatto sembrava reale. Temevo per lei. Volevo contattarla tramite computer, e così lo accesi, ma lei non era in linea. Il mio pensiero diventò così cupo che in quelle condizioni non potevo affrontare i miei genitori, infatti, per quello che successe dopo, era meglio scappare. Mi sciacquai la faccia in bagno con dell’acqua gelata e poi mi sono vestito di tutta fretta. Andai verso la cucina per far colazione ed i miei genitori, vedendomi già pronto s’insospettirono.

Mia madre mescendomi del caffè in una tazzina disse: “Dove sei stato ieri sera? Sai… ho molti più anni di te e di certo non me la dai a bere!” Sorseggiavo il caffè bollente, ma qualcosa dentro di me, mi diceva di parlare! Avevo voglia di dirle la verità, ma ho preferito mentire ancora. Le dissi la stessa bugia che avevo detto a mio padre la sera prima. Quella, guardandomi negli occhi disse: “Federico! Non so cosa mi stai nascondendo, ma ti giuro che presto lo verrò a sapere! C’entra quella ragazza per caso?” Ero imbarazzato e diventai rosso. Mio padre, vedendo quello strano comportamento capì tutto e disse: “Lo sapevo! Hai incontrato quella sguaiata! Perché mi hai detto una bugia ieri?” E mia madre: “Adesso è tutto chiaro! Luigi non è il ragazzo che credevamo! L’ha aiutato! E’ evidente che sono andati insieme, oppure lo ha accompagnato da quella li!” Non riuscivo a mentire! Non ero una volpe! Giudicai che era meglio per me riferire ogni cosa. Avevo già aperto la bocca per parlare quando squillò il telefono. Era la madre di Luigi. Mia madre al telefono parlava normalmente, ma ad un tratto si fece seria e parlava a monosillabi dicendo solo: “Cosa? Non è possibile! Sicura?” Ed altre cose del genere. Capì che era accaduto qualcosa di brutto. Il Riccio probabilmente aveva spifferato tutto ai suoi, ma quando mia madre tornò in cucina con una faccia nera, compresi che era successo molto peggio di quanto potevo immaginare. “AH! Cosa mi tocca udire da mia sorella! Che disgrazia! Che vergogna in questa casa! Che mortificazione! Vorrei… vorrei sprofondare!” Disse lei mettendosi a piangere come una fontana. Mio padre, vedendola così conciata, prima gettò su di me uno sguardo inferocito che mi ricordò lo sguardo della lince nel sogno, e poi scattò in piedi per andare a calmare sua moglie che era in piena crisi isterica, mentre io stavo li, mogio mogio seduto al tavolo. “Ma… calmati Maria! Dimmi! Cosa è accaduto? Un incidente? E a chi?” Lei, gridando forte come se avesse in mano un megafono, e guardandomi male disse a squarciagola: “Si! C’è stato un incidente! Anzi… ci sarà presto in questa casa!” “Ma cosa dici? Ma che incidente deve succedere? Calmati per l’amor di Dio!”  Disse mio padre prendendole le mani con forza, quasi a voler evitare che si facesse del male da sola. Capì che molto probabilmente quello incidentato avrei dovuto essere io, e mi allontanai con cautela dal tavolo e da loro due. “Sai cosa ha portato in casa ieri sera Luigi, dicendo ai suoi genitori che era roba di Federico? Lo sai?” Urlò lei, all’indirizzo di mio padre ma guardando me. Avevo capito e urlai forse più di lei: “NO! Il mio Fursuit!” Quelli, si girarono inviperiti a guardarmi. Avevano gli occhi di fuoco. “Un costume da puzzola! Hai capito Giovanni? Nostro figlio si veste da puzzola! E vuoi sapere con chi si veste in questo modo? Con Sara! Già! Con la figlia del tuo ex datore di lavoro! Si sono fidanzati ufficialmente, da come ha detto Luigi, davanti ad un gruppo di pazzi come loro, vestiti per l’occasione da animali! Pelosi! Pelosi si fanno chiamare! Credono di essere animali e si comportano come tali! Anche Luigi, il povero Luigi hanno plagiato, adesso pensa di essere un porcospino! Nostro figlio una puzzola, fidanzato ufficialmente davanti ad altri animali come loro, con una puzzola! E il povero Luigi che ora crede di essere un riccio! No! Nostro figlio , cugino di un riccio! Nostro figlio è stato drogato, e hanno drogato anche, sicuramente con l’inganno anche quell’angelo di Luigi! L’hanno rovinato! Capisci Giovanni cosa e chi abbiamo in casa? Un animale quadrupede!” Quello, non perse tempo e afferrandomi al volo le braccia disse: “Dimmi che non è vero! Dimmi che tutto questo non è mai accaduto Federico!” Presi di nuovo il controllo di me stesso. Dovevo parlare. Loro, i miei genitori dovevano sapere quello che ero. Pensai che avrebbero capito con le mie parole. Ero un Furry! E come Furry dovevo divulgare questo mio status e amore e riferire agli altri ciò che sentivo. “Papà, Mamma! E’ tutto vero! Ma non è come pensate! Sono un Furries e lo sono sempre stato anche se non lo sapevo! Non mi sono mai drogato, questo ve lo giuro! Essere un Furry non è una cosa di cui vergognarsi. Vi ricordate? Vi ricordate qualche anno fa? Scrivevo e scrivo ancora delle storie, storie che riguardano spesso gli animali! Volevo e voglio diventare uno scrittore. Volevo pubblicare quello che scrivevo! Ricordate di quando passavo ore e ore a trovare qualcuno che mi potesse presentare un editore? Forse ora riuscirò a farlo! Riuscirò a pubblicare qualcosa di mio! Essere Furry significa amare gli animali e la natura. Ecco perché scrivo su queste creature semplici! Poi, per il fatto del costume o Fursuit, voi credete che sia un travestimento oppure una pazzia: vi assicuro che non è così! E’ come mi sento di essere, è il VERO ME! Mi sento d’essere una puzzola è vero, ma questo non mi impedisce di avere una vita normale come tutti gli altri! E’ semplicemente un modo d’essere e nulla più! Attraverso Sara e gli altri amici Furry, per la prima volta mi sento d’essere libero! Loro mi hanno insegnato a volermi bene ed a rispettarmi, e di conseguenza a rispettare gli altri e tutto il creato! Fra di noi, ci sono artisti e c’è gente che addirittura ha la vostra età ed è felicemente Furry! Siamo in molti, sparsi per tutto il mondo! Luigi ha capito! Poi, per l’affare di Sara, è vero! Siamo fidanzati! Credetemi, la amo più della mia vita ed è la persona più buona che abbia mai conosciuto! Anche suo padre non l’ha mai capita! L’hanno allontanata da loro solo perché esprimeva il suo amore in un modo che non riuscivano a capire! Il Furry è amore, solo questo! Lei non ha colpa del tuo licenziamento! Nemmeno sa che io sono il figlio di un operaio licenziato ingiustamente da suo padre! Non gliel’ho mai detto, e mai lo farò! Vi chiedo, mamma e papà solo di capirmi!” Mio padre mi lasciò andare le braccia e mi guardava ma senza più ostilità, mentre, la mamma gridò: “Se vuole fare la bestia insieme ad altre bestie peggio di lui, che vada a farla fuori da casa mia! Va via! Va a preparare le valigie!” Quelle parole mi turbarono. Non ero ancora pronto a lasciare la casa della mia infanzia dove avevo trascorso gioie e dolori insieme ai miei. “Perché? Cosa ho fatto di male mamma? Io… io ti voglio bene, e così anche al papà! Non mi cacciate da casa! Vi prego!” Dissi con le lacrime agli occhi. Amavo profondamente i miei genitori ed ora, le persone che più avrebbero dovuto volermi bene mi avevano messo ad un bivio. Essere Furry e felice con Sara, oppure fare il figlio perfetto e dimenticare il mio VERO ME.

 

Decisi di andare via. Corsi in camera mia piangendo. Non potevo sopportare quel dolore così lancinante. Volevo bene ai miei, ma volevo bene a Sara più di me stesso. Volevo essere un Furries più di ogni altra cosa al mondo! Avrei voluto trasformarmi in puzzola ed andare via, ma ovviamente ciò non era possibile. Non ero come il ‘ Volpandroco ‘ di cui avevo letto, tanto tempo prima la storia. Poi… c’era anche l’affare della Lince.

Piansi amaramente per due ore. Forse m’aspettavo di vedere i miei genitori entrare in camera mia dicendomi che avevano capito, ma, nessuno apriva quella porta. 

Preso dallo sconforto, ho aperto l’armadio e tolsi fuori un trolley. Dentro vi misi tutti i miei vestiti e la biancheria. Tremavo all’idea di aprire la porta ed uscire da solo in strada senza sapere dove andare.

Attesi per molte ore ma, non accadeva nulla. Solo il suono assordante del silenzio. Si erano fatte già le sei di sera. Presi tutti i soldi che avevo messo da parte ed una foto dei miei genitori con me scattata ad un mio compleanno. Nel guardarla mi si strinse l’anima. Fuori cominciava ad essere già buio. Mi terrorizzava scendere in strada come ho già detto, ma non avevo altre alternative. Aprì la porta di camera mia mettendomi in tasca il telefono cellulare e tirandomi dietro il trolley, mi avviai verso il portone. I miei erano in salotto come al solito, ma stavolta in silenzio e senza televisione accesa. Regnava il silenzio! Sembrava non ci fosse nessuno. Salutai con un ‘ ciao ‘ ed aprì la porta verso un futuro nuovo, e la chiusi verso un passato che rimpiangevo, ma non del tutto. Il sordo rumore della chiusura di quel portone mi fece piangere a dirotto. Ero solo.

 

In strada non c’era nessuno. Sembrava che tutti si fossero messi d’accordo per rientrare a casa. Non potevo chiamare nemmeno il Riccio in quanto ero arrabbiato a morte con lui per quello che aveva combinato. Dunque, cosa potevo fare? Camminai portandomi dietro la valigia per più di un’ora, ma non avevo meta. Mio Dio! Quante volte sono stato tentato di ritornare a casa dai miei a chiedere perdono, ma, avendo fatto un giuramento con me stesso resistevo.

Erano le undici, quando, seduto su una panchina mi venne una sorta di cupa disperazione. Se non avessi avuto l’idea di rintracciare sul cellulare il numero di Stefano lo Scoiattolo, avrei fatto sicuramente, o un gesto sconsiderato oppure sarei ritornato di corsa a casa forzando così il mio vero me. Chiamai e riferì tutto allo Scoiattolo mettendomi a piangere come un bambino in cerca di consolazione e di affetto. “Tu sei la mia unica speranza! Non so dove andare! Aiutami! I miei mi hanno cacciato fuori da casa! Sono solo!” Quello, con molta umanità ed amicizia disse: “Puzzola! Non ti devi più preoccupare, adesso ci sono io! Hai fatto bene a chiamarmi! Noi Furry dobbiamo aiutarci l’un con l’altro! Ora sta calmo. Provo a chiamare Sara! Sicuramente sarà iperfelice di ospitarti a casa sua! Attacca la comunicazione con me ed attendi! Ti chiamerò fra un minuto!” Lo ringraziai e riattaccai. Non ci avevo proprio pensato! Sara mi avrebbe senz’altro ospitato. In fondo, già avevo intenzione di fare questo passo. Ma poi? Cosa avrei fatto? Avrei potuto trovare un lavoro per potermi mantenere da solo. Si, ma era difficile! Comunque ci potevo provare, e così, avrei anche contribuito alle imminenti spese che Sara avrebbe dovuto accollarsi con la mia presenza in casa sua. Diventai ottimista di colpo! Sara non si sarebbe dimenticata di me! Sentivo di amarla alla follia, ed avvertivo chiaramente il suo amore.

Il telefono intanto non squillava. Mi alzai da quella fredda panchina e cominciai a camminare avanti ed indietro. Forse lo Scoiattolo aveva avuto da Sara una risposta negativa? Invece squillò ed io risposi. “Amico Puzzola! Tutto ok! Sara ha accettato di ospitarti, anzi… l’ha preteso! Sta venendo a prenderti insieme a me per portarti da lei! Coraggio! Non essere più triste! Sii felice Puzzola! Ora non sei più solo! Aspettaci lì! Stiamo arrivando!” Esultai come un bambino che aveva appena ricevuto il regalo tanto atteso e sperato per Natale! Giurai ancora, ma questa volta lo feci a Sara! L’avrei amata per tutta la vita.

 

Arrivò l’automobile che avrebbe cambiato la mia vita. Alla guida c’era Stefano e vicino a lui, la mia Sara. Caricai nel bagagliaio il mio trolley e… “Sorpresa!” Gridarono in coro Sara e Stefano: “Il Riccio ci ha gentilmente riportato il tuo Fursuit spiegandoci che era meglio che lo tenessimo noi! Ci ha anche detto di aver fatto la spia con sua madre… mi sa che sotto sotto, il Riccio sia anche una Talpa!” Disse Sara ridendo. Mi misi a ridere anch’io e dissi: “Il Riccio ha finito di vivere… con me ha chiuso!” Lo Scoiattolo, aprendo lo sportello per farmi entrare disse ridendo: “Sta calmo Puzzola! Non commettere un riccicidio!” Entrai ridendo come un matto nella macchina, e Sara cambiò il posto e venne a sedersi con me sul sedile posteriore e partimmo.

Quante carezze, quanti baci ci siamo dati! Raccontai a Sara tutto quello che mi era accaduto con i miei, e lei disse: “E’ esattamente quello che è successo a me! E’ incredibile! Chissà quanto avrai sofferto amore mio! Comunque ora non ti devi più preoccupare! Mi prenderò io cura di te  d’ora in avanti! Staremo insieme per sempre!” Io le dissi allora: “Ti ringrazio, ma voglio contribuire alle spese, Sara! Non voglio in alcun modo esserti di peso! Cercherò un lavoro e non ti dovrai preoccupare per me! Sono diplomato in ragioneria! Qualcuno avrà bisogno di un ragioniere, non ti pare?” Ma quella disse: “Forse, come ragioniere proprio no! Ho per te il lavoro ideale! Come ti ho detto, io sono una disegnatrice, e guarda caso… il giornale per cui lavoro cerca uno sceneggiatore e scrittore per le storie che pubblica! Tu sei uno scrittore, vero? Allora mio caro, siamo a cavallo! Da dopodomani verrai a lavorare con me! Sei contento amore mio?” Se ero contento? Ero al settimo cielo! Non solo avevo trovato il vero me ed il vero amore, ma adesso avevo trovato addirittura un lavoro che finalmente valorizzava quello che avevo da sempre dentro di me, e che mai, pensavo, avrei potuto dare al mondo! Lo Scoiattolo era molto contento per noi. Diceva di non aver mai incontrato una coppia di innamorati più affiatati di noi due. Effettivamente eravamo e siamo, come una cosa sola io e lei.

Mi venne in mente il sogno che avevo fatto quella notte, e volli raccontarlo comunque, senza raccontare della parte che riguardava la Lince. Sara era estasiata e mi diceva: “Davvero hai sognato di essere una puzzola in carne ed ossa? E’ bellissimo! Non sai quante volte ho provato a sognare questo! Purtroppo… non ci sono mai riuscita!” Stefano disse con trasporto: “A me è piaciuta la parte in cui era la Natura a parlare! Mi sono commosso davvero tanto! Il sogno che hai fatto Puzzola è forse la vera essenza della nostra ‘ Lifestyle ‘ ! Ogni Furries deve seguire queste regole! Infondo si tratta solo di amare e di amarsi a vicenda!” “Si! Però il sogno non si ferma qui! C’è dell’altro!” Dissi, smorzando l’entusiasmo generale. Mi resi conto di aver detto quello che non volevo, ma ormai non potevo più rimangiarmi le parole. “Cioè? Cosa hai sognato oltre?” Disse la dolce Sara prendendomi la mano e portandola sul suo cuore: “Ecco… Ho sognato anche… ma no! Non importa…” Mi fermai per non far preoccupare Sara e Stefano, ma lei, la dolce Sara disse: “Hai sognato Kevin la Lince! E’ vero?” La guardai negli occhi e le dissi: “Si… ma è stato solo un sogno!” Sara si mise allora a piangere, mentre lo Scoiattolo disse: “Magari vi ha attaccato? Per prima, ha attaccato Sara, e poi, tu per difenderla di sei beccato un morso sul collo? Vero Puzzola?” Incredibile! Lo Scoiattolo sembrava avere doti divinatorie. “Ma… come fai a saperlo?” Quello, diventando teso disse: “Ti ricordi di Marco l’Unicorno? Lui ha sognato esattamente la stessa cosa che hai sognato tu! Me lo ha detto stamani!” Restai senza fiato. Strinsi forte Sara a me e dissi: “Se sarà necessario combatterò come ho fatto in sogno! Nessuno potrà fare del male a Sara finché sarò vivo!” Lei mi guardò con molta tenerezza ed apprensione dicendo: “Non voglio sangue! Non voglio il tuo sangue! Non lo fare! Non sopporterei che ti facessero del male amore mio! Quello è un Were, è un vero animale! Non voglio perderti! Da quando ti ho conosciuto, ho capito che non posso più vivere senza di te! Voglio essere sincera fino alla fine! Kevin è stato sempre innamorato di me, ma io… l’ho sempre rifiutato per la sua violenza ed arroganza! Non lo ho mai amato, ti giuro su Dio! Da quando ho scoperto che lui è un Were, ho cercato di allontanarlo! Ora mi considera una preda! Capisci Federico? E’ capace di tutto! Io sono una puzzola e lui è una lince! Siamo nemici in natura! Non affrontarlo amore mio! Potrebbe… potrebbe anche ucciderti!” Lo Scoiattolo, prendendo la parola disse: “Comunque amici, non siete soli! Ci siamo anche noi! E poi… lui può essere una lince, ma dalla nostra parte c’è il Lupo e la Volpe! Basta che li chiamiate al momento del pericolo!” Ringraziai l’amico roditore, ma rifiutai l’aiuto. Sara era sotto la mia protezione e ci sarebbe rimasta a costo della mia vita! Anche se provavo terrore, l’amore faceva in modo, e lo fa tutt’ora, che diventassi più audace e forte. Avrei preso a bastonate sia Kevin e chiunque avrebbe anche sfiorato Sara.

Arrivammo nell’appartamento. Stefano mi aiutò con la valigia ed io portai su il Fursuit. Aprimmo la porta e ci accomodammo dentro. Per prima cosa, segno che non mi ero dimenticato la mia famiglia, volli mandare un messaggio a Luigi. Scrissi: “Sono la Puzzola! Riccio! Dì ai miei genitori che sto bene e che non devono preoccuparsi! Non ti saluto perché sono arrabbiato con te… e quando ti vedrò…” Lasciai intendere che era nei guai.

Stefano, dopo aver bevuto con noi un caffè, se ne andò con la raccomandazione di chiamarlo in caso di bisogno. Io e Sara, restammo soli in quell’appartamento che per noi aveva la valenza di una tana.

 

Un raggio di sole che era entrato da una finestra colpì i miei occhi. Era un nuovo giorno. Sara, per la prima volta, aveva dormito con me. Aggiustò alla buona nella sua camera un letto matrimoniale unendo due lettini. Inutile dire che passammo una notte stupenda fatta di tenerezza e carezze. Ora mi accingevo a vivere tutta la mia vita futura con lei!

Ancora dormiva, e decisi di andarle a preparare la colazione, ma non avendo ancora dimestichezza con la ‘ nostra ‘ cucina, chiamai un bar li vicino, al telefono, ed ordinai due caffè e due cornetti al cioccolato. Sapevo infatti che Sara ne era ghiotta. Si svegliò all’odore del caffè e dei cornetti. Quanto era bella! Al naturale, senza trucco lo era ancora di più! Ero l’uomo, o la Puzzola più felice del mondo. Mi ringraziò molto per quel gesto d’affetto ma io le dissi interrompendola che lei era la mia femmina e per cui dovevo accudirla e volerla bene! Era mio compito darle da mangiare e procacciare il cibo, anche se… il lavoro me lo aveva trovato lei.

Dopo aver fatto colazione, mi mostrò tutti i suoi disegni che aveva fatto durante quel mese. Erano tutti disegni tipicamente Furry e tra i più belli che io avessi mai visto. “E’ tutta roba che viene dal cuore…” mi spiegò, ed era vero. Ogni disegno esprimeva quella tenerezza che avevo sempre adorato. Specialmente gli occhi dei personaggi ed altri particolari come le orecchie e la coda. Accese anche il suo computer per farmi vedere i disegni digitali che aveva realizzato con programmi molto complicati. Fra quelli, ne riconobbi uno. “No! Non ci credo! Non è possibile!” Dissi con una espressione di estremo stupore e meraviglia. Sara mi guardò anche lei stupita e disse: “Cosa non è possibile Federico? Per caso non ti piace?” “No… non è questo…” dissi balbettando: “solo che… ma dimmi… questa puzzola l’hai disegnata davvero tu?” Quella annuì pensando ad una critica, ma io ripresi: “E’ bellissima! Vedi… pensavo di non trovarla qui! E’ il quadretto che avevo messo in camera mia! I miei l’hanno tolto per farmi un dispetto!” Non potevo dirle di certo della brutta fine che aveva fatto! “… E’ incredibile! Chi se lo aspettava! Avevo visto una firma che cominciava per S! Lo adoravo! Era il disegno che guardavo di notte, prima d’addormentarmi! Pensa che l’ho scelto anche come sfondo del desktop del mio computer! Che coincidenza magica! Non ci posso credere che l’autrice sei proprio tu!” Sara si mise a ridere e poi, dolcemente mi disse sussurrandomi all’orecchio: “Sei sicuro Puzzolone mio che è stata solo una coincidenza? Per me è il segno del destino! Tu m’hai trovata col disegno ed io con la tua storia! Significa che il Fato ha voluto così! Siamo destinati ad essere compagni!” La baciai e pensai che proprio grazie a quel quadretto gettato nella discarica avevo scoperto di essere un Furry, proprio registrandomi a quel famoso sito. Dopo… ci vestimmo in Fursuit ed abbiamo cominciato a giocare come due cuccioli.

 

I miei, in casa, non sapevano che pesci prendere. Era la prima volta che dormivo fuori di casa, e loro non sapevano né dove e né con chi. Il messaggio mandato a Luigi ebbe un effetto strano ed imprevedibile. Mia madre pareva aver perso il lume della ragione e si aggirava in casa come una trottola in vestaglia, e mio padre, aveva smesso per quel giorno di spulciare il giornale in cerca di qualche annuncio di lavoro per starla a vedere.

Luigi ricevette il messaggio, ed appena si erano fatte le otto, era corso dai miei per dare, secondo lui, la bella notizia, credendo che li avrebbe trovati tranquilli e beati, invece…

Arrivò a casa dei miei, suonando il campanello con un largo sorriso ma con una leggera tremarella; forse pensava di trovare anche me, e questo lo turbava molto. Ma fu molto peggio. Il Riccio pensava che i miei sapevano dove mi trovavo, invece, mia madre lo aggredì subito con una valanga di domande a cui lui non poteva di certo rispondere. “Ma si può sapere cosa diavolo hai fatto? Per quale recondito motivo non lo hai fermato? Perché non hai bloccato Federico quando ancora eri in tempo per farlo? Avresti dovuto controllarlo, ed invece sei stato al suo gioco! Adesso dove si trova? Con chi è? Dimmelo Luigi!” Quello, con gli occhi umidi poiché non si aspettava di vedere mia mamma così aggressiva, prendendo fiato cercò di dire che non lo sapeva, perché gli avevo mandato solo un messaggio per avvertirli che stavo bene. “Non lo so zia! Credimi! Nel messaggio che mi ha mandato non c’era scritto con chi si trova!” Lei, comunque aveva intuito. “E’ con quella! Oh! Che vergogna! Oh! Che disgrazia nella mia casa! Ma dimmi! Cos’è la storia dei pelosi? Com’è che adesso, tu, invece di pensare all’università ti fai chiamare Riccio? Dimmi! Non ti vergogni? Eri la consolazione dei tuoi genitori, eri il bastone della loro vecchiaia! Invece adesso ti definiscono animale! Povera la tua mamma! Sarà distrutta come me? Come l’ha presa questa tragedia immane?” Luigi, deglutendo in modo nevrotico disse: “L’ha presa, diciamo così, con filosofia! Ha detto di seguire anche lei la corrente di pensiero Furry. Ha cercato, dopo che ha scoperto il cost… oops… il Fursuit di Federico, su internet di cosa si trattava! Non ci crederai cara zia! Ha scoperto d’avere molte affinità con le tigri! Capisci? Mia madre è anche lei una Furry, ed adesso non mi chiama più per nome, ma mi chiama ‘ il mio piccolo Riccio ‘ Credimi! Sono sconvolto anch’io! Io che ne ho viste e sentite con Federico di tutti i colori durante la Convencion privata a casa di Sara!” Mia madre restò con la bocca aperta, e dopo circa un minuto di catalessi disse: “Se mia sorella è una tigre, allora io cosa sono?” Mio padre, disse con una risata frenata subito dopo: “Forse… un orsetto lavatore… visto che sgobbi in casa per pulire e lavare dalla mattina alla sera!” Quella si voltò di spalle per non dare soddisfazione a suo marito, il quale, con Luigi, notarono la presenza sulla sua vestaglia di un disegno alquanto particolare: un procione stilizzato. Forse… la marca della vestaglia?

 

I giorni con Sara trascorrevano felici. Ormai eravamo inseparabili. Avevo cominciato a lavorare, come mi aveva promesso, nel suo giornale. Guadagnavo, anzi, guadagno bene! Sono stato assunto come sceneggiatore e creatore delle storyboard, cosa che mi piace da matti. Mio padre si è fatto vivo, e, anche non approvando in pieno la presenza di Sara  nella mia vita, non per lei ma per il padre, mi disse che era orgoglioso di me, e da allora ci sentiamo spesso. Per conoscere bene la mia Sara, ha chiesto informazioni in giro, e tutti gli hanno detto che quella ragazza avrebbe sicuramente fatto carriera e così anch’io. Capì mio padre che la figlia con il padre erano cose diverse, e tentò (riuscendoci in pieno) a farmi perdonare anche da mia madre, ma questo avvenne qualche mese dopo il nostro incontro con la Lince, cosa che non ho mai raccontato ai miei genitori.

Luigi, una sera venne a trovarci, perché lo avevamo invitato ad un'altra Convencion privata. Anche quella fu una sorpresa per me. Infatti, venne con lui anche sua madre in Fursuit. Ci spiegò: “Da quando ho portato il tuo Fursuit a casa mia, Federico, mia madre si è talmente interessata al mondo dei Furries che ora non vede l’ora di andare in Germania per la super Convencion. Abbiamo trovato un Fursuiter molto bravo qui in Italia e gli abbiamo commissionato la costruzione dei nostri! Mi hai cambiato Federico! Hai cambiato inconsapevolmente anche mia madre!” Quella, togliendosi la maschera del bellissimo Fursuit da tigre disse: “Adesso, devo vedere se mi riesce di portare anche dentro mio marito! Lui, secondo la teoria dei Furry è una volpe!” Avevo trovato il mio habitat! Ormai era tutto perfetto! Avevo, addirittura, dimenticato le minacce della Lince.

 

Un anno dopo, io e Sara, reduci da una Convencion negli Stati Uniti insieme al nostro gruppo che ormai era cresciuto di numero, passeggiavamo di sera nel parco della nostra città. Ormai, eravamo conosciuti ed apprezzati da tutti! Perfino il mio conoscente Loris aveva assistito come spettatore ad una Convencion.

La Convencion negli States, era stata la cosa più bella che avevo vissuto, almeno fino a quel giorno. Il viaggio in aereo, l’arrivo in albergo e la vestizione in Fursuit! Tutto era come in un sogno. Quante risate, quanti bambini volevano abbracciarmi e quanti di loro mi tirarono la coda! Era meraviglioso! Sembrava che portassimo gioia a tutti quelli che erano presenti! Tutti ricordi che mi sono rimasti dentro il cuore. In quella Convencion, presentai anche il mio primo libro che fece immediatamente successo, infatti molti editori fecero a gara per incontrarmi e per avere l’esclusiva sulla pubblicazione, naturalmente pagando fior di quattrini!

Discutevamo di tutto questo io e la mia Sara quella sera. Il nostro futuro era roseo! Non mi sembrava vero d’essere così felice. Su quel prato, bagnato di umidità della sera, ma illuminato come da tanti soli da quei lampioni, passeggiavamo e come dei cucciolotti ci davamo piccoli pizzicotti affettuosi e tante carezze. Ci stavamo quasi per baciare quando…

 

Ad un tratto due lampioni si spensero lasciandoci nella penombra. Due individui in un Fursuit aderente, scesero velocemente da una motocicletta ad alta cilindrata. In quel chiaroscuro ho potuto riconoscere una Lince ed uno Sciacallo. “Oh, chi si vede da queste parti! Le prede! Le due puzzole! Vi abbiamo finalmente trovati! Ora… ora non ci scapperete!” Sara, in preda al panico disse: “Kevin! Oscar! Cosa volete? Non fateci del male!” La Lince, avvicinandosi e soffiando come il suo felino disse: “Tu! Tu eri mia! Femmina! Adesso sarai, visto che non hai voluto essere la mia compagna, la mia preda!” “Scappa amore!” Mi disse la dolce Sara piangendo e cercando di proteggermi, ma io, pur avendo paura mi avvicinai al Felino gridando: “Non te lo permetterò! Non me la porterai via! Sono pronto… sono pronto anche a combattere! Non ho paura!” La Lince e lo Sciacallo si misero a ridere, e si avvicinarono ancora di più a noi. Con le lacrime agli occhi, e con la morte nel cuore mi avventai sulla Lince, ma lo Sciacallo venne vicino a me e mi colpì all’inguine lasciandomi steso al suolo gemendo. “Sono Anubi! Il Dio della morte in Egitto!” Disse ringhiando quello, e continuava a colpirmi con molta violenza. “No! Oscar! Cosa hai fatto?” Quello, si girò da Sara e disse: “Gli ho dato morte e dolore! La Puzzola non potrà più fare nulla per te!” Kevin, la Lince mi colpì anche lui dicendo: “Io, uccido il mio rivale!” E dopo andò verso Sara minaccioso, ma, anche se avevo dolori lancinanti, mi alzai e diedi alla Lince un pugno nello stomaco che lo fece piegare in due. “Sara! Scappiamo!” Dissi, ma lo Sciacallo, prese la mia Sara e le puntò un coltello alla gola. Provai a disarmarlo, ma la Lince ruggendo, alzò le sue zampe su di me. M’accorsi che nei guanti del Fursuit, egli aveva attaccato tante lamette da barba come se fossero artigli. Mi colpì di striscio per fortuna, ma poi, come nel sogno mi morse sul collo. Anche i denti del Fursuit erano costituiti da tanti chiodi appuntiti. Mi sentivo svenire, ma ebbi la forza di colpirlo a mia volta nelle parti basse.

Quello che accadde dopo mi fu raccontato perché svenni. Sara, approfittando che quei due non prestavano attenzione a lei, mandò un messaggio dal suo cellulare a Stefano lo Scoiattolo. Lo aveva memorizzato da quella sera della nostra prima Convencion privata, quando la Lince era andata via minacciandoci. Bastò solo la pressione di un tasto e mettendo il luogo esatto dove ci trovavamo per spedirlo. Arrivarono Stefano, il Lupo e la Volpe dopo nemmeno cinque minuti. Gli ultimi due combatterono contro la Lince e lo Sciacallo, mentre lo Scoiattolo chiamò la polizia. Stefano, dopo aver chiamato venne a prendermi a terra, per portarmi in ospedale insieme a Sara. Arrivò la polizia quasi subito ed arrestarono i Were che erano stati battuti dal Lupo e dalla Volpe.

Mi svegliai in ospedale. Avevo subito anche una delicata operazione chirurgica che era andata bene, ma, tutto sommato ero salvo. La mia Sara è sempre stata con me, pregando e piangendo. Con lei, a parte la Volpe ed il Prof. Lupo c’era Marco l’Unicorno a darle coraggio. Poi, arrivarono anche gli altri. I miei non erano stati avvertiti per mia volontà.

Non era stato come nel sogno! I Furries non erano scappati, anzi, hanno combattuto per me e vinto. Sono stati sempre, e sono ancora con me. “Amore! Sto bene! Non ti preoccupare!” Dissi a Sara, la quale con un sorriso disse: “Grazie a te, sto bene anch’io! Ma c’è mancato davvero poco…” Il Lupo: “Non lo dire neppure per scherzo! Amica Puzzola! Siamo una famiglia e così dobbiamo restare! Credimi, quei due hanno avuto pane per i loro denti, non è vero amico Volpe?” E quello, ringhiando ma per scherzo disse: “Ci puoi giurare Lupo! Non credo che dimenticheranno mai più le botte d’orbi che hanno ricevuto! Si sono messi a piangere chiedendoci addirittura pietà!” Ci siamo messi a ridere a crepapelle e l’Unicorno volle farci di nuovo un giro di tarocchi. Uscirono carte meravigliose per me e Sara. Infatti, dopo un anno da allora ci sposammo ed abbiamo avuto due figli: un maschietto ed una femminuccia. Non abbiamo mai, ne io e ne Sara, impedito ai nostri figli di seguire le loro inclinazioni e le loro idee. Non abbiamo commesso l’errore che hanno commesso i nostri genitori con noi. Hanno seguito il loro ‘ Vero Me ‘. Questa è stata una vittoria! La mia vittoria e quella di Sara. Mio padre, conoscendo insieme a mia madre la mia Sara, hanno potuto constatare che mia moglie non era ne pazza e ne drogata. Altro miracolo è stato che mio padre ha riavuto il posto di lavoro, per l’intervento di una Puzzola che ha convinto suo padre a ridarglielo ed a chiedere anche scusa. Tutto questo su consiglio di una Volpe molto astuta.

Kevin ed Oscar rimarranno in carcere per molto tempo ancora! Hanno avuto altre noie con la giustizia a parte quello che hanno fatto a noi. Per quanto riguarda Luigi, si è felicemente laureato nel frattempo con il massimo dei voti, e ci viene spesso a trovare con i suoi genitori, convertiti anche loro in Furries con i loro Fursuit.

 

Questo è quello che mi è accaduto! E’ importante difendere le proprie idee e non lasciate che qualcuno possa impedirvi di fare quello che vi sentite! Difendete il vostro pensiero e il vostro ‘ VERO ME ‘ , perché è la cosa più bella che tutti abbiamo, sia Furry che altro… Se non farete così, non potrete vivere la vostra vita al cento per cento. Ascoltate le parole di una Puzzola che ha avuto, malgrado tutto, questo coraggio.

 

 

 

 

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